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Autore: sakura_hikaru    21/09/2022    0 recensioni
[Green Creek - T.J. Klune]
Challenge del giorno 20 settembre 2022 #unpromptalgiorno del gruppo "Fondi di caffè" di Facebook.
Gavin si sveglia nel cuore della notte, la neve porta scomodi sentimenti.
Una conversazione nel cuore della notte porterà la pace nel suo animo confuso.
Questa serie è diventata il mio comfort book. Li amo troppo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il profumo della neve smuove in Gavin qualcosa cui non sa ancora dare un nome; cerca di scuoterselo di dosso, smuovendo spalle e schiena, arricciando il naso come se fosse in forma di lupo e non il grosso umano che, sempre più spesso, ruba le ore del giorno a quella forma animale che per così tanti anni è stata l'unica che conoscesse.

Guarda fuori dalla finestra della camera, il cielo blu intenso, la luna una falce che illumina a macchie di leopardo la distesa bianca al di sotto.

La casa è silenziosa e addormentata, Gavin non sa perché si sia svegliato, ma il sonno sembra aver preso il volo.

Un movimento alle spalle attrae la sua attenzione, Carter si rigira profondamente addormentato, circondando la vita di Gavin con fare possessivo e, nonostante il sorriso che si disegna sulle labbra dell'uomo, il sussurro di quella frase simile a un mantra sale a riempire il silenzio:

«Stupido Carter...».

Lo “stupido” stringe appena la presa su di lui, poi quella si allenta e la mano di Carter scivola sul materasso, un mezzo lamento, il volto che va ad affondare nel cuscino che dividono ogni notte.

Gavin si alza in piedi, silenzioso come se dovesse fuggire e non semplicemente far meno rumore possibile.

Non scapperà, non scappa più.

Scivola fuori dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle. Inspira a fondo e gli odori del branco entrano dentro di lui, un senso di pace che a volte stenta ancora a credere lo avvolge e il battito del suo cuore viene cullato in quella sinfonia di suoni.

Il profumo della neve ora pare lontano, quel qualcosa di indefinito sembra non essere mai esistito.

«Non dormi, Gavin?».

Elizabeth, la regina.

«Non so perché mi sono svegliato».

Alza le spalle, facendosi appena più piccolo, ma Elizabeth legge sul suo viso qualcosa di famgliare.

«Hai voglia di una cioccolata calda?».

Gli occhi scuri di Gavin brillano deliziati nel buio.

Una risatina scuote la donna che gli passa di fianco, prendendolo per mano e portandolo con sé giù dalle scale.

«Ti piace proprio, vero?».

Gavin scuote appena il capo, mentre entrano in cucina; lasciano le luci spente, i loro occhi da lupi non ne hanno bisogno.

«Molto».

Elizabeth fa un cenno e lo invita a sedere al tavolo, le sue mani pallide stanno già cercando il preparato.

«Ero certa che ti saresti innamorato della cioccolata. Te l'ho letto negli occhi».

Si gira verso di lui, uno sguardo chiaro e malandrino, così simile a quello di Carter.

«Davvero?».

La voce di Gavin, ruvida e profonda, sembra però quella di un bambino: così poco avvezzo a parlare, a volte a piccoli monosillabi, a volte sono silenzi pieni di parole; i suoi occhi scuri e selvatici sono pieni di cose e sentimenti e a volte serve del tempo perché vengano tradotti in voce. A volte rimangono silenzi... carichi di insicurezze, domande, desideri.

A volte a Gavin sembra di essere in difetto, anche se il branco lo ama e lo accetta per come è. Ma Gavin sente, a volte, di essere un bambino troppo cresciuto, troppo solo per troppo a lungo e... a volte, teme che non riuscirà a recuperare tutto il tempo, tutto... quello che ha perso.

Ah, il profumo di neve. Ecco cosa era.

Neve bianca in una foresta solitaria. E lui si sente blu blu e ancora blu...

«Sono le notti di neve e cielo limpido che a volte mi aggrediscono con la loro malinconia...».

Una mano di Elizabeth è sulla sua spalla, l'altra gli porge una tazza fumante, la cioccolata.

Un tocco di verde, un tocco di blu, lieve.

«Mi sono svegliato... ma non stavo sognando».

Gavin si zittisce, non sa dove lo possano portare le parole.

«Ha uno strano richiamo la neve di notte... sembra che il silenzio avvolga il mondo intero. E questo può fare paura...».

Gavin scuote la testa in assenso.

«Quando ero là... prima di... voi...» le grandi mani di Gavin stringono appena la tazza bollente, sono grandi ma gentili quando lo desiderano. «Quelle notti così... non mi piacevano. Non mi piacciono...».

La mano di Elizabeth dal braccio scende verso il polso, lo stringe appena, verde sopra blu sopra verde...

