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Autore: evil 65    19/10/2022    7 recensioni
"Sappi, Frodo, che anche mentre parlo con te, io scorgo l'Oscuro Signore, e conosco le sue intenzioni, così come lui conosce le mie. Ed egli continua a scrutare, per leggere in me e nel mio pensiero, ma la porta rimane chiusa…”
(Gli Anelli del Potere – Spoiler Episodio 8)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galadriel, Sauron
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Touch the darkness once more…

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"Sappi, Frodo, che anche mentre parlo con te, io scorgo l'Oscuro Signore, e conosco le sue intenzioni, così come lui conosce le mie. Ed egli continua a scrutare, per leggere in me e nel mio pensiero, ma la porta rimane chiusa!"
(Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello)



Il sole cominciò a tramontare al di là delle montagne, colorando il cielo di rosso.
Sulle rive del lago cristallino, i suoi raggi proiettarono gli ultimi bagliori della giornata, creando incantevoli giochi di luce. Poco dopo, moltitudini di volatili di ogni forma e dimensione presero a danzare a pelo d’acqua.
Galadriel vide tutto questo e si lasciò cullare da quell’immagine idilliaca, dimenticando per un attimo i suoi tormenti.
Da giorni, ormai, le notti della dama Nolde si erano fatte sempre più tumultuose, quasi fosse stata riportata indietro nel tempo, durante i giorni più sanguinosi della grande guerra. Ora, questi brevi momenti sulle rive dello specchio d’acqua rappresentavano una piacevole via di fuga dall’inquietudine che aleggiava nel suo cuore… e dagli sguardi sospettosi che le rivolgevano gli altri elfi.
<< Sei ancora qui fuori? >>
Il suono di quella voce le inviò un brivido lungo la spina dorsale, riportandole alla mente i ricordi di un passato ancora più lontano. Di un tempo in cui il mondo era molto più giovane, quando la luce degli alberi di Valinor era così intensa da poter illuminare tutta Arda con la sua immacolata bellezza.
Prima dell’oscurità… prima di Morgoth, l’Antico Nemico, Primo e più possente di tutti i Valar.
Lentamente, volse lo sguardo verso colui che aveva appena parlato: un elfo dai lineamenti scolpiti e coronati da una folta capigliatura color grano, con occhi castani che la scrutavano affettuosamente.
A Galadriel servì solo la frazione di un singolo istante per associare un nome a quel volto familiare.
<< Celeborn >> sussurrò, come se non riuscisse a credere che il marito fosse davvero lì.
<< Sembra che tu abbia visto uno spettro, mia amata >> disse l’elfo, camminando fino a lei << Cosa ti tormenta? >>
Subito, le braccia della dama si strinsero attorno al petto del Sindar.
<< Io… credevo di averti perso >> sussurrò, il viso premuto contro le sue pallide vesti.
Celeborn sorrise dolcemente e le passò una mano tra i capelli dorati.
<< Era solo un incubo, Galadriel. >>
<< Sì >> borbottò l’elfa, con tono distante << Solo un incubo. Nient’altro che un’oscura reminiscenza della guerra. >>
<< Una guerra da cui siamo entrambi tornati >> proseguì il marito, tirandosi indietro e afferrandole delicatamente il viso.
Galadriel chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel tocco, lo stesso che aveva anelato per molte notti… quando credeva che il congiunto le fosse stato crudelmente strappato via, diventando solo l’ennesima vittima delle macchinazioni di Morgoth.
Ma lui era qui, proprio di fronte a lei. Era vivo… e ora non l’avrebbe più lasciato andare.
<< Vorresti… >> cominciò con voce esitante, mentre riapriva gli occhi << Vorresti restare a guardare il tramonto con me? >>
Celeborn lanciò un rapida occhiata alle sue spalle, laddove spiccava una graziosa casetta in legno ricoperta di fiori.
<< Solo per un po’ >> rispose, dopo qualche attimo di silenzio << Nostra figlia cresce in fretta, ma non mi fido ancora a lasciarla per troppo tempo da sola. Ha lo spirito avventuroso di sua madre. >>
La mente di Galadriel si bloccò.
<< Nostra figlia? >> ripetè intontita, quasi perdendo l’equilibrio nella confusione che seguì.
L’elfo inclinò leggermente la testa. 
<< Celebrìan, ovviamente >> disse, come se fosse ovvio.
La dama abbassò lo sguardo.
<< Celebrìan >> borbottò  << Ho sempre voluto una figlia con quel nome. >>
Ma allora… perché non riusciva a rammentare il volto di colei a cui l’aveva affibiato?
<< Per i Valar, dev’essere stato un incubo davvero terribile >> disse il marito, mentre la guidava dolcemente fino a terra << Ti va di parlarmene? >>
L’elfa deglutì a fatica e prese un respiro profondo.
<< Io… ero tornata ai giorni della Guerra dell’Ira. Quando il cielo era così rosso da innaffiare il suolo con pioggia vermiglia, e le grandi città sembravano enormi falò che risuonavano delle urla e dei pianti dei loro abitanti. >>
Tornò a scrutare il lago di fronte a loro.
