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Autore: rosy03    26/11/2022    3 recensioni
• || Storia Interattiva || Iscrizioni Chiuse || •
Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.
È questo il destino? Come vostro Umile Narratore non posso rispondere a una tale domanda.
Finora non ho mai visto nessuno abbandonare la pista, non ho mai incontrato qualcuno che fosse stato in grado di cambiare disco. Il destino è davvero già scritto?
Se sapeste la verità, penso proprio che mi odiereste.
Ma nonostante questo sono qui: a raccontarvi di questa mitica impresa. Sono qui a parlarvi di come la Bestia dagli Occhi di Luna ululerà, di come questo porterà il caos nel continente di Ishgar, di come seguirà un’infinita notte, di come le stelle smetteranno di brillare, di come la luna scurirà il suo colore... e magari anche di come sorgerà una nuova aurora. Chissà.
Il vostro Umile Narratore.
J.C.
|| • «Ho perso tutto. Ho perso la mia umanità, il mio tempo, la mia famiglia. Lei è l'unica cosa buona che mi sia rimasta...»
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Aurora'
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CAPITOLO 07. Uno stronzo egoista






Il suo nome era Yon ed era tutto pelle e ossa.
Tremava di paura dinanzi agli sguardi truci di Diana e Hydra – entrambi incazzati ma per motivi diversi. Se lei si sentiva punta nell'orgoglio per non averli sentiti prima a causa della sua cinetosi, lui sperava di poterlo ammazzare il prima possibile perché nel salire a bordo lui e i suoi amici avevano graffiato il parapetto della sua nave. A pensarci bene la morte non sarebbe stata sufficiente.
«Allora...» sentenziò Rehagan, che intanto era uscito, attirato dai rumori. «Dì un po', per chi lavori?»
Yon preferì guardare lui. E quella specie di interrogatorio andò avanti per molto tempo, in primis perché quell'ometto non riusciva a mettere insieme più di due parole senza balbettare o mordersi la lingua dalla paura.
Non sapeva cosa gli avrebbero fatto. Non li conosceva. Era soltanto un povero pescatore bravo a lanciare un paio di coltelli, niente di più!
«Vi prego, r-risparmiatemi... i-io neanche vi conosco!»
«Eppure questo non ti ha impedito di attaccarci. Due volte» ribadì lo scienziato. Le informazioni che era riuscito a tirargli fuori dalla bocca non erano molte e nemmeno troppo importanti.
Qualcuno non voleva che degli stranieri mettessero piede a Damocles e aveva pagato profumatamente un gruppo di mercenari e semplici marinai per poterlo impedire. Lui aveva semplicemente accettato per poter ottenere un po' di grana. A sconfitta subita, era stato l'unico a suggerire una ritirata ma gli altri tre avevano tanto insistito!
Secondo loro, chi li aveva ingaggiati non avrebbe mai lasciato perdere il fatto che per colpa della loro incapacità il suo piano era andato in fumo... ragion per cui avevano tentato il tutto per tutto.
Si erano detti che una volta abbassata la guardia, sarebbero riusciti quanto meno a farli desistere dal continuare il viaggio. Nessuno era mai sopravvissuto all'incantesimo Tempesta fino ad allora – paradossalmente, era più facile raggiungere il regno distrutto via terra, nonostante ci si impiegasse più tempo.
Rehagan gli domandò chi fosse questa persona ma Yon non seppe rispondere. Non l'aveva mai incontrato, addirittura non l'aveva neanche mai sentito parlare. Dopotutto, era solo un semplice pescatore.
Fu Killian a decidere cosa farne di lui: di sicuro ucciderlo non avrebbe portato ad alcun vantaggio, perciò optò di lasciarlo lì, in mezzo al mare e con una percentuale alquanto esigua di uscirne vivo.
«Bene. Visto che abbiamo risolto anche questa, direi che posso tornare in cucina!» esclamò, contento.
«Sei davvero cattivo, sai?» Eve era divertita. «Non lo invidio per niente... solo soletto su una zattera e in balia del mare!»
Killian si limitò a un'alzata di spalle, convinto del fatto che in un modo o nell'altro il misterioso finanziatore si sarebbe messo in contatto con il poveretto. E quando accadrà io lo verrò a sapere, pensò furbamente.
Quando quella specie di imbarcazione su cui era seduto l'ometto tanto pavido si allontanò abbastanza da sparire oltre la linea dell'orizzonte, la pace tornò a vivere a bordo della Felicia. Pace che però non durò a lungo perché Hydra notò qualcosa che non avrebbe dovuto notare – non in quel momento, almeno.
Io lo sapevo che non dovevo permetterle di mettere piede sulla mia nave!
«Eh? Che ti prende?» domandò Rehagan, avvicinandosi.
Lo stesso fece la rossa e persino Killian si fermò, incuriosito dalla faccenda.
Eve non ci mise molto a capire cosa avesse attirato la sua attenzione e se prima sgranò gli occhi dalla sorpresa, subito dopo lanciò uno sguardo preoccupato in direzione del marinaio.
Ops, pensò, incapace di dire qualsiasi cosa. Credo proprio che questa volta ci scapperà il morto!
