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Autore: NPC_Stories    31/10/2022    1 recensioni
Writober 2022, non è stato dato un tema ma siccome siamo a ottobre e sento già profumo di Halloween, lo farò a tema non morti.
31 storie, una al giorno, stay tuned.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Genere: Lore, fantasy
Personaggi: Oscar, Yrga, Jergal
Note: seguito di Discovery

31. Apocalypse


1089 DR, Castello di Ossa, Dominio di Oinos, primo strato delle Grigie Distese dell'Ade

Oscar era confuso e arrabbiato, ma lo era da qualche parte nella sua mente inconscia. La sua mente conscia era soggiogata da un incantesimo di ammaliamento potentissimo, Dominare Mostri. Era questo a confonderlo: non l'effetto dell'incantesimo ma il fatto stesso che avesse funzionato. Un non morto come lui avrebbe dovuto essere immune alle magie che influenzano la mente. Ed era anche questo a farlo andare in collera: era arrabbiato con sé stesso perché aveva dato per scontato che la sua immunità preternaturale lo avrebbe protetto. Lui era un esperto abiuratore, aveva su di sé numerosi incantesimi che lo proteggevano contro i danni fisici, contro la divinazione, ma non aveva pensato di doversi difendere anche contro i trucchi mentali.
Quando una giovane donna vestita da bardo era entrata nel suo negozio di bacchette magiche, lui all'inizio l'aveva scambiata per una cliente: ci sono moltissimi incantesimi che sono preclusi ai bardi, non è strano che cerchino oggetti magici che permettono loro una maggiore varietà.
Poi lei aveva iniziato a parlargli ed era stato difficile concentrarsi sulle parole. La sua voce tendeva a distrarre.
"…e quindi sono specializzata in incantesimi di ammaliamento" stava spiegando lei. Ovvio, era un bardo. "Qualcosina, anche illusione. Però mi manca competenza su quasi tutti il resto. L'ultimo incantesimo che ho imparato, ad esempio… com'è che faceva…"
Oscar non era troppo preoccupato. La cliente era una a cui piaceva chiacchierare, ogni tanto capitava di incontrare qualcuno così. Era fastidioso, ma un sorriso di circostanza di solito era sufficiente a condurre in porto un buon affare.
E poi, sapeva che lei non era malintenzionata. Gli occhiali di Oscar avevano molte proprietà magiche, e una di esse era captare le intenzioni della gente. Qualcuno con intenzioni criminali, ai suoi occhi, avrebbe emanato un'aura di colore nero o rosso. Un amico avrebbe avuto un'aura bianca. Una persona a cui Oscar era indifferente - come tutti i suoi clienti normali - mostrava sempre un'aura blu. La barda era blu, com'era prevedibile. La sua cordialità era posticcia, le riusciva facile mostrarsi amichevole anche con persone che le erano indifferenti, ma al massimo avrebbe cercato di strappargli uno sconto facendo la carina.
Per questo Oscar rimase molto stupito quando lei schioccò le dita e concluse:
"Ah, sì! Ya tuor wux faestir arilex!"
La frase era in draconico, si poteva tradurre come Voglio che tu serva la mia parola, dove per parola si intendeva ogni mia parola. Ma non era una semplice frase, era stata pronunciata con un’inflessione che la rendeva un incantesimo arcano. Era una delle varianti per la formula magica di Dominare, che nella sua versione più debole influenzava solo umani e simili creature, ma in quella più potente… accessibile solo ai più eruditi fra i maghi… aveva effetto potenzialmente su qualsiasi creatura.
Be’, non qualsiasi; non avrebbe dovuto far presa su individui immuni agli effetti di influenza mentale, come Oscar.
In teoria.
Oscar riconobbe l’incantesimo nel momento in cui veniva lanciato, nella sua mente balenarono molti pensieri in contemporanea: ‘Non è un bardo’, ‘Quell'incantesimo è potente’, ‘Tanto sono immune’, ‘Perché la sua aura rimane blu?’, e poi, dopo un istante, ‘Che diavolo succede?’, perché la sua mente lo stava tradendo. I suoi pensieri, un momento prima chiari e logici, si stavano annebbiando.
Cercò di resistere, ma era troppo tardi. La sua mente poi non vi era più abituata.
Quando la barda vide il suo sguardo andare fuori fuoco si concesse un sorriso. Al suo incantesimo mancava un comando vero e proprio, e il momento era giunto: "Wux gethrisj ghent ya."
‘Seguimi.’

