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Autore: pampa98    10/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Thorin, Fili e Kili sono sopravvissuti alla Battaglia delle Cinque Armate e dopo due anni decidono che è tempo per Bilbo di rivedere la sua casa. Un viaggio a ritroso verso la Contea, si spera privo dei pericoli affrontati all'andata.
~ Thorin/Bilbo - Thranduil/Bard - Accenni Kili/Tauriel e Dwalin/Ori ~
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "Sweet dreams are made of this"


 

Un altro viaggio inaspettato




 

Il tenue sole invernale illuminava il volto di Bilbo Baggins, seduto nei giardini di Erebor a fumare la sua pipa. Era riuscito a portare un po’ di verde su quella montagna, lentamente e con le sue sole forze – i nani avevano provato ad aiutarlo, ma sfortunatamente solo Ori possedeva qualche piccola dote da giardiniere perciò erano stati costretti ad arrangiarsi da soli. Il clima freddo che si respirava a Erebor non era il più adatto per coltivare piante, ma Beorn – tramite Kili e Tauriel – gli aveva fatto recapitare alcuni semi che sarebbero cresciuti anche in mezzo a rocce e ghiacci. Bilbo era andato ad annaffiarli proprio quella mattina, mentre Thorin era impegnato in uno dei consueti concili con gli altri nani, e si era fermato poi a fumare in attesa che il suo compagno lo raggiungesse. 

Sbuffando cerchi di vapore nell’aria, Bilbo ripensò a quante cose fossero cambiate da quando svolgeva la stessa attività sulla panchina fuori da Casa Baggins, ormai quasi due anni prima. Si chiese se fosse mai esistito un altro hobbit che era rimasto lontano da casa così a lungo – la casa in cui era nato, si intende. Bilbo sospirò, voltandosi per ammirare la maestosità del palazzo di Durin. Nonostante l’aspetto cupo e grigio, non ricordava un altro posto in cui fosse stato così felice. A volte doveva ancora darsi dei pizzicotti sul braccio per assicurarsi che quella fosse la realtà: era troppo meraviglioso per essere qualcosa di diverso da un sogno, eppure Bilbo era sveglio e vigile, e ogni volta che Thorin lo sorprendeva a dubitarne era ben felice di aiutarlo, con metodi decisamente più piacevoli. 

Sbuffò un altro cerchio di fumo, mentre un sorriso si allargava sulle sue labbra. Casa sua gli mancava – gli mancavano soprattutto i suoi libri, i nani non erano grandi lettori e i pochi romanzi presenti a Erebor non erano stati conservati con particolare cura – eppure non riusciva mai a trovare la forza di tornare. Una parte di lui forse aveva anche smesso di considerarla casa. Il suo posto era accanto a Thorin e il posto di Thorin era Erebor. L’aveva bramata così a lungo che Bilbo non avrebbe mai potuto chiedergli di lasciarla per lui. 

Spense la pipa e la ripose in tasca, prima di sdraiarsi con le braccia incrociate dietro la schiena. Il terreno era freddo e umido, ma Bilbo voleva godere del sole di gennaio ancora un altro po’. Rimase steso con gli occhi chiusi fin quando non sentì dei capelli solleticargli il volto e un’ombra oscurargli il sole.

«Non è la prima volta che ti trovo a dormire qua fuori» disse Thorin sopra il suo viso. «Forse dovrei pensare di far aggiungere un letto in giardino.»

«Sai che un’amaca non sarebbe una brutta idea?» Aprì gli occhi, incontrando il sorriso del nano che si rifletté automaticamente sul proprio volto. «Com’è andato l’incontro con gli altri nani?»

«Bene, nessuna novità allarmante.» Thorin si sdraiò accanto a lui, imitando la sua posizione. «Presto dovrebbero arrivare altri nani dalle Montagne Azzurre. Erebor sta finalmente iniziando a ripopolarsi.»

Bilbo sorrise. Il drago aveva lasciato molte cicatrici, soprattutto sulla montagna, ed era bello vedere che si stavano rimarginando, seppur lentamente. Molti dei nani che erano stati costretti a fuggire come Thorin erano ora desiderosi di tornare a casa e dimenticare il dolore degli ultimi decenni. 