«E-Ehm, Hydra?» tentò Killian, schiarendosi la voce. «Insomma, mi ha salvato. Non puoi chiudere un occhio per questa volta?»
Neanche a farlo apposta e con un pessimo tempismo, Lily uscì dalla cabina di Nimue proprio in quell'istante con addosso una maglietta arancione – un colore che mai aveva avuto indosso prima e che le sbatteva terribilmente.
Notò subito qualcosa che non andava. «Ehi, che succed-?» E subito dopo si ritrovò in mare. Livida di rabbia – e di freddo – nuotò fino a raggiungere la scala di corda che Killian le aveva calato, profondamente dispiaciuto.
Dopotutto era colpa sua: se non fosse sgusciato via dalla presa di Naevin, suo sorella non si sarebbe mai lanciata per recuperarlo e non avrebbe conficcato gli artigli nel legno scuro di Felicia, irritando oltremodo il loro compagno di gilda.
D'altronde gli andava bene persino che quella pazza gironzolasse per i corridoi della nave ma non che squarciasse il ponte che lui stesso aveva tirato a lucido con tanta fatica!
«Ma che cazzo ti prende?!» esclamò, infuriata.
Lui le lanciò un'occhiata assassina.
«Ricordi quando mi hai salvato prima? Pare che tu ci sia andata giù troppo pesante e abbia graffiato il legno» sussurrò suo fratello, accanto a lei.
Era di nuovo zuppa d'acqua. Lily sbottò: «Si può sapere che cazzo di problemi hai?!»
«Ringrazia che non ti abbia affogata.»
Non era disposta ad ascoltare altro, né ad accusare il suo sguardo inviperito quando l'unica che avrebbe voluto fare era ficcarsi in un letto e dormire! Ragion per cui scattò in avanti. Con un balzo raggiunse Hydra e fece per attaccarlo ma lui parò gli artigli con le sue sciabole.
È troppo avventata, pensò il fratello. Come minimo finirà per farsi male!
Senza pensarci due volte allentò la manica della camicia – il trench era stato appeso ad asciugare –, sfilò le bende che gli avvolgevano l'avambraccio e con un rapido movimento dell'arto lasciò che queste si avvolgessero attorno al braccio di Lily. Presa alla sprovvista, la ragazza perse gran parte della foga del momento; si sarebbe beccata un fendente dritto alla spalla se Killian non l'avesse tirata via da lì con un'espressione indecifrabile.
«Ehi, ehi, calmatevi!» esclamò Rehagan, parandosi al centro dei due litiganti. «Non siamo nemmeno arrivati a Damocles e già cercate di ammazzarvi l'un l'altra?»
«Fatti da parte. Una bella lezione non può che farle bene» sentenziò il moro, estremamente serio.
Lei, se possibile, si inalberò ancora di più. «Che cosa vorresti dire?!» Tentò di corrergli contro ma le bende del fratello si fecero leggermente più strette.
Fu a quel punto che fece il grande errore di guardarlo e ciò che trovò la imbarazzò da morire: Killian non era arrabbiato, era deluso. Senza conoscere il perché si ritrovò ad abbassare lo sguardo e con le lacrime agli occhi. Tutti i presenti se ne accorsero ma non dissero nulla.
Piuttosto, Hydra continuò il suo attacco verbale ma questa volta si rivolse proprio a Killian: «Non ottieni nulla se continui a viziarla in questo modo.»
«Cosa dovrei fare? Non sono mica suo padre» disse.
Gli altri tre si sorpresero non poco a sentirlo parlare. Era la prima volta che il loro "leader" assumeva un tono di voce diverso da quello gioviale e scanzonato. Eppure, il suo viso era rilassato e qualsiasi emozione negativa l'avesse attraversato sembrava essere sparita in un attimo.
«Ma l'hai cresciuta ed è diventata così ottusa da non rendersi minimamente conto di quello che le sta attorno. Prende e attacca chi non le va a genio» spiegò incolore. «Per non parlare di quel Master idiota. Gliele avete fatte passare fin troppe...!»
Lily si morse il labbro fino a farlo sanguinare – non una cosa difficile date le zanne che le occupavano la bocca – ma non disse niente. Strinse i pugni e arricciò il naso, incassando la testa nelle spalle.
«Ho come l'impressione che non stiamo più parlando del danno alla tua nave, Hydra. Adesso basta» sentenziò, finendo per bisbigliare quell'ultima frase.
La benda che bloccava la corvina si sciolse e lentamente – come se nulla fosse successo – se la riavvolse attorno all'avambraccio, in religioso silenzio. Diana era per lo più confusa perché mai come in quel momento avrebbe voluto sapere cosa passasse per la testa di quel tipo.
Eve li guardò, tutti e tre. Hydra roteò l'occhio al cielo e rinfoderò le sciabole, intenzionato a sistemare il ponte quanto il prima; intanto, Lily sembrava essersi bloccata del tutto.
Si accorse di Naevin solo quando le si avvicinò. Non aveva assistito allo scontro ma aveva ascoltato il triste scambio di battute tra i due e non aveva perso tempo ad andare da lei, visibilmente sconvolta.
«Che ne dici di tornare da Nimue a cambiare la medicazione?»
Killian gliene fu grato.
Dopotutto, ho fatto bene a chiederglielo, pensò sollevato.



