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Autore: Scribbling_aloud    25/09/2022    0 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 22 – E’ colpa mia se è morta
 
La mattina dopo si svegliarono presto. La strada era completamente vuota, e la solita aria di desolazione post Capodanno li circondava. Probabilmente Harry e Ginny erano gli unici svegli in tutto il quartiere, se non in tutta la città. Questo diede a Harry un senso di pace. Stavano facendo colazione in silenzio guardando fuori dalla finestra. Tracce della celebrazione della notte precedente erano sparpagliate per la strada; bottiglie vuote e rifiuti di ogni tipo giacevano abbandonati dappertutto.
Per un momento, Harry cercò di immaginarsi come avrebbe potuto essere nel caso non fosse successo nulla a Lily.
Probabilmente sarebbero andati tutti insieme a vedere i fuochi d’artificio dei babbani alla House of Parliament. Probabilmente Lily si sarebbe addormentata tra le sue braccia, stanca, nel ritorno a casa. E riusciva ad immaginarselo così vividamente che poté quasi sentirne il peso tra le braccia, poté quasi sentirla respirare… e il dolore crebbe così intenso…
Devo smetterla di torturarmi!
Fermò immediatamente questo filo di pensieri, lo portava direttamente in quella voragine di dolore che voleva evitare. Non lo aiutava. Era passato, non poteva succedere più. Non era saggio il “e se…”.
Doveva concentrarsi sul presente. Il giorno dopo Albus e James avrebbero preso il treno per Hogwarts, ed era l’ultima opportunità di parlargli prima che partissero per molti mesi.
Era preoccupato su come li avrebbe trovati nei suoi confronti, ma non poteva lasciare questa distanza che li separava dilatarsi ulteriormente. Doveva cercare di ridurla prima che partissero, se no, sicuramente, sarebbe destinata a diventare molto più difficile da risolvere.
‘Vado ai Burrow’ annunciò a Ginny quando la colazione fu terminata.
‘Vuoi che venga anche io?’ domandò lei mentre sparecchiava.
Lui scosse la testa ‘No, ci vado solo. Li porterò qui. Sarà più facile domani per andare a St. Pancras’
Lei annuì e andando verso il lavandino aggiunse in un tono sommesso ‘Rimetto in casa tutte le foto di Lily. Voglio che tu sia preparato. Non voglio che pensino che la stiamo cancellando dalle nostre vite. Possiamo toglierle di nuovo se vuoi dopo che se ne sono andati.’
Lui si rese conto in quel momento che tutte le foto di Lily erano sparite. Ginny le aveva rimosse per non tormentarlo mentre stava soffrendo così violentemente.
Era stata saggia a farlo e non le rivoleva in casa. Era più facile in quel modo.
‘Non è che sto cercando…’ si fermò ingoiando il nodo in gola che gli impediva di parlare ‘Non voglio cancellare…’ balbettò incerto su come continuare ‘E’ solo…’ provò di nuovo senza successo a completare la frase, aveva difficoltà ad esprimere quello che gli passava per la testa, difficoltà nel spiegare che non voleva dimenticarla. Ma era così difficile cercare di mantenere un equilibrio, cercare di continuare a vivere, quando l’aveva sotto i suoi occhi che si muoveva sorridente come se fosse lì, di fronte a lui, ma non lo era. Tutte le volte che qualcosa che gli ricordava di Lily si trovava sulla sua strada, sentiva un’ondata di devastazione che lo minacciava di ammattimento. Non era ancora riuscito ad entrare nella sua camera per paura di essere travolto. L’unico modo di poter sopportare il tutto era non pensare a lei.
Ginny lasciò tutto nel lavandino ed andò ad abbracciarlo ‘Lo so…’ disse ‘Non hai bisogno di spiegarti. Le terremo via finché non ci sentiremo un po’ meglio’
‘E quando sarà?’ lui rispose abbattuto.
‘Non lo so, ma succederà prima o poi. Un giorno ci sveglieremo e ci sentiremo di nuovo bene. Te lo prometto.’
