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Autore: sakura_hikaru    21/09/2022    0 recensioni
[The Seafare Chronicles by TjKlune]
Challenge del giorno 21 settembre 2022 #unpromptalgiorno del gruppo "Fondi di caffè" di Facebook.
Kid e Bear una sera, sul divano. Sono passati pochi mesi da quando lei se ne è andata. E Kid, guardando suo fratello addormentato, fa pensieri troppo grandi e cupi.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il divano ha ancora un po' quella puzza di tabacco e chiuso che gli sono così famigliari e, al contempo, lo mettono un po' a disagio. Ha buchi, qua e là, di quando lei si addormentava dopo aver bevuto troppo, la sigaretta accesa tra le dita: è un miracolo che non abbia mai preso fuoco, o forse lui e Bear erano troppo veloci ad accorgersene e a toglierle dalle sue dita, prima che le fiamme prendessero vita e bruciassero quel poco che avevano.

Kid scuote la testa, arriccia il naso nel tentativo di cancellare l'odore e i ricordi che reca con sé, e cerca di tornare con l'attenzione sul documentario dedicato a ontarie e pinguini. È uno di quei programmi su cui Bear non ha nulla da ridire (niente politica, niente questioni animaliste che riguardino il PETA, niente cose “forti”): solo animali che vivono nel loro habitat e fanno le loro “cose da animali”.

In realtà, Bear preferirebbe comunque vederlo davanti a qualche cartone animato, ma Kid si offende quando viene trattato come un bambino, quando ha già 6 anni e 8 mesi. Non è un moccioso e a dimostrarlo è il suo QI, decisamente alto, qualcosa di troppo grande per un corpicino simile a uno scricciolo. Bear sostiene che, se mangiasse un po' di quella benedetta carne, crescerebbe di più, magari più di lui che, tanto, più di quel metro e 72 non si allungherà (Bear sostiene di no, ma Kid SA che l'età della crescita per lui è finita da tempo).

Un grugnito al suo fianco fa sobbalzare Kid, che si accorge solo ora che Bear si è addormentato come un sasso. Ha una mano sotto il mento, i capelli spettinati e la bocca semiaperta (e c'è quel rivoletto di bava che Kid gli rinfaccerà per almeno una settimana).

Kid trattiene una risatina a quella vista, ma poi i denti mordicchiano le labbra e gli occhi non riescono a scollarsi dalle sue occhiaie, dal pallore e dalla stanchezza che gli si è appiccicata addosso.

Sono passati pochi mesi (eppure sembrano tantissimi) da quando lei se ne è andata e Bear è rimasto con lui. Beh, sarebbe meglio dire che Bear è stato costretto a rimanere con lui.

Bear doveva andare all'università, lontano. Lo voleva. Voleva uscire da quella casa, andarsene da lei.

Una parte di Kid desiderava che il suo fratellone rincorresse i propri sogni. Davvero, lo desiderava. Ma quella parte di Kid era piccola. Ed enorme era quella che voleva, con tutta l'intensità possibile, che Bear lo portasse con sé. Che non lo lasciasse solo, con lei. Che non lo lasciasse.

Bear è... tutto per Kid.

E ora... Kid è tutto per Bear.

Beh, ci sono anche Anna e Creed. E...

No, Otter non c'è.

Kid scuote la testa, cercando di cancellare il ricordo dello sguardo furioso di Bear quando diceva che Otter se ne era andato. Che li aveva lasciati. Anche lui. E Otter aveva promesso, ma...

Un rumore più alto si alza dalla tv, Kid è veloce a spegnerla.

Bear è talmente stanco che non si è nemmeno mosso.

Suo fratello, Bear, lavora, ora. Lavora tanto, lavora per mantenere lui, Kid, e se stesso. E quella casa.

La mamma... lei se ne è andata e Bear ha dovuto abbandonare i propri sogni.

Alla fine, Kid ha avuto quello che desiderava, ma a che prezzo?

A volte se lo chiede.

È un peso? Senza di lui cosa farebbe Bear? Sarebbe più felice?

Kid è intelligente, saprebbe rispondere a qualunque tipo di domanda. Ma a quelle, no. Non vuole, non riesce, non può.

La gola gli si chiude per un attimo, un terremoto all'orizzonte, ma la voce di Bear lo richiama al presente, a quel pavimento di linoleum.

«Kid...».

Il terremoto scema, il respiro torna, gli occhi di Kid si riempiono di suo fratello ed è... pace.

Poi lo vede smuovere le spalle, come se avesse freddo, e forse è così. È solo febbraio e il loro appartamento è un po' un colabrodo in quanto a riscaldamento.

Kid non deve pensare, sa sempre cosa fare con suo fratello: a volte gli pare di poter prevedere il futuro e sapere quale sarà la sua prossima espressione, o parola, o fisima.

