Devo proprio perderti così?
Harry non sa dire che
cos’abbia fatto per essere tanto sfortunato. Lo è sempre stato, da prima di
ricevere il miraculous del gatto nero, quindi non può neanche attribuire la
colpa a Plagg.
Diventare Black Cat, il
primo eroe mascherato di Londra, è stata una delle sue poche fortune, in
realtà. Ha cambiato la sua vita in mille modi, dandogli l’opportunità di
esprimere parti di sé stesso che come Harry Potter, orfano che vive con degli
zii e un cugino che lo sopportano a stento, ha sempre dovuto nascondere. Se gli
venisse chiesta la parte migliore del suo ruolo da eroe, tuttavia, la risposta
sarebbe un’altra e non avrebbe neppure bisogno di rifletterci: aver
conosciuto Lady Coccinelle.
Una delle sue tante
sfortune, però, è che loro due sembrano avere un tempismo pessimo.
Ha perso il conto delle
volte in cui si è trovato al centro degli attacchi dell’akuma di turno, senza
possibilità di appartarsi per compiere la trasformazione, obbligando Lady
Coccinelle a intervenire da sola per salvare lui e gli altri civili coinvolti.
Altrettanto spesso gli è capitato di trovarsi da solo contro le vittime di Butterfly,
episodi in cui la sua calma è stata messa a dura prova, perché quasi sempre tra
le persone a rischio era presente Hermione.
In effetti, la sua migliore
amica potrebbe essere l’unica londinese abile quanto lui a cacciarsi nei guai.
Nessuno di questi pensieri
gli serve a nulla adesso, però. Harry scuote la testa. Ha affrontato situazioni
difficili, ma questa è decisamente la peggiore che gli sia mai capitata. Hermione
è in pericolo e lui è l’unico che può salvarla… lui, il suo amico Harry. Non Black
Cat. Per trasformarsi dovrebbe allontanarsi, ma non può voltare così le spalle
a Hermione. Proprio non può. Lady Coccinelle, pensa disperatamente, non
mi dispiacerebbe se arrivassi ora. Per favore?
La telepatia, purtroppo, non
è uno dei suoi poteri – trasformato o no.
“Dovresti andare a gestire
l’akuma, ragazzo,” Plagg mormora da sopra la sua spalla.
“Non posso lasciarla qui,
Plagg!” Harry sibila di rimando, trattenendosi dall’urlare solo per evitare che
Hermione senta e si chieda con chi stia parlando.
“Dovresti—”
“Non se ne parla.” Harry si
guarda intorno, sperando ancora di scorgere la sagoma alata di Lady Coccinelle
nei dintorni, ma non trova niente. Stringe i pugni e torna ad affacciarsi sul
precipizio apparso da pochi minuti nel mezzo di Regent’s Park. Proprio sotto i
piedi di Hermione, che da allora è aggrappata a una provvidenziale radice.
Sotto di lei, il vuoto. Harry ha rimandato già troppo.
“Hermione! Afferra la mia
mano!” Harry si protende il più possibile verso il basso. Non basta, ma deve
farcela. Deve.
Lei scuote la testa, per
quanto possibile nella sua posizione, facendo ondeggiare i riccioli ramati.
“Allontanati, Harry, è pericoloso! Te l’ho già detto, io me la caverò!”
Harry si morde il labbro,
frustrato per la testardaggine dell’amica. “Non ti perderò così, non dopo tutti
gli stupidi modi in cui ho rischiato di perderti!”
“Signorina,
non so come dirlo, ma magari la prossima volta che vedi un rospo gigante sparare
raggi che trasformano i bersagli in piante dovresti correre.
Potrei non essere qui a salvarti.”
Hermione
gli è sembrata quasi irritata dall’intervento. Uno scherzo dell’immaginazione,
probabilmente. “Salvarmi è il tuo lavoro, no, gattino? E comunque so quello che
faccio. Neville non mi farebbe mai del male.”
“Neville
non è in sé, ora. Aspetta qui!”
“Ora
salti giù dai tetti, Granger? Cosa avresti fatto se non ti avessi presa al
volo?”
“Magari
conosco più parkour di quanto credi, micetto.”
“Certo.
E perché sei qui, invece di trovare un luogo sicuro in cui chiuderti finché Lady
Coccinelle e io non avremo finito di occuparci dell’akuma?”
“Volevo…
filmare il combattimento. Per il mio blog.” Hermione si fa tutta rossa in
faccia dicendolo.
“Harry!”
Riesce
a rimuoverla dalla linea di tiro dell’akuma – non osa immaginare che effetto
avrebbe avuto; Fred Weasley si fa riconoscere anche sotto il controllo di
Butterfly, assegnando una forma diversa a ogni persona colpita dal suo frisbee –
per miracolo, giusto perché ha chiamato il suo nome. Solo che lui non è già più
Harry. Ma perché mai Hermione l’ha seguito?