E così, dalla tranquilla cittadina in cui si era stabilito senza recare fastidio a nessuno, Oscar si era ritrovato a dover seguire una maga sconosciuta oltre un Portale. Una maga che aveva un concetto molto strano di non ostilità, perché quello era un rapimento in piena regola eppure lei manteneva ancora la stessa aura di indifferenza.
Per tornare al punto, Oscar era confuso e arrabbiato, ma quei sentimenti non raggiungevano la sua sfera cosciente. In quella c’era spazio solo per la compulsione a ubbidire.

Il Portale della maga li aveva condotti in una stanza enorme e anonima, dai soffitti così alti che si perdevano nelle ombre. Davanti a loro c'era una porta abbastanza alta da far passare un gigante, dietro di loro un'apertura ad arco oltre la quale si intravedeva un'altra stanza ancora più grande e piena di scaffali con libri che sembravano tutti uguali. Si udiva un rumore sottile, come di decine di pennini che grattano sulla carta.
La ragazza gli indicò un piccolo baule in quella specie di sala d'attesa. "Apri quel contenitore e indossa il suo contenuto" ordinò, questa volta in lingua comune, ma Oscar si sentì comunque obbligato ad obbedire.
Andò verso la scatola, notando solo con una parte del cervello che lei rimaneva indietro. Aprì il coperchio ligneo: all'interno c'erano due bracciali di mithril decorati con rune magiche.
Nel momento stesso in cui il mago li vide, percepi che emanavano un'aura di abiurazione. Dovevano essere una costrizione di qualche tipo.
No! Non voglio indossare questi… La sua volontà cercò di ribellarsi, ma di nuovo la magia della donna si rivelò più forte.
Afferrò i bracciali uno dopo l'altro e se li agganciò ai polsi. Le rune magiche si illuminarono per un momento.
"Non è nulla di nocivo, signor Oscar, è solo una misura per impedirvi la fuga."
La fuga da cosa? Si chiese lui.

* * *


Le porte giganti si aprirono ad uno schiocco delle dita di quella strana donna, e oltre c'era uno scenario che Oscar finora aveva sempre considerato mitologia. Il necropolitano non si era mai soffermato a pensare davvero a che cosa ci fosse per le anime dopo la morte: non era oggetto dei suoi studi e lui non aveva mai desiderato andare nell'Aldilà. Tuttavia chiunque avesse un minimo di cultura popolare su questi argomenti sapeva che c'erano due divinità della morte e che una di quelle aveva l'aspetto di una creatura aliena: Jergal, il Tetro Siniscalco.
"Siamo nella Città del Giudizio?" Domandò, raggelato. Quel luogo esisteva davvero?
E che genere di giudizio sarebbe stato riservato a uno come lui?

