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Autore: anonimo_21    18/11/2022    1 recensioni
Estratto dal testo: ...Così era sempre stato, così era anche quella sera. Le stelle brillavano come diamanti e sembravano sussurrarle un messaggio in modo molto chiaro: “Non c’è difficoltà che tu non possa superare, puoi stare tranquilla, ce la farai come l’hai sempre fatta. Ogni confine può essere varcato, anche i più irraggiungibili.”
Nel periodo precedente all'esame per l'ottenimento della licenza temporanea da eroe, Ochaco è alle prese con il suo innamoramento per Izuku, dal quale, per qualche motivo, è turbata.
Capitoli: 3 (in fase di conclusione)
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Tsuyu Asui
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sole iniziava a calare sempre più presto sul liceo U.A. L’estate se ne stava andando a passo lento, portando via con sé il suo tipico abbondante calore insieme a tutti gli accadimenti dai quali era stata animata. Che il ritiro di All Might fosse avvenuto in quel periodo era quasi emblematico: il Simbolo della Pace aveva esaurito la sua luce durante la più luminosa fra le stagioni. Ora si avvicinava inesorabile l’avvento dell’inverno, che si prospettava essere uno dei più ardui mai affrontati dal Giappone nei precedenti quarant’anni, e non di certo per via delle basse temperature. La fiaccola che aveva indicato la strada da seguire, che era stata una guida ferma, forte, non c’era più. Era necessario riorganizzarsi, cercare nuovi riferimenti, continuare a crederci, ed ognuno doveva contribuire alla causa mediante i propri sforzi individuali, spingendosi a dare sempre il massimo ed anche di più.
Era proprio quello che facevano gli studenti della 1-A, i quali a breve avrebbero affrontato l’esame per l’ottenimento della licenza temporanea da eroi, sul quale stavano dunque concentrando tutti i loro sforzi. Ecco perché quella sera, nonostante non fosse così tardi, l’area comune del loro dormitorio si era già svuotata in buona parte. Fra i pochi rimasti, evidentemente non ancora sufficientemente assonati, vi erano Sero, Kaminari, Kyoka, Tsuyu, Ojiro e Tokoyami, comodamente stravaccati sui divani color foglia nelle posizioni più particolari e facilmente riconducibili alle loro individualità caratteriali; Ochaco era con loro.
Chiacchieravano di scuola, del più e del meno ed in generale degli ultimi accadimenti riguardanti il mondo degli eroi: in particolare si discusse della nuova posizione acquisita da Endeavor, il quale, anche se non era ancora stato ufficializzato, era divenuto il nuovo Number One Hero in seguito all’incidente di Kamino. Quella loro conversazione aveva potuto svolgersi solo perché Todoroki si era già ritirato in camera da letto, poiché, come aveva detto, aveva sonno: in classe più o meno tutti avevano avuto modo di comprendere per sommi capi la brutta aria che immaginavano tirasse in casa Todoroki, per questo motivo nessuno si osava mai a parlare troppo a lungo del Flame Hero in presenza del suo figlio ultimogenito, non per timore, bensì per rispetto. Anche Ochaco faceva parte di quel gruppetto di superstiti del sonno, sedeva di fianco a Kyoka, tuttavia la sua attenzione non era affatto concentrata sul dialogo in corso, per quanto interessante potesse essere. Da tutto il giorno si sentiva molto più distratta del solito, si sentiva quasi su di giri: effettivamente a pensarci non si spiegava come mai non si fosse anche lei ritirata nella sua stanza per dormire, visto quanto credeva di averne bisogno. Percepiva la stessa sensazione di quando, pronta a godersi un meritato riposo e dunque già rifilatasi sotto le coperte, rammentava di aver dimenticato qualcosa fuori posto, o di aver dimenticato di fare qualcosa che avrebbe dovuto fare: non riusciva più a non pensarci, finché non si alzava faticosamente per andare a mettere a posto ciò che non lo era. Solo così sarebbe poi riuscita a riprendere sonno, conosceva bene quell’aspetto di sé. Tuttavia quella peculiare sensazione d’incompletezza quella sera aveva uno lato negativo ulteriore rispetto al solito, ossia che nemmeno lei credeva di sapere che cosa ci fosse da sistemare, né dove questo qualcosa andasse riposto.
