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Autore: Ode To Joy    01/10/2022    1 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Note introduttive:

Altro Writober, altro fandom, altro esperimento folle.
Dopo quattro di silenzioso rimuginare in questo fandom, finalmente rompo il silenzio e lo faccio con un genere di AU che avevo giurato non avrei più toccato.
Ma gli autori mentono, è nella loro natura. C’è chi lo ammette e chi mente.
Passiamo subito a una questione brucianti:
Pur essendo un Fantasy AU, la trama stessa si basa su SPOILER importante per gli ANIME ONLY. Era doveroso.
Ora passiamo ai dettagli di tipo tecnico. 
Non ci sono Quirk qui, solo un più generico poteri, in quanto alcuni personaggi del main cast presentano delle unicità che nulla hanno a che fare con quelle dell’opera originale (es. Katsuki è un Drago e, no, non secerne nitroglicerina) e altri, invece, sono semplici esseri umani mossi all’interno di un contesto Medieval Fantasy (Dame, Cavalieri ecc.). Tutti i riferimenti più o meno espliciti a pietre miliari del genere sono completamente volute.
La storyline si muove in due tempi: passato/presente, che caratterizzano le due metà di tutti i capitoli. 
Essendo periodo di Writober si prevede che avvenga un aggiornamento al giorno e m’impegno solennemente a rispettare le regole. Nel caso la real life non sia clemente con me, entro inizio novembre questa storia sarà senz’altro conclusa.
Non vi annoio ulteriormente. Grazie per essere arrivati fino a qui.
Buona lettura e buon Writober a tutti!

 

1 Ottobre

Prompt: “This is the sign you’re been waiting for”


I

The Exiled Prince
 

I hope to hell this is the last time

I hope to hell this is the last time I ever hurt

[“Nothing left here to burn” - Lovers & Liars]

 

“Il fuoco non può uccidere un Todoroki.”

Era stata la prima lezione di suo padre.

Touya gli aveva creduto e aveva continuato a farlo anche quando il Re stesso, a causa della sua debolezza, aveva cominciato a dubitarne.

“Il fuoco non può uccidere un Todoroki.”

Mentre Touya giaceva a terra, ogni centimetro del suo corpo attraversato da un dolore disumano, comprese che non era affatto una promessa di speranza, ma una condanna.

Le fiamme blu si erano estinte, ma lui stava ancora bruciando.

Sentiva la carne staccarsi dalle gambe e dalle braccia, aveva la bocca spalancata ma nessuna voce per urlare la sua agonia. Non era possibile sopravvivere in quello stato, ma era prigioniero di quell’inferno da troppi minuti e il suo cuore non ne voleva sapere di cedere.

Se ne stava lì, mentre la neve del Nord cadeva lenta e silenziosa su di lui, a ingoiare aria solo perché l’istinto gli gridava di farlo, ma invocava la fine di tutto.

“Il fuoco non può uccidere un Todoroki.”

Non era più la voce dei suoi pensieri a parlargli.

“Sembra che le leggende raccontino il vero.”

Sopra il suono raccapricciante dei propri lamenti, percepì qualcuno avvicinarsi.

“Papà…” Lo chiamò, ma nessuna parola uscì dalle sue labbra bruciate. “Papà!”

Era venuto a salvarlo. Nonostante tutto il male che si erano fatti, era tornato indietro per lui. 

Touya sapeva che quando il Re lo guardava vedeva il peggiore dei suoi fallimenti, ma poteva ancora rimediare. Era sopravvissuto a una situazione impossibile, non gli restava da fare altro che rimettersi in piedi e diventare più forte. 

Ora sapeva di poterci riuscire.

“Guarda, guarda…”

Quell’uomo non era suo padre. La sua alta figura era avvolta in un lungo mantello nero e il cappuccio impediva a Touya di vederlo in viso.

“Sei stato un terreno fertile fin da bambino ed è stato davvero interessante vederti germogliare, ma ora…”

Lo sconosciuto appoggiò un ginocchio a terra per guardarlo più da vicino. Neanche allora Touya riuscì ad avere un’immagine chiara di lui.

“Peccato, ma non sono sorpreso. Molti fiori di rara bellezza finiscono per bruciare proprio a causa del sole, nonostante ne abbiano bisogno per sopravvivere. È un errore della natura, proprio come te.”

Chi diavolo era quell’uomo?

“Tuttavia, non si può negare che le fiamme da te generate siano senza precedenti, anche nella storia della tua famiglia.”

Perché suo padre non era lì?

“Per tutta la vita ti sei inginocchiato di fronte a un Re che non ha saputo farti brillare. Sei disposto a fare lo stesso di fronte a un altro sovrano? In cambio, ti darò tutta la forza che desideri così disperatamente e, alla fine, non avrai più ragione di temere nulla, neanche le tenebre più buie.”

Il rantolo senza fine di Touya si trasformò in una risata inquietante, seguita da violenti colpi di tosse.

Faceva male.

Faceva dannatamente male.