L'incantatrice gli aveva rinnovato l'obbligo di seguirla, quindi Oscar si trovò a non avere scelta. Procedette in direzione della gigantesca scrivania come un condannato diretto al patibolo.
Quando fu a qualche decina di metri dal dio, finalmente la sua catturatrice gli fece cenno di fermarsi.
"Mio signore" annunciò, con la sua voce sottile che echeggiò in quella sala enorme in un modo che faceva accapponare la pelle. "Ho terminato le mie ricerche sul caso RS-F-1057-05-30-217."
Il dio alzò lo sguardo dal suo lavoro e, per la prima volta, diede segno di averli notati.
"Continua" pronunciò lentamente, in tono annoiato. La sua voce, anche se bassa, riempiva la stanza.
"Ho scoperto per quale motivo avevamo un'anima morta che appariva come mai nata. Essa era la copia spirituale esatta dell'anima RS-F-802-01-06-181, che ho potuto rintracciare perché si sta attualmente decomponendo nel Muro dei Miscredenti."
Oscar sentì un altro brivido. Era quello che succedeva alle anime?
"Interessante" commentò il dio, anche se non sembrava interessato affatto. "Prosegui."
"Ho fatto ricerche sulle condizioni della morte di RS-F-802-01-06-181, e non voglio annoiarvi con i dettagli, ma alla fine ho scoperto che il suo cadavere era stato rianimato come zombie."
Jergal questa volta sollevò impercettibilmente le palpebre, la sua versione dello spalancare gli occhi. "In che modo uno zombie è legato alle anime? Sono solo gusci vuoti che perfino la mia Chiesa ha il permesso di creare."
"Come prima cosa ho interrogato RS-F-1057-05-30-217, che si trova ancora a vagare per le strade della città, in attesa di giudizio. A quanto pare era uno zombie risvegliato, e l'intelligenza artificiale conferita dall'incantesimo si è fusa in qualche modo con l'impronta di anima che rimane sempre nei cadaveri, nutrendola e permettendole di crescere fino a diventare una copia dell'anima originale" spiegò lei. "È per questo che sono andata in cerca di un'anima che gli somigliasse, trovandola nel Muro."
"Dunque ora il mistero è risolto, ma l'incongruenza sul mio bilancio no. Un'anima che si è formata da sola… concetto interessante." I suoi occhi morti si spostarono su Oscar e lo trapassarono come raggi roventi. "Per tua somma fortuna, piccolo mortale, posso correggere questa incongruenza creando un nuovo codice apposito per le anime auto-formate. Per quanto riguarda i tuoi esperimenti… congratulazioni, hai di fatto creato la vita dalla morte. Hai dimostrato qualcosa che neppure io avevo mai contemplato come possibile. Volevi giocare a fare il dio?"
Oscar tremò davanti a quell'essere gigantesco che si chinava su di lui, usando un tono neutro eppure minaccioso. Il suo incantesimo che rivelava l'atteggiamento delle persone non era così potente da indagare l'animo di un dio, quindi non sapeva proprio cosa aspettarsi.
Cercò di recuperare la sua compostezza, perché gli era stata fatta una domanda e uno scienziato come lui non poteva esimersi da rispondere.
"No. I miei esperimenti sono guidati dalla mia curiosità e dalla sete di conoscenza. Un giorno ho cominciato a chiedermi per quale motivo gli zombie, pur essendo solo cadaveri animati da energia negativa, si comportassero in modo distruttivo se lasciati senza controllo. Per me non aveva senso, ho cominciato a fare esperimenti e ho teorizzato l'esistenza di spiriti maligni che infestano un cadavere nel momento in cui cerco di rianimarlo. Ho tentato allora di condurre i miei esperimenti in luoghi protetti dalla magia, luoghi purificati e sigillati, e finalmente ho ottenuto zombie che anche lasciati senza controllo non facevano sostanzialmente nulla. A quel punto ho risvegliato in loro un'intelligenza artificiale. Volevo solo vedere cosa sarebbe successo, non mi aspettavo neppure io che interagisse con l'impronta di anima che resta in un cadavere. Lo giudico un risultato entusiasmante."
La grande sala era silenziosa come una tomba, finché il Tetro Siniscalco non decise di rompere quel silenzio e porre la domanda che sia lui che la sua serva si stavano facendo. "Qual è lo scopo di tutto questo?"
Oscar non esitò neppure un momento. "La conoscenza. L'applicanzione di questa conoscenza. Sapere che è possibile creare degli zombie più innocui, che anche se dovessero sfuggire al controllo non farebbero nient'altro che camminare in tondo, secondo me renderebbe molto più tollerabile la necromanzia agli occhi delle masse. Pensate alle implicazioni di poter usare una forza lavoro che non si stanca mai e non si usura. È perfino possibile fermare il processo di decomposizione, ottenendo dei servitori eterni."
