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Autore: Kanako91    26/10/2022    2 recensioni
Mentre la Compagnia lascia Lothlórien, Celeborn e Galadriel si confrontano sul passato, sul presente e sul futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Celeborn, Galadriel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il fiume


Il fiume




«Sono stato ingiusto verso il Nano».

Celeborn tenne gli occhi sul fiume, dove la compagnia si allontanava, e Galadriel gli si affiancò, quieta come se i canti le avessero rubato ogni parola.

«E sono stato ingiusto soprattutto verso di te» aggiunse, cercando la sua mano tra le pieghe della veste. «Come se tutti questi anni insieme non mi avessero insegnato nulla. Dopotutto, se la mia casa non fosse sommersa dalle acque, come potrei resistere dal visitarla?»

Quei canti, con cui Galadriel aveva dato il suo addio ai viaggiatori, non avevano fatto altro che riportargli alla mente il giorno prima. Quando aveva saputo che il Nano aveva ceduto alla nostalgia di casa, e come quel viaggio attraverso Moria si fosse concluso con la perdita di Mithrandir, non aveva ricordato subito che quell’esperienza toccava sua moglie sin troppo da vicino.

Galadriel intrecciò le dita alle sue.

«Non essere così duro con te stesso. Moria conserva brutti ricordi per te, lo so che la tua non era una critica nei miei confronti».

Non era proprio Moria a custodire brutti ricordi, quanto i suoi abitanti. La loro avarizia che li portava a scavare dove non dovevano, o a rimangiarsi la parola data perché troppo innamorati di un’opera loro commissionata.

Poteva dar colpa al gioiello che faceva impazzire tutti, che aveva provocato entrambe le distruzioni della sua terra natia, ma era più facile prendersela con chi aveva affondato l’ascia.

«La tua casa ti è irraggiungibile. Più della mia» mormorò Galadriel. «Quanto a fondo hai seppellito la nostalgia, Celeborn?»

«Non ricordo di averla mai provata».

Lei posò la testa sulla sua spalla. «Ma ricordi le Mille Caverne».

«Come se fossero ancora lì».

Rivedeva le volte di roccia stellate, quasi non fossero sotto terra, ma i pilastri con le sembianze di faggi non fossero altro che le vere piante pietrificate nel tempo a incastonare una notte perenne. Non c’era nulla di malvagio in quella notte. Le stelle erano così luminose, gli orrori del Nord le avevano temute, finché non era arrivata la Luna e con la sua luce troppo intensa aveva offuscato quella delle stelle.

«Ricordo anche te, appena arrivata» disse Celeborn, ritrovandosi a sorridere. «Eri così luminosa da rendere impossibile guardarti troppo a lungo».

Galadriel rise piano e gli tirò una pacca scherzosa sul petto. «Ti vedevo che mi guardavi, non fare l’innocente».

«Cercavo solo di abituare gli occhi a tanta luce».

Lei rise ancora, mentre Celeborn premeva le labbra sulla sua testa, tra quei capelli che intensificavano la luce che la avvolgeva. Solo quando Galadriel si appoggiava sulla sua spalla lui riusciva a farlo.

«Ogni tanto non desideri tornare a quei giorni? Quando eravamo così giovani, così ingenui, così spensierati?»

«No, mai».

Celeborn tornò a guardare il fiume che scorreva.

«L’acqua che è passata non tornerà più indietro, né sarà mai quella di prima: quel che è stato era necessario per renderci quel che siamo ora. Non vorrei mai tornare com’ero, o rivivere quello che ho vissuto. Ormai è alle spalle, mi ha cambiato e mi ha portato qui, al tuo fianco. E non rimpiango nemmeno quel che tu eri all’epoca. Eri adatta a quel periodo, come ora sei la persona giusta per i tempi che corrono».

«Invece io, talvolta, mi rammarico di quel che sono diventata. Perché è il risultato di una tale sofferenza, che avrei preferito non subire questa trasformazione».

«Allora ti rammarichi della sofferenza passata, non quello che sei diventata».

«Forse sì. Dopotutto, la prova che ho superato pochi giorni fa l’avrei fallita miseramente se l’avessi affrontata anche solo all’inizio di questa Era».

Celeborn si voltò per incontrare lo sguardo di lei, luminoso come il primo giorno in cui l’aveva vista, ma con un mondo intrappolato al suo interno che lo attirava verso profondità che lui di rado esplorava.

I suoi ricordi erano parte di chi era diventato, le singole gocce d’acqua che lo componevano, ma non voleva fermarsi ad ammirarle una ad una. Preferiva fare un passo indietro, guardarle tutte insieme, osservare la forma che prendevano nel letto del fiume, come questo scorreva e dove sfociava.

«Anche se la tua casa non fosse sommersa dalle acque, tu non torneresti a visitarla».

Celeborn scosse il capo.

«Per capirmi, non è necessario pensare che faresti lo stesso al mio posto» disse Galadriel. «Non ne hai mai avuto bisogno. Né a causare la tua reazione ieri è stata una difficoltà a capire i sentimenti di Gimli figlio di Glóin, e quanto fossero simili ai miei.

«Sì, sei stato ingiusto nei suoi confronti. Ma sei ingiusto prima di tutto verso te stesso, perché nel tuo guardare dove ti porterà il fiume, non ti concedi il tempo necessario per riparare i danni che ha subito la tua barca contro le rocce tra le rapide, e a quel punto come credi di arrivare a destinazione?»

Celeborn abbassò lo sguardo sulle dita ancora intrecciate tra loro. Non si era mai concesso di vedere il passato in quei termini. Gli avvenimenti che lo avevano formato non erano gocce d’acqua che si univano in un fiume: erano sempre stati rocce che spuntavano di tanto in tanto lungo il corso della sua vita. Ma lui si era sempre sentito l’acqua che gli passava intorno, non il barcaiolo.

Risollevò lo sguardo sul volto di Galadriel, un sorriso che gli tirava le labbra.

«Quale nave mi porterà al di là del vasto Mare?»






Nota dell'autrice


Un altro racconto scritto ai tempi del primo lockdown, e che solo ora ho avuto voglia e testa di mettere a lucido. Di sicuro, la serie TV e quel citarlo en passant come “vongola argentata” (altro che “mummia” come lo definiva Mel prima che le facessi vedere la luce!) ha aiutato a farmi tornare il sacro fuoco ahahah

Tra il seme di questa storia si era piantato durante la rilettura della trilogia che ho fatto con Mel due anni prima, mi sa, e che poi è germogliato a sorpresa in questo modo. Ma dopotutto già ai tempi di “Mai più si rialzerà” avevo detto di voler scrivere ancora di Celeborn, quindi…
(E ho pure scritto di nuovo di Galadriel! Per quanto vista da fuori ahahah)

Non ho altro da aggiungere, quindi smammo e torno nella mia caverna per dedicarmi un mese intero alla scrittura e basta.

Grazie a chi ha letto fin qui e alla prossima!

Kan


   
 
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