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Autore: Khailea    22/09/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers:
 
La giornata a scuola finì per essere una completa perdita di tempo.
Lo spettacolo di Milton prese tutto l’intervallo, e non ebbero più tempo di pensare ad altro, non che comunque a Lighneers facesse tanta differenza.
Avevano già fatto un articolo su di lui, non aveva più niente da perdere, e che trovasse o meno la persona che aveva scritto quelle stupidaggini non avrebbe cambiato nulla.
Probabilmente per un po’ i più stupidi avrebbero continuato a credere che lui fosse veramente una pop-star, e non gli restava altro da fare che conviverci, aspettare la diceria sfumasse, ed in caso accelerare i tempi picchiando chiunque gli venisse a rompere le scatole.
Ormai il tramonto stava calando, ed il ragazzo si stava avviando all’orfanotrofio.
Le parole del professore l’altra sera l’avevano turbato, ed ora che si stava avvicinando il momento di scoprire in cosa consistesse il suo allenamento, la tensione cominciava a farsi pesante.
La parte più lucida di Lighneers ripeteva “Perché hai accettato di farti allenare da quel pazzo?!”, quella più folle lo spronava a continuare a camminare.
Presto cominciò ad intravedere in lontananza l’ingresso dell’orfanotrofio, e ad aspettarlo c’era già il professore.
-Bene, sei qui. Cominciavo a stancarmi di aspettarti.- disse l’uomo salutandolo con un gesto della mano.
-È qui da molto?-
-Nah, sono appena arrivato.-
Gli piaceva proprio prenderlo in giro, ma non l’avrebbe certo spinto a rispondergli a tono.
-Bene… cosa devo fare?-
-Ooh mi piace come partiamo. Mi piace.- ridacchiò il professore rivelando qualcosa nascosto dietro la schiena. -Comincia mettendoti questa roba.-
Dei pesi, una museruola ed una visiera per cavalli su misura per uomo.
Lighneers li guardò perplesso, prendendoli prima che glieli lanciasse in faccia.
I pesi erano di almeno una ventina di kili.
-Forza, non abbiamo tutta la notte. Alle caviglie ed ai polsi.- spiegò brevemente Zero.
Lighneers fece come gli aveva detto, ma quando fu il momento degli ultimi due oggetti tentennò.
-Cosa dovrei farci?-
-Ficcarteli su per il … mmmh, volgare eh? Sei solo uno studente, per quanto stupido quanto una scimmia. Quelli mio caro te li devi mettere sul visino.-
Quell’uomo aveva l’innata capacità di irritarlo, l’idea di averlo come mentore era sempre più esasperante, ormai però non aveva scampo.
Con una smorfia si mise la museruola poi la visiera, che gli limitò quasi completamente la vista.
-E adesso?-
-Se lo ripeti ancora, ti rompo un dito.- lo ammonì Zero portandosi alle sue spalle. -Adesso dobbiamo spostarci altrove. In città per la precisione, ed ora stupidamente mi chiederai a cosa servono tutte queste cose. Beh, è molto semplice. Tu, sei un’idiota.-
Un’ottima spiegazione, non c’era che dire.
Per niente umiliante e priva di senso.
-E sai perché sei un idiota?-
-Sono certo mi illuminerà lei…-
Zero lo ignorò. -Perché sei privo di qualsiasi tecnica e strategia. Certo, sei forte, per essere un soggetto che appartiene ad una delle specie più deboli del cosmo, ma ti basi solo su di questo. Combatti corpo a corpo? Vai alla cieca con la rabbia. Combatti contro uno armato? Vai alla cieca, spesso corpo a corpo, senza un minimo di senso logico. Lo vedo come ti comporti a lezione, sei superficiale, pretenzioso e pieno di te. Credi che la tua forza basti, ma non è così.-
Mentre parlava l’uomo continuava ad allontanarsi alle sue spalle.
