Film > La Bella e la Bestia
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Autore: michaelgosling    24/09/2022    0 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUEL CASTELLO DELLA SCOZIA – CAPITOLO 6




 
 
 
 
 
 
 


“Ti sta bene l’arancione!”.
 
Yvonne quasi sobbalzò dallo spavento quando si sentì abbracciare da dietro, ma finì con il rilassarsi in pochi secondi ricambiando il gesto poggiando una mano sul braccio di Beverly. Quando l’abbraccio venne sciolto, Yvonne fece per girarsi per guardarla.
 
“E a te sta bene il ver.. grigio.”
 
Aveva iniziato a rispondere senza pensare, e solo quando si era voltata per guardarla si era ricordata che effettivamente l’uniforme dei Serpeverde, almeno nei primi due film, aveva le tonalità del grigio anziché del verde.
 
E perché?
Non l’ho mai capita questa cosa.
Grifondoro? Arancione.
Tassorosso? Giallo.
Corvonero? Azzurro.
Serpeverde?
Grigio.
 
Per quale santissima ragione hanno deciso così? Era così anche nei libri? No perché io non li ho letti. E perché allora si chiama Serpeverde e non Serpegrigio?
 
E perché l’uniforme di ogni casata nei primi due film è in un modo, e dal terzo film in un altro? Perché certamente non cambia per via del passaggio degli studenti dal secondo al terzo anno, dato che tutti gli studenti, anche quelli più grandi, hanno attualmente l’uniforme dei primi due film. E non cambiavano solo i colori. Anche il mantello e altre parti. Boh. Io non capisco.
 
Beverly interruppe bruscamente i suoi pensieri, e Yvonne ne fu stranamente lieta.
 
“E tu che dicevi che non saresti mai finita a Grifondoro!”
 
“Già, lo dicevo..” risposte tristemente, mentre dentro di sé sentiva di morire “.. devo ancora abituarmici, in effetti.”
 
Iniziarono a camminare fianco a fianco dirette alla prossima lezione, la prima che avrebbero condiviso insieme. Beverly mise un braccio intorno al suo.
“E tu? Come va a Serpeverde?”
 
“Bene..” Yvonne non poté fare a meno di notare che Beverly sussultò nel rispondere, come se non stesse dicendo tutto “.. ma non so se sono degna di essere una Serpeverde.”
 
“Di cosa stai parlando?”
 
“Io non so molte cose, ma so che i Serpeverde sono orgogliosi e ambiziosi e indipendenti. Sicuri di sé. E io.. non so nemmeno se riuscirò a passare l’anno e ho bisogno di continue conferme e rassicurazioni..” fece un’altra pausa, come se ci fosse dell’altro che all’ultimo momento aveva deciso di non dire.
 
“I Serpeverde sono molto fortunati ad averti. Presto o tardi se ne accorgeranno.”
 
Beverly sorrise e strinse ancora di più il suo braccio. Lei non fece in tempo a reagire che sentì qualcun altro che faceva lo stesso con l’altro suo braccio.
 
“Posso sedere vicino a voi a lezione? Il professor Piton mi fa un po’ paura.”
 
Era Andrea. Le stava molto bene il giallo dei Tassorosso nella sua uniforme, dello stesso giallo del cerchietto che portava in quel momento, ma lei era talmente bella che qualunque colore sarebbe stato perfetto su di lei.
 
“Anche a me.. ed è il capo della mia Casa..” Sussurrò Beverly, come se temesse che qualcuno la stesse ascoltando “.. l’ho incontrato questa mattina quando ho lasciato il dormitorio, e mi ha guardata con un tale sguardo.. come se mi stesse giudicando male, ma non sapevo per cosa..”.
 
Quando entrarono, Yvonne sentì il classico odore che si sente quando entri in un vecchio castello disabitato che ormai esiste solo per i turisti: c’erano antiche e rovinate colonne di marmo un tempo bianche e le ampolle che si trovavano negli armadietti ai lati della stanza erano così polverose che la ragazza realizzò che per mandarla via una soffiata non sarebbe stata sufficiente. Mentre Andrea e Beverly erano più spaventate dal professore, Yvonne lo era dall’aula.
 
