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Autore: Davide Albertazzi    27/09/2022    0 recensioni
Jakson è al collasso! Mentre una siccità devastante ne prosiuga il fiume e blocca la diga, due pattuglie spariscono nel nulla durante una spedizione in città. Saranno Ellie e Joel, aggegatisi alla squadra di soccorso, a dover fare luce sul mistero, ma nell'America devastata dall'apocalisse, il confine tra predatore e preda è labile come una nuvola di spore.
Genere: Avventura, Azione, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ellie, Joel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo avanzò correndo lungo la strada buia.
La luce di una flebile mezzaluna rischiarava leggermente la via mentre l’asfalto ed il cemento dei muri emettevano un’aura di bollore, vomitandogli contro il calore assorbito durante la giornata.
Lui correva e ad ogni passo sentiva il dolore della ferita al fianco aumentargli, il sangue inzuppargli sempre di più la maglietta bianca e le gambe farsi sempre meno solide.
Ma non si poteva fermare.
Loro erano dietro di lui.
Sentiva le loro voci, vedeva i riflessi delle loro torce in lontananza e sentiva il loro fiato sul collo.
Ma si doveva fermare.
Svoltò a destra e zoppicando si avvicinò alla porta di un edificio.
Con la mano che gli tremava afferrò la maniglia e la girò.
Era aperta.
Con un gemito spinse l’anta facendola ruotare sui cardini arrugginiti e spezzando le edere che negli ultimi anni le erano cresciute sopra.
Tutta la città stava venendo divorata dalla natura ormai.
Una volta entrato richiuse la porta alle sue spalle e bloccò la maniglia con una sedia.
Con passo malfermo, avanzò nell’appartamento per alcuni metri inspirando l’aria calda e mefitica mescolata alla polvere che si era accumulata sui vecchi mobili negli ultimi decenni.
Emettendo un rantolio si appoggiò con la schiena ad una parete, sollevò la maglietta ed osservò la ferita.
Un foro di ingresso e uno di uscita, poteva andare peggio! Quel che doveva fare era solo fermare l’emorragia, fermare l’emorragia così da sopravvivere abbastanza a lungo da raggiungere Jackson e riferire a tutti gli abitanti della minaccia che incombeva su di loro!
Estrasse dalla tasca un accendino ed un coltello a serramanico.
Con le mani che gli tremavano aprì la lama e la arroventò poi con un gesto rapido se la premette su entrambi i fori producendo uno sfrigolio sinistro accompagnato da odore di carne bruciata.
Le lacrime gli colarono sulla corta barba spettinata mentre, stringendo i denti fino a farli scricchiolare, conteneva le urla di dolore che gli risalivano lungo la gola.
Sentiva i suoi inseguitori sempre più vicini, non poteva fermarsi né farsi sentire.
Abbassò la maglietta zuppa ed avanzò nella stanza successiva dirigendosi verso una larga finestra nel fondo di quella che un tempo doveva essere stata la sala da pranzo.
Click-click-click
Il suono flebile raggiunse il suo orecchio destro gelandogli il sangue nelle vene.
Stringendo il coltello tra le dita si voltò e lo vide.
Illuminato dalla flebile luce lunare che filtrava dai vetri lerci un cliker di stadio avanzato, con le escrescenze di Cordyceps che ormai gli avevano spaccato la fronte accecandolo e aprendosi sul volto come un sinistro fiore fungino si muoveva a tentoni, guidato dai sottili ultrasuoni emessi dalla sua gola.
L’uomo si immobilizzò, trattenendo quasi il respiro nel tentativo di non produrre il più flebile dei rumori.
Centimetro dopo centimetro, con il sudore che la colava lungo il corpo scosso dai brividi nonostante il calore, si avvicinò alla finestra.
L’aveva quasi raggiunta quando un’asse del pavimento si incrinò sotto la sua scarpa producendo un leggerissimo scricchiolio.