-I pesi servono, come ovvio, ad aumentare la tua resistenza. Solo perché hai una certa forza rispetto ai tuoi simili non significa che non devi allenarti e fare il mollaccione, la visiera serve per affinare i tuoi sensi, e la museruola ad evitare che la fatica ti faccia compiere atti stupidi. So cosa hai fatto a quella cameriera.-
Davanti a Lighneers tornò l’immagine della donna nella casa di Ayame che aveva aggredito, e che per evitare si scoprisse il modo in cui l’aveva uccisa aveva finto fosse stata schiacciata da un armadio.
Non ci aveva mai ripensato in quel modo, ma provò un senso di vergona per la sua debolezza e l’incapacità di gestire meglio la sua natura.
-D’accordo… dove andiamo?- mormorò abbassando il capo, sentendo il click della porta dell’orfanotrofio che si apriva.
-Per ora cerca solo di raggiungere il limite del bosco.-
Il latrato di un branco di cani raggiunse le orecchie di Lighneers, poco prima che le loro zanne facessero lo stesso.
Il ragazzo ne rispedì uno all’indietro con un calcio, ma venne colpito al volto da uno schiaffo del professor Zero che lo scaraventò contro un albero.
-Non ti ho detto potevi attaccare. Se ti do un ordine, tu lo segui. Raggiungi il limite del bosco.-
Il ragazzo strinse rabbiosamente i denti, fuggendo lasciandosi alle spalle il branco di bestie.
Normalmente non sarebbe stato un problema sfuggirgli, ma con i pesi alle caviglie che lo rendevano più goffo e la visiera che gli riduceva la vista scappare fu decisamente più difficile.
Più di una volta andò a sbattere contro dei rami troppo bassi, ed inciampò in delle radici calcolando male la forza dei propri salti.
-Merdamerdamerdamerda…-
Se l’avessero raggiunto dubitava il professore li avrebbe fermati, anzi da quanto aveva potuto intuire se avesse cercato di combatterli o di scacciarli glielo avrebbe impedito, anche a costo di farlo sbranare.
Più che mai il fatto si stesse affidando a quell’uomo gli sembrava folle.
-Che idea di merda… che idea di merda!-
Le gambe gli bruciavano, ma alla fine il profilo della città gli si stagliò di fronte, ed il terreno divenne solido cemento duro.
Brevemente si voltò per vedere dove fossero i cani, e scorse i loro piccoli occhietti rosse tra le ombre degli alberi.
Erano a pochi centimetri dall’asfalto, ma rimanevano immobili.
-Oooh, qualcuno sa seguire gli ordini. Bravi cagnolini, bravi, spietati, denutriti e famelici cagnolini che capiscono quando uno gli da un ordine.-
Il professore emerse dalle ombre, con il suo solito sorriso mellifluo. -Tu, al contrario, hai fatto schifo.-
Lighneers strinse i pugni conficcandosi le unghie nei palmi dalla rabbia. -Posso togliere questa roba ora?-
-No, adesso ti faccio fare un lavorino facile facile. Vedi quella gente la?-
L’uomo indicò alla sua sinistra tre uomini. Apparentemente non sembrava esserci nulla di strano nel loro gruppo, ma guardando con più attenzione Lighneers vide che stavano trascinando una donna verso il bosco. -Occupatene.-
Quindi era questo l’allenamento?
Farlo inseguire da un branco di cani e farlo combattere con qualcuno?
Forse poteva anche sopravvivere senza troppi problemi dopotutto.
-Oh, prima che me ne dimentichi.- lo fermò l’uomo. -Ogni volta che farai qualcosa di simile, dovrai presentarti alle tue vittime con il nome di Ribellione.-
-Cosa?!-
L’esclamazione scioccata di Lighneers fu abbastanza forte da allarmare i tre, che si allontanarono rapidamente con la donna.