«Probabilmente ci farà visita anche Dìs» disse Thorin.

Bilbo deglutì a vuoto. «Oh… Che bello.»

La principessa era già stata a Erebor, circa un anno prima, e aveva ispezionato Bilbo millimetro per millimetro per capire se fosse degno di suo fratello. Non era stata una bella esperienza per lo hobbit, e Fili e Kili ci avevano messo il carico raccontando a loro madre tutte le difficoltà che si erano trovati a dover affrontare nel loro lungo viaggio – omettendo sempre di specificare quando tali difficoltà erano state causate proprio da loro. 

«Non essere preoccupato» disse Thorin, sorridendo divertito. «Mia sorella non è così terribile.»

«Lo dici solo perché a te non ha fatto il quarto grado!»

Thorin rise, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dello hobbit. Bilbo si alzò, stizzito, ma Thorin lo afferrò prima che potesse allontanarsi e lo tirò di nuovo a terra, sopra di sé. 

«Scusa» disse, continuando però a sorridere. «Vuoi che subisca anch’io un interrogatorio stavolta?»

«Be’, sarebbe una dimostrazione di solidarietà nei miei confronti.»

«D’accordo.» Thorin gli diede un bacio sulla fronte e l’indignazione di Bilbo si volatilizzò sulle sue labbra.
 

🌰
 

Il sonno di Bilbo si era fatto più leggero, forse perché si era abituato a doversi svegliare nel cuore della notte per evitare trappole e nemici mortali, o forse semplicemente perché nessun sogno eguagliava la realtà e lui non sentiva più il bisogno di rifugiarcisi dentro. Tuttavia, era ancora abbastanza pesante da aver bisogno che Bofur lo scuotesse energicamente un paio di volte prima di riuscire ad aprire gli occhi.

«Cos…?»

Si voltò istintivamente alla sua destra, dove dormiva Thorin, solo per trovare il materasso vuoto. E freddo.

«Che succede?» esclamò, completamente sveglio. Bofur si guardò intorno, come se stesse cercando le parole giuste.

«Gli orchi!» esclamò poi.

«Gli orchi?»

Il nano annuì.

«Gli orchi cosa, Bofur?» Bilbo scese dal letto, il cuore che gli batteva all’impazzata contro la cassa toracica. Decine di lugubri scenari si palesarono alla sua mente, ma lui cercò di metterli a tacere. Azog era morto. Era finita. Sicuramente non stava accadendo niente di drammatico.

«Sono tornati.» Bastarono quelle parole ad annientare le speranze dello hobbit. «Probabilmente qualche seguace di Azog era riuscito a sfuggirci e ora è tornato bramando vendetta.»

«T-Thorin…»

«È a Dale. Gli orchi hanno attaccato gli uomini e Thorin e gli altri sono intervenuti per aiutarli. Mi ha mandato qui perché temeva che ti saresti spaventato non trovandolo nel letto.»

Bilbo sbatté le palpebre più volte. Impiegò qualche secondo a trovare la voce, sopraffatto dal panico e dalla rabbia.

«Ha allontanato un valido combattente dalla battaglia perché era preoccupato per me? Che me ne stavo qui al sicuro a dormire, mentre lui è là fuori che potrebbe morire da un momento all’altro? Quel brutto… Oh, ma stavolta mi sente! Com’è vero che sono un Baggins, questa non la passa liscia!»

Indossò velocemente gli stivali e il suo cappotto e si precipitò a prendere Pungolo, appoggiata all’armadio insieme a Orcrist e il suo zaino. 

«Sono a Dale, hai detto?» chiese, senza fare caso all’assenza di alcuni oggetti nella stanza.

«Sì, anche se non penso che Thorin sarà felice che ti butti nella mischia. Ma se è quello che vuoi.» Bofur si strinse nelle spalle e lo precedette fuori dalla stanza. 