Mandarono comunicazione a Molly e Arthur delle sue intenzioni e nel primo pomeriggio fu pronto ad andare.
Quando arrivò loro lo stavano aspettando in cucina. Molly sorrise e lo abbracciò. Poté scorgere i suoi occhi umidi ma non menzionò né Lily, né Ron. Arthur gli diede una pacca sulla spalla ‘Albus e James sono in giardino, ti stanno aspettando.’ Disse con un mezzo sorriso triste.
La neve stava ancora coprendo tutto. Da lontano era visibile il piccolo paese con il cimitero dove Lily era seppellita. Non aveva desiderio di visitarlo. Quel posto non significava nulla per lui.
Non fu difficile trovare i ragazzi. Chiare impronte nella neve gli svelarono la strada. Erano seduti su una panchina in silenzio. Quando lo scorsero non parlarono, lo guardarono soltanto con i loro occhi tondi spalancati.
‘Posso sedermi?’ chiese una volta che gli fu di fronte. E loro, la loro attenzione diretta solamente al vuoto davanti a loro con un’espressione indecifrabile, si allontanarono l’uno dall’altro per fargli spazio nel mezzo.
Lui sospirò a quella reazione così vacua e seppe che lo aspettava una dura prova. Aveva avuto tempo di pensare a cosa dirgli, ma niente sembrava giusto e per questa ragione non era preparato.
‘Mi dispiace ragazzi’ cominciò col dire ‘Mi dispiace che abbiate assistito a quello a cui avete assistito’
Non ci fu reazione a queste parole; loro continuarono a guardare dritto di fronte a loro, ma perlomeno ne aveva catturato l’attenzione. Incoraggiato proseguì ‘Non ci sono scuse per il mio comportamento. So che ne siete stati spaventati e giustamente. Stavo soffrendo molto. E non era la prima volta per me. Mi è capitato più di una volta di provare dolore per la morte di persone a me vicine e probabilmente questa era una volta di troppo.’ Albus, a quel punto, sollevò gli occhi su di lui ‘Come Cedric.’ affermò. Lui, grato di quello scambio, annuì ‘Esattamente. Sfortunatamente ce ne sono stati altri. Come il mago da cui hai preso il nome.’
‘Sappiamo di Dumbledore e del tuo padrino e del padre di Ted…’
Harry lo guardò interrogativamente in quanto di certo non era da lui che lo avevano appreso. Albus, scorgendolo, continuò ‘La nonna e il nonno ce l’hanno detto. Ci hanno spiegato perché eri così arrabbiato.’
Harry gli accarezzò i capelli ‘Mi spiace non avervi mai detto niente di tutto ciò. Siete così giovani. Non mi sembrava giusto condividere tutte queste storie tristi su di me. Avevo torto.’
Albus scrollò appena le spalle ‘Non importa papà, non è come se non lo sapessimo. L’abbiamo sempre saputo. Abbiamo chiesto alla mamma e allo zio e tutti a scuola sanno di te.’
A quelle parole Harry si rese conto di quanto stupido era stato. Come poteva anche solo aver pensato che non lo scoprissero solo perché aveva deciso di non dirglielo?
‘Avrei dovuto farlo io’ continuò ‘Quello che è successo a tua sorella ha portato tutto in superficie immagino. Avevo molta rabbia dentro che non riuscivo a contenere.’ Sentì nuovamente un malessere pensando a cosa la sua famiglia aveva dovuto sopportare in questa occasione e quel senso di colpa diede un tono ancora più sincero alle sue scuse ‘Mi spiace molto ragazzi che abbiate assistito a quello a cui avete assistito’ ripeté.
‘Non importa papà’ Albus disse concentrando la sua attenzione su un sasso che aveva raccolto dal terreno ‘Anche noi ci sentiamo piuttosto giù’
James che fino a quel momento non aveva parlato mormorò cupo ‘Mi spiace papà. Sappiamo che era la tua preferita.’
Harry sentì una fitta a quell’affermazione ‘Perché dici questo? Non è vero’
‘Sì, lo è. Era palese. Come giocavi con lei e parlavi con lei…’ Non lo stava dicendo con risentimento ma solo con molta tristezza nella voce.