<< Non riuscivo più a trovarti sul campo di battaglia >> riprese << Mi sentivo così sola e spaventata. Credevo di averti abbandonato alla morte. >>
<< Oh… ma tu mi hai abbandonato. >>
A quelle parole, l’elfa si sentì mancare il respiro.
Lentamente, girò la testa… e vide il marito che la guardava con occhi pieni di giudizio, più pallido di quanto rammentasse.
<< C-cosa? >> balbettò, credendo – o forse sperando - di aver udito male.
<< Tu mi hai abbandonato, Galadriel >> continuò l’elfo, tutt’altro che gentile << Mi hai lasciato a marcire tra i campi di battaglia, nella terra bagnata con il sangue del nostro popolo. E per cosa? Vendetta per la morte di tuo fratello? Il nostro matrimonio significava così poco per te? >>
La dama si alzò da terra con un balzo, allontanandosi dal marito.
<< No >> disse, mentre la volta celeste si riempiva di nubi temporalesche << Non è vero! Perché dici certe cose? Io non ti ho abbandonato, tu… tu sei qui, proprio davanti a me! >>
Celeborn si rimise in piedi e inclinò la testa.
<< Lo sono davvero, Galadriel? >> disse, con un sorrisetto contorto << Lo credi davvero? O forse hai paura di ammettere la verità? >>
L’elfa abbassò lo sguardo, ormai conscia di cosa stesse succedendo davvero.
<< Io… >>
<< Guardami. >>
<< Ti prego, risparmiami da questo tormento… >>
<< GUARDAMI! >> urlò la “cosa” che aveva preso il posto di suo marito.
Incapace di resistere oltre, Galadriel sollevò la testa… e scoprì che il volto immacolato dell’elfo era stato sostituito da un teschio pieno di vermi, nero come legna appena bruciata.
<< Tu mi hai abbandonato! >> ringhiò il mostro, allungando un braccio ossuto << Mi hai lasciato morire! Mi hai DIMENTICATO! >>
Galadriel si portò le mani alle tempie e urlò: << Esci dalla mia testa! >>
Cadde in ginocchio, mentre si sentiva sferzare da un vento indomito. L’aria attorno a lei divenne improvvisamente fredda e la luce del sole lasciò il posto ad una cupa oscurità.
Quando la dama riaprì gli occhi, vide che sulle rive del lago aveva fatto la sua comparsa un uomo alto e allampato dai folti capelli rossi, vestito come un umile vagabondo.
Il cuore di Galadriel mancò un battito.
Costui era la stessa persona che aveva disperatamente cercato di dimenticare nelle ultime settimane. Un compagno fidato, un amico… o almeno così credeva, prima che rivelasse la sua vera natura.
Quando si erano incontrati in quel mare tempestoso, le aveva dato un nome da mortale: Halbrand. Solo un travestimento di carne e sangue atto a nascondere la vera essenza di un Maia, tra le creature celesti più potenti dell’intera creazione.
E nella Terra di Mezzo, solo una di esse aveva continuato ad estendere la propria influenza. Colui che più di chiunque altro era riuscito a guadagnarsi una certa reputazione tra le fila di Morgoth. Un crudele e infido ingannatore dai molti nomi, conosciuto ai più… come Sauron.
Camminò verso di lei.
<< È a questo che si è ridotto il famoso Comandante delle Armate del Nord? >> disse con tono beffardo, lo stesso che l’aveva rimproverata più volte durante le loro numerose disavventure per la Terra di Mezzo << Una bambina piagnucolosa e spaventata? >>
<< Ed è a questo che si è ridotto il più grande Generale delle Armate di Morgoth? >> ribattè lei, caldamente << Usare sogni e ricordi per tormentare coloro che non ha il coraggio di affrontare a viso aperto? Sei patetico. >>
L’uomo… no… la “creatura” inarcò un elegante sopracciglio e si guardò brevemente attorno.
<< Pensi davvero che questa sia opera mia? >> domandò con un sorrisetto << Mi duole deludervi, mia signora, ma non credo che potrei mai escogitare una tortura migliore di quella che vi siete creata da sola. >>
Una sensazione spiacevole cominciò ad avvolgere il cuore dell’elfa, ma subito ella tentò di nasconderla sotto una patina di fredda indifferenza.
<< Tu menti >> disse, assottigliando lo sguardo << Credi che non sappia riconoscere il fetore della tua oscurità, mentre cerca di penetrare la mia mente? >>
Ma invece che mostrare segni di colpevolezza, il ghigno sul volto di Sauron sembrò allargarsi.
<< O forse tutto questo è solo un sogno. In effetti… come puoi essere sicura che io sia davvero qui? Forse sono solo l’ennesimo frutto della tua immaginazione… o forse no. Chi può dirlo, se non Irmo in persona? >>
La mano di Galadriel si mosse inconsciamente verso il basso, prima di rammentare che ormai aveva perso il suo pugnale… l’ultimo possedimento di suo fratello, il simbolo della missione che l’aveva condotta lungo questa strada tortuosa.
Represse l’ondata di tristezza che minacciò di sommergerla e voltò le spalle al suo nemico.
<< Se questo è solo un sogno, allora non devo fare altro che svegliarmi. >>
Ma prima che potesse compiere anche un solo passo, ecco che sentì una presa ferrea sul braccio, abbastanza forte da costringerla a fermarsi.