Da quando aveva parlato con Tsuyu la sera precedente si sentiva diversa, più leggera, ma ora a legarla psicologicamente era comparso un nodo allo stomaco, che lei percepiva su di sé proprio fisicamente, perfino in quell’istante. Che riguardasse nuovamente Izuku? Lo riguardava di sicuro, ma non capiva in che modo. Non riuscire a spiegarsi quella situazione era veramente frustrante, anche se oramai un minimo ci aveva fatto l’abitudine, dato che le accadeva molto spesso evidentemente. Erano tanti gli aspetti di lei che ancora non capiva appieno, oramai si era arresa a questa verità incrollabile. Decise di farsene una ragione e di pensare piuttosto al futuro più immediato: dato che non riusciva più a seguire la conversazione causa stanchezza, il meglio che potesse fare per sé, obiettivamente parlando, era ritirarsi ed andare a dormire, o quantomeno cambiare ambiente. E così fece.
 Le toccò interrompere Ojiro, il quale stava esprimendo il suo apprezzamento nei confronti di Endeavor come figura professionale modello a cui ispirarsi. Fece poi il suo annuncio: “Scusatemi ragazzi, buonanotte, vado a dormire.” – disse mentre si alzava in piedi.
Tutti i presenti la salutarono e le augurarono una buonanotte, per poi riprendere a parlare stavolta di uno degli ultimi casi più eclatanti risolti dall’agenzia del Flame Hero.
Nonostante la sua decisione, avviandosi verso il corridoio che portava alle scale del dormitorio Ochaco percepì ancora più chiaramente che qualcosa non andasse. Si chiese dove fosse Izuku in quel momento. Lo aveva visto abbandonare l’area comune, ma non sapeva con certezza se fosse andato a dormire, probabilmente sperava che non fosse così. Quasi per istinto, deviò dal suo percorso e si avvicinò ad una di quelle stesse vetrate dalle quali, due sere prima, si era imbambolata a guardare il ragazzo, volendo verificare una sua supposizione, la quale si rivelò corretta: Izuku era nel giardino esterno del dormitorio, ad allenarsi al chiaro di luna nonostante l’ora tarda. In effetti, a pensarci meglio, era ovvio che fosse ancora lì. Quel ragazzo non perdeva un secondo per continuare a migliorarsi quanto più fosse possibile, e lei lo sapeva bene. Ancora una volta si perse nell’osservarlo leggere i suoi appunti, parlare con sé stesso come faceva sempre, provare questa o l’altra mossa, e poi correggersi, ricontrollare e riprovare, ancora ed ancora. In quei gesti così semplici Ochaco vide di nuovo quella caparbietà mite che tanto apprezzava. Quel ragazzo era forte, ma parte di quella forza apparteneva anche a lei, poiché egli era in grado di trasmettere quella sua forza a tutti: lei gliene era grata. Quando poi lo vide fermarsi, rallentare il respiro e sedersi su di quella scintillante erba verde come i suoi capelli, le fu improvvisamente chiaro dove quel nodo allo stomaco la stesse trascinando. La ragazza si mosse senza pensarci, diretta verso l’uscita principale del dormitorio. Si interruppe solo per voltarsi verso la direzione da cui ancora udiva arrivare le voci dei suoi compagni, sentendosi colpevole di aver detto loro che stesse andando a dormire per poi essersi contraddetta. In quel momento Tsuyu le lanciò un’occhiata, di cui lei si accorse. La stava guardando, ed a giudicare dal suo ranesco sguardo scrutatore, la ragazza-rana doveva aver capito ciò che passava per la testa dell’amica ed in generale in quei momenti: aveva notato il suo atteggiamento distratto di quella sera, diverso da quello che aveva visto nei giorni precedenti. Doveva poi aver riflettuto su quanto accaduto la sera precedente, mettendo così insieme ogni pezzo in suo possesso di quello stravagante puzzle. Ora riteneva di aver compreso dove la ragazza castana stesse andando, e ne inoltre poteva immaginare a grandi linee le intenzioni. Dunque le aveva lanciato un’occhiata che era evidentemente d’intesa e d‘approvazione. Ochaco l’aveva colta e le fu grata per la sua attenzione e preoccupazione, si segnò mentalmente di ringraziarla a parole in un secondo momento, poi si voltò e proseguì per il suo cammino.