‘No James, ascoltami’ gli disse prendendolo per le spalle ‘Era sicuramente la mia figlia preferita, ma ho anche due figli preferiti a cui voglio molto bene. Non siete assolutamente ad un livello inferiore nei miei affetti di quello che Lily era ed ancora è.’
James, però, non ricambiò lo sguardo e si scrollò di dosso le mani di lui. I suoi occhi si stavano velocemente riempiendo di lacrime, e la sua espressione aveva acquistato una durezza che prima non c’era ‘E’ colpa mia se è morta’ sussurrò passando velocemente un braccio sugli occhi per asciugare quelle lacrime che si vergognava di mostrare a Harry.
Lui fu molto sorpreso di sentire queste parole che non potevano corrispondere in nessun modo alla realtà ‘Perché? Come può essere colpa tua?’
‘Gli ho detto che non è vero ma non mi ascolta’ La voce di Albus provenne dalla destra di Harry.
‘Stai zitto tu!’ James scattò ‘E’ colpa mia!’ e rivolgendosi a Harry ‘Tu non volevi andare e io ho discusso, ne ho fatto un dramma e allora mamma è venuta e ha detto che saremmo andati. Se non l’avessi fatto non saremmo andati e lei sarebbe ancora qui.’ Il suo viso si era trasformato in una smorfia di dolore mentre parlava, la sua faccia congestionata nel tentativo di non lasciar cadere quelle lacrime che gli velavano gli occhi.
Harry esalò un grosso sospiro ‘James, non è colpa tua, né di nessuno. Io e la mamma eravamo già indecisi sul da farsi, e non è stato perché hai fatto storie che abbiamo deciso di andare ma perché volevamo che vi divertiste. Sapevamo quanto tutti volevate andare. Non c’entra niente col fatto che hai discusso. Mi puoi credere.’
Mise un braccio attorno alle sue spalle, che questa volta fu accettato, e uno attorno a Albus.
James annuì scosso da singhiozzi repressi. Harry tenne i suoi ragazzi vicino fino a che i singhiozzi di James non si placarono e si rilassò di fianco a lui.
‘Ci porti al cimitero ora? La nonna ci sta portando ogni giorno ma oggi non ci siamo ancora andati.’ Albus chiese la sua attenzione ancora fisso sul sassolino nella sua mano che faceva rotolare sul palmo.
‘Se volete ci possiamo andare ma non vi dovete sentire obbligati. Non cambia niente.’ Harry non aveva nessun desiderio di visitare la tomba, voleva evitare il posto ma se James e Albus avessero voluto recarcisi li avrebbe accompagnati nonostante ciò.
Albus esitò, alzando i suoi occhi verdi sui Burrow lasciando cadere il sassolino nella neve sotto di lui ‘Allora no… Preferisco non andarci…’ sussurrò e poi dopo qualche secondo parlò di nuovo ‘E lo zio Ron?’ chiese.
‘Lo zio Ron cosa?’
Lui esitò ‘Sai… L’hai picchiato… e ho sentito dalla nonna mentre parlava col nonno che è a Azkaban’ i suoi occhi crescendo per la paura ‘I dissennatori potrebbero baciarlo’
Harry non voleva antagonizzare i suoi figli contro Ron nonostante l’accaduto. Si rendeva conto che i suoi problemi con lui non dovevano influenzarli, specialmente considerando quanto Albus era vicino a Rose.
‘Sta bene’ disse allora ‘e ti ho già spiegato che i dissennatori non fanno più la guardia lì da un sacco di tempo. Uscirà domani perché non era colpa sua. E’ stato un incidente ma non abbiamo veramente fatto pace quindi non penso che ci vedremo per un po’ di tempo. Potete andare da lui però. Se lo volete.’
Non riposero, persi nelle loro riflessioni. Harry non sapeva quanto avessero indovinato del suo risentimento verso Ron ma non fecero domande.
‘Dobbiamo andare ora. Vostra madre vuole passare un po’ di tempo con voi prima che partiate’.
 
   
 
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