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Autore: pampa98    16/10/2022    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Thorin, Fili e Kili sono sopravvissuti alla Battaglia delle Cinque Armate e dopo due anni decidono che è tempo per Bilbo di rivedere la sua casa. Un viaggio a ritroso verso la Contea, si spera privo dei pericoli affrontati all'andata.
~ Thorin/Bilbo - Thranduil/Bard - Accenni Kili/Tauriel e Dwalin/Ori ~
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: "Perso"



Contea



 

Bilbo inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della Contea. Riconosceva l’erba che gli solleticava le piante dei piedi, il profumo dei fiori e il vociare degli hobbit al mercato: casa. 

Non si era reso conto di quanto gli fosse mancata. 

«Bentornato a casa, mastro Baggins» disse Thorin, raggiungendolo in cima alla collina da cui poteva ammirare l’intera Contea. 

Bilbo sorrise e gli prese la mano. Durante il viaggio aveva pensato a tutte le cose che avrebbe voluto mostrare a Thorin: prima di tutto, un bel tour della sua casa e del suo giardino, in cui avrebbero piantato i semi che aveva raccolto da Beorn. Poi lo avrebbe portato al mercato e a passeggiare lungo le colline che circondavano la Contea. Avrebbe raccolto i migliori ricordi della sua vita da quando sua madre non c’era più e ne avrebbe fatto tesoro fino al loro successivo viaggio.

«Sei pronto a rivedere la tua casa?»

«Certo. Andiamo, corag- Dove sono gli altri?» esclamò, vedendo che giù dalla collina c’erano solo Gloin e Dori.

«Avevano fame» spiegò Gloin. «E anche io ce l’ho, in realtà. A casa tua ci aspetta un banchetto come l’altra volta, vero?»

Bilbo sgranò gli occhi. Aveva pensato di preparare una bella cena per tutti, ma con calma e solo dopo aver rifornito la dispensa – che, se i suoi amici non avessero brutalmente consumato durante la loro prima visita, sarebbe certo stata piena di cibo maleodorante e ammuffito. 

«Dubito che ci sia qualcosa di commestibile in casa sua al momento» disse Thorin e Bilbo lo ringraziò mentalmente per non essere ossessionato dal cibo come i suoi famigliari. 

«Esatto!» confermò quindi lo hobbit. «Sono due anni che la mia dispensa non viene rifornita, mastro Gloin. Vi siete impossessati di tutto ciò che conteneva l’ultima volta che siete stati qui, o l’hai forse dimenticato?»

Non attese la sua risposta. Scivolò giù dalla collina per cercare i cinque fuggitivi e fermarli prima che cominciassero a fare danni. Per sua fortuna, li trovò quasi subito, fermi lungo la via che portava alla sua collina. 

«Ehi, signor Boggins» disse Kili, quando lo vide arrivare, «come mai c’è questa fila?»

Bilbo guardò nella direzione da lui indicata. Il motivo per cui i nani si erano fermati era che davanti a loro c’erano decine di hobbit, in attesa di qualcosa. Sembrava la fila che si formava davanti alla bancarella delle castagne in autunno, sebbene nemmeno in quei casi si riunivano contemporaneamente così tanti hobbit.

«Che succede?» chiese Thorin dietro di lui.

Bilbo scosse la testa. La fila non sembrava scorrere, ma in compenso iniziarono ad arrivare alcuni hobbit nel senso opposto. Avevano tutti qualcosa tra le mani: tovaglie, libri, sedie. Bilbo li fissò attentamente, assottigliando le palpebre: erano molto simili alle sue tovaglie e alle sue sedie. Quando vide passare un hobbit con la cassapanca di sua madre tra le braccia, non ebbe più dubbi.

«Quella è la mia cassapanca!» esclamò. «E la mia sedia. E, ehi, metti giù quel pouf!» Si fece largo attraverso gli hobbit in fila, ma nessuno sembrava ascoltarlo.

«Oh, buongiorno, signor Baggins!» Il primo ad accorgersi di lui fu un suo vicino, che stava trasportando diversi suoi ninnoli in un carretto. Gli sorrise, ma dopo qualche istante il suo volto si fece sorpreso. «Non dovreste essere qui.»