I corridoi di Erebor erano particolarmente silenziosi quella notte. La fortezza aveva un’aria quasi spettrale e a Bilbo ricordò sinistramente la sensazione che aveva provato la prima volta che vi aveva messo piede, quando era Smaug a controllare la montagna. “È solo una suggestione” si disse, mentre correva verso l’esterno. “Va tutto bene. Sconfiggeremo gli orchi e domani tornerà tutto come prima.”

Si era aspettato di vedere Dale illuminata dalla violenza e dal clangore della battaglia, ma anche lì fuori regnava lo stesso quieto silenzio del palazzo. Bilbo accelerò la corsa, superando Bofur. Forse la battaglia si era appena conclusa.

Non fece in tempo a formulare una preghiera nella sua mente che un «Sorpresa!» lo fece saltare in aria, arrestandolo di colpo. Da dietro alcuni massi all’ingresso della città, comparvero Fili, Kili, Dwalin, Ori, Gloin e Dori, che si avvicinarono a lui sorridenti e illesi. E, per ultimo, comparve anche Thorin. Allargò le braccia, avvicinandosi a lui con un grande sorriso compiaciuto in volto. 

«Bilbo, ti abbiamo… Stai bene?» chiese, aggrottando le sopracciglia. Probabilmente Bilbo non stava avendo la reazione che aveva immaginato.

«Ehm, sì, prima ti ho mentito» disse Bofur, dandogli una pacca sulla spalla. «Scusa, amico, ma mi serviva un motivo per tirarti fuori dal letto. Siamo in partenza!»

Bilbo spostò lo sguardo da un Thorin sempre più preoccupato a Bofur, che al contrario sembrava molto tranquillo e compiaciuto del suo operato. Inspirò a fondo prima di chiedere: «Quindi non c’è stato nessun attacco degli orchi?»

«Orchi?!» esclamò Thorin. «Che cazzo gli hai detto?»

«Mi hai chiesto tu di trovare una scusa per portarlo qui» si giustificò Bofur.

«Sono quasi certo che ne esistesse una che non coinvolgesse quegli esseri» lo rimproverò Dwalin.

«Be’...»

«No. Fa’ silenzio. Ne parliamo dopo» lo zittì Thorin, fulminandolo con lo sguardo. Si avvicinò a Bilbo e gli sollevò il volto in modo da poterlo guardare negli occhi. «Mi dispiace, Bilbo. Volevo farti una bella sorpresa e credevo che Bofur fosse in grado di farti scendere dal letto senza spaventarti» aggiunse, lanciando un’altra occhiataccia verso il nano, che iniziò a sentirsi un po’ a disagio e andò a nascondersi dietro Fili e Kili.

Bilbo strinse le braccia di Thorin. Che tracce del suo passato potessero sbucare di nuovo nella loro vita era la sua più grande paura e aveva bisogno di sentire che Thorin stava bene, che era reale e non era accaduto niente di terribile.

«Quindi… va tutto bene» disse, a metà tra un’affermazione e una domanda.

Thorin annuì e Bilbo si lasciò scappare un lunghissimo sospiro. Si appoggiò al petto del nano; aveva la sensazione che, senza di lui, sarebbe rovinato a terra.

«Allora» disse, dopo qualche momento di raccoglimento, «che ci facciamo qua fuori?»

Thorin tornò a sorridergli. Lo scostò da sé quanto bastava per voltarsi e mostrargli i pony pieni di zaini che si trovavano accanto agli altri nani.

«Ho approfittato della riunione con i miei famigliari per chiedere a Dain di ricoprire le mie veci per i mesi a venire, dal momento che sarò impegnato in un lungo viaggio. Be’, tutti lo saremo, in realtà.»

Bilbo inarcò un sopracciglio. Credeva che, adesso che avevano una dimora, non avrebbero più viaggiato in lungo e in largo per la Terra di Mezzo, ma evidentemente aveva di nuovo sottovalutato i nani. Non gli andava di abbandonare le – seppur discutibili – comodità di Erebor per un altro viaggio, ma non si sarebbe certo separato da Thorin per qualcosa di banale come la pigrizia.

«Oh» disse allora. «Un viaggio per dove?»

Thorin gli rivolse un sorriso compiaciuto.

«La Contea.»




 
   
 
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