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Autore: blackjessamine    15/11/2022    9 recensioni
[HarryPotter!AU]
La delegazione di Durmstrang salpa alla volta della Scozia: a bordo, giganti che non sono più in grado di obbedire ai propri insegnanti, ladri con piani precisi in mente, spettri in cerca di un obiettivo e contadini con un inspiegabile bisogno di assistere a delle esplosioni.
[Storia partecipante al "Torneo Tremaghi – Multifandom Edition" organizzato dal gruppo facebook "L'Angolo di Madama Rosmerta"]
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Inej Ghafa, Jesper Fahey, Kaz Brekker, Matthias Helvar
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Viaggio



 

Inej ha gli occhi spalancati sulla notte: c’è solo il nero a circondarli, un nero avvolgente come un abbraccio.

È un nero screziato da lampi fugaci di verde pallido, quando le luci incantate sul ponte inciampano nello sciabordare di un’onda e il mare rimanda bagliori tenui. È una notte senza stelle, fatta solo di vento gelido a sferzare senza alcuna pietà qualsiasi forma umana che abbia l’ardire di lasciare il rifugio sottocoperta.

Inej è a poppa, il bavero di pelliccia del mantello ben stretto attorno alla gola, le mani affondate nelle tasche e il corpo in perfetto, immobile equilibrio sul suo trono di sartiame. Sa di avere ancora poco tempo: presto dovrà attraversare il boccaporto, ritrovare il tepore fumoso dei compagni stipati sottocoperta e attendere che gli innumerevoli incantesimi lanciati sulla nave facciano effetto, facendoli affondare nelle acque poco lontano dal porto di Wick per lasciarli riemergere dalle profondità di un lago da qualche parte sulle montagne scozzesi. 

La delegazione di Durmstrang naviga da ormai più di un giorno, ma a Inej quel giorno è parso solo un battito di ciglia: non aveva mai avuto occasione di salire a bordo della nave incantata della scuola, quel poco tempo le è bastato per scoprire che quella è l’esatta sensazione di libertà che da sempre va cercando. Sentirsi minuscola  in mezzo alle forze smisurate della natura, vedere il cielo immenso aprirsi sopra di sé e avvertire la forza immota dell’oceano sotto di sé non l’ha fatta sentire nemmeno per un istante impotente. Si è sentita al contrario in perfetto equilibrio al centro di una rete di infinite possibilità, attraversata da energie nuove, energie in grado di accenderle i sensi.

Per un giorno intero non ha fatto altro che osservare i pupilli del professor Brum, quel selezionato gruppo di studenti cui è stato concesso di imparare a governare il vascello. Ha osservato, silenziosa e furtiva, ha memorizzato ordini e incantesimi, e al momento opportuno ha aggiunto la forza della sua bacchetta a quella dei compagni, aiutandoli a mantenere la rotta.

 

“Ghafa, adesso devi tornare sottocoperta. Nessuno può restare sul ponte, se vogliamo che gli incantesimi Impermeabili e Sigillanti funzionino assieme alla Materializzazione Estesa”.

Helvar, la punta della bacchetta illuminata, staglia la sua enorme sagoma contro il profilo scuro della notte. Inej lo osserva in silenzio per un po’: a scuola non si sono mai scambiati più di qualche occhiata nei corridoi, abituati come sono a frequentare ambienti completamente diversi. Helvar è sempre stato al centro del gruppetto dei favoriti di del professor Brum, i Purosangue dalla perfetta educazione, i campioni di duello, i figli delle famiglie che hanno contribuito a fondare e accrescere ricchezza e reputazione della scuola. Il gruppetto di studenti convinti di possedere ogni verità, quelli sempre pronti a far rispettare regole scritte e non scritte e trovare punizioni adatte per chiunque non rientri nelle regole stantie del loro codice di comportamento. 

