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Autore: anonimo_21    08/10/2022    1 recensioni
Estratto dal testo: ...Così era sempre stato, così era anche quella sera. Le stelle brillavano come diamanti e sembravano sussurrarle un messaggio in modo molto chiaro: “Non c’è difficoltà che tu non possa superare, puoi stare tranquilla, ce la farai come l’hai sempre fatta. Ogni confine può essere varcato, anche i più irraggiungibili.”
Nel periodo precedente all'esame per l'ottenimento della licenza temporanea da eroe, Ochaco è alle prese con il suo innamoramento per Izuku, dal quale, per qualche motivo, è turbata.
Capitoli: 3 (in fase di conclusione)
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Tsuyu Asui
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima era più semplice. Prima Ochaco si ritrovava a pensare ad Izuku solo occasionalmente. Il più delle volte le capitava quando i due, tornando da scuola, dovevano smettere di chiacchierare, separarsi ed andare ognuno per la sua strada. Dall’inizio della scuola si era creata questa nuova gradevole abitudine: lei, il ragazzo dai capelli verdi e Tenya stavano diventando amici ed a tutti loro non dispiaceva sfruttare quel poco di tempo dopo la scuola per camminare un po’ insieme e parlare allegramente, se potevano. Iida era il primo a doversi separare per ovvie necessità di percorso, gli altri due potevano proseguire insieme ancora per una decina di minuti buoni, accompagnati da un’inevitabile quanto sottile velo d’imbarazzo. Già allora i due provavano attrazione reciproca, ma non ne erano ancora del tutto coscienti, sicuramente non Izuku, ma forse Ochaco si: dopo che il momento di separarsi era giunto la ragazza, camminando sola verso casa, rifletteva su quanto fosse fuori dagli schemi quel ragazzo, a partire dall’imprevista rapidità con cui le era entrato nella vita. Ricordava bene quel periodo.
Per l’esame di ammissione del corso per eroi della U.A. si era allenata duramente. Il suo obiettivo era diplomarsi così da essere autorizzata ad utilizzare il suo quirk per aiutare i genitori nella loro attività: ciò la spingeva a fare del suo meglio, e l’allenamento, condito da una determinazione ferrea come quella che la spingeva, aveva dato i suoi frutti. Era arrivata alla prova soddisfatta della sua preparazione, sebbene fosse comunque un poco agitata, com’è naturale essere quando si sta per affrontare un test che potrebbe avere una notevole influenza sul proprio futuro. Izuku era apparso allora: camminava verso l’entrata della U.A. con un sorriso luminoso stampato in volto, il quale non poteva che tradire una certa e pura contentezza, e, subito dopo, anche un bel po’ di sbadataggine, visto che con quella medesima espressione allegra il ragazzo era inciampato e stava per sbattere con forza a terra. Fortunatamente lei lo stava guardando ed era riuscita ad arrivare in tempo per salvarlo con il suo quirk. Era stata contenta di aver trovato qualcuno con cui condividere, per quel che poteva, la sua agitazione, era un modo per alleviarla, anche se in quell’occasione Izuku non aveva proprio parlato. Di lì a poco sarebbero entrati nell’aula in cui il Voice Hero e Professore Present Mike avrebbe spiegato le regole dell’esame, che sarebbe iniziato una mezz’oretta dopo.