«Avrei voluto che fossi nostro... subito» sussurra lei, sedendoglisi accanto. Fissa gli occhi sulla propria tazza fumante, fa un mezzo sorriso. «Avere tutti voi qui, da bambini... mi sarebbe piaciuto, oh, quanto mi sarebbe piaciuto».

Gavin sbatte gli occhi, aggrotta le sopracciglia, cercando di immaginare.

«Credo che avrei fatto ammattire Carter fin da subito...».

Lei ride sottovoce, con una voce che sembra fatta di cristallo liquido.

«Sarebbe stato davvero divertente... e bello. Con tutti voi, a riempire la casa di risate...».

Gavin sorrise, avvicina la tazza alle labbra e sorseggia il liquido caldo. È dolce, dolce quanto respirare il branco, quanto respirare casa, e famiglia.

«L'avrei amato proprio come ora» sentenzia senza un cenno di imbarazzo. È di poche parole, ma quelle sanno essere sincere e impavide con i suoi sentimenti.

«Era inevitabile...».

La mano di Elizabeth stringe il suo polso, il battito è sicuro, tranquillo.

«Essere qui...» inizia l'uomo, perdendo lo sguardo nel liquido caldo e delizioso «... la neve non è più così triste. È... blu. Ma è anche verde. Così verde che è come se...». Abbassa lo sguardo: quante parole, ha quasi paura a pronunciarle. Sembra... stupido.

«Come cosa, Gavin?».

Le labbra piene vengono morse, con poca grazia. Gavin sente appena il sapore del ferro in bocca. Il dolce del cioccolato riesce a cancellare anche quello.

«Non è più neve...» sussurra, incerto. Chiude gli occhi e respira. «Il blu affoga nel verde. E per me è come la primavera».

«Gavin...».

La voce di Elizabeth sembra spezzarsi, ma è sollievo che Gavin sente, e felicità e...

La porta della cucina si apre e Carter è lì, immobile, che lo guarda con quell'espressione così persa e innocente che Gavin si deve trattenere dall'alzarsi e correre da lui.

«Non devi andartene nel cuore della notte...» comincia lui, avanzando a falcate immense, fino ad arrivare a un palmo da Gavin, gli occhi che vorrebbero accusare di qualcosa, ma che sono solo pieni di sollievo e amore. «Non andartene lasciandomi-». Si trattiene, crede di fare la figura del cretino, come minimo. Per così tanto tempo, Carter ha criticato la vita amorosa altrui, le frasi dolci, gli sguardi... e ora che lui si ritrova dall'altra parte, non si ritrova nel dover fare e dire smancerie.

Ma...

«Non lasciarmi nel cuore della notte».

Gavin fa un cenno di assenso, ha occhi solo per lui, il suo centro.

«Se non dormi svegliami. E ti farò compagnia. Per tutto il tempo che vuoi...».

Di nuovo, un cenno di assenso da parte di Gavin. È verde che sente, Carter caccia il blu, anche se non può fare a meno di accarezzarlo.

«Va bene».

Carter sembra voglia dire qualcos'altro, ma sua madre giunge a zittirlo mettendogli in mano una tazza di cioccolata fumante.

«Per me è tempo di tornare a letto».

Li saluta con un bacio ciascuno e sgattaiola via come una fata, più silenziosa di un refolo di vento.

Nel silenzio della cucina risuona solo lo stridio della sedia su cui Carter si è seduto, alla destra di Gavin. Per un po' non parlano, la cioccolata scivola nelle loro gole assetate.

Poi Carter si schiarisce la gola, gratta con le unghie la ceramica della tazza, alla ricerca delle parole.

«Siamo primavera per te?».

«Sì».

Un grugnito, qualcosa di indefinibile scuote la gola di Carter; Gavin lo guarda incuriosito. Per Carter dire certe cose è difficile. Gavin a volte non capisce, perché la sua voce è bella da ascoltare e, anche se a volte è un po' il suo stupido Carter, non smetterebbe mai di farlo.

«Ti amo, sai?».

Le pupille di Gavin si dilatano, e non solo per quelle parole.

Là, dietro l'oscurità della notte, solo un leggero riverbero di neve che penetra la cucina investe i grandi occhi chiari di Carter, e vi è così... tutto... lì dentro, che a Gavin pare di annegare.

E poi respirare come se fosse, di nuovo, bambino.

La risposta di Gavin giunge sulle labbra di Carter in un miscuglio dolce e caldo di cioccolata e lingua: non vi è nulla di sessuale in quel bacio, ma è così intenso e intimo che Carter teme di perdere il controllo.

A fior di labbra, Gavin si scosta da lui e lo fissa con l'intensità che spoglia Carter di ogni timore.

Sorride, Gavin, sorride e dimentica l'odore della neve.

Per lui è tutto verde e primavera.

  
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