-Già già. Hai presente la frase ad effetto di Batman? Ecco, ora tu sei Ribellione!-
-Mi prende per il culo!?-
-Sempre, ma anche no. Vedi, forse te l’ho già accennato, ma tu sei un pallone gonfiato, pieno di orgoglio, come se valessi qualcosa in questa pila di merda che chiamate vita. Con i miei metodi ti inculcherò in quella testa vuota che ti ritrovi che il tuo modo di pensare, il tuo voler essere il lupo solitario di questa storia, è una messinscena da sfigato edgy, che non ti rende né più figo né più forte. Vuoi diventare forte? Io ti renderò tale, l’hai voluto tu. Ma lo farò a modo mio. Sbriciolerò ogni convinzione che ti sei creato, modellando la tua mente come creta fra le mie mani, finché non ne sarò soddisfatto o mi sarò annoiato e ti scaricherò nel cesso.-
Lighneers provò un brivido lungo la schiena, sentendo il cuore martellargli dal terrore nelle orecchie, poi l’urlo della donna lo riportò alla realtà, facendogli rendere conto di quanto tempo stava perdendo.
Zero lo guardò con un sorriso. -Allora vai, Ribellione!-
Lighneers si mise a correre nella direzione in cui aveva visto sparire i tre. La visiera gli impediva di vedere i dettagli, ma il suo udito gli permetteva facilmente di seguire le urla della donna.
Erano vicini, oltre i cespugli.
Con un salto si lanciò contro il più vicino, colpendolo al cranio con il gomito, tramortendolo.
Gli altri due sobbalzarono spaventati, estraendo dei coltelli. -C-chi cazzo sei?!-
Da sotto la museruola Lighneers ringhiò. I due la videro come una minaccia, quando in realtà era semplice imbarazzo e frustrazione.
-Io sono Ribellione.-
Senza dare loro il tempo di reagire il ragazzo si scagliò contro entrambi a braccia aperte, prendendo loro i pugnali ed usando i manici per colpirli alla testa.
La ragazza era riuscita a sgusciare via tra le foglie, scappando terrorizzata, ma nel giro di pochi secondi erano già tutti finiti.
I tre assalitori erano privi di sensi, e riprendendo fiato Lighneers intravide gli occhi del suo professore a qualche metro di distanza.
-Bene… chiamiamo la polizia?- chiese ingenuamente il ragazzo.
-Non mi hai sentito prima? Ho detto che dovevi occuparti di loro.-
Lighneers sbatté le palpebre, guardando prima lui, poi i tre. -Intendeva ucciderli?-
-Devo farti lo spelling?-
Bastava come risposta.
Lighneers aveva ucciso molte persone, nella sua vita.
Aveva solo diciotto anni, ma a Rookbow occasioni per sporcarti le mani di sangue ce n’erano fin troppe.
Raccogliendo uno dei coltelli da terra lo puntò alla gola del primo uomo.
-Sai qual è il modo più stupido di uccidere?- lo fermò il professore. -Spinto dall’impulso dei sentimenti. E sai qual è il secondo modo più stupido per uccidere? Senza sentimenti.-
Per Lighneers quelle parole non avevano senso.
Uccidere significava uccidere e basta, non c’era un modo stupido o meno per farlo.
-Se uccidi senza alcun rispetto per la tua vittima non sei meglio delle bestie, ed io non sto allevando una bestia. Quando uccidi devi avere bene a mente cosa stai facendo. Secondo te, cosa stai facendo?-
Probabilmente non ci sarebbe mai stata una risposta giusta.
-Sto togliendo una vita.-
-Stai spezzando una famiglia, delle amicizie, un amore, un futuro. Stai cancellando qualsiasi possibilità, qualsiasi scelta. Non importa quanto sia orribile la persona che stai uccidendo, devi sempre essere consapevole delle conseguenze che la tua azione porterà.-
-Mi dovrei impiccare allora se devo pensare a tutti quelli che ho ucciso.-
Per un momento Lighneers fu certo di ricevere un altro schiaffo.
-Solo una persona forte è in grado di convivere con questo peso.-
Ed ecco lo schiaffo, non letterale ma figurato, e comunque bello forte.
Guardando l’uomo sotto di sé privo di conoscenza il ragazzo cercò di immaginare tutto ciò che si sarebbe lasciato dietro.
Probabilmente molte meno ragazze stuprate, ma forse anche persone che gli volevano bene, che lo aspettavano, e che per colpa sua non l’avrebbero mai più rivisto.
Avrebbe anche strappato a tutte le vittime di questa persona la soddisfazione di vederlo pagare per i suoi peccati, dandogli l’uscita più facile.
