Funghi nel terreno,
nascosti dalle foglie notturne,
di un grigio caliginoso
è il loro colore,
senza sapore.

Un cinghiale li mastica,
una volpe li annusa,
insoddisfatti e indifferenti
poi si allontanano.

Giunge un pettirosso,
nessun vermiciattolo vi trova intorno,
ma curioso e allegro,
sulla loro torva testolina
una canzone
inizia a canticchiare.

Le melodie echeggiano nell'aria,
i fiori le respirano,
gli alberi le custodiscono,
la Luna ballerina,
rimanda su di lui
un caloroso raggio.

Ma i funghi sono silenziosi,
e il pettirosso, insospettito,
li rimarca a fondo
come un solerte alchimista.

L'esile beccuccio picchietta
una volta, poi due,
tuttavia nessun sospiro,
nessuna parola,
nessun verso
risuona in risposta.

Spezzatosi il catartico canto,
deluso il suo cuoricino,
spicca il volo,
per vezzeggiarsi su di un ramo
non molto vicino.

Un fungo si sveglia,
contempla il sempre più remoto
battito d'ali
con una tenue lucidità.
Una goccia bagna
il suo pallido vicino:
è il pianto delle nuvole.