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Autore: _Lightning_    30/09/2022    0 recensioni
Nessuna vacanza con Nathan Drake è mai soltanto una vacanza.
Elena Fisher, sua partner e compagna d'avventure, ormai lo sa molto bene. Eppure, si lascia comunque convincere da lui a partire per il Vietnam e la favolosa Baia di Hạ Long, dove mito, leggende e realtà si intrecciano tra le acque cristalline dell'arcipelago... e, dove ci sono leggende, ci sono anche tesori nascosti.
[pre-Uncharted 3 // post-Uncharted 2 // Shipwreck contest // stranded!AU]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Fisher, Nathan Drake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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2. Tra il dire e il fare c’è di mezzo... un drago?




«Noi dovremmo essere...» l’indice di Nathan esitò a qualche centimetro dalla carta cerata zuppa, tracciando linee incerte. «Qui?»

«Lo chiedi a me?» sospirò Elena, strizzandosi i capelli fradici e sfregandosi via la sabbia dai calzoni. «Eri tu al timone, tu hai tracciato la rotta e tu sapevi dove stiamo andando, quindi–»

«Ehi, troppi tu, cioè io, in questa frase,» si allarmò Nathan, staccando gli occhi dalla cartina e scostandosi i capelli spiaccicati sulla fronte. «So perfettamente dove siamo e so che siamo fortunati.»

«Ma davvero?»

Elena sollevò un sopracciglio nel modo più scettico che le riuscì, con il piede che tamburellava un ritmo rapido nella fanghiglia battuta dalla pioggia, a sottolineare la loro situazione –  naufraghi su un isolotto sperduto nel bel mezzo di una tempesta. Almeno erano illesi, a parte qualche livido.

«Sì, davvero,» sbuffò Nathan, accostandosi a lei con la mappa. «Guarda, l’isola non è lontana e su questa dovrebbe esserci un villaggio di pescatori. Troviamo un riparo, aspettiamo che si plachi il monsone, affittiamo una qualsiasi cosa che galleggi e arriviamo all’Occhio del Drago. Facile.»

«È a tre ore di marcia... sempre che siamo sull’isola giusta.»

«Dai, ’Lena, quando mai ci ho fatti perdere?»

«Vuoi una lista in ordine cronologico o di rilevanza?»


Nathan sospirò, cedendo a lei la mappa con un gesto esasperato. Elena la studiò per un paio di minuti, trovandosi costretta ad ammettere che, sì, lipotesi del suo compagno aveva senso.

«Sembra anche a me di essere qui...»

«Visto?!»

«... ovvero su un isolotto sperduto privo di nome, senza provviste né telefoni, in mezzo a un monsone e con meta un villaggio probabilmente abbandonato cinquantanni fa.»

«Pff, ne abbiamo passate di peggiori.»

Su questo, Elena non poteva dargli torto. Si limitò a rivolgergli un sorrisetto complice che si specchiò nel suo.

«Mettiamoci in marcia, prima che faccia buio,» stabilì, ripiegando la mappa.

Si incamminò per prima tra gli alberi di mangrovia che orlavano la costa, facendosi largo tra la foresta di radici, grovigli simili a intricati merletti. Abbandonato il terreno sabbioso, la marcia non si fece meno ardua: priva di sentieri battuti, la giungla si stendeva impenetrabile di fronte a loro, costretti a farsi largo a bracciate tra enormi foglie e arbusti.

Sopra di loro oscillavano gli alberi più alti, battuti dal vento, le cui chiome divoravano la poca luce che riusciva a filtrare oltre le nubi dense. A parte il tamburellare serrato della poggia, il gemito del vento e loccasionale scricchiolio di legno, la giungla era silenziosa, disturbata solo dallo sciacquio dei loro piedi e dal fruscio della vegetazione.

«Allora,» esordì Elena dopo una ventina di minuti di marcia, coi polpacci che bruciavano, «questo tesoro?»