L’infetto emettendo un verso gracchiante si voltò di scatto e prese ad avanzare verso la fonte del rumore facendo scattare le mascelle.
L’uomo trattenne il respiro e sollevò il coltello con la mano tremante... si sentiva debole.
D’improvviso la sedia si ruppe e la porta si spaccò in due colpita con violenza da uno stivale mentre le luci e le voci degli inseguitori irrompevano violente nell’edificio.
Come li sentì, il clicker girò di scatto poi, furente, con le mascelle spalancate ed emettendo un’orribile serie di schiocchi lacerati si scagliò contro di loro.
L’uomo fulmineo afferrò una sedia, la usò per frantumare il vetro della finestra davanti a sé poi, tagliandosi le mani con le schegge affilate, scavalcò il davanzale.
Appena toccò terra si ritrovò a ruzzolare lungo una discesa ghiaiosa mentre alle sue spalle poteva udire le urla dei suoi inseguitori mescolati agli spari e ai versi dell’infetto.
Quado finalmente raggiunse il fondo della scarpata si alzò in piedi tremante e si guardò attorno scrollandosi di dosso la polvere.
Una luce di gioia gli attraversò il cuore.
La caduta lo aveva portato nel bel mezzo del fiume secco! Una decina di metri di corsa allo scoperto poi sarebbe stato in salvo nel fitto canneto lungo la riva opposta.
Con un rantolio scattò in avanti in un’ultima e disperata corsa, facendo schizzare in aria quel piccolissimo strato di acqua stagnante che ancora copriva il fono del rivo.
Mancavano pochi metri quado la luce di varie torce esplose intorno a lui illuminandogli la schiena.
Un istante dopo gli spari rimbombano nella notte accompagnati da uno sciame di proiettili.
Svelto, gemendo per lo sforzo ed il dolore l’uomo scartò di lato iniziando una disperata corsa a zig-zag.
Ormai era praticamente arrivato, sentiva l’odore delle canne appassite entrargli nelle narici, l’odore della salvezza, quando un colpo più forte e distinto, di calibro più pesante, risuonò nelle tenebre.
L’uomo riuscì a fare ancora un passo, poi attraversato da parte a parte dal proiettile del tiratore precipitò nel canneto.
Morto.
 
 
 
Il sole splendeva nel cielo azzurro gettando i suoi raggi arroventati sul mondo sottostante.
Stretta tra gli alti picchi delle montagne innevate la valle si estendeva in ogni direzione con una placida tranquillità, così placida da ricordare quasi la morte.
Accanto al letto di un largo fiume praticamente asciutto e circondato da un fitto bosco di abeti che piano piano ne divorava le periferie, il cadavere di una cittadina giaceva scomposto, paralizzato nell’istante in cui l’apocalisse se l’era preso.
Alti edifici consumati dal tempo ed assediati dalla vegetazione si raggrumavano attorno alle vie principali incombendo sull’asfalto spaccato mentre, abbarbicato lungo le rive,un orribile palazzo squadrato ancora in costruzione si innalzava fiero affiancato da una mastodontica gru graffiata di ruggine.
In quella landa desolata, una colonna di cavalieri procedeva cauta lungo la strada maestra, districandosi con attenzione tra vecchie auto abbandonate e punti in cui l’asfalto era collassato.
Ellie fece un sospiro e si passò il dorso della mano sulla fronte madida di sudore scostando i capelli umidi.
Nonostante fossero appena le nove della mattina il caldo si era già fatto asfissiante.
Quella era sicuramente l’estate più bollente che avesse mai visto nei suoi sedici anni di vita, così torrida da rendere l’aria arroventata dopo poche ore dall’alba e da aver addirittura costretto gli abitanti di Jackson a chiudere quasi del tutto la diga, rinunciando a parte della corrente elettrica e seccando il fiume pur di mantenere abbastanza acqua per irrigare i capi di mais.
Sistemandosi con la mano la tracolla del fucile si guardò attorno.
Al suo fianco, Joel, con le maniche arrotolate e la camicia madida di sudore, sembrava soffrire il caldo almeno quanto lei.