Ad Ochaco l’esame stava perfino andando a gonfie vele, quando l’improvviso arrivo di un gimmick di dimensioni mastodontiche aveva cambiato totalmente le carte in tavola. Esso aveva causato ingenti danni all’intera area in cui anche lei si trovava a suon di onde d’urto. La ragazza non se l’aspettava affatto e non era riuscita a reagire di conseguenza: era caduta rovinosamente e sentiva dolore ovunque, inoltre, la gamba le era finita sotto un cumulo di detriti piovuti dai palazzi lì attorno. Il robot enorme stava proseguendo nella sua direzione e non accennava a rallentare. In quei momenti non pensava davvero che sarebbe stata ferita dalla macchina più di quanto non avessero fatto già fatto i detriti, si trattava comunque di un esame controllato, tuttavia temeva che questo evento potesse comprometterle l’andamento fino a quel momento positivo della prova. Non sapeva che fare: non riuscendo a liberarsi da sé aveva cercato di combinare i suoi sforzi al suo quirk, ma oramai stava esaurendo le forze e non era più in grado di sollevare oggetti di una simile mole senza scatenarsi un attacco di nausea molto violento. Al senso di impotenza che derivava da quella situazione seguì una sincera disperazione dalla quale Ochaco si sentì opprimere in modo abbastanza forte da annebbiarle la vista. Proprio allora Izuku, passando di lì, si era accorto di lei, e, senza pensarci nemmeno un secondo, era corso ad aiutarla distruggendo il gimmick con un'incredibile dimostrazione di forza, rompendosi completamente un braccio ed entrambe le gambe durante il processo: lei era riuscito a vederlo,e, siccome l’onda d’urto le aveva liberato la gamba, all’ultimo secondo aveva frenato la rovinosa caduta del ragazzo con uno schiaffo che le era parso fin troppo violento, poi era stata colta da una forte nausea per l‘eccessivo sforzo e gli altoparlanti avevano decretato la fine del tempo a disposizione.
Ochaco, avendo ottenuto un totale di 45 punti, poteva ritenersi soddisfatta della sua prestazione, però, dopo la prova non aveva potuto fare a meno di riflettere su quanto era accaduto: quel ragazzo non aveva avuto esitazioni e l’aveva effettivamente salvata distruggendo l’enorme macchina, la quale non valeva nulla per quanto riguardasse il punteggio ed il superamento effettivo della prova. Inoltre, secondo ciò che sapeva ed aveva potuto sentire di sfuggita durante la prova, Izuku in quel momento stava rischiando la bocciatura poiché in folle ritardo con l’accumulo dei punti, ma nonostante ciò, dopo averla vista in pericolo, non ci aveva pensato due volte. Per questo motivo lei si era sentita molto in colpa e temeva che quel ragazzo così gentile non sarebbe stato ammesso forse proprio per la decisione di aiutare lei. Non voleva che andasse in quel modo, dunque, prima di andarsene, aveva deciso di andare a parlare con i professori che si occupavano della gestione dell’esame per chiedere loro il permesso di dividere con lui i punti da lei ottenuti per permettergli di passare l’esame: ignorava che nel punteggio si tenesse conto anche dei cosiddetti “Rescue Point”, ovvero dei punti ottenuti per merito della propria attitudine al sacrificare ciò che si ha di più caro, si trattasse anche di sé stessi, per salvare vite altrui, grazie ai quali il giovane Midoriya aveva superato la prova con un punteggio complessivo perfino superiore al suo.

Nonostante questa scoperta inaspettata, da quel momento per un breve periodo Ochaco si era sentita comunque in debito con il (poi scopertosi essere) compagno di classe per il favore che le aveva fatto, pur essendo contenta e per certi versi lusingata da quel gesto, tuttavia tale sentimento si era estinto quando Ochaco aveva compreso che l’eroismo di Izuku era un qualcosa di assoluto: il ragazzo non si risparmiava mai per nessuno, era una colonna portante del suo carattere, era un suo modo di essere. Era in grado di prendersi a cuore chiunque incontrasse, a prescindere da tutto. Si prendeva a cuore anche i suoi stessi avversari, com’era accaduto durante lo scontro con Todoroki al torneo scolastico, nel quale aveva sostanzialmente aiutato il suo compagno di classe a risolvere, o quantomeno per la prima volta affrontare davvero, un dilemma psicologico che lo attanagliava ormai da anni, anche a costo di rendersi da solo la vita più difficile in maniera gratuita, non traendone vantaggio personale alcuno, tant’è vero che alla fine era stato sconfitto da Shoto.