Girando appena la testa, si ritrovò a fissare dritta negli occhi caldi – e umani – di Halbrand.
<< E pensi davvero che ti lascerò andare così facilmente? >> chiese lui, senza mai perdere quel sorrisetto divertito.
Galadriel schioccò la lingua e si tirò rapidamente indietro.
<< Non toccarmi, putrida creatura >> sputò, fissandolo come se fosse pronta a incenerirlo con lo sguardo. Ma invece che mostrare timore o prudenza, il Maia si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
<< Non mi sembra che ti abbia mai dato fastidio >> la canzonò << Non quando pensavi che fossi solo un semplice mortale, almeno. >>
Le guance dell’elfa si tinsero brevemente di rosso.
<< Mi hai ingannata >> ringhiò, colpendolo al petto con un dito << Hai usato la maia rabbia e la mia solitudine per raggirarmi. >>
A quelle parole, il volto dell’avversario divenne una maschera priva di emozioni.
<< Io non ti ho mai mentito, Galadriel >> disse, duramente << Hai incontrato un uomo che stava fuggendo dai suoi demoni… e io sono così. >>
Fece un passo avanti, spingendola ad indietreggiare.
<< Hai incontrato un uomo che voleva disperatamente rimediare al male che aveva fatto… e io sono così >> continuò, mentre le afferrava delicatamente una mano << Hai incontrato un uomo che un tempo non avrebbe esitato ad usarti per i propri scopi… e non lo nego. Ma non posso neanche negare il rispetto e l’ammirazione che ho maturato verso di te. Né il desiderio di averti al mio fianco. >>
Lo sguardo di Galadriel divenne assolutamente furioso. << Non mi unirò mai a te… >>
<< Perché?! >> ringhiò lui, e subito il cielo sopra di loro divenne una canzone di lampi e tuoni.
L’elfa spalancò gli occhi, sorpresa da quell’improvvisa manifestazione di rabbia, tuttavia riuscì a non mostrare segni di paura. Anche ora, di fronte ad un essere che aveva osservato di prima persona la grande opera di Illùvatar, era più che pronta ad affrontare il suo destino a testa alta.
<< La tua gente ti ha abbandonato >> continuò l’essere << Hai combattuto così tanto, perso tutti coloro che amavi… e per cosa? Per proteggere un mondo dove fratelli e sorelle si massacrano tra loro, mentre i potenti osservano il tutto dalle loro torri d’avorio. Un mondo in cui sarai sempre emarginata a causa della tua unicità… ma non con me. Ti chiameranno mostro e strega, ma io non lo farò. Ti voglio come sei. >>
Galadriel chiuse gli occhi, cercando di frenare le lacrime che minacciavano di scivolarle sul viso.
<< Le tue parole sono veleno >> sussurrò, con voce molto più incerta di quanto avrebbe voluto. Sauron sembrò accorgersene, poiché la sua espressione sembrò addolcirsi di conseguenza.
<< A volte un veleno è necessario per estinguerne un altro. E il veleno che alberga nel tuo cuore è più pericoloso di qualunque maledizione che potrei lanciarti. >>
L’elfa sussultò, come se quelle parole l’avessero pugnalata. E prima che potesse controbattere, il Maia allungò la mano libera e la posò sul suo petto, laddove un battito lento e ritmato stava diventando sempre più veloce.
<< So che puoi ancora sentirlo >> continuò l’essere << L’odio che ti striscia dentro, insinuandosi sotto la tua pelle come un serpente. Pensi davvero che i tuoi simili ti accetteranno, quando capiranno che non potrà mai essere estirpato? Oppure continuerai a mentire a tutti loro, anche a costo di portare questo male nelle Terre Immortali? >>
<< Io… >>
Ma l’elfa non riuscì a terminare la frase.
In fondo… non era questo ciò che aveva sempre voluto? Incontrare qualcuno che fosse disposto a stare al suo fianco, pur conoscendo l’oscurità che aleggiava nel suo cuore, indegno di Valinor?  
Allora… perché rifiutare proprio ora, quando quella persona era proprio di fronte a lei?
Tutto a un tratto, sembrava una scelta così semplice. Come se avesse sempre avuto la risposta davanti agli occhi.
<< Vieni con me, Galadriel >> disse Sauron, con tono caldo e rassicurante quanto il sole stesso << Abbandona il tuo odio nei miei confronti. Liberati da questo tormento e abbraccia il futuro che posso offrirti. Pace, redenzione… ogni tua colpa infranta, ogni tuo peccato sanato. Insieme, renderemo questa Terra di Mezzo una nuova Valinor per coloro che sono stati traviati dagli orrori di Morgoth! E solo allora, quando sarò sicuro di aver fatto tutto ciò che era in mio potere per rimediare ai miei molti errori… solo allora mi sottometterò alla tua misericordia, e ti lascerò condurmi al cospetto dei Valar, così che Manwë in persona possa elargire il suo giudizio. >>
Lo sguardo di Galadriel scattò verso di lui.
<< Saresti davvero disposto ad affrontare il giudizio per i tuoi crimini? >> chiese, visibilmente sospettosa.
Il Maia le sorrise dolcemente.
<< Se questo sarà ancora il tuo desiderio… senza esitazione alcuna >> disse, offrendole un breve inchino << Devi solo toccare l’oscurità un’ultima volta. >>