Davanti a loro, insensibile ad ogni cosa, barricato dietro un cappellino da baseball rosso premuto sulla zazzera bionda ed un paio di occhiali dell’Air Force dalle lenti crepate, cavalcava Barry Lawson, l’uomo a cui Maria aveva affidato la guida della pattuglia.
L’ex militare scrutava gli alti edifici che li circondavano con aria arcigna tenendo una mano sulle briglie ed un’altra sul calcio della doppietta appesa al fianco del cavallo mentre tra i denti stringeva una sigaretta accesa.
Alle sue spalle, dietro Ellie e Joel avanzava chiacchierando sommessamente il resto dei cavalieri, i due coniugi Anne e Frank Jhonson, lui grosso, calvo e con una lunga barba da boscaiolo fino a metà del petto, lei minuta, con i capelli neri raccolti in una treccia ed un fucile da caccia grossa appeso alla spalla ed i fratelli Smith, due ragazzi poco più grandi di Ellie il cui generico cognome ne rispecchiava l’aspetto ordinario.
Ellie con un gesto leggero tirò le redini del cavallo avvicinandosi a quello di Joel.
“Che afa insopportabile!” borbottò la ragazza “Penso che sia l’estate più secca… boh, di sempre!”
“Un tempo, prima dell’apocalisse ce n’erano molte di estati così!” rispose Joel passandosi una mano sulla barba ormai grigiastra “Colpa di una cosa chiamata riscaldamento globale!” fece un mezzo sorriso “Ricordo che dicevano che avrebbe causato la fine del mondo prima o poi… ma il Cordyceps l’ha battuto sul tempo...”
“Beh come si dice, chiodo scaccia chiodo…” rispose Ellie accarezzando il collo del cavallo.
“Smettetela di chiacchierare la dietro!” esclamò Barry senza voltarsi “La famigliola, gli sposini ed i fratellini…” si tolse la sigaretta dalla bocca ed espirò una nuvoletta di fumo nell’aria bollente “Mi sembrate una banda di escursionisti, non soldati!”
“Dai Barry dacci tregua “disse Frank ridacchiando “Dici così solo perché siamo dispari e tu sei l’unico a cavalcare da solo… se ci tenevi tanto ad aver compagnia potevi portare anche tu la tua famiglia…”
“Come no…” rispose Barry “Una contadina ed un neonato sono gli elementi tattici che mancavano proprio a questa squadra… Qual è il tuo prossimo consiglio Frank? Sparare al cavallo per farlo correre più veloce?”
Ellie ridacchiò coprendosi la bocca con una mano.
“Barry ha ragione!” disse Joel con tono deciso voltandosi verso i compagni “Sono sparite due pattuglie in questa città! Gente di Jackson! E noi dobbiamo ritrovarli e riportarli a casa!”
“Vorrai dire riportare le loro salme!” disse Frank amaro “Nessuno dura più di un paio di giorni qua fuori senza…”
Due cassonetti in fiamme spuntarono all’improvviso da una via laterale ed eruttando una coltre di fumo nero e arroventato andarono a schiantarsi contro le auto parcheggiate bloccando completamente la strada davanti al drappello.
Smith giovane fiutando la trappola tirò le briglie nel tentativo di far voltare il cavallo, ma altri due cassonetti apparsi dal nulla alle loro spalle gli bloccarono la ritirata.
“IMBOSCATA!” gridò Barry prima che un proiettile partito dall’edificio difronte lo colpisse al petto.
Fulmineo, con l’aria che fuoriusciva con un soffio sinistro dal polmone perforato ed una chiazza rossa che si allargava sulla camicia blu l’ex militare sollevò la doppietta, puntò verso il lampo dello sparo e fece fuoco.
Uno spruzzo di sangue si alzò nell’aria, mentre il cadavere del tiratore si accasciava contro il davanzale della finestra dove era accucciato.