Eppure, quel viaggio in nave sembra aver cambiato qualcosa. Helvar ha concesso a Inej un po’ di spazio sul ponte, e lei è certa di non essersi immaginata lo sguardo di ammirazione sul volto di quel gigante biondo quando lei ha saputo restare salda al suo posto anche in mezzo alla tempesta che ha convinto la maggior parte degli studenti – e anche di qualche insegnante – a nascondersi sottocoperta a soffocare conati di vomito e tremiti di paura. O forse qualcosa è cambiato prima, perché i rapporti di Helvar con il resto dei compagni e con il professor Brum appaiono ogni giorno più freddi e più tesi, come se la reciproca comprensione fosse scomparsa, lasciando posto a un lento e inesorabile allontanarsi. 

Non si scambiano molte parole, solo un rapido cenno di saluto – è comunque molto più di quanto abbiano fatto in tanti anni passati a condividere le stesse lezioni. 

Passandogli accanto per raggiungere il boccaporto, Inej si ritrova a pensare che, tra tutti i ragazzi della cricca di Brum, Helvar è l’unico per cui lei potrebbe tifare, durante il Torneo. 

 

La prima cosa a colpirla, quando raggiunge l’ampia cabina destinata ai viaggiatori, è la confusione. Girda, risate, parole sovrapposte e voci grosse. 

Poi c’è il calore: le fiamme libere sono vietate, sottocoperta, ma l’ambiente dal soffitto basso è punteggiato da globi di luce pallida che emettono un confortante calore – troppo confortante, quasi soffocante, paragonato al vento implacabile di poco prima. 

Liberandosi del mantello di pelliccia con un solo gesto, Inej supera un capannello di chiassosi studenti intenti a un’agguerrita partita di Sparaschiocco, in mezzo a cui spicca la figura allampanata e innegabilmente bruciacchiata di Jesper Fahey. 

Il suo obiettivo si trova nell’angolo estremo della stanza: soffitto bassissimo, luce fioca, e una panca che sembra fatta apposta per accogliere la gamba malconcia di Kaz Brekker.

Inej sente i suoi occhi penetranti seguire la sua avanzata, ma quando arriva davanti a lui, Kaz non la sta più guardando.

“Devo dedurre che tu non abbia deciso di tornare a casa a nuoto”.

La sua voce è sempre il raspare roco di pietre che sfregano l’una contro l’altra.

Inej siede accanto a lui – non troppo accanto, non vuole vederlo scostarsi con il solito modo di disgusto – e Appella silenziosamente una tazza di tè caldo, sfilandola dalle mani di una biondina che è appena sbucata dalla porta che dà sul refettorio. Prima che la ragazza possa avere il tempo di reagire al furto, la bacchetta di Inej le ha già scagliato contro un leggerissimo incantesimo di confusione, convincendola a tornare sui suoi passi come se niente fosse accaduto. 

“Al primo anno non avresti mai rubato a una ragazzina. Frequenti davvero brutte compagnie, Inej”. 

Kaz non sorride, ma la piega all’angolo delle sue labbra è quanto di più vicino a un sorriso Inej si possa aspettare. 

“È tè di Durmstrang, non suo. Lei sta già andando a prendersene un’altra tazza, ho solo… ottimizzato gli spazi e i pesi. Su una nave è importante distribuire equamente i pesi, non vorrei mai ci fosse troppa calca in refettorio”.

Inej sorseggia il suo tè, fissando la folla di studenti davanti a loro.

“Jesper sta ancora cercando di costruire un castello a ventitré piani?”
“Sì, ma credo si sia già beccato ventitré esplosioni in faccia”. 

Kaz stringe le labbra e assottiglia lo sguardo. 

“Idiota. Gli ho detto che mi serve in forma per il Torneo…”

Inej vorrebbe ricordare a Kaz che, se proprio ci tiene a vincere quel Torneo, potrebbe benissimo inserire il proprio nome nel Calice di Fuoco – del resto, i professori sono stati molto chiari: solo gli studenti intenzionati a partecipare al Torneo avrebbero dovuto imbarcarsi. 