Più Ochaco ci rifletteva e più comprendeva di non aver mai conosciuto nessun altro con una simile bontà d’animo ed una mentalità così positivamente testarda come la sua: era un caso eccezionale. Tuttavia, a rendere agrodolce l’intera vicenda c’era il fatto che egli non esitava affatto nemmeno quando si trattava di sacrificare il suo corpo, spingendolo oltre ogni limite fisicamente accettabile,se quel sacrificio fosse servito a salvare anche solo una persona in più. Avventato, seppur coraggioso, com’era, era arrivato a riportare danni che, se non ben trattati, sarebbero potuti divenire ancor più gravi ma soprattutto perenni. Izuku voleva sempre proteggere tutti ad ogni costo, ma non c’era mai nessuno a proteggere lui.

Col progredire dell’anno scolastico Ochaco si era resa conto di essersi affezionata a lui. Il suo nome da eroe… Deku… di fatto era stata lei a renderlo tale. Da soprannome canzonatorio qual era lei lo aveva trasformato in qualcosa di cui Izuku sembrava andare fiero, e questo fatto, anche se non lo aveva mai detto a nessuno, la rendeva sinceramente orgogliosa. Inoltre, la ragazza aveva realizzato che nell’ultimo periodo, quando le capitava di trovarsi insieme a lui (ossia molto spesso, dato che ora sostanzialmente vivevano insieme, per così dire, nel dormitorio con tutta la classe), il suo sguardo fuggiva alla ricerca di Izuku sempre più spesso. “Solo un’occhiata”, si diceva, ma a volte, per guardarlo, finiva per distogliere totalmente l’attenzione da ciò che stava facendo. Tutto ciò cominciava a divenire debilitante, perfino controproducente, ma non era l’unico problema: certi professori talvolta l’avevano anche già ripresa per via della sua distrazione e Aoyama era addirittura arrivato a chiederle se fosse innamorata di Midoriya, scatenando in lei un’esplosione d’imbarazzo che nemmeno lei era riuscita a giustificarsi appieno. Tralasciando la decisione quantomeno discutibile di porre una simile domanda durante un importante esame scolastico, comunque la sua stessa reazione a quel quesito l’aveva stupita. Dopo quell'episodio le era capitato altre volte: quando in presenza di Izuku pensava al sentimento che provava per lui le sue reazioni d'imbarazzo erano sempre esagerate, poiché doveva reprimere con forza le emozioni che provava: non poteva esternarle. Era convinta che dovessero essere messe a tacere e null’altro. Forse semplicemente non riusciva totalmente ad accettarlo, ma in cuor suo doveva aver capito di essersi infatuata del compagno di classe, per quanto cercasse di negarlo. Eppure il vero problema non era l’innamoramento, nel quale di per sé non c’era niente di male: Izuku era veramente una brava persona. Non era nemmeno il fatto che lei si distraesse spesso a causa sua, c’era un altro sentimento a turbarla, un’ombra sconosciuta di cui sentiva interamente il peso senza vie di scampo di sorta. E pensare che di solito, quando era necessario spostare qualcosa di troppo pesante, le bastava attivare il suo quirk ed il problema era risolto: per lei era quasi crudele non poter fare lo stesso con le proprie emozioni, specie se negativamente invadenti come in quel caso, anche se sapeva che così sarebbe stato troppo facile. Più volte aveva riflettuto su questo tarlo che l’assillava, più e più volte non era giunta ad una conclusione soddisfacente. Proprio non riusciva a capire…

“Caspita però… un’altra sera che ci penso”
