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Autore: Zikiki98    25/09/2022    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI


28. Stories From The Past
 
Sgranai gli occhi per poi stropicciarmeli con le mani, non riuscendo a credere chi avevo davanti -Emmett? Cosa ci fai qui? -.
La mia voce era roca, sia per essermi appena svegliata, sia per non aver parlato molto in quei cinque giorni. Sentivo tutta la bocca impastata, ma feci uno sforzo. Il fisico di Emmett sembrava ancora più massiccio visto così da vicino, nonostante si fosse accovacciato al mio fianco. La sua enorme mano, aperta, riempiva quasi lo spazio del mio intero avambraccio. I suoi occhi dorati mi scrutavano con attenzione, e lo stesso facevo io.
- Ti abbiamo cercata ovunque - disse burbero, facendo un piccolo sorriso per alleggerire il tono che aveva usato - Sei ferita? -.
Non riuscivo a capirlo, nonostante parlassimo la stessa lingua. Ero ancora sconvolta per averlo trovato al mio risveglio, ma soprattutto in imbarazzo per come ci eravamo lasciati la volta precedente. Nonostante fossi giunta ad avere delle conferme dalla mia “famiglia”, non ero intenzionata a dirgli che gli credevo. La situazione era già abbastanza complicata anche senza creare ulteriori attriti, a maggior ragione se causati da me.
Ad ogni modo, sicuramente, sul mio volto pallido aleggiava un’aria stupita. Era l'ultima persona che mi sarei aspettata di trovare al mio risveglio, anche perché onestamente, non mi aspettavo nessuno se non il Conclave.
- C-Come hai fatto a t-trovarmi? - balbettai, sedendomi e guardandomi intorno circospetta.
Il suo sorriso si allargò, ma i suoi occhi sembravano preoccupati. Era successo qualcosa?
- Super olfatto - mi ricordò, toccandosi la punta del naso - Ci siamo divisi e ti abbiamo cercata, provando a captare la tua scia. All'inizio abbiamo scoperto solo tracce vecchie, ma alla fine ti ho trovata -.
- E perché mi stavate cercando? – domandai allarmata, anche se non ero sicura di voler conoscere la risposta.
Se mi stavano cercando tutti, non era sicuramente un caso, ed era davvero improbabile che Carlisle mi avesse tradito rivelando le mie intenzioni alla sua famiglia. Aveva detto che non l'avrebbe fatto e gli credevo, non sapevo perché, ma lo facevo. Mi fidavo di lui. Se mi cercavano con tutta questa urgenza doveva essere successo qualcosa di grave.
In quell'istante gli squillò il telefono. Si alzò in piedi mostrandomi una mano, come per scusarsi. Anche io allora feci lo stesso: mi tirai su lentamente, sgranchendomi le gambe e pulendomi i vestiti dalla terra e dalle foglie secche.
- Pronto, Alice? Sì, l'ho trovata... No, non gliel'ho ancora detto, stavo per farlo. Okay, Riesci a vedere dove mi trovo? Perfetto, dillo agli altri e raggiungeteci. A tra poco -.
Quando finì di parlare, lo guardai attendendo una spiegazione. Volevo sapere che cosa stava succedendo prima che arrivassero gli altri, in modo tale da riuscire a regolare al meglio le emozioni. In particolar modo, volevo essere messa al corrente prima che arrivasse Edward. Ero parecchio agitata all’idea di vederlo dopo ciò che avevo detto. Sapevo che avrei avuto delle serie difficoltà a reggere il suo sguardo, proprio come stavo facendo con Emmett. Ma in un certo senso, egoisticamente parlando, ero felice di rivederlo. Lo consideravo una specie di ultimo desiderio prima di morire.
- Che succede? - chiesi, con il cuore a mille per l'emozione.
Gli occhi dorati di Emmett si spostarono dallo schermo del suo telefono, sul mio viso.
Erano attenti e circospetti - Edward è sparito -.