Per la prima volta dopo tanto tempo uccidere non fu così facile, ma lo fece, e così anche per gli altri due.
-Bene, la prima lezione è finita.- concluse il professore. -Ora puoi andartene alla tua confortevole casetta.-
-Credo andrò a mettere qualcosa sotto i denti prima…- mormorò Lighneers.
Non mangiava dal pomeriggio, e ci voleva qualcosa di buono.
-Oh, temo proprio di no ragazzo.-
-Cosa? Ma ha detto che avevamo finito!-
-Sì, ma adesso entra in gioco un’altra clausola del nostro piccolo patto. Ricordi? Io posso scegliere di te vita e morte, e scelgo che non puoi né cucinarti qualcosa, né comprati da mangiare o cacciare.-
-E cosa dovrei fare? Morire di fame?-
C’era un limite a tutto, e quella era una fregatura bella e buona.
-No no. La soluzione è molto semplice. Qualcuno dovrà cucinare per te.-
-Non vedo il problema, vado da un paninaro e mi faccio fare un panino.- replicò Lighneers.
Il professore rise di gusto. -Aaah, quanta stupidità in un cervello tanto minuscolo… quel qualcuno di cui parlo non è un semplice qualcuno. Sarebbe troppo facile se ti permettessi di farti fare da mangiare da un semplice sconosciuto, non servirebbe a niente, e non ti costringerebbe nemmeno a toglierti di dosso questo alone da “io sono figo io sono solo”.- disse l’uomo imitando il verso di una scimmia nell’ultima parte. -No, la persona a cui dovrai affidarti per non morire di fame, è la tua compagna di classe Annabelle.-
Lighneers scosse il capo serio.
-Preferisco morire di fame.-
Non c’era verso che si abbassasse a chiedere l’aiuto di qualcuno, men che meno di una che conosceva, seppur da poco.
-Allora andrà così.- rispose Zero sereno facendo spallucce.
-Perché devo fare una cosa simile?!-
-Perché gli esseri umani non valgono nulla da soli. È la base della vostra intera esistenza. Se vi isolate siete prede facili, destinate a morire nel gioco del fato. Hai mai visto il film Into the Wild? È l’esempio perfetto su come puoi essere forte ed intelligente, ma se sei da solo e la ruota del destino gira, non hai chance. L’orgoglio che ti porti dentro e che ti fa isolare da tutti è come un virus, che lentamente ti ucciderà. Non ti sto dicendo di diventare di nuovo l’amicone preferito di tutti, prendi esempio dai fratelli Moore. Avere molti legami può tornare utile.-
L’idea di essere paragonato a quelle due serpi fece rabbrividire il ragazzo, che ancora si rifiutava di accettare quell’imposizione.
Zero continuò incurante dei suoi sentimenti. -Non ho bisogno di nessuno, chiunque mi si avvicini soffre quindi è meglio se nessuno mi sta vicino. Questi sono i pensieri di un debole, e di un idiota incapace di usare la testa. Devi crearti dei legami, e devi sfruttarli per vincere. Più pedine hai sulla tua scacchiera, più avversari potrai decimare.-
Lighneers non rispose, limitandosi a fissarlo.
Il messaggio era piuttosto chiaro, come aveva già detto, preferiva morire piuttosto che farlo.
Zero doveva averlo intuito, perché rise divertito, voltandosi ed allontanandosi, lasciando solo il ragazzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il fine settimana era passato, qualcuno l’aveva trascorso serenamente, come Johanna che era rimasta tutto il tempo con Mattia, ed alcuni molto, molto molto molto peggio.
Erano tre giorni che Lighneers non mangiava, e cominciavano a vedersi i risultati.
La sua concentrazione era calata a picco, a malapena riusciva a rimanere in piedi, per non parlare dell’orribile rumore che produceva il suo stomaco.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa anche solo per un pezzo di pane, e ci aveva provato, ma il professor Zero teneva fede alla sua parola.
Ogni volta che provava a mangiare eccolo che arrivava ad impedirglielo, eppure l’idea di chiedere aiuto ad Annabelle ancora lo faceva resistere.