Quando il pesante portone di legno dal quale erano entrate si chiuse, la luce quasi sparì del tutto, rimanendo solo quella che serviva per rendere visibile l’area.
 
Yvonne fu improvvisamente grata di essere tra Beverly e Andrea. Si sedette tra loro, iniziando a fissare il calderone nero davanti a lei.
 
Andrea e Beverly iniziarono a parlare nuovamente tra loro ed Yvonne tentò di seguire i loro discorsi per un po’, ma poi iniziò a concentrarsi sulle voci degli altri studenti, più sussurrate ma in gran numero, e alla fine non riuscì a seguire nessun discorso. Vide con la coda dell’occhio che c’era quel biondino sbruffone qualche banco dietro di loro da solo, che quando si accorse di essere osservato rispose con due piccoli occhi pieni di irritazione. Alla sua sinistra, invece, riconobbe il trio delle meraviglie e Malfoy. Continuò a guardarsi intorno ma..
 
SBAM!
 
Il portone di legno si spalancò all’improvviso andando a sbattere contro il muro, e sentì Beverly sobbalzare dallo spavento. Persino Yvonne ebbe bisogno di un momento per tranquillizzarsi.
 
“Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso.”
 
Piton era entrato come un marine mentre marcia, e la sua voce era volutamente irritata.
 
“Come tale.. non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza ed esatta arte del preparare pozioni, comunque ai pochi scelti dal fato, che possiedono la predisposizione.. Io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi, posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e finanche mettere un fermo.. alla morte.”
 
Beverly e Andrea erano terrorizzate, e come loro molti altri studenti, ma non Yvonne.
 
E’ entrato a passo svelto parlando a voce alta e in fretta come un cliente insoddisfatto di un negozio e ora parla e si muove a rallentatore come un vecchio ma saggio stregone delle fiabe.
 
E poi la gente mi chiede perché adoro Piton.
 
“Tuttavia.. magari alcuni di voi sono venuti ad Hogwarts in possesso di abilità così formidabili da sentirsi completi abbastanza..”
 
Parla di Potter, vero? Certo che parla di Potter.
 
“.. da non prestare attenzione.”
 
Il principino a cui tutto è dovuto smise di scrivere qualsiasi stronzata stesse scrivendo solo quando Hermione glielo fece notare. Posò la penna ad oca e guardò Piton come se non avesse fatto assolutamente niente male.
 
Imbecille.
 
“Signor Potter.. la nostra.. nuova.. celebrità.”
 
Yvonne si sentì sorridere soddisfatta.
Finalmente quel moccioso si sarebbe beccato una ramanzina dall’unica persona in tutto il castello che non gli lecca il culo.
 
Godo.
Ohhh come godo.
 
“Dimmi, cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in un rinfuso di artemisia?”
 
Hermione alzò il braccio destro più in fretta di una freccia che si muove quando viene incoccata.
 
Potter scosse la testa.
 
“Non lo sai? Bene, riproviamo. Dove guarderesti, Potter, se ti chiedessi di trovarmi un Bezoar?”
 
Hermione alzò il braccio di nuovo.
 
“Non.. non lo so, signore.”
 
“E qual è la differenza tra l’aconito e luparia?”
 
“Non lo so, signore.”
 
Nel frattempo Hermione ormai si stacca il braccio a forza di tenerlo alzato.
 
“Peccato. E’ chiaro che la fama non è tutto, vero, signor Potter?”
 
Yvonne sentiva tutti gli studenti mormorare e sussurrare quasi in imbarazzo o dispiaciuti per lui, ma lei non lo era. Lei sentiva solo il suo sorriso farsi sempre più grande.
 
Forse Piton ci è andato giù un po’ troppo pesante, ma Potter se lo meritava. Cazzo se se lo meritava.
 
“E’ chiaro che Hermione lo sa. E’ un peccato non chiederglielo.”
 
Cristo ragazzino, lo insegnano ai bambini piccoli di non rispondere ai professori, soprattutto quando hanno, come in questo caso, ragione??
 
Ma perché sono finita nella stessa casata di questo?

Perché?
 
Qualcuno iniziò a ridere, ma a Yvonne non interessò sapere altro. Le interessava solo vedere Potter smerdato da Piton.
 
“Silenzio.”
 
