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Autore: Black Lotum    20/11/2022    1 recensioni
"Passò la notte insonne e il pomeriggio seguente si avvicinò di soppiatto all'infermeria e per fortuna riuscì a intravedere le teste di Lenticchia e sorella, così si appiattì contro al muro di pietra e fece ciò che meglio gli riusciva: origliare."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Di promesse e succo di zucca

«Coraggio mezzosangue! Vediamo cosa sai fare!», gridò Malfoy durante la lezione di difesa contro le arti oscure, incitando la grifona a combattere. Hermione si alzò, accettando la sfida di quello squallido soggetto. Sfoderarono la bacchetta e se la puntarono contro nello stesso istante. Tutti si allontanarono. Erano soli in classe, pericolosamente soli.
«Stupeficium!», Hermione lanciò l'incantesimo contro il biondo, che riuscì a proteggersi per tempo, ma irritato schiantò senza pietà la ragazza che volò dall'altra parte della stanza, perdendo i sensi. Ron Weasley che vide tutta la scena si scaraventò contro Malfoy e come meglio riuscì lo afferrò per la chioma chiara e iniziarono ad azzuffarsi come due bambini dell'asilo. Harry non riuscì a stare fermo, così cercò di fermare e difendere l'amico. Ovviamente ad aiutare Draco accorse subito Zabini. Tutti iniziarono a urlare e schiamazzare. Pansy Parkinson era sull'orlo di una crisi di nervi perché nessuno poteva fare del male al suo Draco; le ragazze si portavano le mani a coprire gli occhi, ma ben presto si abituarono a quel trambusto. I ragazzi invece facevano il tifo per i rispettivi compagni. Alla fine, il professor Piton, entrato nell'aula, restò sconvolto come non mai, vedendo davanti ai suoi occhi una scena così pietosa. Tolse cento punti a Grifondoro e duecento alla sua casa poiché non tollerava simili comportamenti dai suoi studenti. A seguire ne venne fuori una Hermione schiantata, senza sensi e fratturata, Harry e Ron con evidenti occhi pestati e lividi in ogni dove e un paio di occhiali da vista rotti; Malfoy e Zabini lividi pure loro ma anche con l'orgoglio ferito per i punti persi. Nonostante tutto erano felici di averle date a quei due cretini. Tutto sommato però Malfoy si rattristò per un momento, quando vide che la Granger fu portata d'urgenza in infermeria. Perché alla fine era dispiaciuto per la mezzosangue? In fondo, cos'era lei per lui? Nulla. Ma allora, cos'era quella sensazione di ansia che gli attanagliava la bocca dello stomaco? Blaise lo tirò lontano, portandolo a sedere accanto a lui. Seguì la lezione distrattamente, sempre sovrappensiero, sempre con lei in testa. I ragazzi rifiutarono le cure mediche, sostenendo di avere solo qualche graffio e niente di grave, per non ferire ulteriormente anche il loro super ego da grifoni e da serpi orgogliose. Harry e Ron con sua sorella Ginny andarono frequentemente a trovare Hermione. Malfoy pensò più volte di andarla a trovare, ma non avrebbe di certo potuto rischiare di farsi vedere dagli amici della ragazza o dai suoi compagni! Per carità, sarebbe stato aggredito prima e preso poi in giro a vita! No, decisamente non era il caso di farsi notare più del dovuto. I suoi erano sentimenti contrastanti. A un certo punto gli balenò in testa persino il pensiero che si fosse innamorato della mezzosangue. "Tzè! Innamorato? Io? Di quel cespuglio poi? Ma non scherziamo!" si disse ridendo di sé stesso. Poco dopo però tornò serio e decisamente spaventato. Si era davvero innamorato? Pensò con più razionalità. Passò la notte insonne e il pomeriggio seguente si avvicinò di soppiatto all'infermeria e per fortuna riuscì a intravedere le teste di Lenticchia e sorella, così si appiattì contro al muro di pietra e fece ciò che meglio gli riusciva: origliare.
«Aspetta che Herm si riprenda!», disse Ron, «Gli darà una bella lezione a quel furetto figlio di un Mangiamorte di Malfoy!», disse tutto eccitato. Harry, con un paio di occhiali da vista nuovi sul naso, nuovi ma del tutto identici ai precedenti, annuì fermamente alle parole dell'amico.