Il mio cuore sembrò smettere di battere per qualche secondo. Edward... Edward era sparito? Era fuggito per colpa mia? Per le cose che gli avevo detto? Quando quel giorno l’avevo visto fuggire via da casa sua per causa mia, non avrei mai immaginato che non ci avrebbe rimesso più piede. Ero convinta che appena me ne fossi andata, lui sarebbe tornato. Un ormai conosciuto groppo in gola mi impedì di dire qualsiasi cosa. Sicuramente Emmett e il resto della famiglia erano venuti a cercarmi per farmela pagare, un altro conto in sospeso da risolvere. Prima il Conclave e ora i Cullen. A quel punto, sarebbe stato meglio costituirmi dal primo momento.
- Alice ha avuto una visione qualche giorno fa - iniziò a spiegare velocemente - Sai, lei vede il futuro, di azioni o fatti che si devono ancora compiere - fece una pausa - E ha visto Edward, mentre veniva rapito, nella sua radura, da uomini in tenuta scura, armati e con dei simboli disegnati sulla pelle - mormorò, lanciandomi uno sguardo di intesa.
Degli Shadowhunters, probabilmente il Conclave. Dovevamo salvarlo, non potevamo permettere che gli accadesse qualcosa! Emmett aveva detto che le visioni di Alice accadevano prima che i fatti riuscissero a compiersi, avevamo ancora qualche ora magari...
- E perché perdete tempo cercando me?! Per l'Angelo, andate a salvare lui! - esclamai, alzando il braccio destro simbolicamente, per invitarlo ad andarsene.
- Ci abbiamo già provato! - alzò la voce, sovrastandomi - Non abbiamo fatto in tempo a salvarlo! Quando siamo arrivati alla radura, non c'era già più nessuno! -.
- Dovevate seguire le loro tracce! -.
- L'avremmo fatto, se solo ce ne fossero state! - rispose a tono, per poi calmarsi - Le scie di quei uomini si trovavano soltanto alla radura, non portavano da nessuna parte. Seguire quella di Edward non sarebbe servito a nulla, perché era quella che ci avrebbe ricondotto a casa nostra. È stato trasportato con loro... -.
- Tramite un portale... - conclusi io per lui.
- È quello che penso anche io -.
Restammo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Dovevo ancora realizzare di essermi trovata Emmett, il mio presunto padre, al mio risveglio, quando ormai mi ero rassegnata all’idea di vivere una vita totalmente in esilio e in solitudine. Rivederlo dopo l’ultima conversazione che avevamo avuto, mi metteva parecchio in difficoltà, soprattutto perché avevo avuto la conferma che quello che mi aveva rivelato era vero. Eppure non me la sentivo di dirglielo, o perlomeno, non in quel momento. Dovevo scervellarmi, dovevo trovare il modo di salvare Edward.
Ma come aveva fatto il Conclave a trovarlo? Io non avevo fatto alcun nome alla mia famiglia. L'unico che sapeva, oltre a me ovviamente, era... era Stephan. Lui non avrebbe mai potuto farmi una cosa del genere, giusto? Non avrebbe mai messo in pericolo la vita di una persona, a cui tenevo davvero molto. Con quale scopo? No, era impossibile. Non l'avrebbe mai fatto. Era leale, non mi avrebbe mai tradita così, nonostante nelle ultime settimane tra noi non fosse corso buon sangue, lo consideravo comunque come un fratello e ci teneva a me.  Non avrebbe mai mandato a monte un rapporto che perdurava da così tanti anni, c’era troppo affetto e rispetto fra di noi. Conclusi quindi che Ste non avrebbe mai commesso un errore del genere.
- È tutta colpa mia - sussurrai senza pensare, abbassando lo sguardo sui miei stivali.
Sentii Emmett sospirare, appoggiandomi la sua enorme mano sulla spalla, come per confortarmi - No, non è vero -.
- Sì, invece! Se non mi fossi lasciata prendere dal panico dopo la nostra… “conversazione” – ammisi arrossendo e spostando lo sguardo lontano dalla sua immagine – Non gli avrei mai mentito, non lo avrei mai fatto scappare e a quest’ora non sarebbe in pericolo! -.