Piton si avvicinò estremamente velocemente, per i suoi standard, al banco di Potter.
 
“Abbassa la mano, sciocchina.” Disse a Hermione, poi prese uno sgabello e si sedette davanti a Potter. Yvonne avrebbe dato qualsiasi cosa per essere più vicina a godersi la scena.
 
“Per tua informazione, Potter, la.. artemisia.. pozione.. potentissima.. distillato della morte vivente.. bezoar.. capra..”
 
Yvonne allungò il collo, ma riusciva a sentire solo qualche parola. Strinse i pugni dalla frustrazione, immaginando dalle poche parole che aveva sentito che Piton gli stesse dando le risposte alle domande che aveva fatto poco fa. Verso la fine, alzò leggermente la voce, quanto bastò perché Yvonne, e il resto della classe, potesse sentire cosa stava dicendo.
 
“Ebbene.. perché voi tutti non prendete appunti..?”
 
Tutti iniziarono a prendere la penna d’oca e a scrivere ossessivamente, anche se Yvonne non sapeva cosa visto che non si era capito niente delle ultime cose che aveva detto, ma non aveva intenzione di far arrabbiare Piton: scrisse sulla pergamena le poche parole che era riuscita a sentire, anche se non avevano senso una dopo l’altra.
 
Quando il professore si allontanò da Potter per tornare alla sua scrivania, Yvonne smise di scrivere e lo guardò con attenzione.
 
“Quelli di Grifondoro annotino che cinque punti verranno tolti alla loro Casa. Il loro compagno è irriverente.”
 
Yvonne guardò Potter seccata anche se molto probabilmente lui non la vide, ma poté vedere che anche Malfoy lo guardava, ridendogli silenziosamente dietro.
 
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo la lezione di Piton ci fu la pausa prima del rientro delle lezioni del pomeriggio, e Yvonne non aveva la più pallida idea di come passarla. Beverly e Andrea si erano dileguate dopo la lezione, e Yvonne si sentì stupida e infantile nel sentirsi in parte triste solo per questo, come se si sentisse abbandonata da due ragazzine che conosceva appena.
L’idea di andare nella Sala Grande le balenò nella testa per una manciata di secondi, ma aveva troppa paura di incontrare qualcuno che non voleva assolutamente vedere, in più aveva bisogno di stare da sola, e certamente non lo sarebbe stata in uno dei luoghi più frequentati del castello.
 
Alla fine optò per il cortile della Torre dell’Orologio. Era uno dei luoghi che preferiva in tutta Hogwarts, tranquillo ma al tempo stesso vicino alla Sala Grande, non correndo così il rischio di perdersi. Al centro c’era una meravigliosa fontana con un’acqua verdastra, e quattro volatili ai lati a farne la guardia. Era un luogo antico e in parte distrutto e logorato, ma Yvonne lo trovava bellissimo.
 
Si sedette al centro vicino alla fontana, poggiando la schiena contro una delle colonne. Non aveva portato libri o altro da fare e in parte se ne rammaricò, dato che avrebbe potuto usare quel tempo per studiare, ma in fondo non ne aveva bisogno. Le sarebbe bastato stare vicina a Hermione nella prossima lezione, subito dopo il pranzo.
 
C’era un gradevole venticello nonostante il tempo soleggiato, e Yvonne passò diversi minuti a goderselo.
 
Finalmente.. sola.
Finalmente posso tirare un sospiro e riflettere.
 
Era da davvero troppo tempo che non stava per conto suo, e ne aveva decisamente bisogno. Non era mai riuscita a capire come alcune persone sentissero sempre il bisogno di stare in compagnia, come se temessero la solitudine. Lei amava la solitudine. Stare sola con in suoi pensieri.
 
Solo le persone che hanno la coscienza sporca o che non riescono a convivere con loro stesse temono la solitudine, perché stando da soli non si può fare altro che riflettere sulle nostre azioni e pensieri. Chi non riesce a stare da solo, non riuscirà mai a stare nemmeno con gli altri, per quanto ci provi. Bisogna prima essere in pace con sé stessi, per esserlo anche con gli altri.
 