«Come sarebbe a dire?» esclamò Bilbo, sull’orlo di una crisi di nervi. «Dove dovrei essere, mentre mi derubate?»

«Ovunque stiano i presunti morti.»

«Morti? Io non sono mica morto! Oh, adesso basta. Questa storia finisce qui. Tutti via dal mio vialetto e dalla mia casa!»
 

🌰
 

Non fu semplice dimostrare che era ancora vivo, dopo quasi due anni di assenza, e ancora più difficile fu recuperare tutti i suoi beni. La sua casa era un disastro, peggio di come l’avevano lasciata i nani – che alla fine, per disperazione, aveva accettato che andassero a procurarsi la cena da soli – e metà dei suoi averi erano scomparsi. Avevano portato via pure il ritratto del suo prozio Ruggitoro Tuc! Bilbo era riuscito a recuperare alcuni oggetti, tra cui la sua amata poltrona, ma aveva dovuto litigare con tutti per far intendere che no, non era morto e che no, anche se fosse partito di nuovo non avrebbe venduto un bel niente! 

«Dovremo portare via tutto, tutto!» continuava a ripetere, girando in tondo per il salotto. «Avevo già pianificato di portare via qualcosa, lo sai, ma cose piccole. Libri, vestiti, cuscini… Come facciamo a portare una poltrona intera fino a Erebor? E la cassapanca di mia madre, le mie sedie, tutta la mia argenteria! Puoi smetterla di ridere?»

«Non sto ridendo» rispose Thorin, con le labbra ancora sollevate in un sorriso divertito.

Bilbo sbuffò. Mise le mani sui fianchi, fissandolo torvo. «Non è divertente, Thorin! Quelle sanguisughe là fuori mi hanno derubato. Ho perso tutto! E domani, invece di starmene tranquillo davanti al camino e piantare degli alberi insieme a te, dovrò girare per tutta la Contea in cerca dei miei averi!»

Thorin sorrise. «Avevi già pianificato la nostra giornata?»

Lo stava guardando con quel misto di dolcezza e riverenza che riusciva sempre a sciogliere il cuore di Bilbo, tanto più che lo hobbit sapeva perfettamente che era l’unico a essere guardato in quel modo dal Re di Durin. Sospirò; in parte quell’espressione colma d’amore lo fece calmare, ma dall’altra mantenne comunque un non indifferente livello di furia, verso i suoi compaesani, i suoi compagni e Thorin stesso, che a quanto pare era più interessato ai suoi piani andati in fumo che al motivo per cui ciò era accaduto.

«Bilbo.» Thorin si avvicinò a lui, posandogli le mani sulle spalle. «Coraggio, non è la fine del mondo. Domani ti accompagnerò io a recuperare le tue cose, così potremo riprendere il nostro soggiorno in pace. E un modo per portare via i tuoi mobili lo troveremo, vedrai.»

Lo abbracciò e Bilbo affondò la testa nel suo petto. Avvolto dal suo calore, lo hobbit iniziò davvero a calmarsi. Si rese anche conto che fosse piuttosto irrispettoso, da parte sua, lamentarsi di ciò che aveva perso – qualche oggetto – quando Thorin era stato derubato della sua casa per decenni. 

«Scusami» disse, il suono attutito dalla giacca del nano. «Sono ridicolo, mi dispiace.»

«Non lo sei affatto.» Thorin si scostò da lui, sollevandogli il volto per guardarlo negli occhi. «Anche se sei stato via a lungo, nessuno aveva il diritto di intrufolarsi in casa tua e impossessarsi di ciò che desiderava. È giusto che tu voglia riprendertelo.» Gli sorrise, rassicurante. «I tuoi alberi possono aspettare qualche altro giorno per essere piantati.»

Bilbo si ritrovò a sorridere. Si sollevò sulle punte e lo baciò. 

«Va bene» disse infine. «Certo che sei parecchio ottimista oggi. Che ti è successo?»

Thorin si strinse nelle spalle. «Credo sia l’influenza di un certo scassinatore.»