Mai si ripeteva, mai si sarebbe abbassato a tanto.
Strisciare per la gentilezza di qualcuno, pregare mentre questi ridevano di te.
Probabilmente era la fame a farlo allucinare in quel modo, ma anche l’ultimo briciolo di sanità rimasta era convinto che, dopo tutto quello che aveva fatto ai ragazzi, nessuno di loro lo avrebbe mai aiutato.
Se Zero gli avesse detto di chiedere aiuto ad Ailea era certo gli avrebbe avvelenato il cibo.
In ogni caso, a nessuno di loro importava veramente di lui.
L’intervallo era già cominciato da qualche minuto, e dopo avere recuperato il giornalino avevano letto la notizia della giornata.
“La rosa della passione è giunta fino alla nostra scuola.
Il famoso ladro pluriricercato a livello mondiale, la Rosa Rossa, è qui!
Forse avrete potuto vederlo nei panni del suo nuovo personaggio, Ryujin, un ragazzo pacato e perfetto, ma non lasciatevi ingannare.
Quando la notte cala ed il suo volto appare, la sua vera identità potrebbe rubarvi il cuore, oltre a tutti i vostri beni più cari.
Passionale, forte, sicuro di sé, una sola notte potrebbe farvi perdere la testa, ed è proprio quello che è successo ad una giovane studentessa di un’altra scuola, Johanna che perdutamente innamoratasi di lui ha deciso di seguirlo nelle sue avventure.
Lei è un hacker talentuoso in grado con il solo uso del cellulare di sbloccare la banca mondiale di Spagna dalla vostra stessa classe.
Fate attenzione a non perdere il cuore, oltre che al portafogli!”
Dopo averlo letto Johanna era scoppiata in lacrime.
Ryujin aveva cercato di confortarla, ma lei gli aveva chiesto di allontanarsi, nella speranza che la gente si rendesse conto erano tutte bugie.
In classe oltre a Lighneer, c’erano anche Grace, Hope ed Alexander che tentavano di consolarla, le prime due almeno.
Anche Annabelle ed Ayame erano presenti, ma Annabelle era ferma sul banco, e passava lo sguardo dalla bionda a lui, ed Ayame approfittava della situazione per torturarlo.
-Come hanno potuto essere così crudeli.- singhiozzava Johanna. -Non pensano che potrebbero rovinare la vita di qualcuno?-
-Non è successo niente di irreparabile Johanna, sappiamo tutti che è una bugia.- tentò di dire Hope, guardando Alexander.
Il ragazzo non aveva voglia di interagire con l’altra, ma si sforzò. -Già.-
-E tutti quelli che non mi conoscono? Penseranno che c’è qualcosa tra me e lui, ma io ho un ragazzo! Oh, cosa dirà Mattia quando lo scoprirà?!-
-Dirà che in questa scuola ci sono solo branchi di deficienti.-
La risposta di Grace non sortì altro che singhiozzi.
-Ci siamo appena messi insieme ufficialmente! E se pensasse che lo tradisco?-
-Mattia è un ragazzo intelligente, lo capirà.- disse Hope sicura.
Purtroppo nelle condizioni in cui era non c’era verso di fare ragionare l’amica.
-Il dubbio può rimanergli, e la nostra storia sarà rovinata!-
Il pianto ricominciò più disperato di prima, chiunque si avvicinasse alla porta almeno aveva la decenza di non stare a spiare, anche se alcune avevano provato a entrare per parlare con Lighneers.
La testa del ragazzo gli martellava terribilmente, un altro secondo e sarebbe esplosa.
Spingendo con le forze rimaste Ayame riuscì a liberarsene, alzandosi uscendo verso la posta.
-Lighuccio, aspettami.-
Ayame sorrise come se niente fosse, rimanendogli appiccicata per tutto il tempo.
Non c’era niente da fare, era troppo debole per riuscire a sfuggirle.
-Vado in bagno. Non seguirmi.-
Era l’unico posto dove poteva sperare di avere un po’ di privacy.