Sentivo di avere il destino contro. Io andavo a duecento kilometri all’ora in una direzione, mentre il resto del mondo andava alla stessa velocità ma in direzione opposta, cercando di trascinarmi con sé. Io tenevo tantissimo a lui, non potevo dire di amarlo, perché era davvero una parola da significato enorme per me, ma sicuramente ne ero innamorata. Volevo soltanto proteggerlo, proteggerlo dal male che avrebbe potuto infliggergli la mia razza, ma alla fine, il Conclave era riuscito a trovarlo comunque. Non appena avessi scoperto chi e come aveva fatto a dare informazioni al Consiglio, gli avrei fatto passare decisamente una brutta giornata. Era una promessa.
- È colpa mia – disse Emmett, mentre si infilava le mani nelle tasche.
Scossi la testa violentemente – Sono io che l’ho fatto soffrire -.
- Avrei dovuto capire che non era il momento adatto per affrontare un argomento del genere con te – si colpevolizzò amaramente – Eri appena sopravvissuta ad un brutto combattimento, eri sconvolta e in più esaurita di tutte le tue energie dopo averci rivelato la verità sulla tua natura – sospirò, passandosi le mani sul viso come per svegliarsi da un brutto sogno – Se qualcuno ha delle colpe, quello sono io. Avrei dovuto assicurarmi che fossi davvero tu, prima di mandarti in crisi con le mie false credenze. Mi dispiace, tu stavi soltanto provando a proteggerlo -.
Mi sentii mancare il respiro e il mio battito accelerò all’istante. Una forte stretta allo stomaco mi rese difficile dargli una risposta sensata, ma la verità era che non sapevo cosa dire. Cosa potevo dirgli alla fine? Non gli stavo mentendo, ma allo stesso tempo stavo omettendo che quello che mi aveva confessato era effettivamente la verità. Non riuscivo a non sentirmi in colpa a riguardo, ma allo stesso tempo non riuscivo a dirglielo. Una parte di me era come se fosse ancora bloccata nel dubbio, nell’incredulità che il ragazzo, il vampiro, in piedi davanti a me, fosse mio padre.
Non sapendo cosa dire, aspettai qualche minuto prima di rispondere - Te l'ha detto Carlisle? -.
Rise nervosamente, ma senza alcuna traccia di divertimento - Di certo non serve Carlisle per notare una cosa così palese. Penso che lo abbiano capito tutti ormai. Quando hai parlato con Carlisle, nel suo studio, non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare. Non l'abbiamo fatto apposta, ma il nostro udito non ci lascia altra scelta... -.
- Non dare la colpa alle vostre capacità, eravate semplicemente curiosi -.
- Okay, è anche questo è vero – ridacchiò, stavolta più sinceramente.
Era sicuramente preoccupato per suo fratello, eppure aveva un controllo incredibile nel non palesarlo così apertamente. Come faceva, in una situazione del genere, a riuscire ad essere così concentrato e razionale?
- Allora perché Edward non l'ha notato? – domandai a voce tremolante, quasi con rammarico.
Capì subito a cosa mi riferivo - Perché Edward è uno sciocco, insicuro ed è convinto di essere sbagliato per te, si sente inferiore. Per questo non ha fatto molta resistenza. Lo conosci quel detto, no? Se tieni ad una persona, lasciala andare, e se anche lei tiene davvero a te, tornerà -.
- Io... Io tengo davvero a lui -.
Restammo per qualche altro secondo in silenzio, senza sapere cosa aggiungere, finché non sentimmo dei rumori provenire alle spalle di Emmett. Immediatamente, dalla boscaglia, comparirono i Cullen al completo... al completo, senza Edward. Mi stavano fissando tutti perciò, appena Emmett si voltò verso la sua famiglia, istintivamente, mi spostai leggermente dietro di lui. I loro sguardi erano indecifrabili e mi mettevano in soggezione. Fu Esme a parlare per prima.