“Sembri
una tipa intelligente, Granger,” dice, saltando via con lei in braccio,
determinato a metterla in salvo prima di tornare allo scontro. “Eppure continua
a sfuggirti il significato degli allarmi. Quando li senti dovresti scappare
lontana dal pericolo, sai?”
“Io
sto bene. Il mio amico Harry è corso da quella parte, devo assicurarmi che non
sia…”
Oh. Harry tossisce.
“È al sicuro, mi sono occupato di lui prima che svoltassi l’angolo.”
“Oh.
Allora… grazie, gattino. Ora vai ad aiutare Lady Coccinelle!”
“Gli stupidi modi in cui hai
rischiato di perdermi? Di che parli, Harry?”
Harry deglutisce. Gli è
sfuggito. Ad assistere agli stupidi rischi di Hermione Granger – e in effetti,
chi avrebbe mai detto che la sua amica fosse così spericolata? – non è stato
Harry Potter. È stato Black Cat.
Forse è arrivato il momento
di svelarle la sua identità. Non l’ha mai fatto, con nessuno, ma se c’è
qualcuno a cui ha desiderato poter dire la verità – dopo Lady Coccinelle – è proprio
lei. Harry inspira. Spera che la sua partner non si arrabbi troppo quando
inevitabilmente scoprirà che ha confidato il suo segreto a una civile. Ma che
altra scelta ha? Deve trasformarsi per salvarla. “Hermione, io…”
Hermione impreca e scivola
di qualche centimetro, riuscendo ad aggrapparsi a un altro pezzo di radice solo
dopo alcuni secondi. “Oh, per tutte le coccinelle,” borbotta. “Tikki, trasformami!”
Il cervello di Harry impiega
diversi secondi a trovare un senso a quelle parole. Se fosse in grado di tenere
il conto, saprebbe che la sua fase di shock dura quasi un minuto. Si riscuote
solo quando dal precipizio in cui è caduta Hermione vola fuori Lady Coccinelle,
più fiera che mai. “Tu.”
“Io. Harry, ascolta…”
“Sei tu.” E ha senso, non è
così? È come se i pezzi del puzzle andassero tutti al loro posto, di colpo. Lady
Coccinelle non c’è mai, quando Hermione è in pericolo – Harry lo sa, perché
la nota sempre tra i civili a rischio. Hermione non è con lui, quando
rimane bloccato e deve attendere di essere salvato dall’eroina che puntualmente
arriva a soccorrerlo. Le scuse di Hermione per correre nelle direzioni più
sbagliate, improbabili solo quanto quelle di Harry stesso. Il pezzo che ha più
senso è proprio Hermione: coraggiosa, brillante, ingegnosa. Tutte qualità che
condivide con l’eroina di Londra. Ora si sta impappinando, mormorando qualcosa
sull’importanza della sua identità segreta; è davvero strano vederla così. “Plagg,
trasformami.”
Hermione si zittisce di
colpo, proprio come ha fatto lui meno di due minuti fa. “Io… tu… oh.”
Harry non riesce a farne a
meno: scoppia a ridere. “Siamo due idioti, eh?”
Lei sbuffa, gonfiando le
guance. “Non è che non abbia mai sospettato. È solo che… ti comporti in modo
diverso. Ecco. Io…” Si ferma e sospira, scuote la testa. “No, avrei dovuto
saperlo. Forse l’ho sempre saputo.”
Harry le sorride; pensa che
l’euforia durerà ancora a lungo e si chiede se quella notte riuscirà a dormire.
Non gli importa. Hermione è Lady Coccinelle e Lady Coccinelle è Hermione: la
sua vita non potrebbe andare meglio. Forse non è poi così sfortunato.
Hermione inspira a fondo. Quando
lo guarda, sorride anche lei. “Dovremmo andare, gattino. Abbiamo una città da
salvare.”
“Ti seguo,” Harry annuisce, “my
lady.”
Se suona come una promessa,
è perché lo è.
NdA
Questa storia è nata per il
pacchetto “Ape colibrì” del contest Birdwriting indetto da Sia_ sul forum Ferisce
la penna. Ho deciso che se Chat Noir nell’originale ha il nome in francese,
spostandolo a Londra potesse chiamarsi Black Cat, mentre Ladybug al contrario è
diventata un po’ francese, Lady Coccinelle, per par condicio. (Hermione stava
imparando il francese, probabilmente, quando ha ricevuto Tikki!). Il cattivo,
possessore del miraculous della farfalla, è Butterfly perché mi ha
sempre amareggiata che Papillon sia stato tradotto in Hawkmoth,
quindi mi sono presa una piccola rivincita qui.
Temevo di non riuscire a
scrivere per questo contest, ma l’ispirazione per questa AU mi ha colpita in
pieno writober e dunque eccomi qui. Scriverla mi ha divertita molto, spero che
a voi lettori possa essere piaciuta! Grazie per aver letto,
Mari