Nonostante fosse ancora estate inoltrata di notte s’incominciava già ad avvertire una frescura ancora tranquilla e tranquillamente sopportabile. Ochaco si rese conto che c’era una bella differenza di temperatura fra l’interno e l’esterno del dormitorio: lì fuori si stava meglio.
Izuku era seduto sul prato con le spalle rivolte verso il dormitorio, il viso mirava in alto verso quella meravigliosa notte stellata. Non si era accorto della ragazza castana fino a quando questa non lo ebbe praticamente raggiunto.
“Accidenti Deku, allenarsi anche a quest’ora?! Ti ho visto poco fa.” – Non sapeva bene da dove le arrivassero quelle parole, ma, guardando alla piacevolezza della prospettiva di una conversazione con lui, non si pose il problema, non ne aveva il tempo. Si sentiva emozionata, per qualche motivo.
Izuku sobbalzò un poco nell’accorgersi dell’arrivo della ragazza, e si colorò il viso di un leggero rosso nello scoprire di essere stato visto allenarsi. Sfoderò un sorriso imbarazzato di quelli che gli venivano tanto naturali. – “Ma no, non era niente di che. Stavo solo rivedendo qualche appunto, sto cercando un modo per migliorare ancora lo shoot style. Ho di nuovo bisogno di qualche consiglio di Iida...”
“Beh, però mi sembra che tu abbia già fatto dei bei progressi.” – Ed era davvero colpita: Izuku aveva concepito quel nuovo stile di combattimento solo qualche giorno prima ed aveva già capito come muoversi, ciò che doveva migliorare e ciò per cui avrebbe avuto bisogno di un aiuto esterno proveniente da qualcuno con più esperienza in quel campo per lui ancora troppo ignoto. La brillantezza del ragazzo non smetteva di essere notevole, ma non voleva perdersi in certi pensieri proprio ora.
“Ti ringrazio Uraraka. E tu che fai qua fuori?” – Era un pensiero stupido da farsi, ma dopo l’incidente di Kamino, durante il quale aveva conosciuto la sensazione di terrore più profonda che avesse mai percepito, e dopo aver avuto la mente forzamento colmata da immagini rappresentanti la morte sua e degli amici che erano con lui in quell’occasione, Izuku aveva cominciato ad avere decisamente meno paura di tenere conversazioni con delle ragazze.
“Non ho troppo sonno e mi andava di prendere un po’ d’aria, inoltre da qui il cielo è davvero magnifico.” – Disse alzando la testa, gesto imitato anche dal ragazzo subito dopo. Il modo in cui lei pronunciò quella frase trasmise ad Izuku una sensazione particolare: egli percepiva come se ci fosse una sorta di sentimento nascosto dietro quelle parole, un qualcosa che non riusciva a comprendere. – “Hai ragione, ci stavo pensando anch’io.”
Non sapeva che cosa il suo istinto gli stesse suggerendo, ma una cosa l’aveva capita: con il calar della notte qualsiasi adolescente diventa più fragile, più incline ad aprirsi ed a parlare apertamente di sé. Si chiese se non fosse quello il caso, ma non seppe rispondersi con precisione. Gli pareva di aver riconosciuto quella situazione poiché qualcosa di analogo gli era già capitato in passato: dopo aver ricevuto il One For All aveva dovuto imparare a convivere con il segreto che si portava dentro, del quale non poteva mettere al corrente nemmeno la sua preoccupatissima madre, d’altronde, quello era il metodo migliore che ci fosse per tenerla al sicuro. Alla sera però, stanco com’era dopo gli allenamenti e lo studio di tutta una giornata, talvolta percepiva i suoi sentimenti negativi spingere per uscire in un grande sfogo unico, che non si era mai potuto permettere, e sarebbe stato così per sempre. Poteva parlare apertamente di certe cose solo ed unicamente con All Might, non c’erano discussioni. Oramai si era abituato a quella situazione, anche se a volte era molto difficile continuare a resistere, ma doveva farlo. Aveva sbagliato una volta sola parlandone con Kacchan, niente di più, e si era ripromesso di non commettere mai più un errore simile. Comunque sia, in quella situazione non doveva preoccuparsi di nient’altro: di tutto quello che non riguardasse la sua unicità e la sua condizione di nato senza quirk poteva parlare liberamente.