"Un'alta concentrazione di non morti può portare problemi" gli ricordò Yrga. "Nel Thay vengono usati come dite voi, per i lavori pesanti, ma è necessario prendere delle contromisure."
"Non è un problema prendere delle contromisure. La concentrazione di energia negativa in un'area dipende anche dalla forza dei non morti che la occupano, e gli zombie non hanno molto peso. Dei ripetitori di energia positiva a contenimento delle aree di lavoro sarebbero sufficienti a impedire che la concentrazione di energia negativa raggiunga i viventi. In questo modo si potrebbe ottenere una società molto più funzionale, una in cui le creature senzienti sono libere dal peso del lavoro."
"È questo, dunque. Sei un visionario con in mente l'idea di un mondo migliore." Jergal ora appariva annoiato, più di prima, ma meno ostile. "Perché risvegliare in loro un'intelligenza?"
"Servirebbero dei coordinatori" spiegò semplicemente. "Qualcuno che possa dirigere il lavoro degli zombie senza mente, qualcuno che sia in grado di ragionare ma non abbia paura di camminare in mezzo a loro. I viventi di sicuro avrebbero problemi a fare una cosa del genere a causa dei loro stupidi tabù culturali. Perfino io mi rendo conto che per un vivo può essere disturbante vedere il cadavere di un caro estinto che svolge un lavoro pesante. I vivi hanno una mente fragile e irrazionale."
"Per poter portare avanti questo progetto su larga scala dovreste prima conquistare il mondo o qualcosa del genere" gli fece notare la barda.
"Sciocchezze, qualcosa di così grande non è nei miei progetti. Il mio proposito è migliorare la società, non imbrigliarla. Una volta terminati i miei esperimenti proporrò questo modello sociale a chi vorrà ascoltarmi, ma non lo imporrò."
"Oh? Perché no?"
"Perché sarebbe un dispendio di energie inutile. Preferisco usare il mio tempo e le mie risorse spostandomi su nuove ricerche, piuttosto che cercando di instillare un po' di buonsenso nella gente. Se i viventi non vogliono un miglioramento nella loro qualità di vita, è un problema loro."
Seguì un altro lungo silenzio.
"Sono giunto a una conclusione" decretò infine il dio Jergal, riprendendo la parola. "Questi esperimenti sono accettabili dal momento che non impediscono alle anime dei vivi di raggiungere l'Aldilà. Sono perfino interessanti, dal momento che creano nuove anime che giungeranno qui. Perché nessuno di voi può illudersi su questo, prima o poi giungeranno qui. Anche coloro che si credono immortali, che hanno raggiunto una longevità notevole grazie alla magia della vita o della morte, prima o poi si spengono. Forse il nostro ospite crede che essere un necropolitano lo terrà per sempre al sicuro dalla morte." Oscar si chiese brevemente come facesse lui a saperlo, ma era un dio, doveva avere poteri fuori dal comune. "Non è così. Prima o poi ogni creatura muore, di morte violenta o di usura. Sul piccolo mondo da cui entrambi provenite vi sono creature antiche trentamila anni, e sicuramente voi pensate che questa sia immortalità" dichiarò, e la sua voce neutra si sporcò di un tono vagamente canzonatorio. "Non esiste l'immortalità. Prima o poi anche il vostro mondo morirà. Alcuni la chiamano apocalisse, ma non è altro che il lento assopirsi della vita. Non è traumatico, è naturale. Perfino il vostro sole si spegnerà. Il vostro universo gradualmente collasserà diventando solo una fredda distesa di nulla. I vostri dèi moriranno. E quando accadrà anche io morirò, tornando a far parte dell'entità finale, la morte, il nulla eterno, di cui sono solo una manifestazione."
Oscar e Yrga non emisero un fiato. Non ne avevano bisogno, ma non l'avrebbero fatto neppure se fossero stati vivi.
"Signore, state di nuovo facendo quella cosa molto disturbante" intervenne lei, dopo un lungo silenzio pregno di disagio. Oscar non poteva che essere d’accordo. L’idea di eternità di cui parlava il dio era qualcosa di troppo immenso per essere concepito da creature abituate a pensare in termini di secoli, millenni.
Jergal si appoggiò allo schienale del suo trono, che assomigliava tanto a una pratica sedia da ufficio. "Un giorno moriremo. Ma nel frattempo la mia contabilità dev'essere in ordine, e tu, Oscar Domedias, sei un non morto senziente. Sai cos'è per me un non morto senziente, con un'anima?" Non attese una risposta. "Un ritardo nel mio bilancio, un credito congelato. Potrei distruggerti ora e pareggiare i conti, ma non stai portando scompiglio nel mondo e i tuoi esperimenti sono degni di attenzione, quindi ti consentirò di esistere se tu lavorerai per me."