Ma Kaz è rimasto fermo nella sua decisione: arrivare a Hogwarts e non partecipare al Torneo. E Inej non crede sia ancora nato il professore in grado di imporre una regola a Kaz Brekker.

Con un movimento fluido, Kaz indirizza il suo bastone verso il gruppo di ragazzi impegnati nella partita  a Sparaschiocco, Appellando a sé il castello di carte e Jesper Fahey. 

Con un altro movimento della bacchetta incastonata nel suo bastone, Kaz fa evanescere il castello di carte e tacita le proteste vivaci di Jesper. 

“Zitto. Tu e Inej dovete riposare. Mi servite freschi e in forma per quando dovrete mettere il vostro nome nel Calice”.

Jesper, ancora irritato, si sporge verso Inej:
“Ma è davvero Kaz? O è un idiota che si è bevuto una dose di Polisucco con un suo artiglio dentro?”
Inej alza gli occhi al cielo. 

“La Polisucco funziona solo se vuoi trasformarti in un essere umano, non se cerchi di diventare un demone”.

“Giusto. Be’, comunque, il Calice mica ti sceglie in base alla tua forma fisica nel momento in cui metti il nome, no?”
Kaz tamburella con le dita guantate sulle ginocchia dei suoi pantaloni scuri – Inej sospetta che sia riuscito a incantare i suoi vestiti in modo che agli occhi degli insegnanti lui appaia sempre in divisa scolastica, perché non sa spiegarsi come possa aver evitato la mole di punizioni che avrebbe dovuto prendersi a causa del suo scarso rispetto per le regole riguardanti l’abbigliamento.

“Non possiamo lasciare niente al caso. Uno di voi deve vincere quei mille galeoni, se vogliamo ristrutturare la Stecca”.

Inej pensa al rudere al limitare del parco di Durmstrang: lei, Kaz e Jesper ci hanno trascorso innumerevoli ore, nel corso degli anni passati a Durmstrang. Lì hanno sperimentato gli incantesimi più pericolosi, lì hanno messo a punto i loro piani più folli. Lì hanno riso, si sono leccati le ferite quando qualcosa non è andato secondo i piani. Lì hanno concepito un sogno infantile che ha poi preso contorni sempre più netti: trasformare quel luogo in un posto caldo, asciutto, sicuro, un pub per gli studenti più grandi durante l’anno e un dormitorio per quei pochi studenti senza un posto dove andare lontano da scuola durante le vacanze estive. 

“Non capisco perché dovremmo essere per forza noi a vincere quei soldi. Tu sei un mago migliore di noi, e…”
“Io sono un mago migliore di voi, ma le mie magie migliori hanno bisogno di tempo. E non credo che tutti i giudici le approverebbero”, aggiunge, stavolta sorridendo davvero. Inej non può fare a meno di pensare alla disinvoltura con cui Kaz attinge alle Arti Oscure, alla sfrontatezza con cui cancella il limite fra il lecito e l’illecito, fra la legalità e l’illegalità, e si trova a pensare che, sì, Silente non sarebbe mai un punteggio alto a un Campione che fa così facilmente affidamento a talenti tanto criticabili. 

“E allora perché sei venuto fin qui?”
“Non certo per la compagnia”, sibila Kaz, osservando un gruppo di pupilli di Brum fare rapporto al professore e denunciare un compagno di scuola per qualche sciocchezza come aver portato con sé una bottiglia di Vino Elfico. Uno studente maggiorenne a cui è vietato scegliere cosa introdurre nel proprio stomaco. 

“Te l’ho già detto, Jesper. Hogwarts è una roccaforte di antica magia, è un luogo pieno di segreti e di tesori. Io ho intenzione di scoprire entrambe le cose e di riportare a casa con me quanto possibile, ma non posso farlo se non posso neanche andare a pisciare senza che qualcuno mi riconosca come uno dei Campioni”.