- Se davvero tieni così tanto a mio figlio, ti prego - mi supplicò dolcemente, unendo le mani davanti a sé - Ti prego, aiutaci a trovarlo, a salvarlo. Portaci a Idris -.
Era sicuro come la morte che i Cacciatori che l'avevano catturato l'avessero portato lì. L'avrebbero tenuto in prigione, torturato e, se alla fine non fossero stati soddisfatti, l'avrebbero ucciso. Rabbrividii al solo pensiero.
- Vi aiuterò - proclamai e, per un attimo, vidi il sollievo sul volto di tutta la famiglia - Ma non posso portarvi ad Idris -.
Rosalie iniziò ad urlarmi contro - Non me ne importa nulla se non ci puoi portare a Idris, lo farai! Sei forse stupida?! Hai messo nei guai mio fratello e il minimo che tu... -.
- Rose, Amore, basta - la interruppe Emmett.
- Rosalie, calmati - la ammonì Carlisle - Lasciala spiegare -.
Presi un respiro profondo, guardandoli uno per uno - Quello che intendevo dire, è che non posso portarvi a Idris perché non ho il potere di creare un portale. Ci serve uno stregone, e si dà al caso, che io non ne conosca neanche uno qui - poi mi rivolsi a Emmett - Per caso, nella tua vita da Cacciatore, ricordi di averne conosciuto qualcuno? O magari, ricordi i posti che frequentano... -.
Scosse la testa - No, non mi ricordo. Non sono mai uscito da Idris, se non per fare gli sporchi comodi del Conclave al posto loro e, ad ogni modo, non ci spingevano mai oltre le foreste limitrofe dei nostri confini. L’unico stregone che conosco si trova a Idris, l’unico Nascosto a cui è concesso usare la magia e vivere ad Alicante -.
Annuii comprensiva. Avevamo bisogno di uno stregone e nessuno sapeva dove trovarlo. Non avevamo mezzi per raggiungere Alicante e questo aveva messo in ansia tutti quanti. Bisognava trovare un altro metodo, una soluzione, e in fretta. Forse, se avessimo cercato con attenzione, potevamo trovarne uno qui a Forks: spesso, come copertura, fingevano di essere dei falsi chiromanti, in modo che la gente che venisse a fargli visita non fosse molta e si potessero divertire con i pochi creduloni che bussavano alle loro porte. Ma io non sapevo come muovermi a Forks, avevo bisogno del loro aiuto.
- Jazz, tu non conosci una stregona? - chiese Alice, voltandosi di scatto verso di lui.
Annuì in risposta - Sì, ci stavo pensando anche io... Ma appartiene alla mia vecchia vita, non mi sembra il caso di metterla in mezzo... -.
- Non importa - dissi io - L'importante è trovare Edward -.
- Ha ragione - concordò Carlisle - Sai dove potrebbe essere, Jasper? -.
- Se non si è spostata, presumo che si trovi ancora a Houston, in Texas -.
- Allora che stiamo aspettando? - ci incitò Emmett - Muoviamoci! - .