Gli era stata detta questa frase tanto tempo prima ma diamine, non riusciva a ricordare da chi. Un parente? Un amico? Oppure era un personaggio di finzione? Era passato tanto tempo da quando l’aveva sentita per la prima volta, eppure rimaneva inchiodata nella sua testa, per qualche ragione.
 
Tic Tac. Tic Tac.
 
L’orologio iniziò a suonare, e Yvonne sussultò. Poi sentì il rumore di zoccoli contro la terra, molto in lontananza, alle sue spalle. Si voltò e vide qualcosa, subito dopo il lungo ponte coperto che portava agli esterni di Hogwarts.
 
Un asino.
 
Senza neanche rifletterci, Yvonne si alzò e iniziò a camminare a passo svelto verso l’animale, motivata dalla possibilità che forse avrebbe ricevuto le risposte che stava cercando, o almeno qualcuna.
 
Man mano che si avvicinava, l’asino si faceva sempre più visibile, sempre più chiaro, fino a quando non fu a qualche metro da lei. Era color grigio chiaro, più chiaro di quanto si aspettasse fosse un asino, ma aveva subito dopo il collo una sorta di linea nera appuntita che si allungava verso il basso fino a raggiungere l’inizio delle zampe anteriori. Yvonne allungò la mano come per toccarlo, ma..
 
L’animale svanì improvvisamente.
Le sembrò di perdere l’equilibrio o inciampare, e con una mano tentò di appoggiarsi al ponte. Lo superò una volta riacquistato l’equilibrio, e..
 
SBAM!
 
Andò a sbattere contro qualcuno, qualcuno che doveva essere un altro studente a giudicare dalla grandezza della sagoma, ma non seppe dire chi. L’impatto le fece cadere gli occhiali, e Yvonne tornò a vedere sfuocato. Quando gli occhiali caddero, non sentì quasi alcun rumore, indicando che erano finiti nell’erba del prato di Hogwarts. Yvonne rimase immobile senza muoversi, per paura di calpestarli e romperli.
 
“Mi.. mi dispiace tanto..”
 
Yvonne riconobbe istantaneamente la voce, e d’un tratto gli occhiali non erano poi così importanti. Voleva solo urlare. O correre via. O entrambe le cose.
 
“Scusami io.. mi dispiace tanto..”
 
Yvonne era tesa come una corda, ma sentì i suoi occhi addolcirsi ai goffi tentativi di Neville di scusarsi.
 
Vide la sagoma che si chinò, e poi si avvicinò. Lei voleva solo allontanarsi, ma la paura la tenne rigida come una statua. Quando Neville le rimise gli occhiali, la vista tornò del tutto indicando che non si erano rotti, probabilmente nemmeno sporcati, ma la paura rimase lì, a legarla al suolo come per l’eternità.
 
Era tale che le ci volle un po’ per capire che Neville stava aspettando una risposta da lei, qualsiasi risposta. Appariva incerto e spaventato come per paura che lei si sarebbe arrabbiata, e Yvonne avrebbe trovato quella reazione adorabile, se non fosse stata tanto terrorizzata.
 
Deglutì nervosamente ed inspirò.
 
“E’.. è colpa mia. Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Ti ho fatto male?” Iniziò a balbettare nervosamente lei, come se avesse arrecato a Neville un affronto imperdonabile.
 
“No, sto bene.” Mormorò Neville, apparendo per un attimo confuso da quella domanda e tutta quella preoccupazione “.. e tu? Stai bene? E’ stata colpa mia, io non volevo..”
 
“Lo so.” Rispose di getto Yvonne.
 
Neville parve titubante per qualche secondo, come se stesse pensando se dire o no a Yvonne una certa cosa, sembrò decidersi, ma proprio mentre stava per farlo, la bocca di Yvonne si mosse più velocemente della sua.
 
“Devo andare.”
 
Neville parve dispiaciuto, e Yvonne vide che la sua mano, che a quanto pare aveva avvicinato, si era ritirata bruscamente.
 
Voleva presentarsi.
Stava per presentarsi.
Ecco cosa voleva fare.

Il suo sguardo triste era troppo per Yvonne, così, con una forza che non sapeva di avere e che fu una vera manna dal cielo, voltò le spalle e tornò indietro, camminando lentamente verso il cortile della Torre dell’Orologio, e allontanandosi da Neville il più possibile.
 
 

 




 
  
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