La ragazza aspettò fuori, e lui appena libero si accasciò a terra, sentendo la testa girargli.
I ragazzi presenti lo ignorarono, uscendo senza dirgli nulla o chiedergli come stava.
Meglio così, tanto li avrebbe scacciati in malo modo.
-Lighneers!-
Ed ecco che il minuto di pace finiva.
Aggrappata alla finestra Annabelle cercava di attirare la sua attenzione, evitando di urlare per non farsi scoprire da Ayame.
Lighneers sperò che ignorandola se ne andasse, ma naturalmente non funzionò.
La ragazza entrò, avvicinandosi a lui. -Va tutto bene?-
Il rumore dello stomaco di lui rispose al posto suo.
Ci fu un breve momento di imbarazzo, poi Annabelle prese qualcosa dalla sua borsa.
-Tieni.-
Una semplice mela, ma solo guardandola Lighneers cominciò a sbavare.
L’ultima cosa che voleva fare era chiedere aiuto, ma in quel caso era lei ad offrirgliela, quindi teoricamente lui non le stava chiedendo proprio niente.
Quella patetica scusa gli bastò ad afferrare al volo il frutto, divorandolo voracemente.
Annabelle lo guardò sconvolta, e nel giro di una manciata di secondi la mela era sparita.
Nuovamente i due rimasero in silenzio, lei in attesa che finalmente Lighneers si aprisse, che si confidasse, ed invece lui si alzò, scattando verso la finestra scappando alla prima occasione.
Una mela non era molto, ma gli aveva ridato almeno un briciolo di energie.
-Lighuccio? Hai la pancia gonfia?-
Dall’altra parte della porta Ayame aspettava che il ragazzo uscisse, ma questo era già andato lontano.
Annabelle poteva aprire la porta e spiegarle cosa era successo, fare finta di nulla, oppure seguirlo.
-… se faccio in fretta, posso recuperare l’arco in classe e seguirlo.-
Se era abbastanza fortunata nessuno dei suoi compagni in giardino li avrebbe notati andarsene.
Dopotutto, avevano già abbastanza pensieri su cui concentrarsi.
-Perché non siamo rimasti in classe nya?- sbuffò Lacie dondolando sul ramo di un albero.
-Perché Johanna aveva bisogno di spazio.- le rispose il fratello.
-Ma ce n’era tanto nya!-
-Dai Lacie, anche qui hai un sacco di spazio.- replicò Cirno arrampicandosi assieme a lei.
-Non è la stessa cosa, volevo stare in classe nya!-
-Perché devi fare la testarda? Johanna aveva bisogno di un po’ di tempo per sé.- la rimproverò Zell, ignorando il modo in cui Astral lo guardava.
-Appunto per questo nya. Volevo starle vicino nya!-
-Sono sicura che Johanna lo sa, e lo apprezza molto.- la rassicurò Milton.
Non era comunque Lacie quella con il bisogno di conforto al momento.
Di per sé a Ryujin non dava fastidio avessero scritto quelle cose su di lui, cioè, sì, ma finché fosse stato da solo andava bene, ed invece avevano trascinato anche Johanna, scrivendo i due avevano una storia…
Non avevano fatto nulla di male, ma il ragazzo si sentiva comunque in colpa per Mattia.
Jack, Daimonas, Milton, Wyen, Sammy, Astral, Lacie, Zell, Nadeshiko, Yume, Cirno e Vladimir lo avevano seguito in giardino, ma all’improvviso il ragazzo avrebbe preferito essere solo.
Era chiaro l’umore al momento non fosse dei migliori, tutti riuscivano a percepirlo, e forse proprio per questo Daimonas cercò di intervenire.
-Ehm… lo so che non è il momento migliore, ma forse potrei riuscire a rallegrare la situazione.-
-Oh? Hai uno spettacolo per noi?- ammiccò Yume.
-Una specie.- sorrise Daimonas, mettendosi davanti a tutti. -Allora… penso sappiate che ho fatto dei regali ad alcuni di voi.-
-Degli splendidi regali.- annuì Cirno.