Ochaco aprì gli occhi e riemerse dal suo flusso di coscienza accompagnata da questo pensiero. Si rese conto di essere nel letto della sua stanza ai dormitori della U.A. e dal buio profondo che ancora dominava le quattro mura attorno a lei suppose che dovesse essere ancora notte inoltrata. Non lo ricordava ma doveva essersi svegliata prima del tempo e non era più riuscita a prendere sonno: era l’unica spiegazione. Svogliatamente scostò le coperte verde foglia che la ricoprivano e dopo essersi stiracchiata un pochino si alzò in piedi, infilò le ciabatte ordinatamente abbandonate al bordo del letto e partì alla ricerca del suo cellulare, il quale era poggiato sulla sua scrivania, al fine di verificare la correttezza della sua teoria. Camminò a passi lenti e, raggiunta la metà, tastò il buio bramando il dispositivo di cui infine premette il tasto di accensione. Dopo qualche secondo lo schermo s’illuminò e la sentenza da esso decretata fu fin troppo franca: accidenti… erano quasi le due di notte. La ragazza sapeva di aver bisogno di dormire e di rifocillarsi: l’indomani la sveglia avrebbe suonato alle sette in punto come al solito, inoltre avrebbero dovuto continuare gli allenamenti speciali riguardanti le loro tecniche speciali in vista dell’esame per la licenza temporanea da eroi che avrebbero affrontato di lì a breve. Quegli allenamenti in particolare erano molto duri ed ogni volta lei, come tutti gli altri compagni di classe, ne tornava sfiancata, esattamente com’era accaduto nella giornata appena passata. Perciò aveva così tanto bisogno di dormire, tuttavia, siccome si conosceva bene, le era chiaro che quella notte non sarebbe riuscita a prendere sonno facilmente forse proprio a causa di tutti quei pensieri che le ronzavano per la mente.
Ochaco sospirò rassegnata ed un poco infastidita, e, mentre posava il cellulare, cominciò a pensare a che cosa potesse fare per distrarsi e, chissà, rilassarsi a dovere. La risposta che le venne in mente era in realtà tanto ovvia quanto semplice: la ragazza camminò attenta a fare poco rumore verso la porta di vetro, scostò le tende giallo pastello e fu rapita da una meravigliosa visione: migliaia di stelle illuminavano quella notte buia e la lunga fila di dormitori, i quali, con il loro rosso accogliente reso pallido dalla notte, risaltavano sul blu profondo del cielo. Ognuno di essi era collegato agli altri da spaziosi sentieri adatti sia a mezzi che a pedoni e dentro le centinaia di aiuole che costeggiavano l’intrico di percorsi si scorgevano fiori fra i più vari e variopinti, fiocamente illuminati dai lampioni ordinatamente sparsi sull’intera rete di strade. Era tutto estremamente calmo, placido, quasi pacifico. La luna nelle sue prime fasi chiudeva il quadretto, al quale comunque Ochaco, per via dei suoi gusti allenati dall’esperienza, riteneva mancasse qualcosa. Si voltò e si diresse verso l’unico mobile di media grandezza presente nella sua camera. Si chinò per aprire il più basso fra i cassetti, alla ricerca di uno specifico indumento.Tirò fuori una felpa nero chiaro classica ed all’apparenza identica a molte altre, che in realtà nascondeva un significato particolare, poiché si trattava di un regalo dei suoi genitori fattole per festeggiare la sua ammissione alla U.A.
Indossò sopra il pigiama quell’indumento che profumava di casa ed uscì nel freddo gentile di quella notte, dove l’elemento mancante finalmente le diede il benvenuto: una dolce brezza l'abbracciò e le accarezzò il viso, causandole un brivido che le attraversò la schiena per poi diffondersi in tutto il resto del corpo. Da lì fuori si poteva vedere tutto il panorama con una maggior chiarezza assai appagante. Il vento scuoteva sporadicamente la vegetazione silenziosa e da quella balconata Ochaco poteva udire il canto di qualche uccello notturno, forse qualche gufo. Si potevano distinguere più chiaramente gli sporadici fasci di luce provenienti dalle camere di altri studenti di altre sezioni a lei ignoti: non era l’unica ad essere sveglia a quell’ora, a quanto pareva. Per il resto la spaziosa balconata era vuota e pulita in maniera rigorosa. La ragazza si prese ancora qualche secondo per osservare la dettagliata interezza dell'ambiente di fronte ed attorno a lei,che mai aveva visto da quella prospettiva in vesti notturne. Dopodiché, inspirò, appoggiò le braccia sulla balaustra, sospirò lentamente e vide il suo fiato disperdersi nella notte, dunque si rilassò.