Quando la voce uscì dalla sua gola, invelenita dall’odio e dall’ira, non riconobbe se stesso.

“Il fuoco scorre nelle mie vene, non ho mai temuto le tenebre!”

Ogni parola era un graffio sulla sua pelle ustionata.

“E io… Io non m’inginocchierò mai più di fronte a un Re!”

Respirare si faceva sempre più difficile, stava per soffocare. 

Presto sarebbe tutto finito.

Voleva mettersi a piangere, ma non ci riusciva.

Non voleva morire, non voleva essere da solo proprio in quel momento, ma non poteva sopportare ancora quell’agonia.

L’uomo in nero non c’era più, forse non c’era mai stato sul serio. 

Nei suoi ultimi istanti, Touya comprese che non era neve quella che cadeva dal cielo.

Era cenere.


 

-9 anni dopo-


 

Quando alzò gli occhi e vide il Drago volare nel cielo in tempesta, Dabi pensò che fosse venuto per lui. 

Il Castello Vecchio si trovava sul pendio Est della Cintura Vulcanica Minore e le sue finestre si affacciavano sul Mare del Nord. Le alte torri erano costruire con la pietra nera dei vulcani ormai dormienti, mentre le sue fondamenta erano spesso state scosse da quelli che, invece, non conoscevano riposo. La fortezza non era mai crollata, solida come la Casata che aveva visto la luce tra le sue mura. Il Vecchio Castello non era solo un nome su di una mappa o un antico avamposto, troppo isolato per essere di qualche utilità. 

Era la culla di una leggenda.

Non sorgeva una città intorno alla fortezza e non vi era un popolo che potesse chiamare quella terra casa. Nessun essere mortale sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo per farlo. In quelle terre, la natura era crudele come da nessun'altra parte.

Durante le eruzioni più violente, quando la lava arrivava al mare, l’aria diveniva ustionante anche in pieno inverno; le piogge di cenere e i terremoti non era rari ma nemmeno le bufere di ghiaccio e neve portate dalle correnti oceaniche.

Quello era l’angolo di mondo infernale in cui era stata forgiata la dinastia che ora regnava su tutte le altre: quella dei Todoroki.

Signori del Fuoco dai tempi della Fondazione, il loro nome era divenuto sinonimo di epiche imprese nel corso dei secoli. Il potere nel loro sangue aveva permesso loro di sopravvivere alle difficili condizioni atmosferiche del Castello Vecchio, fino a che la famiglia non era divenuta tanto potente da prendere per sé l’Alto Trono.

E così le torri di nera roccia erano state lasciate indietro, dimenticate per generazioni dai discendenti di chi le aveva costruite.

Dimenticate, sì, proprio come il Principe Esiliato che ora le abitava.

Touya Todoroki aveva fatto di quel castello inospitale il suo rifugio. A sedici anni, la condanna all’esilio era caduta sulla sua testa come una scure, segnando l’inizio di un lungo periodo di vagabondaggio e oscurità. Erano stati i ricordi dell’infanzia con suo padre - l’uomo a cui doveva il suo triste destino - a spingerlo fino al Castello Vecchio. Anche la Cintura Vulcanica Minore faceva parte dei domini di Enji Todoroki, ma le persone in grado di raggiungere quella fortezza senza rischiare la vita erano davvero poche. Otto anni di solitudine avevano convinto Touya che nessuno si sarebbe disturbato a venirlo a cercare lì.

Così aveva rinunciato al suo nome, lasciando Touya bruciare tra le fiamme dell'ignominia per divenire Dabi

Il Principe Esiliano aveva incoronato se stesso sovrano del Castello Vecchio e lì era rimasto, a crogiolarsi nel rancore che provava verso i suoi genitori - in particolare suo padre - godendo del fatto di aver sporcato il nome dei Todoroki, portando alla luce tutti i lati oscuri di una stirpe che non era l’emblema della perfezione come tutti credevano.

Certo, la storia si sarebbe ricordata di lui ma, con un po’ di fortuna, Dabi sarebbe stato il primo passo dell’inesorabile decadenza a cui tutte le dinastie erano destinate ad andare incontro. Avrebbero scritto pagine e pagine sulla sua crudeltà, come se i cadaveri carbonizzati che si era lasciato alle spalle contassero di più di tutti quelli accumulati dai suoi avi. Essere un Todoroki significava nascere col fuoco nel sangue ed erano arrivati all’Alto Trono rendendo cenere i loro nemici. 

Ma la storia ha i suoi favoriti.

Nessuno avrebbe narrato di come Touya Todoroki aveva combattuto le guerre di suo padre, tutti si sarebbero dimenticati della gloria che aveva portato alla sua Casata negli anni della sua fanciullezza o di come aveva protetto la sua gente.

Il Principe era arso sul suo ultimo campo di battaglia, e da quelle ceneri era nato un Mostro

Dabi era certo che fosse solo questione di tempo prima che la cosa si ripetesse.