Barry fece un sorrisetto poi secondo un proiettile lo colpì in testa facendogli schizzare il cervello sulla criniera dal cavallo.
Subito dopo un muro di piombo si abbatté sulla pattuglia dagli edifici circostanti.
Smith giovane si accasciò sul cavallo grondando sangue da almeno tre buchi nel ventre, Anne volò a terra colpita al fianco mentre Frank rispondendo al fuoco con la pistola si lanciò dal destriero nel tentativo di sfuggire ai proiettili.
Con le pallottole che le fischiavano attorno Ellie tentò di sfilarsi il fucile dalla spalla, ma un colpo abbatté il suo cavallo ed in pochi secondi il mondo finì sottosopra mentre la ragazza urtava violentemente contro l’asfalto.
Joel, balzato a terra come Frank tentò di raggiungerla, ma un nugolo di pallottole lo obbligò a rifugiarsi dietro ad una vecchia auto arrugginita, da dove rispose al fuoco con la cadenza ritmica del suo revolver.
Intontita dal colpo Ellie si trascinò dietro al corpo del cavallo.
I proiettili colpivano la carcassa dell’animale facendolo sussultare e sollevando piccole nuvolette di sangue nell’aria.
Con la coda dell’occhio vide un uomo armato di doppietta emergere dalla vetrina sfondata di un negozio e puntare verso di lei.
Rapida finì di sfilare il fucile, mirò e premette il grilletto un attimo prima dell’avversario che, sospinto dall’inerzia del proiettile sparò contro il soffitto e volò all’indietro in una nuvola di sangue e cemento.
Non fece in tempo a respirare che un secondo uomo, con una grossa ascia antincendio tra le dita apparve dal nulla e corse contro di lei urlando.
Ellie mirò nuovamente e premette il grilletto, ma non successe nulla.
Nella foga aveva dimenticato di far scattare l’otturatore.
Il bandito le fu addosso in un attimo e colpì con un fendente dell’ascia.
Fulminea la ragazza afferrò la canna del fucile e lo sollevò davanti a sé, bloccando la lama a pochi centimetri dal suo viso, poi con un calcio colpì l’avversario allo stomaco facendolo barcollare all’indietro, solo un istante, ma quanto le bastò per estrarre la pistola dalla tasca e piazzargli tre pallottole nel petto.
Stupita notò che il rumore dei colpi attorno a lei era cessato all’improvviso e solo l’odore mefitico di immondizia in fiamme continuava ad aleggiare nell’aria.
Stringendo l’arma tra le dita si sporse oltre la carcassa del cavallo.
Una smorfia le attraversò il viso.
Barry, Smith giovane e vecchio giacevano a terra morti in tre pozze di sangue e morti erano anche tutti i loro cavalli, tranne uno che, colpito al ventre, si agitava sull’asfalto nitrendo in modo atroce.
Pochi metri più avanti Joel e Frank, con i lineamenti deformati dalla collera ed almeno dieci canne puntate su di loro tenevano le mani alzate.
“Butta l’arma ragazzina! Ora!” le intimò una voce mentre tre banditi si voltavano mirando verso di lei.
Stringendo i denti fino a farli scricchiolare Ellie lasciò cadere a terra la pistola ed alzò leggermente le mani.
“Beh devo dire che questa volta avete lottato con più valore voi bifolchi di Jackson…” esclamò uno dei banditi, un afroamericano dai capelli brizzolati vestito con una camicia militare strappata che dal tono pareva essere il capo, avvicinandosi ai prigionieri “Anche se la seconda pattuglia…”
Come vide il volto di Joel le parole gli morirono in gola e le gambe gli cedettero per un istante costringendolo ad appoggiarsi alla spalla del compagno più vicino.
“Tu…” mormorò con la voce di chi ha appena visto un fantasma “Tu qui… non ci posso credere… questo è… un dono del signore!”
Questa fu l’ultima cosa che Ellie udì, poi il calcio di un fucile la colpì nella nuca e tutto si fece buio.
   
 
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