Oscar sentì che stava camminando sulle uova. "In che modo…?"
"Servendo la causa della Morte, è chiaro."
"Uhm…" il necropolitano non sapeva come dirgli che no, non era chiaro per niente. "Ma avete appena accennato al fatto che sia positivo che io non porti scompiglio."
Il Tetro Siniscalco si mantenne inespressivo come sempre, ma la sua neutralità sembrava esprimere biasimo. Era incredibile come quella creatura riuscisse a far parlare i silenzi.
"La Morte non è scompiglio. La Morte è ordine. Voi chiamate 'morte' l'atto di terminare con violenza la vita altrui. Ma quella non è morte, quella è vita. Il serpente che mangia il topo uccide per vivere. L'uomo che uccide un altro uomo per difendersi, o per avere accesso alle sue risorse, lo fa per vivere. Ogni atto egoistico e distruttivo è compiuto solo per migliorare la propria qualità di vita, reale o percepita, e quindi per allungare la propria speranza di vita. La Morte che io difendo è quella naturale. Quella definitiva. La fine della vita a cui nemmeno una resurrezione può porre rimedio, perché la creatura morta ha vissuto tutto il tempo che le era dato vivere. In caso contrario… c’è solo altro disordine" affermò con assoluta sicurezza, passando una mano sulle carte disposte sulla scrivania. "Resurrezioni che mi costringono a riaprire una partita chiusa. Spiriti inquieti che diventano non morti per cercare la pace o la vendetta. Un disastro. Un pasticcio. La vita cerca sempre di riproporsi come un pasto non digerito. Io voglio il meno possibile di tutto ciò."
Il mago rifletté su quella visione del mondo completamente anti-intuitiva.
"State dicendo che servire la causa della Morte significa fare in modo che i vivi abbiano un'esistenza il più possibile lineare, pacifica e priva di pericoli?"
"La loro vita non è rilevante" la sentenza del dio arrivò granitica. "La tua idea di una società in cui lavorino solo gli zombie è una buona base per un possibile mondo in cui gli umani si possano elevare al di sopra dei loro bisogni primari. Ma che si tratti di una società illuminata, di una dittatura benevola, o di una prigione in cui ciascun umano vive in un cubicolo ed è impossibilitato a suicidarsi, non mi concerne minimamente. Qualunque metodo va bene purché porti a un ordine e ad avere umani che sopravvivono fino a morire di vecchiaia."
Per la prima volta nella sua vita, Oscar cominciò a comprendere come doveva apparire lui al suo prossimo. Trovarsi davanti una creatura così priva di pietà, che rifiutava con sdegno un qualsiasi orientamento morale, era… disturbante. Perfino uno come lui, un necropolitano che non sentiva molta affinità verso gli umani, era in grado di stabilire una preferenza personale fra una società illuminata e una prigione su scala mondiale.
Ma lui pensava in termini di secoli. Aveva senso per un non morto interessarsi all'evolversi di una società. Non ne aveva per un dio, per cui anche la vita di un intero mondo non era altro che uno scaffale di registri da archiviare.
Potrei cercare di essere un po' più gentile con gli umani. Ogni tanto, ecco. Si ripromise. Se riesco ad andarmene da qui.
"Io non credo che sarò in grado di realizzare un progetto così… ambizioso…" tentennò.
"Non te lo sto chiedendo. Una persona sola non può fare questo, ci sono troppe forze in campo, nel tuo mondo. Ci sono mortali che fanno gli interessi di altri dèi, o gli interessi della loro fazione arcana, e io non ho più il potere che avevo un tempo. A te… a quelli come voi" si corresse, includendo nel suo sguardo anche Yrga "si chiede di impedire che la non morte si intrometta e si mescoli con la vita. Non potete fermare gli umani dal divorarsi l’un l’altro, ma potete fare in modo che non vengano corrotti da forze esterne."
"E mi sarà consentito di continuare con i miei esperimenti?" Domandò Oscar, per ulteriore conferma.
"Su questo mi sono già espresso. Non sprecare il mio tempo."
Ah no, ma vedo che tu puoi pretendere il mio… pensò, ma si morse la lingua.
"Ho davvero una scelta se accettare o no?"
"Anche su questo mi sono già espresso. I senzienti hanno sempre una scelta: puoi accettare, o puoi morire."
Oscar si rese conto che il dio non era sarcastico. Nella sua ottica quella era davvero una scelta, perché poco prima aveva parlato della sua stessa morte - alla fine dei tempi - con totale indifferenza.
"Accetto" confermò subito.
A differenza del dio, lui vedeva ancora una differenza qualitativa fra essere e non essere.
   
 
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