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Autore: sakura_hikaru    22/10/2022    1 recensioni
[Green Creek - T.J. Klune]
Di quando Gavin, durante Brothersong, chiede a tutti quale sia l'odore che sentono del compagno.
La risposta di Mark e un ricordo che affiora alla memoria.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno, Mark l'aveva visto silenzioso, come perso nei suoi pensieri, prima che prendesse all'angolo Joe e poi Kelly. Non vi era aria cospiratoria in Gavin, solo una strana curiosità, e le parole che aveva scambiato con entrambi i fratelli erano state brevi, con un sorriso silenzioso da parte loro e un cenno affermativo e sicuro di Gavin dall'altra.

Non aveva ascoltato quegli scambi di parole, forse erano piccoli segreti, ma, quando Mark si ritrovò la mano di Gavin stretta su un lembo della camicia, si chiese cosa l'avesse smosso per avere quello sguardo vivo e vivace.

Più alto di lui, con quei capelli neri selvaggi, di cui Carter continuava a lagnarsi (quando era chiaro come il sole che gli piacessero), aveva ancora uno sguardo ferino e solitario, dietro l'incertezza e un'ancora incerta umanità.

Gavin era un mistero, ancora, per certi versi.

Mark provava una bizzarra tenerezza per quell'essere più lupo che umano, così disperatamente solo e solitario così a lungo, capace di scegliere un'eterna solitudine per proteggere ciò che gli era più caro. Non aiutava il fatto che fosse il fratellastro di Gordo e che avessero così tanti tratti in comune che, a volte, riusciva a vedere un Gordo più giovane dentro di lui.

«Cosa c'è?» disse lui, anticipando Gavin nella domanda che, sapeva, lo attendeva.

E lui, con i suoi capelli lunghi, stretti in una coda, e quella felpa rosa che cadeva fin troppo larga sui suoi contorni ancora scarni, strinse i pugni sui fianchi, occhi scuri che riverberavano appena del viola.

«Mio fratello... che odore ha per te?».

Preso in contropiede, Mark chinò il volto da un lato, sospirò e sorrise.

«Fango... foglie e pioggia. Sempre» e mentre parlava, Mark sentì sulla punta della lingua quei sapori, parte di lui da una vita intera.

«Foglie...?». Gavin lo guardò, la domanda nello sguardo.

Mark alzò gli occhi al cielo, discese poi su un albero famigliare, un ontano piuttosto antico e ormai privo di foglie. Fece un cenno a Gavin e disse:

«Sotto quell'albero ho conosciuto Gordo per la prima volta. Aveva una foglia dorata tra i capelli...».

Lo sguardo dell'altro uomo si aprì in sorpresa, studiò la corteccia rugosa della pianta e cercò di immaginarsi la scena, ma fu Mark a descriverla.

«Non se ne era accorto. Stava fissando i nostri padri che parlavano e aveva quello sguardo corruciato che conosciamo tutti...». Fece un mezzo sorriso e chiuse gli occhi per un attimo. «Aveva una maglia nera con un teschio stampato, tutta stropicciata, e dei pantaloni che sembravano troppo larghi per lui. I capelli erano lunghi, un po' come i tuoi ora, e continuava a strattornarsi una ciocca con le dita. Era così assorto nell'osservazione che non sentì lo staccarsi della foglia, né il suo scivolare nell'aria, fino a planare dolcemente sul suo capo...». Gli occhi azzurri di Mark guardavano il passato e un dolore dolce e leggero premeva sul suo cuore. «Quella foglia dorata lo illuminava tutto... almeno finché non mi vide». L'uomo ridacchiò, poi afferrò e tirò appena una ciocca di capelli di Gavin, che lo guarda con intenso interesse. «Si alzò di botto, tutto impettito, e mi guardò in cagnesco. La foglia scivolò a terra, ai suoi piedi, ed è allora che lo sentii.

«Fu fango, foglie e pioggia dal primo momento».

Gavin chinò appena il capo, annuì e fece un sorriso quasi timido, che poi si aprì in una risatina.

«È proprio da Gordo».

Mark ingollò un'altra risata.

«Assolutamente».

 

Quando Gavin se ne fu andato, Mark tornò a casa e, aperto il cassetto del suo comodino, trovò un quadernetto, qualcosa da nulla. Quando lo aprì, le pagine si fermarono su un punto esatto: con un tocco affettuoso, andò a carezzare il picciolo dorato della foglia, miracolosamente integra dopo tutti quegli anni, quei viaggi, quella lontananza.

Richiuse con cura il quaderno e lo tenne, pensieroso, tra le mani: forse era il momento di confidare a Gordo un segreto a lungo custodito...

  
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