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Dopo aver percorso tutto il tragitto verso casa Cullen sulle spalle di Alice, che si era gentilmente offerta di trasportarmi per velocizzare i tempi, iniziammo ad ipotizzare un piano di salvataggio per Edward. Jasper sembrava essere quello con le idee più chiare tra tutti noi, forse perché sapeva già che cosa aspettarsi dalla sua amica stregona, ma qualcosa mi diceva che nemmeno lui era entusiasta alla possibilità di rivederla. In ogni caso, non potevamo perdere altro tempo: avevamo la possibilità che questa stregona si trovasse ancora nello stesso posto dove in precedenza Jasper viveva, non potevamo lasciarci scappare questa opportunità. Non sapevo su quali basi lui affermasse questo, considerando che Alice mi rivelò di non poter prevedere le intenzioni dei Figli di Lilith e che, quindi, non poteva proiettare un eventuale incontro futuro con lei, stesso discorso per quanto riguardava i Licantropi. Ma che altro avremmo potuto fare? Quale altra scelta avevamo? Se avessimo optato per cercare un altro stregone nelle vicinanze, senza avere la certezza della sua effettiva presenza, avremmo potuto perdere il triplo del tempo, e il tempo doveva giocare a nostro favore in questa partita, perché più passava, più Edward rischiava la vita. Alice camminava avanti e indietro per il salotto con il telefono attaccato all'orecchio per prenotare i primi biglietti aerei disponibili per il Texas, mentre io guardavo fuori dalla finestra, pensierosa. Il resto dei Cullen parlava di non so che cosa, seduti sui divani in pelle che si trovavano al centro esatto della stanza. Non riuscivo ancora a realizzare il fatto che Edward fosse stato rapito. La visione di Alice era arrivata esattamente due giorni dopo l'accaduto che costrinse Edward ad andarsene, pochi minuti prima che si compiesse. Non avevano fatto in tempo a raggiungere la radura che non c'era già più nessuno. L'unica cosa che provava il loro passaggio e che quindi, avevano lasciato alle loro spalle, era la piega che avevano preso l'erba e i fiori, calpestati evidentemente da degli stivali molto pesanti e piegati dai turbini di vento creati dal portale. La veggente era sicura che fossero Shadowhunters, e di certo non dubitavo delle sue capacità. L'unica cosa che mi chiedevo era: perché Edward? Non poteva essere stato un caso, no di certo. Doveva esserci una spiegazione logica dietro a tutto questo. I Cacciatori volevano essere considerati morti. Perché arrivare a tanto? Perché rischiare tanto per un vampiro? Okay, un vampiro che era a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere, ma loro non potevano esserne certi che lui fosse quello “giusto”. E anche se ne fossero stati sicuri, restava comunque un'azione spropositata e sconsiderata. Se i Cullen avessero deciso di chiedere aiuto ai Volturi, avrebbero rischiato di metterseli contro.
- Brutti pensieri? - chiese una voce al mio fianco, facendomi spaventare.
Mi voltai immediatamente. I miei occhi incontrarono quelli scuri di Jasper, che scrutavano il mio viso curiosi, come se mi stessero studiando. La sua postura era rigida, le sue mani erano unite in un groviglio di dita dietro la schiena e il suo viso era inespressivo.
- No - risposi incerta - solo pensieri -.
Dopodiché tornai ad ammirare il paesaggio fuori da quelle ampie finestre, mentre vidi il biondo annuire con la coda dell'occhio. Da quel che avevo capito, non aveva intenzione di tornare a conversare con gli altri per idealizzare al meglio questo piano di salvataggio. In realtà era abbastanza elementare, o almeno, sempre se tutto fosse andato bene: avremmo raggiunto Houston e Jasper ci avrebbe condotto dalla stregona, dopodiché, se avesse accettato di collaborare con noi e trasportarci a Idris, io li avrei condotti fino alle prigioni di Alicante e lì avremmo escogitato qualcosa per liberare Edward. Non era un grande piano, considerando che era anche incompleto, ma era tutto ciò che potevamo fare, per ora. Dopo tutti gli attacchi che avevamo ricevuto, la città era sempre molto protetta, non solo dalle difese che garantivano le Torri Antidemoni, ma c'era sempre qualche pattuglia di Cacciatori che a turni controllavano le strade. Non sarebbe stata una passeggiata, per niente. Non avevamo la sicurezza di farcela, ma la nostra motivazione era molto più grande di qualsiasi rischio che avremmo potuto correre.
- Pensieri fastidiosi? - insistette.
- Forse -.
Non parlò più.
- Come si chiama la tua amica Stregona? – domandai, dopo qualche istante di silenzio.
Scosse la testa - Non è mia amica. Si chiama Rashida, ha origini arabe -.
- E che cosa ci fa in Texas? - .
- È una lunga storia - rispose sbrigativo, come se l'avessi infastidito in qualche modo con le mie domande.