«Ah dai Ronald smettila!», sussurrò Ginny, «Hermione non si abbasserà a così tanto. E tu non dargli corda!», concluse poi rivolgendosi a Harry. Draco scrollò le spalle con una specie di ghigno sul volto, girò i tacchi e se ne andò. Anche Harry e Ron decisero di andarsene, lasciando la loro amica alle cure della rossa più giovane. Draco, sdraiato sul suo letto a baldacchino verde e argento, decise che quando la ragazza si fosse svegliata, sarebbe andato a chiederle scusa. Per un attimo sussultò, meravigliandosi dei propri pensieri e delle proprie decisioni. Quella notte scacciò di malo modo persino la Parkinson dal suo letto, che tanto adorava. Si era risvegliata in un letto dell'infermeria con la sua migliore amica seduta vicino. Appena Hermione aprì gli occhi, quelli castani dell'amica si spalancarono e l'abbracciò forte, piangendo.
«Oh Herm! Che spavento mi hai fatto prendere!», disse sciogliendo l'abbraccio. Hermione ancora un po' frastornata la guardò.
«Ginny, ma che diavolo è successo?», chiese alla rossa.
«Malfoy ti ha schiantata, ti sei rotta una gamba e hai dormito per due giorni. Tutti gli altri stanno bene, non preoccuparti, pensa a riposare!», disse, anche se l'altra non aveva chiesto di tutti gli altri... Le posò un bacio sulla fronte e corse ad avvisare Madama Chips. Passarono il pomeriggio chiacchierando; Hermione non ne volle sapere di riposare e chiese all'amica di portarle penne e pergamene e libri per studiare. Si fece buio e le due ragazze si salutarono con la promessa di rivedersi il giorno seguente. Ginny uscì e si diresse al dormitorio dei Grifondoro. Hermione chiuse gli occhi. La puzza delle lenzuola sterili dell'infermeria le faceva sempre venire mal di testa. Ad un tratto sentì un rumore e sobbalzò quando vide la persona che meno avrebbe voluto vedere tra tutte, avvicinarsi al suo letto.
«Malfoy!», strillò quasi isterica. «Che diavolo ci fai tu qui?», chiese sgarbata, non proprio nel suo stile, ma non sopportava di essere stata schiantata da quel furetto borioso. Il ragazzo entrò in infermeria evidentemente di nascosto, altrimenti l'avrebbero cacciato e avrebbe passato guai seri dato che a quell'ora nessuno poteva essere da qualche altra parte se non sotto le coperte. Si avvicinò alla grifona e anche lui la strinse a sé. Però era un abbraccio diverso da quello di Ginny e lo sapevano bene entrambi.
«Scusami, non volevo ferirti in questo modo.», disse il biondo senza lasciare la ragazza.
«Furetto che ti è successo?! Hai sbattuto la testa?», fece Hermione staccandoselo di dosso come se le facesse schifo. Beh sì, effettivamente le faceva schifo eccome. E poi, lui che si scusava? E con lei per giunta? Qualcosa non andava, decisamente! «Se devo mettere in conto tutte le volte che mi hai ferita, non basterebbe la tutta la carta dei libri dell'intera biblioteca!», disse sarcastica. Draco strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, o almeno più di quanto già non fossero pallide le sue mani.
«Sarebbe potuto succedere di peggio. E poi quello scemo di Lenticchia ha iniziato a urlare e ci siamo pestati. Potter si è messo in mezzo e allora si è infilato nella rissa anche Zabini. La Parkinson urlava come una scimmia e... domani torno a trovarti. Buonanotte, Hermione.», disse il tutto senza quasi riprendere fiato e il nome della ragazza gli uscì dalle labbra con una naturalezza tale da farla rabbrividire. Fece per andarsene ma la ragazza lo afferrò per la manica del mantello e lo fermò. Si voltò verso di lei che teneva la testa bassa sulla coperta marrone, decisamente trasandata.