Era sempre stata una sua abitudine: quando si sentiva spaesata, confusa o non sapeva che fare, si rifugiava in un posto lontano da ogni forma di trambusto dal quale si potesse ammirare l’immensità della volta celeste. In qualche modo questa pratica la metteva a suo agio, la faceva sentire meglio. Un testimone materiale di quella durevole tradizione era la mappa delle costellazioni che riempiva parzialmente la parete affianco al suo letto: nel corso delle sue innumerevoli sessioni di contemplazione, momenti talvolta condivisi con i genitori, aveva sviluppato un interesse verso gli astri ed i vari enti celesti che non l’aveva mai più abbandonata del tutto, anche se non sempre nel corso del tempo aveva avuto modo di dedicarcisi quanto le sarebbe piaciuto.
Quando le sue stesse emozioni la travolgevano e minacciavano di sovrastarla, lei cercava una simile, familiare bellezza che le permetteva di gestire quei sentimenti, sfogarli, se necessario, calmarsi e riappropriarsi così del pieno controllo di sé stessa. Poi, ogni volta, quasi ne fosse una diretta ripercussione, cominciava a pensare al suo trascorso, a tutte le altre volte in cui si era ritrovata d’innanzi alla magnificenza della sera e della notte in situazioni analoghe, e conseguentemente, in maniera per certi versi speculare, anche al suo futuro, che in quei momenti appariva radioso, almeno dal suo punto di vista.
Così era sempre stato, così era anche quella sera. Le stelle brillavano come diamanti e sembravano sussurrarle un messaggio in modo molto chiaro: “Non c’è difficoltà che tu non possa superare, puoi stare tranquilla, ce la farai come l’hai sempre fatta. Ogni confine può essere varcato, anche i più irraggiungibili.” Pensieri del genere facevano parte dell’individualità psicologica più intima di Ochaco già da molto tempo: aveva sempre cercato di spingersi oltre i propri limiti e dare il massimo, soprattutto quando si trattava di aiutare i suoi genitori ogni qualvolta fosse possibile. Questa sua attitudine si era poi espansa arrivando a includere chiunque potesse aver bisogno del suo aiuto e si trovasse nelle sue vicinanze. Adorava il sorriso solare che compariva sul volto di coloro a cui dava una mano: la rendeva felice. Solo dopo l’entrata alla U.A. aveva scoperto e compreso appieno il significato del motto della scuola “Plus Ultra” ed era stata felicemente soddisfatta di scoprire che la filosofia dell’istituto che frequentava, il migliore nel suo campo di tutto il Giappone, era perfettamente compatibile con il suo modo di concepire i motivi per i quali aveva senso vivere e continuare ad andare avanti. Da quel momento aveva deciso di interiorizzare del tutto quello spirito così pregno di quel significato a lei caro rendendolo in questo modo il suo faro, la sua unica guida.
Difatti ora, seguendone psicologicamente e spiritualmente gli insegnamenti e precetti standosene lì, in piedi su quel balcone, si sentiva speranzosa, com’era stata in passato ed era anche adesso, ma soprattutto si sentiva colmata da un’idilliaca tranquillità: era una sensazione che amava, forse proprio perché era sfuggente, rara, inafferrabile, dunque non semplice da ottenere. Rimase ferma dov’era, sola con l’immensità della notte a godersi quei pensieri tranquilli e quella leggerezza che le riempiva l’animo e gliene alleviava totalmente il peso.