-Immagino che qualcuno di voi avrà pensato sto solo cercando la strada facile per farmi perdonare di ciò che è successo, ma questi regali sono solo il primo passo. Io e mia sorella ci abbiamo pensato a lungo, e speriamo che vi piacciano.-
Altri quattro pacchetti apparvero dal nulla alle sue spalle, stavolta per Astral, Lacie, Nadeshiko e Vladimir.
Il piccolo segreto di Daimonas era che ciascun regalo l’aveva creato lui con i suoi poteri, e per alcuni aveva usato non poche energie.
Wyen lo vedeva chiaramente dal leggero pallore, ma non disse nulla.
-Wow amico, non dovevi.- sorrise Vladimir fiondandosi sul proprio pacchetto. -Wow! Come diamine hai trovato questa console? È fuori produzione da anni!-
Daimonas sorrise, mentre Astral aprì il proprio regalo. -Fantastico! Questi proiettili sono incredibili!-
Erano fatti d’argento, ovviamente Daimonas non poteva rischiare di dare a qualcuno del piombo.
Quelli che aveva prodotto avevano delle sottili rifiniture, che rendevano i proiettili ancora più eleganti.
Lacie fu altrettanto entusiasta del suo regalo, un intero set di nuovi fiocchi di ogni genere di materiale, ed anche Nadeshiko con il vestito da maid.
-Ooow, non dovevi!- sorrise la ragazza, anche se era evidente quanto le facesse piacere.
Accanto a Milton ancora una volta Jack era in attesa nella speranza ce ne fosse uno anche per lui, e quando la delusione bussò alla porta dovette faticare molto per non mostrarla.
-Per quanto mi riguarda, è tutto perdonato.- scherzò Nadeshiko.
-Idem!- annuì Vladimir, non vedendo l’ora di tornare a casa.
-Ahah, grazie.- rise Daimonas sereno, guardando Wyen che rispose con un sorriso sollevato.
Ormai non mancavano molti altri regali, solo i più difficili.
Per fortuna la persona a cui era più difficile fare un regalo non si trovava lì.
La ragazza in questione era infatti con il suo ragazzo, Khal, e la sua amica Seraph alla ricerca di Amelia Rosa, la prossima persona da interrogare.
Nuovamente non fu così difficile trovarla, ma per evitare fuggisse come aveva provato a fare l’altro venne mandato Khal.
L’idea ad Ailea non piaceva, ma era pur vero che lui possedeva uno charme dal quale era difficile fuggire
In poco tempo il ragazzo l’aveva già raggiunta.
-Ciao, posso rubarti due secondi?-
Stavolta la studentessa era più piccola di almeno un paio d’anni, e la cosa giocava nettamente a favore di Khal.
-Sai per caso qualcosa delle notizie il giornalino sta spargendo in giro?-
Amelia scosse il capo, senza dire nulla.
-Sicura? Non amo le bugie, sai?-
Nuovamente l’altra mosse la testa. -N-non so niente…-
Ailea e Seraph erano abbastanza vicine da sentire, ma senza dare nell’occhio.
Sentendo la ragazzina così imbarazzata di fronte al suo ragazzo Ailea avrebbe voluto tirarle un pugno, ma c’era Seraph a tenerla per il braccio.
-Sai chi potrebbe essere stato?-
-N-no… mi dispiace, ma non so nulla.-
Khal rimase in silenzio fissandola negli occhi, poi si voltò allontanandosi con la stessa rapidità con cui era arrivato.
Non si sarebbe certo impegnato tanto per una questione che nemmeno lo riguardava.
-Non sapeva niente purtroppo, vogliamo andare avanti?-
A malapena terminò la domanda che la campanella suonò.
La faccenda di Johanna e Ryujin aveva fatto perdere loro troppo tempo.
-Ci penseremo domani. Abbiamo quasi parlato con tutti.- rispose Seraph.
-E se nessuno di loro centra? O se ci stanno tutti mentendo?- replicò Ailea.
Era una possibile, ma fasciarsi la testa prima del tempo non sarebbe servito a niente.
-Ci penseremo a tempo debito. Ora torniamo in classe. Gli altri ci staranno aspettando.-
   
 
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