«Resta qui stanotte.», disse lei in un soffio, quasi senza volerlo, abbassando lo sguardo. Il ragazzo si sedette sul letto, un po' titubante e abbracciò nuovamente la mezzosangue che rimase fra le sue braccia per tutta la notte. Il mattino dopo Hermione si svegliò ma di Draco nessuna traccia. "Probabilmente è andato via per non farsi scoprire." pensò. Fece colazione e i dovuti controlli clinici. Ginny, Harry e Ron passarono a trovarla. Ginny le portò dei fiori rosa, gli altri due invece le raccontarono della rissa di qualche giorno prima con i Serpeverde, con annessi i lividi in faccia e in qualsivoglia parte del corpo. Ebbero il permesso per pranzare tutti insieme e passarono quelle ore parlando di tutto ciò che veniva loro in mente: dagli studi, che per i due ragazzi era un tasto dolente, all'amore. Già, l'amore. In quel momento Hermione si ricordò di Malfoy, ma non disse neanche una parola a riguardo alla sua migliore amica, ovviamente ne avrebbe parlato ancora meno agli altri due! Ma ci pensate? Sarebbe scoppiato il putiferio e poi, altro che rissa! Passò un po' del suo tempo a leggere libri di pozioni e difesa contro le arti oscure, non avrebbe di certo perso tempo! Le giornate di fine primavera erano davvero lunghe e stranamente più stancanti. Calò la notte stranamente fredda più che mai e il mattino seguente la ragazza si svegliò pensando alla promessa non mantenuta dal suo nemico. Rassegnata all'idea che neanche quel giorno avrebbe ricevuto una sua visita, da povera illusa e delusa, riprese a riempire pergamene di inchiostro scuro. Assorta nella scrittura non si accorse che Draco stava in piedi di fronte al suo letto. Si spaventò vedendolo all'improvviso e arrotolò velocemente la pergamena piena di parole scritte con velocità e concentrazione.
«Se ti spaventi ogni volta non torno più.», disse sorridente. Vederlo con quell'espressione le metteva i brividi, non era normale! Si avvicinò e dopo aver posato un calice con del succo di zucca sul tavolino accanto al letto, si sedette accanto a lei prendendo un libro e appoggiandolo sopra gli altri.
«Ma se arrivi sempre di soppiatto è ovvio che mi spavento! E poi mi metti i brividi furetto.», disse senza guardarlo.
Lui sbuffò. «Non chiamarmi così.», ringhiò. «Ho un nome e mi piacerebbe che tu lo pronunciassi di tanto in tanto.», disse avvicinandosi pericolosamente alla riccia.
«Non hai mantenuto la tua promessa. Ieri non sei venuto a trovarmi.», disse lei allontanandosi quanto e come poteva, cercando di cambiare discorso. Malfoy chinò la testa a un lato, guardando la ragazza che fissava il vuoto sotto il suo viso.
«Hai ragione, non ho potuto. Scusami.», disse lui, segretamente compiaciuto del fatto che la ragazza l'avesse aspettato.
«No.», disse piuttosto convinta. Strinse i pugni sotto le lenzuola.
«No cosa?», chiese lui stupito per quell'affermazione così fredda.
«Non ti scuso. Io ti aspettavo. É stata una giornata lunga e non hai idea di cosa significhi aspettare una persona e sperare che ogni passo che senti fuori sul corridoio sia il suo. No, non ti scuso.», disse lei in tono acido e deciso. Draco rimase piuttosto colpito dalle parole della ragazza che intanto sollevò lo sguardo, capace di sostenere il suo, glaciale.
«Cosa devo fare per farmi perdonare, allora?», chiese lui incrociando le braccia al petto. Lei ci pensò su ma non trovò la risposta e abbassò nuovamente lo sguardo iniziando a torturarsi le mani. Il ragazzo sorrise e mise due dita sotto il suo mento, sollevandole la testa per guardarla nei suoi occhi castani.
«Forse un modo lo conosco. Prova a chiudere gli occhi.», disse leggermente malizioso. Lei obbedì, chissà come e chissà perché e chiuse gli occhi. Cercò di restare rilassata, ma il suo cuore saltò un battito quando sentì le labbra di lui premere sulle sue. Così dolci e calde, al sapore di succo di zucca. Lui si allontanò e lei rimase ancora per qualche istante con gli occhi chiusi e quando li aprì, l'unica cosa che vide fu un sorriso. Uno di quei sorrisi che solo la persona che ami può regalarti. "Anche se amore, effettivamente è una parola troppo grossa, per adesso..." pensò tra sé Hermione. E nonostante si trattasse di Malfoy beh, forse ci si poteva lavorare un po' su.

Note autrice
Ciao carissimo lettore! Se sei arrivato fin qui ti ringrazio. Questa è un'altra delle pochissime fanfiction che ho recuperato dalla mia adolescenza. Se ti è piaciuta (o anche se non ti è piaciuta) lascia una recensione e farai felice una fanwriter!

   
 
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