«Ti interessa ancora?» si stupì Nathan, di nuovo con quella luce trepidante in volto.

«Sì, vorrei che un naufragio e unescursione nella giungla non fossero invano, se possibile,» ribatté pronta lei. «Più che altro, dove hai trovato la traccia?»

«La traccia è stata...» Nathan esitò e, quando Elena si voltò a guardarlo, notò un misto dimbarazzo e sua tipica disinvoltura stampato sul suo viso solcato dalla pioggia. «Beh, una poesia.»

«Una poesia?»

«Sì, una poesia che... che mi è capitata tra le mani per caso,» si affrettò a spiegare lui, un po evasivo, per poi continuare deciso: «Una poesia di tale Chế Lan Viên, che parlava di draghi e della Baia di Hạ Long. Di come vi fosse un "drago nascosto" che "emergeva nelle notti di luna".»

«E cosa ci sarebbe di strano?» Elena si arrestò, sfruttando il riparo di uno sperone di roccia. «I draghi sono sacri in Vietnam, si ritengono la "stirpe del drago".»

«Questa baia è particolare,» insistette Nathan, stringendosi con lei al riparo. «Secondo la leggenda che ti raccontavo, dopo aver aiutato il suo popolo in guerra, la Madre Drago perse i denti e si rifugiò nei cieli. I denti sarebbero...»

«LArcipelago del Cát Bà?.»

Un lampo di ammirazione brillò sul volto di Nathan, che le cinse le spalle con un braccio – Elena lo accolse grata. A dispetto della temperatura mite, i vestiti bagnati iniziavano a instillarle un senso di gelo nelle ossa.

«Esatto. I denti, enormi smeraldi, si trasformarono in isole.»

«E noi cerchiamo gli "enormi smeraldi"?» commentò poco convinta Elena – gli sembrava esattamente il genere di fantasticheria a cui poteva abboccare Nathan.

«Uh, non esattamente. Il punto è che il drago è un simbolo. È lemblema dellimperatore. Vuol dire potere, autorevolezza... e ricchezza. Nello specifico, oro.» Nathan fece un ampio gesto col palmo, come a indicarne unintera distesa. «La Baia di Hạ Long è la baia del "drago che discende dal cielo". Esiste lIsola Occhio del Drago, in cui si specchia la luna, come nella poesia. E troppi altri autori hanno fatto riferimento ai draghi "nascosti" in relazione a questa baia, quindi...»

«Quindi pensi che ci sia delloro perduto, qui da qualche parte?»

«Loro del drago, sì,» sorrise Nathan con sicurezza. «Questa baia è facilmente difendibile, sterminata e difficile da navigare. Un luogo perfetto per unipotetica tesoriera reale. E, incrociando qualche fonte storica e un po... meno storica, non mi sembra così azzardata.»

Un tuono brontolò in sottofondo, suggellando quelle parole. Elena, suo malgrado, si sentì infiammare dalla stessa curiosità del suo compagno, anche sotto quella pioggia torrenziale e anche con la prospettiva di una notte alladdiaccio. Sospirò, stampando a Nathan un bacio sulla guancia.

«Va bene, cowboy, mi hai convinta: potrebbe essere unidea meno folle del solito.»

«E anche romantica?» azzardò Nathan, con un sorriso storto da discolo in volto.

«No,» ridacchio Elena, rimettendosi in marcia, «quello decisamente no.»

«Almeno un po, dai,» le tenne dietro Nathan, incespicando tra radici e arbusti. «Un... cinque su dieci?»

«Non arriva nemmeno a tre.»

«Tre?! Pensavo che tre fosse quella volta che abbiamo fatto il tour delle catacombe a Roma.»

«Quello è un due...»

«Ehi! A me è piaciuto!»

La pioggia coprì le loro voci, mentre continuavano ad avanzare nella giungla battuta dalla tempesta.

 

   
 
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