Inej smette di ascoltare: sa benissimo come continuerà la conversazione. Jesper chiederà che bisogno c’è di vincere mille galeoni quando Kaz ha intenzione di rubare informazioni e artefatti magici dal valore inestimabile, e Kaz risponderà che, come tutti e tre sanno, la Stecca sarà solo l’attività di copertura per il loro piccolo impero. Qualcosa di pulito, di netto, di rispettabile, qualcosa su cui neanche il professor Brum potrebbe avere da ridire. E una simile attività ha bisogno di conti in regola, di finanziamenti tracciabili e provenienti da fonti pulite: il figlio di un contadino che ha perso tutto, una ragazzina strappata da una strada babbana e un demone come Kaz Brekker hanno bisogno di qualcosa come la vittoria del Torneo Tremaghi per dare un fondamento pulito alla loro impresa. 

Per tutto il resto – per gli artefatti magici, per il potere, per la possibilità di corrompere e ricattare le persone giuste per cambiare radicalmente la gerarchia di Durmstrang – c’è sempre il mercato nero.

 

A Inej non importa. 

Forse la bambina che era stata un tempo non avrebbe mai desiderato cambiare il mondo a colpi di furti e ricatti, ma la ragazza che è diventata sa solo che la gentilezza è un lusso che non sempre ci si può permettere.

“Kaz?”
Inej non si volta a guardarlo: continua a fissare Helvar – Helvar che se ne sta in disparte, che discute con uno dei suoi compagni e che scuote la testa, rifiutandosi di sedere accanto al professor Brum – allora davvero oltre ai muscoli c’è anche un po’ di cervello, in quello scimmione – ma sente che lo sguardo e l’attenzione di Kaz sono su di lei.

“La nave. Quando sarai preside di Durmstrang –”

“Non voglio diventare preside di Durmstrang”, la interrompe lui, irritato.

“Io voglio la nave. Dipingici sopra il tuo nome, fai quello che ti pare, ma voglio poterla comandare quando mi pare”.

Non le importa della risata sprezzante di Kaz: lui può anche prenderlo per uno sciocco capriccio, ma lei ha goduto davvero di quel viaggio. Si è appassionata, ha avuto voglia di imparare, ha provato una scintilla di vero interesse che non provava più da tempo. 

“Vuoi la nave? Questo vecchio rottame puzzolente?”
Un vecchio rottame, un rottame come la Stecca, un rottame come le loro esistenze costruite ai margini.

“Voglio la nave, o il mio nome prenderà fuoco ben prima di entrare nel Calice”.

Si guardano per un lungo istante, uno sguardo che è uno scontro di volontà.

Infine, Kaz si lascia andare a un gesto vago.

“La nave è tua. Ma la manutenzione non la pagherai con i miei soldi”.

Inej annuisce. 

“Il patto è il patto?”
Kaz è serissimo.

“Il patto è il patto”.





 

 


 

Note: 

Anche questa storia partecipa al “Torneo Tremaghi – Multifandom Edition” organizzato dal gruppo facebook “L’Angolo di Madama Rosmerta”. Il punto è semplice: scegliere tre personaggi appartenenti a un fandom diverso da Harry Potter e buttarli nella mischia del Torneo Tremaghi. 

Ora, io ho scritto già qualche HarryPotter!AU con i corvi protagonisti, e nella maggior parte di loro ho usato il Torneo come ambientazione. Quelle storie hanno un tono un po’ diverso, leggerissimo, forse anche un po’ troppo leggero per i personaggi. Qui ho cercato un punto di incontro fra quelle storie e il canon: il contesto da cui provengono i personaggi non è così duro come nel canon, ma nemmeno così “safe” come in Harry Potter. 

Infine, perché proprio Durmstrang? Perché una delle gioie della vita è scrivere di Nina che chiama Matthias “Durmstrang”, e non potevo privarmene. Cioè, Matthias può venire solo da Durmstrang, non ci sono alternative. E di conseguenza gli altri hanno dovuto seguirlo. 

Insomma, come sempre le mie note rischiano di superare la lunghezza del capitolo, quindi taccio e ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui!
 

   
 
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