Allungò una mano verso di lei, in attesa.
<< Quindi te lo chiederò ancora: prendi la mia mano. Unisciti a me, diventa la mia regina… e aiutami a guarire ciò che ho contribuito a disfare. Ti prego. >>
Gli occhi della Nolde si posarono sulle dita tese. Le sarebbe bastato afferrarle… e allora, tutto il dolore sarebbe sparito.
Non ci sarebbero più state né guerre né conflitti, solo un’utopia senza tempo. E anziché arrancare nella flebile luce di una vana speranza, le razze della Terra di Mezzo avrebbero avuto una regina! Non oscura, ma bellissima come il sole, indomita come una tempesta e più forte delle fondamenta di Arda…
“E un Oscuro Signore con la volontà di dominarle tutte” disse una voce nel retro della sua mente, riportandola alla realtà.
Scosse la testa.
<< No >> sussurrò, mentre ritirava la mano.
Lo sguardo di Sauron divenne improvvisamente allarmato.
<< Galadriel… >>
<< È questo ciò che ti sei raccontato ogni giorno, per andare avanti? >> lo interruppe lei, scrutandolo da capo a piedi << Tu, che hai scelto di abbandonare la luce dell’Uno per le tue ambizioni. Pensi di volere la redenzione… ma non è così. Cerchi solo nuove ragioni per giustificare la tua fame di potere. >>
Fece un passo indietro e allargò le braccia, gli occhi rivolti verso il cielo. << Tu vuoi la mia anima… ma è giù promessa ad un altro. Colui che ha suonato le prime note della Musica degli Ainur, e che mi è accanto anche in questo momento. >>
A quelle parole, il mondo attorno a loro cominciò a cambiare.
Le pupille di Hallbrand divennero di un rosso infuocato, come le ottiche serpentine di un drago. Il cielo si fece sempre più oscuro, mentre la terra sotto i loro piedi si tramutò in una landa desolata.
<< Giovane sciocca >> sputò la Creatura << Non hai idea del terrore che saprò farti provare. >>
<< Allora mostramelo! >> lo sfidò Galadriel, mentre fiumi di lava eruttavano dalle pendici delle montagne.
Sauron fece un passo avanti e continuò dicendo: << E non puoi immaginare l’orrore che scatenerò su di te. >>
<< Scatenalo! >> ribattè l’elfa, tenendo alta la testa.
Il volto del Maia venne attraversato da una cupa ombra.
<< Nessun passo che farai sarà più sicuro. Nessun sogno sarà più sereno! >> sibilò << Pianificherò battaglie! Renderò la tua stirpe una macchia sugli annali degli Eldar! Chi sei tu, per sfidare ME? >>
Il cuore di Galadriel si riempì di tristezza, poiché ormai del suo vecchio amico non riusciva a scorgere nient’altro che un’ombra contorta e malevola. L’ultimo rimasuglio di un futuro che non si sarebbe mai avverato.
<< Io non sono niente >> disse, dolcemente << Non sono altro che un umile elfo nel grande disegno di Illùvatar. Ma almeno per oggi, con i Valar come miei testimoni… questo sarà sufficiente! >>
Allungò la mano destra… ove ora spiccava un oggetto piccolo e argentato, luminoso quanto una stella: Nenya, l’anello che le era stato affidato da Gil Galad.
E prima che Sauron potesse anche solo provare ad afferrarla, ecco che l’ultima creazione di Celebrimbor sprigionò un bagliore accecante che lo costrinse a indietreggiare. 
<< Tu non hai più potere qui, servo di Morgoth! >> urlò Galadriel, mentre attornò a lei s’innalzavano i venti di una tempesta << In questo mondo… tu sei senza nome. Senza volto! Senza forma! Quindi ritorna nelle ombre da cui vieni! >>
Hallbrand spalancò la bocca. Andato era il volto gentile e comprensivo del suo vecchio amico, sostituito dalla maschera contorta e rabbiosa del Nemico.
La creatura ruggì e si lanciò verso di lei… o almeno tentò di farlo, poiché presto il suo corpo venne come sbalzato da una forza invisibile. La sua esile figura scomparve al di là delle montagne, e subito la visione cominciò a collassare su se stessa.
Vi fu un lampo di luce, poi Galadriel spalancò gli occhi con un sussulto.
Guardandosi attorno, scoprì di trovarsi ancora nel suo letto, il volto madido di sudore, il respiro pesante e il cuore che sembrava pronto a scoppiarle nel petto. Era tornata nel mondo della veglia.
Uscendo dalla stanza, camminò fino ai giardini del Lindon, mentre il sole aveva appena cominciato a spuntare al di là dell’orizzonte.
<< Galadriel? >> la chiamò una voce familiare.
Voltandosi, la Nolde scoprì che si trattava di Elrond, forse l’unico amico che le era rimasto in mezzo a queste mura.
<< È tutto a posto? >> le chiese, visibilmente preoccupato << Sembra che tu abbia visto uno spettro. >>
In cuor suo, Galadriel avrebbe voluto potergli rivelare tutto. Raccontargli di Sauron, di come l’aveva ingannata… e di come lei aveva contribuito ad alimentare lo stesso male che aveva giurato di distruggere.
Forse, così facendo, sarebbe finalmente riuscita a liberarsi dai suoi tormenti. Invece, si limitò a sorridergli gentilmente.
<< Non preoccuparti, Elrond. Ho solo avuto un incubo. >>
E ormai era sicura di una cosa: non sarebbe stato l’ultimo.