Ma avevo bisogno di distrarmi da ciò che sarebbe potuto succedere ad Edward, perciò continuai.
- Una storia lunga che fa parte della tua vecchia vita? - chiesi senza peli sulla lingua, ricordando la frase che aveva lasciato a metà quella mattina.
Stavolta toccava a me studiare la sua espressione e, a vedere da come i suoi muscoli facciali si tesero, capii di averlo colpito.
- Esatto - disse solo, continuando a guardare fuori dalla finestra, senza più degnarmi di uno sguardo.
- In che cosa consisteva la tua vecchia vita? - domandai, non riuscendo a tenere a freno il mio interesse.
Restò a contemplare il silenzio per molti secondi, come se stesse rielaborando tutti i suoi ricordi. Probabilmente si sentiva costretto a dirmelo, ma avevo dovevo capire perché si comportava in modo così insolito. Oggi aveva esitato: aveva esitato a salvare un fratello, a causa della sua vita passata, nonostante sapesse che non avevamo molte altre opzioni. Sembrava che non fosse sicuro di voler arrivare a tanto per salvarlo, forse perché così rischiava di mettere in pericolo anche il resto della famiglia, soprattutto Alice. Ed Edward era suo fratello, non un vampiro qualsiasi.
- Sono nato nel 1844 - iniziò a raccontare con un tono che non seppi decifrare - E ricordo che non avevo nemmeno compiuto diciassette anni quando mentii sull'età per arruolarmi nell'Esercito Confederato - un piccolo sorriso, che durò neanche mezzo secondo, comparì sulle sue labbra - Feci carriera molto in fretta in quel settore, c'erano uomini arruolati da molto più tempo di me e che erano invidiosi del mio successo, ma non gli diedi mai peso. Alla battaglia di Galveston, dopo aver condotto un gruppo di profughi a Houston, m'imbattei in quattro donne di straordinaria bellezza: Maria, Nettie, Lucy e Rashida. Non ero a conoscenza della loro vera natura, io semplicemente credevo che fossero delle giovani dame bisognose d'aiuto - la stanza era calata in un silenzio assordante, soltanto la voce di Jasper rimbombava contro le pareti del grande salotto - Maria era a capo di quel gruppo e aveva deciso di trasformarmi. Sarei stato ottimo per l'esercito personale che stava creando. Aveva scelto me, per il ruolo da militare che ricoprivo da umano e per la capacità che avevo, e che ho, di attrarre le persone, emotivamente parlando. In poche parole per il mio carisma, che nella mia esistenza da vampiro si è trasformato in un vero e proprio potere, dandomi la possibilità di percepire e manipolare le emozioni altrui, anche se con qualche eccezione - ammise, lanciandomi un'occhiata furtiva - Comunque, ero un guerriero e un leader per natura. Ero un grande punto a favore per Maria e il suo esercito, insieme alla sua amica stregona, Rashida. Rashida ci fu davvero molto d'aiuto all'inizio, non solo in battaglia, ma anche con l'addestramento dei neonati. Con il tempo, io e Maria iniziammo a legare molto e spesso mi trattava come se fossi il pezzo più prezioso della sua collezione, trascurando la Stregona. Rashida ne era invidiosa, forse perché in fondo provava qualcosa per lei, non lo so, ma cercò più volte di togliermi di mezzo, senza mai riuscirci. Ad ogni modo, uno dei miei compiti principali era quello di giustiziare i membri del clan usciti dalla fase neonatale senza sviluppare doti tali da essere utili in guerra. Per darmi una mano, decisi di prendermi carico di un aiutante. Si chiamava Peter e una sera, mentre svolgevamo esattamente quel tipo di attività, mi resi conto del peso emotivo che gravava sulle spalle di quel ragazzo, e che si moltiplicava a causa delle battutine mirate da parte di Rashida, per farlo soffrire - si fermò un attimo, scuotendo la testa - Quando arrivò il turno di Charlotte, una