Scivola giù dal divano, va in camera sua e da un cassetto sfila una vecchia coperta verde pisello che raramente usano. Quando torna nel salotto, trova Bear in posizione fetale, con la schiena rivolta verso lo schienale del divano, una mano sotto la guancia, l'altra sospesa sul vuoto, le dita appena socchiuse, come se fossero cariche ancora della tensione del giorno.

Kid sbuffa un po', poi gli occhi si fanno tristi e si chiede se Bear sia mai stato bambino o se, anche lui, fosse troppo cresciuto per la sua età. Non è intelligente quanto lui (è Bear a dirlo, forse troppo spesso), ma lui è stato da solo così tanto a doversi prendere cura di se stesso... e non aveva un fratellone come lui.

Kid potrebbe fare un po' di più il bambino, Bear glielo permette, lo desidera, a volte lo vorrebbe obbligare a essere un po' più bambino.

«Cartoni, nascondino... ti voglio vedere urlare come una scimmia scatenata!».

Quando Bear glielo ha detto, una volta, deve averlo guardato con aria schifata e, forse, un tantino superiore. Ma almeno non l'ha più ripetuto, anche se continua a lamentarsi dei programmi TV troppo seri che Kid immancabilmente guarda.

Kid si alza in punta di piedi, si allunga sul corpo del fratello e gli fa scivolare la coperta verde addosso, cercando di coprire ogni frammento di pelle – vestita e svestita.

Quando finisce, si accorge che l'unica cosa rimasta scoperta, testa a parte, è la mano, dove le dita, lentamente, si stanno dischiudendo, preda di un rilassamento forzato. Kid la prende tra le proprie, con l'intenzione di infilarla sotto le coperte con tutto il resto, e quando la trova tiepida e callosa si immobilizza pensieroso: non è grandissima, la mano di suo fratello. E nemmeno troppo maschile (ma Kid non pensa affatto che sia un difetto o qualcosa per cui prenderlo in giro. Forse pensare che non sia troppo maschile non è eticamente giusto... lui rispetta ogni tipo di mano. Ma quella di suo fratello è, obiettivamente, piuttosto delicata, per niente pelosa, con unghie pulite e... beh, avete capito, no?). Da quando ha cominciato a lavorare a tempo pieno – e a lavare i piatti, sempre, e fare il bucato, e pulire casa... sempre. Perché non c'è nessun altro che potrebbe farlo, e Kid ha l'obbligo di non fare nulla di tutto quello, come se potesse far scoppiare casa se solo mettesse mano a uno straccio – da allora, le mani di Bear si son riempite di calli, sono un po' più ruvide, a volte hanno piccoli taglie e...

Kid ha cominciato ad accarezzare quella mano, senza accorgersene. È delicato, quando vuole, come il tocco di una farfalla, dice Anna. Gli occhi scuri di Kid percorrono la linea della vita del palmo, intricatissima, e quelle altre pieghe di cui non sa proprio un accidente. Sa che sono di suo fratello, e le riconoscerebbe ovunque.

«Ty...» la voce impastata di sonno di Bear, Derrick, non si accompagna all'aprirsi dei suoi occhi. Tyson, Kid, non sa se sia davvero sveglio o stia sognando. «Vieni a dormire...».

La mano che Kid teneva stringe le sue, le tira a sé debolmente; con un ulteriore grugnito Bear allunga le gambe, fa posto sulla seduta del divano, la mano che era sotto il suo mento si alza, alza la coperta verde e apre un abbraccio silenzioso e, decisamente, addormentato.

Tyson, Kid, ora molto, tremendamente bambino, si infila in quell'abbraccio, scivola con il capo sotto il mento di Derrick, le mani si stringono alla sua felpa, le gambe si infilano tra quelle calde di Bear.

Kid chiude gli occhi, quasi li stringe, mentre sente quelle mani non troppo grandi, un po' femminili, ruvide e forti che si stringono sulla sua schiena, sotto la coperta che sembra contenere tutto il calore di cui hanno bisogno.

«Hai... un buon... profumo...».

La stretta dell'abbraccio di Bear si fa un po' possessiva, Kid spia con la coda dell'occhio il viso del fratello e trova un piccolo sorriso a delinearne le labbra.

È grande per essere abbracciato così, non ha due anni!

Questo vorrebbe dire, vorrebbe pensare.

Ma tutto quello che Kid, Tyson, sente è tutto l'amore di suo fratello.

E, no, no. Bear, Derrick, non sa mentire.

Se Ty fosse un peso per lui... se Bear avesse rimpianti... se non volesse Kid, il suo fratellino... il suo abbraccio non sarebbe così sicuro e caldo. Il suo sorriso, nel sonno, non esisterebbe se Bear non amasse Kid, se Derrick non amasse Tyson.

Ty si stringe al petto del fratello, si infila completamente sotto la coperta, nel buio della calma, ad ascoltare il battito del cuore di Derrick, a nascondere nel buio le lacrime che escono.

  
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