Enji Todoroki era un sovrano potente, temuto. Poteva avere consensi dal suo popolo e dalla sua corte ma, di sicuro, non aveva l’amore. Quello gli era stato sottratto dal Campione che per anni aveva protetto la sua gente con il sorriso. 

Condannato a indossare la corona ma a essere l’eterno secondo, Enji Todoroki aveva ben pensato di fare dei suoi figli l’arma della sua capricciosa e ossessiva rivincita. Unendo il suo sangue a quello della dinastia decaduta dei Signori del Ghiaccio, aveva dato la vita a una generazione di Todoroki più forti, consegnati alla leggenda già dalla nascita.

Per i primi otto anni della sua vita, Touya era stato il Principe indiscusso di quella storia.

La nascita di Shouto lo aveva privato di quasi tutto.

La necessità di essere per suo padre l’erede perfetto, la rabbia e la debolezza ereditata dalla linea di sangue di sua madre avevano fatto il resto.

Per questo, quando alzò gli occhi e vide il Drago volare nel cielo in tempesta, Dabi pensò che fosse venuto per lui. Lo interpretò come il naturale corso degli eventi.

La gente mormorava nella valle oltre la Cintura Vulcanica Minore. Alle volte, Dabi si avventurava tra loro con il cappuccio del mantello nero tirato fin davanti agli occhi e li ascoltava. Raccontavano della corte dell’Alto Trono, dell’ascesa di un nuovo Campione, appena adolescente, portatore di un potere senza eguali e Cavaliere di un Drago rosso.

Parlavano anche di Shouto, di come la sua amicizia con il giovane Campione lo avesse spinto fuori dalle mura del castello reale. Descrivevano suo fratello come coraggioso e nobile d’animo e Dabi non poteva fare a meno di chiedersi da chi avesse ereditato simili virtù. Non sapeva se fosse divenuto ufficialmente l’Erede dell’Alto Trono, ma non c'erano molte alternative: Fuyumi e Natsuo erano più grandi di Shouto, ma cedere la Corona a loro sarebbe stato crudele e pericoloso. Entrambi erano troppo sensibili e non abbastanza potenti per reggere le sorti del loro mondo sulle spalle.

In quanto a Shouto, Dabi non lo aveva mai conosciuto realmente. Lo aveva lasciato a otto anni e, in tutta sincerità, non lo ricordava un bambino troppo sveglio.

Ma se aveva mandato il suo Campione a cavallo di un Drago per sfidarlo, forse non era così ingenuo come lo aveva creduto.

Mentre usciva dal portone del Castello Vecchio e si fermava a metà del ponte di pietra, Dabi accettò l’inevitabile con un sospiro e una buona dose di rassegnazione. 

Nessun Erede poteva permettersi di sedere sull’Alto Trono con un fratello violento, pazzo e potente in giro. C’era stato un tempo in cui aveva sognato la vendetta, di veder bruciare Enji Todoroki e la sua corte nell’incendio da lui stesso impiccato. Ora, di fronte a quella bestia alata, voleva solo rilasciare tutto il potere che aveva sopito per anni e bruciare nelle sue stesse fiamme.

E quale fine migliore per la storia di Touya Todoroki, se non la morte per mano del Campione del suo fratellino?

Sì, a Dabi poteva anche stare bene, ma non avrebbe mai concesso a quel moccioso una vittoria facile. Aveva una certa reputazione da rispettare. E se doveva cadere contro un Drago, si sarebbe assicurato che fosse una storia epica, magari abbastanza da mettere in ombra quelle sul regno di suo padre.

Mentre la bestia planava verso di lui, Dabi allargò le braccia e le fiamme blu le ricoprirono. 

“Diamo inizio alle danze…”

Non accadde nulla di quello che si era aspettato.

Il Drago non atterrò, cadde di fronte ai suoi occhi, in prossimità della spalla del ponte. L’impatto sollevò un gran polverone e, istintivamente, Dabi alzò il braccio per coprirsi il viso.

Calò un silenzio inquietante, spezzato solo da rumore del vento.

Dabi udì dei passi e le fiamme blu tornarono a illuminare la notte.

Il fanciullo che vide di fronte a sé non era nessun fantomatico Campione.

“Touya…”

Shouto lo guardava dritto negli occhi. Quel bimbetto di otto anni che ricordava a stento ora era alto quanto lui. Barcollava, come se il solo reggersi in piedi gli costasse un’immensa fatica. Mentre si avvicinava, Dabi rimase immobile. Nella luce bluastra del suo fuoco, si accorse che i vestiti di suo fratello erano sporchi di fango e sangue. Di sicuro, non era lì per un duello in nome della Corona. 

Sorprendere Dabi non era una cosa facile e quello era un evento a cui nulla lo aveva preparato.

“Ma che diav-?”

Suo fratello svenne davanti ai suoi occhi.

E fu così che lì, al Castello Vecchio dei Todoroki, tra la lava incandescente dei vulcani della Cintura Minore e il mare gelido del Nord-Est, ebbe inizio un’altra leggenda.

 

   
 
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