E mentre lui era immerso in quei pensieri, in un impeto di coraggio Ochaco si era seduta sull’erba di fianco a lui, ed ora entrambi contemplavano il cielo, che anche quella sera era meraviglioso e quasi totalmente privo di nuvole. Era veramente emozionante per lei poter condividere quel momento con il ragazzo. Adorava osservare la volta celeste, ma farlo con Izuku al suo fianco era ancora meglio: non percepiva altro che le loro due sagome e quella bellezza smisurata che avevano d'innanzi, tutto il resto era silente o sarebbe potuto non esistere affatto. Era come svegliarsi in un sogno. La leggiadria di tutte quelle sensazioni che aveva imparato a conoscere la travolse, amplificata dalla presenza dell'amato con lei, e si mischiò alle sue emozioni già da loro molto forti quella sera. A quel punto era fatta: Ochaco sentiva di non provare più paure o dubbi, non c’era più nulla a fermarla. Dopo poco abbassò lo sguardo, si voltò verso il ragazzo e disse – “Sai Deku… c’è una cosa di cui vorrei parlarti.” – Ed era vero. In un momento simile non riusciva più a tradurre verbalmente le emozioni che provava abbastanza rapidamente da interpretarle, dunque si era detta che tanto valeva mollare il timone e vedere dove quei sentimenti intrisi di audacia l’avrebbero portata.
Izuku non si aspettava quella svolta della conversazione ma non si fece problemi. –“Ah certo… dimmi pure.”
Lo sguardo della ragazza era ora rivolto verso il basso. Fece un bel respiro ad occhi chiusi per calmare il tremore che le scuoteva tutto il corpo, poi lì riaprii, e parlò: “Devi sapere che io… ti ammiro molto. Te l'ho già detto più volte ma… volevo farlo ancora. E ti voglio bene, davvero, dal profondo. Mi hai spinto ad andare avanti e migliorarmi come nessuno mai aveva fatto. Sei una brava persona, ed un aspirante eroe veramente degno." – In quel momento le tornarono alla mente le parole che Tsuyu le aveva rivolto la sera prima: “…quando si cerca di salvare tutti pensando solo a quell’obiettivo come fa lui, si finisce col dimenticarsi di sé stessi e di ogni rischio…" . Sapeva già che cosa avrebbe detto, quel ricordo ne fu solo la conferma ultima. – “Ma proprio per questo… mi preoccupo per te. Nel corso del tempo sei finito per ferirti gravemente più e più volte… Io mi sono chiesta… chi può salvare un eroe, quando è lui ad essere in difficoltà? E così ho capito che voglio proteggerti. Per me sei davvero importante, non voglio che ti accada niente…"
Pronunciate quelle parole, la sua voce tremante si spense, come una piccola scintilla che svanisce esaurendo la sua luce troppo fragile. Era incredibile che avesse detto tutto ciò, non ci credeva neanche lei del tutto, ma il suo cuore non poteva decisamente mentirle: batteva all'impazzata e per di più lei si sentiva il viso tiepido. Si chiedeva ardentemente che cosa sarebbe accaduto ora e quale risposta avrebbe ricevuto, a prescindere dalla natura della stessa. Ochaco si rese conto di non sapere nemmeno con quale forza stesse sostenendo lo sguardo di lui…

Il ragazzo, dal canto suo,era pervaso da un forte senso di stupore e meraviglia, ed il suo volto manifestava appieno quella condizione: non si sarebbe mai potuto aspettare una confessione simile. La sua amica gli aveva appena parlato a cuore aperto come nessun altro finora aveva mai fatto. Per la prima volta vide chiaramente la profonda complessità della ragazza castana: ogni persona ne ha una, in fin dei conti, ma fra essere soltanto cosciente della sua esistenza ed averne esperienza in maniera così diretta c'è una differenza notevole. Lei... era sinceramente preoccupata per lui, per il suo stato fisico, per il suo destino.
“Per me sei davvero importante, non voglio che ti accada niente.”