neonata, ad essere giustiziata, Peter ebbe uno scatto d'ira e le ordinò di scappare, seguendola subito dopo. Avrei potuto raggiungerli, ma non lo feci. Rashida cercò di bloccarli con la magia, con l'intenzione di conquistare l'amore di Maria, ma glielo impedii. Con il passare degli anni, le emozioni dei neonati avevano iniziato a devastarmi e questo Maria lo aveva notato. Per lei ero diventato un debole. Ero depresso, sapevo che stava progettando di uccidermi, e io stesso stavo progettando di eliminarla prima che fosse lei a farlo. Ovviamente, Rashida faceva tutto quello che era in suo potere per rendere a suo vantaggio la situazione - sospirò - Ma prima che potessi fare qualsiasi cosa, Peter tornò da me, assicurandomi l'esistenza di altri clan che convivevano civilmente tra di loro. Non immaginavo nemmeno che si potesse vivere in un modo diverso da quello, lo ignoravo completamente. Perciò scappai con lui, ma la depressione non mi abbandonò come avevo sperato - e poi si voltò, incrociando lo sguardo di Alice, che traboccava d'amore - Nel 1948 incontrai Alice. Lei... Lei è stata, ed è, la mia salvezza. Immediatamente venni travolto dalla positività delle sue emozioni e mi raccontò di un clan, i Cullen, che avevano uno stile di vita completamente differente dal nostro, dal mio - si corresse, non staccando i suoi occhi da quelli dell'amata - Non sapevo se crederci, ma non potei fare altro che seguirla. Quando arrivammo, ci accolsero tutti a braccia aperte... Be', sì, più o meno - ridacchiò, facendo comparire un sorrisino nostalgico sulle bocche di tutti - Edward non era tanto entusiasta. Alice si prese la briga di spostare tutte le sue cose dalla sua stanza, in garage. Quando tornò a casa... -.
Venne interrotto dalla piccola ragazza dai capelli corvini - Si ritrovò una bella sorpresa - concluse per lui, alzando le spalle.
- Senza di lei, senza Alice, non so dove sarei ora - mormorò Jasper, con lo sguardo inchiodato sulle sue scarpe firmate.
Alice, con un'espressione intenerita sul volto, gli si avvicinò e lo abbracciò stretto a sé, come per consolarlo. La vidi avvicinare le sue labbra all'orecchio del biondo, mentre si muovevamo quasi impercettibilmente. Gli stava sussurrando parole dolci e rassicuranti, per tranquillizzarlo. Scostai lo sguardo imbarazzata e mi allontanai concedendogli un po' di privacy, avvicinandomi al pianoforte di Edward. Iniziai ad immaginarmelo mentre, seduto sul seggiolino, riempiva la stanza di dolci note che avrebbero emozionato i cuori di tutti. E magari, avrebbe scritto qualcosa che avrebbe dedicato a me e me lo avrebbe suonato finché non mi sarei stancata di ascoltarlo, cosa che non sarebbe mai successa. Poteva accadere, se lui fosse stato qui e non fosse furioso con me.
- È per questo che non sono convinto all'idea di portarvi da Rashida: era infuriata con me perché credeva che io fossi la causa del rifiuto di Maria nei suoi confronti. Da quando l'ha conosciuta è diventata vendicativa, insensibile... oserei dire anche crudele e manipolatrice - confessò ringhiando, scuotendo il capo - Non penso sia cambiata. Potrebbe essere pericoloso, non so come potrebbe reagire alla nostra visita -.
- E ora lo capisco - mormorai, voltandomi verso di lui, - ma Edward ha bisogno del nostro aiuto e se è l'unica possibilità che abbiamo... -.
Non riuscii a terminare la frase, che un groppo in gola mi impedì di continuare. Solo il pensiero che Edward venisse torturato, mi lacerava dentro. Mi sentivo così patetica e, allo stesso tempo, così disperata.
- Forse - iniziò a parlare Rosalie in tono pungente, facendomi voltare verso di lei - se non gli avessi detto tutte quelle cose, niente di tutto questo sarebbe successo! -.