 
Passò un tempo indefinito la cui misurazione non avrebbe avuto alcun significato. La ragazza sarebbe potuta rimanere lì, cristallizzata in quell'attimo infinito, ancora a lungo, ma la sua coscienza di studentessa ligia, sinora rimasta silente, non poteva più essere d’accordo: ora doveva rientrare. Ochaco distolse controvoglia lo sguardo da quel panorama benedetto, si voltò verso il dormitorio ma comunque sorrise, pensando che Izuku, quel ragazzo modesto che tanto le dava da pensare, era lì, anche lui. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento: sperava dormisse, come lei ne aveva un gran bisogno. Rientrando in camera Ochaco ripensò proprio a quanto lui si stesse allenando duramente in quel periodo: nei suoi ricordi lo vedeva sforzarsi, tentare, ritentare, cadere, ferirsi, rialzarsi, sorridere d'imbarazzo e serena buona volontà ogni qual volta gli veniva posta una richiesta di un consiglio o gli venisse fatta notare una sua stranezza, ne udiva la voce tremante che ben mascherava, in maniera involontaria, la forza impetuosa del suo animo… Quel ragazzo la rendeva determinata a tentare con tutte le sue forze di non essere assolutamente da meno, la spronava indirettamente ad essere una persona migliore, e lei di questo gli era infinitamente grata, com'era anche per tutto il resto: era grata al destino di avergli tutto incrociare Izuku, che era in grado di portare felicità e passione nei cuori di chi aveva intorno, lei in particolare, solo esistendo. Ed era grata di tutto ciò che aveva ottenuto e per cui aveva combattuto finora, era soddisfatta di sé stessa, pur tenendo a mente ciò la strada che ancora aveva da percorrere.
Lungo tutto il tempo passato lì fuori, siccome sola con la notte, aveva potuto abbattere gli argini psicologici che contenevano ogni pensiero e sentimento che di giorno ed in compagnia di altre persone non poteva sfogare così liberamente o che comunque conveniva contenesse. Difatti ora si sentiva liberata da quel peso che le aveva reso il sonno difficile, sentiva di stare bene.
Finalmente raggiunto il buon umore, Ochaco rientrò, sistemò felpa e ciabatte, e si rimise a letto. Rimettersi sdraiata ricondusse alla sua mente il pensiero del turbamento che prima la opprimeva, ma ormai non le importava più. Certo, rimaneva quel fastidioso interrogativo ancora più che presente, ma ora sapeva, anzi percepiva, che sarebbe riuscita a dormire leggera. Avrebbe affrontato quel problema un’altra volta se si fosse rivelato necessario; ora poteva dormire.




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Spazio Autore:
Anzitutto vi ringrazio per essere giunti fin qui. Dovete sapere che ho lavorato a questa fanfiction per tutta l'estate e tutto settembre, solo nello scorso periodo mi è sembrato di essere vicino alla conclusione, ed effettivamente lo sono. Anzi, si potrebbe dire che io abbia finito, ma negli ultimi due capitoli ci sono ancora delle parti che non mi convincono appieno. Nel frattempo che attendo il parere di qualche amico e ci rifletto ancora su, ho deciso di pubblicare almeno il primo capitolo, che avete appena letto. Spero vi sia piaciuto. Il personaggio di Ochaco non mi ha mai soddisfatto del tutto, dunque ho voluto cercare di conferirle una profondità maggiore rispetto a quella da me percepita, e per questo motivo sono finito col riversare nella sua caratterizzazione psicologica una parte importante di me. Spero che ne sia venuto fuori qualcosa di gradevole, io non lo so più dire: quando si lavora così tanto ad un testo, ad un certo punto non si riesce più a vederlo con gli occhi di qualcuno che non lo conosce e lo approccia per la prima volta. Tutto questo per dire: non so cosa ne sia venuto fuori. Ed a questo proposito, ogni commento, parere, opinione, anche se breve, mi è davvero d'aiuto e gratificherà il mio impegno. Vi ringrazio in anticipo e vi ringrazio nuovamente per avermi dedicato parte del vostro tempo. 
I prossimi capitoli non tarderanno ad uscire 😉
-Anonimo_21

 
   
 
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