 Erano bastate quelle parole a fargli capire che da quel momento avrebbe potuto parlare apertamente anche lui, senza dover temere niente e nessuno: con Ochaco le sue insicurezze ed i suoi dubbi sarebbero stati al sicuro. Sentiva una struggente commozione crescergli in petto ogni secondo di più. Il suo era solo un sentimento, al quale decise di affidare tutto sé stesso. Le avrebbe risposto, ed avrebbe eguagliato la preziosa sincerità che aveva ricevuto in dono da lei. Mosso da queste emozioni, infine, parlò.
”Io… non so come ringraziarti… Non pensavo che tu mi ritenessi così importante per te, non pensavo di esserti stato tanto d'aiuto. Anche per me tu sei importante, ti voglio bene anch'io…" –  S'interruppe per asciugarsi una lacrima flebile. Non si era mai sentito così tanto apprezzato da qualcuno: la sua vita non era stata che un corollario di volte nelle quali, siccome lui era debole, qualcun altro risolveva i suoi problemi al posto suo. Ogni suo zoppicante passo era stato accompagnato da una qualche brava persona sinceramente interessata nel vederlo progredire, la quale lo aveva sorretto aiutandolo a non barcollare come fa una stampella per un ferito. E poi era caduto, più volte, e si era rialzato da sé, ma il suo obiettivo era sempre stato quello di poter, finalmente, camminare da solo, guadagnarsi l’indipendenza divenendo un eroe su cui gli altri davvero potessero contare, un eroe in grado di caricarsi le spalle del peso di chi non era in grado di salvarsi da sé, come lui era stato per tutt’una vita.
 "Ti ringrazio davvero per le tue parole gentili.” – Le disse poi.
 Ochaco era felice, nient’altro. Tutto il suo corpo tremava, accarezzato dalla brezza serale. Gettò il viso fra le mani per capire se si trovasse in un meraviglioso sogno o se invece era tutto vero. Probabilmente non sarebbe riuscita a parlare nemmeno se ci avesse provato. Aveva solo bisogno  di qualche secondo per realizzare, non riusciva a capacitarsi di quella situazione, non riusciva più a pensare lucidamente. Era come in estasi, come in un sogno.
E per Izuku, era lo stesso: anche lui teneva lo sguardo basso, incapace di sollevarlo ed andare oltre quel primo momento di travolgente emozione.
"Sai… nessuno mi aveva mai parlato così sinceramente. Sei la prima a farlo" – Le era davvero grato. Aveva compreso l'entità della fiducia che lei riponeva in lui, e ne andava fiero.  "Mi hai fatto pensare a mia madre: devi sapere che anche lei si preoccupa molto per me, ed io non ho tenuto conto dei suoi sentimenti troppo a lungo. Se non fosse intervenuto All Might lei mi avrebbe fatto cambiare scuola, per il mio bene. Non voleva che rischiassi un’altra volta di ferirmi gravemente in qualunque modo, e quella era la scelta migliore…" – poi continuò – “Tuttavia, sono contento di essere qui, ma non intendo più dimenticarmi delle preoccupazioni altrui, né le sue, né le tue, né quelle di nessun altro. Voglio diventare un eroe che non faccia preoccupare nessuno, ed è anche grazie all'aiuto che mi hai dato nel tempo se ho questa possibilità. D'altronde… anche il mio nome da eroe… è un tuo merito, ne vado fiero. Spero lo sia anche tu."
A sentire quelle parole Ochaco si sentì… sicura.
“Lo sono… lo sono sempre stata, a dirla tutta. Per me tu sei un esempio da seguire, Izuku...”
E non era solo colma di fierezza, ma era anche esterrefatta, estasiata. Non riusciva a capacitarsi di quanto fosse incantevole quel momento che stavano condividendo. Era ciò che aveva sempre sperato nelle pieghe più sottili di sé stessa, ed era molto meglio di qualsiasi immaginazione. C'erano solo loro due, le loro vere limpide identità esposte, atte a scambiarsi reciprocamente preoccupazioni, dubbi, ricordi, affetto, desideri. Oramai, nell'ambiente lì attorno, quei due brillavano di luce propria: tale era la percezione di Ochaco, che credette di vedere un fioco bagliore proveniente da loro stessi diffondersi sull'erba, nel cielo, ovunque, come fossero stati due stelle. Nella sua testa un'immagine radiosa stava assumendo dei contorni sempre più nitidi: un futuro possibile nel quale loro due, fianco a fianco ed immersi nella buia notte d'un mare in tempesta, si stagliavano come fari dalla luce calda e accogliente, pronti e decisi ad affrontare il male di tutto il mondo, salvando così chiunque potesse avere bisogno di aiuto, dovunque. Quello scenario mentale colmo di speranza la rese ancor più felice di quanto già non fosse: in fin dei conti quello era il suo obiettivo ultimo, ora che ci rifletteva. Era tutto ciò che poteva desiderare, ed era sicura che avrebbe corso, faticato, combattuto, per vederlo realizzarsi. Ora, non le restava che verificare se quel suo desiderio fosse corrisposto anche da colui che ne era il cardine.