Bilbo sbiancò. «Ah, sì, ehm, a proposito di quel termine…»

«Cos’ha che non va?»

«Be’, non è esattamente un lavoro onesto. Voglio dire, in questo caso, dovendo derubare un drago che per primo vi aveva derubati, lo era, ma preferirei, ecco, non divulgare troppo i particolari del lavoro che ho svolto.»

Thorin annuì. «Va bene. Se qualcuno fa domande, basterà dirgli di farsi gli affari suoi.»

«Sì, magari con più delicatezza, ma… Basta che non mi chiamiate scassinatore in pubblico, d’accordo?»

«D’accordo.» Thorin sorrise. «Allora, ora che ti sei calmato, devo darti una brutta notizia.»

«Cioè?» chiese Bilbo, sentendosi già venire meno.

«Temo che abbiano portato via qualcosa di grosso anche dal bagno. Prima ci sono entrato ed era tutto allagato. Credo abbiano rotto le tubature.»

Bilbo impiegò qualche istante a elaborare l’informazione. Appena il suo cervello ricordò, iniziò a imprecare, ricominciando a camminare in circolo per la stanza.


🌰
 

I nani – Fili e Kili in particolare, che Bilbo riteneva essere gli effettivi fautori della rovina del suo bagno – riuscirono a evitare la sfuriata di Bilbo solo perché tornarono a casa con parecchio cibo, a loro dire acquistato onestamente, e aiutarono lo hobbit ad apparecchiare e cucinare senza distruggere niente. Ma fu solo quando Bilbo sprofondò nel suo letto che sentì la tensione accumulata nella giornata lasciare definitivamente il suo corpo. 

Aveva viaggiato attraverso le Terre Selvagge, soggiornato in ben due reami elfici e attraversato le Montagne Nebbiose, eppure la sfida più difficile di quel viaggio si era rivelata proprio a casa sua. Gandalf lo avrebbe trovato molto divertente, ragione per cui Bilbo fu grato che lo stregone li avesse abbandonati prima.

«È normale sprofondare così?» chiese Thorin, sdraiato supino accanto a lui. Bilbo non riuscì a trattenere una risata: era evidentemente a disagio in mezzo a quelle comodità hobbit.

«Non eri tu quello che considerava maleducato ridere delle sventure altrui?» lo rimproverò il nano.

«Un materasso morbido non mi pare proprio una grande sventura.»

Si avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto. Thorin lo avvolse tra le sue braccia istintivamente, ignorando la scomodità del letto.

«Non intendi portare anche questo a Erebor, vero?»

Bilbo rise. Fu quasi tentato di dirgli di sì – il loro letto non era scomodo, ma era pur sempre meno morbido e avvolgente di quello in cui stavano giacendo – ma decise di risparmiarlo. 

«No, stai tranquillo. Un letto serve anche qui, no?»

Thorin annuì e gli sorrise, grato. Posò la fronte contro la sua e si addormentò, cadendo in un sonno che Bilbo sperò fosse pieno di bei sogni. Non era la prima volta che osservava Thorin dormire: come la sua fronte si rilassava e il suo respiro gli baciava la pelle a un ritmo regolare. Ma era la prima volta che lo vedeva dormire in casa sua. 

Bilbo non aveva mai sentito il bisogno di condividere quella stanza, così come la sua vita, con qualcun altro, eppure con Thorin accanto a sé capì quanto fosse bello avere una persona amata al proprio fianco. Sarebbe stato lieto di disfarsi di ogni singola cianfrusaglia presente in quella piccola casa, se avesse significato poter vivere accanto a Thorin in eterno.



 


Note: Ed eccoci giunti alla fine di questa storia. Spero che questo viaggio a ritroso verso la Contea vi sia piaciuto ^^ Ringrazio chiunque abbia letto e aggiunto la storia in qualche lista, e in particolare Leila91 e CedroContento che mi hanno lasciato delle splendide recensioni ❤
Stay tuned che domani i Bagginshield torneranno, in compagnia di qualche personaggio inaspettato 👀
Alla prossima!
Baci, pampa

   
 
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