Dizionario:

Noldor: Termine utilizzato per identificare una stirpe elfica molto antica, di cui Galadriel è un membro.

Eldar: Altro nome usato per indicare gli Elfi della Terra di Mezzo.

Guerra dell’Ira: L’ultima grande guerra contro Morgoth, che terminò con la sua sconfitta.

Illùvatar: Uno dei tanti nomi di Eru, il Dio primordiale dell’universo di Tolkien.

Irmo: Vala dei sogni e delle visioni.

Maia: Un essere celeste dell’universo di Tolkien (un Ainu minore), e la razza di Sauron, il cui nome originale era Mairon.

Manwë: Assieme a Melkor/Morgoth è il primo dei Valar e Signore dei Cieli e dell’Aria.

Musica degli Ainur: L’evento che portò alla creazione di Arda secondo la mitologia di Tolkien.

Valar: I primi figli di Illùvatar, gli dèi della Terra di Mezzo.
 

Note: 

Questa fan fiction può essere intesa sia come una ship fiction che una storia sul complesso rapporto tra Galadriel e Sauron, accennato brevemente ne “Il Signore degli Anelli” e ulteriormente ampliato ne “Gli Anelli del Potere” le cui trame si distanziano dal canone letterario del Silmarillion, limitandosi alle appendici della trilogia principale. Preciso che lo so benissimo che Celeborn non è morto, ma in questo periodo di tempo è ancora disperso.



 
  
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