- Rosalie - la rimproverò tranquillo Carlisle - Le intenzioni di Isabella erano buone. Se avesse davvero avuto la possibilità di sapere a che cosa avrebbe condotto la sua decisione, non l'avrebbe fatto -.
- Tu dici?! Carlisle, è una Cacciatrice! Non ci possiamo fidare! - esclamò indignata, alzandosi in piedi per intimidirmi - Chi ti garantisce che non sia tutto un loro diabolico piano per eliminarci tutti?! A quest'ora Edward potrebbe essere già morto! - un gemito di dolore uscì dalle labbra di Esme, ma la bionda non era decisa a fermarsi - Non possiamo sapere le sue vere intenzioni: Jasper non riesce a controllare le sue emozioni, Alice non riesce a vedere il suo futuro, e nemmeno Edward riusciva a leggerle nel pensiero! È come fare un patto con il diavolo! -.
Il fatto che avesse utilizzato il passato per riferirsi ad Edward, mi fece vedere rosso. Edward non era morto, stava rischiando molto, ma non era morto. Non ancora. Ne ero sicura, al cento per cento. Avevo sbagliato, ma non ero una persona cattiva. Se lo fossi stata, non avrei nemmeno accettato di aiutarli, aggravando così la mia colpa e la mia posizione con il Conclave. Avrei fatto del mio meglio, ma loro dovevano provare a fidarsi della mia persona, non della Cacciatrice che ero. E poi non era di certo colpa mia se i loro poteri non funzionavano su di me.
- Stamattina mi hai quasi costretta ad aiutarvi, ed ora cambi idea? - chiesi, cercando di mantenere un tono di voce fermo e sicuro – Noto con piacere che sei molto coerente -.
Sul suo viso nacque un’espressione indignata - Ma come ti permetti, razza di... -.
- Di cosa? Avanti, dillo - la provocai avvicinandomi a lei, minacciosamente.
Non me ne fregava nulla se era di quindici centimetri più alta di me, le avrei dato una lezione che avrebbe ricordato per l’eternità se questo mi avrebbe garantito il suo silenzio. Parlava inutilmente, e solo per dire crudeltà. Sarebbe stato un sollievo per tutti quanti.
Emmett si mise subito tra di noi - Per favore - ci pregò, tenendoci lontane mentre ci incenerivamo con lo sguardo - Abbiamo altro a cui pensare in questo momento. Inoltre, fino a non troppo tempo fa, ti ricordo che anche io ero un Cacciatore -.
Rosalie scosse subito la testa – È diverso, sei uno di noi adesso -.
- Ma ti sei innamorata di me prima che io diventassi un vampiro – sussurrò, guardandola con amore e prendendola fra le braccia – Non è diverso da quello che stanno vivendo Edward e Bella, anzi, forse la loro situazione è anche peggiore della nostra -.
Lo ringrazia mentalmente per aver fatto tranquillizzare la sua metà senza ulteriori sceneggiate e mi allontanai per tornare alla mia postazione precedente, accanto al pianoforte, rasserenando così tutti i vampiri presenti. Carlisle si smaterializzò immediatamente al mio fianco, come per assicurarsi un confronto simile non sarebbe più ricapitato. Non mi sarei mai fatta mettere i piedi in testa da una bionda ossigenata con la testa piena di frivolezze.
- Che cosa ti ha detto l'agenzia? - chiesi ad Alice, tentando di portare la discussione su altri argomenti.
Sorrise gentilmente capendo le mie intenzioni - Ha detto che mi avrebbe richiamata il prima possibile per avvisarmi dei primi voli disponibili -.
E proprio in quell'istante, lo sguardo di Alice si perse nel vuoto e un minuto dopo il suo telefono squillò. 
 
 
 
 
Grazie per aver letto il capitolo :-)
Se vi fa piacere, lasciate una stellina e un commento.
Besos :-*
 
Zikiki98
 
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