“…Tu vuoi diventare un eroe che salva tutti, ed io voglio diventare un'eroina in grado di salvarti quando sarai tu a trovarti in difficoltà. Così facendo potremo salvarci a vicenda, come all’esame di ammissione. Che ne dici?” – Ochaco pronunciò quella domanda sussurrando, quasi non la sentì nemmeno lei.
“Certo, mi va benissimo… Accidenti… sembra passata una vita da quell’esame, sono successe così tante cose…” – Izuku si lasciò pervadere dai ricordi di tutte le avventure che avevano condiviso e proprio in quel momento, realizzò un fatto indiscutibile, un pensiero che non lasciava spazio ad alcun tipo di dubbio. Le porse il pugno chiuso. – “Sono contento di averti incontrata, Ochaco.”
La ragazza batté il suo pugno su quello di lui, quasi a sancire simbolicamente il loro accordo, e poi, incapace di contenere la gioia che aveva dentro, gli gettò quello stesso braccio al collo, stringendolo a sé. Lui ci rimase di sasso per qualche attimo, poi ricambiò l’abbraccio della ragazza. I loro corpi s'incastravano perfettamente, ed il calore che si stavano scambiando sapeva di protezione, serenità, casa…
Lo assaporarono con ogni fibra del loro essere. Dopodiché, la ragazza ruppe il silenzio paradisiaco:
 “Anch’io sono contenta di averti incontrato. Ogni giorno di più.”
Rimasero così per un po'...
 


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Spazio autore:
Siamo finalmente giunti alla fine. Ringrazio ancora una volta voi tutti per essere giunti fino al fondo di questo delirio durato quasi sei mesi in tutto. 
Questo è stato il mio primo testo dalla lunghezza più considerevole (attorno alle 11.700 parole): non ne avevo mai realizzato uno simile, perciò ho avuto modo di interfacciarmi per la prima volta con certe difficoltà dell'articolare una storia complessa (la mia tra l'altro è anche molto semplice come immagino avrete notato). Mi ha arricchito, anche se sono rimaste delle cose che avrei voluto rendere in maniera diversa, ma mi sono reso conto di non avere più voglia. In particolare, ho pensato che sarebbe stato carino specificare che questo finale si svolge in realtà la sera prima del giorno dell'esame, e che quindi i nostri due protagonisti si confortano anche in vista della prova per loro assai importante, ma questo dettaglio non mi è venuto in mente per tempo, ed ora il lavoro da fare per inserirlo e ri-sistemare tutto quanto sarebbe troppo. Ciò è anche dovuto al fatto che ultimamente mi è scomparsa del tutto la voglia di scrivere, non so come mai. 
La smetto di annoiarvi. Spero di avervi portati con successo in un viaggio all'interno del mondo di Boku no Hero Academia, che è veramente vasto già di suo ed offre un'incredibile quantità di spunti interessanti. Volevo allungare la vita a questo mondo immaginario: per me è stato semplice, mi è bastato mettermi a scrivere e cercare di immaginare come questo mondo funzionasse ed esso prendeva vita piano piano nella mia testa (andando fuori da quella che è la storia narrata da Horikoshi), per voi invece tutto questo non c'è stato, ma spero nonostante tutto che questo percorso vi sia piaciuto. 
Oggi sono inutilmente prolisso e poco chiaro nell'esprimermi, perdonatemi.
Alla prossima, vi auguro qualsiasi bene.
E per usare una formula a noi ben nota, vi saluto così:
"Sempre oltre il limite, Plus Ultra!"

-Anonimo_21 
   
 
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