 
§



«Cosa c'è?» domandò; Orias non poté non notare una sfumatura nervosa nella sua voce, sebbene la sua faccia assomigliasse perlopiù a una statua di sale mal riuscita.
E dire che fino a poco tempo fa sembravi pronta a saltargli al collo... ha toccato un tasto dolente, eh?
Lily sbuffò e davanti a sé si creò una nuvola di condensa. Tra tutti i posti in cui poteva svolgersi quel sogno, perché proprio la foresta? Perché in mezzo alla nebbia?
Qual è il problema?
Dapprima trattenne il fiato, visibilmente in difficoltà. Lily non avrebbe mai voluto sfogarsi con lui ma... «Killian era- era deluso da me» borbottò.
Naturalmente, lui roteò gli occhi. Scusa, ma che ti frega?
«Un maledetto egocentrico come te non può capire!» ribatté, inviperita.
Non puoi basare le tue azioni su ciò che pensano gli altri...
«Mi pare che Hydra abbia ribadito proprio questo! E ha ragione. Io-» Dalla sua bocca uscì un lamento straziato, misto a rabbia e disapprovazione per se stessa. «Perché è tutto così complicato?!» esclamò, rannicchiandosi contro un tronco.
Orias proprio non la capiva. O meglio, capiva a grandi linee quale fosse il problema ma se da una parte aspettava che fosse lei a rendersene conto, dall'altra non sapeva più neanche lui che pesci pigliare. Per quanto si ostinasse a rimarcare il contrario, Lily aveva una vera e propria dipendenza.
Non le importava di deludere gli altri, l'importante era non deludere Killian. Non più di quanto avesse già fatto, almeno.
Sei peggio di una bambina.
«Da che pulpito...!»
Lui sghignazzò. Voglio provare una cosa!
Lily non poté non sbuffare di rimando. Le sue idee erano sempre... preoccupanti.
Dai, vieni qui. Mettiti di fronte a me.
Non aveva proprio voglia di assecondare le sue strane richieste ma Lily si dovette arrendere – Orias sembrava parecchio ostinato e non avrebbe lasciato perdere tanto facilmente. L'alternativa era farsi assillare fino alla morte. Allora si alzò da terra. Si avvicinò a lui, seduto su un sasso, e poi lo guardò come a dire "E adesso?".
Ti fidi di me?
«No.» Chiara e concisa.
Lui non la prese affatto male: infatti rise. Fai bene. Ma questa volta dovresti farlo. Innanzitutto, rilassati e cerca di svuotare la mente.
«Impossibile se ci sei tu...»
Orias non la sentì nemmeno e le porse entrambe le mani. Lei però non si mosse; era tutto fin troppo strano. Perché all'improvviso tutta questa gentilezza? Cosa vuole fare?
Era vero: non si fidava per niente. Tutto ciò che diceva o che faceva riusciva a renderlo odioso ai suoi occhi – perché avrebbero dovuto aiutarla?
E lui, avvertendo i suoi pensieri, alzò gli occhi azzurri su di lei. Fu come ammirare due cristalli, due pezzi di cielo.
Eppure, il sorriso era tutt'altro che affabile. Per un momento le sembrò di trovarsi di fronte al diavolo in persona: non poteva fidarsi, nossignore.
Eppure, c'era qualcosa in quello sguardo che riusciva a calmarla. Cosa fosse non lo capiva. Forse erano proprio quel particolare colore d'occhi; oppure qualcosa che andava oltre l'aspetto.
Vorrei avere anch'io i capelli bianchi, pensò a un certo punto.
Glieli aveva sempre invidiati, sin dalla prima volta che era diventata consapevole della sua presenza lì.
Candidi come neve e morbidi come seta, in pandant con la carnagione pallida e le zanne d'avorio chiaro, in contrasto con gli abiti neri che indossava.
Alla fine, dopo innumerevoli ripensamenti, Lily si arrese – non avrebbe di certo trovato una spiegazione a quelle sue sensazioni – e posò le mani nelle sue, dalle unghie altrettanto affilate.
Per lei fu strano – erano rare le volte che avevano un contatto e di solito era specialmente Orias a tenerla lontana; non che lei fosse diversa.
È freddo come un cadavere, pensò tristemente.
Ora, chiudi gli occhi.
Lei obbedì, sebbene ancora un po' titubante. Probabilmente sta cercando di farmi uno scherzo.
Col senno di poi avrebbe dovuto sapere che non avrebbe dovuto fidarsi di uno stronzo del genere!



 
§



Quella notte successe una cosa bizzarra ma Yon era così felice di aver trovato qualcuno a cui chiedere aiuto che non pensò minimamente fosse qualcosa di cui preoccuparsi. Quante probabilità c'erano di incontrare qualcuno su quella rotta che nessuno sano di mente si sarebbe azzardato a solcare?
Una volta salito a bordo di quella nave dalle dimensioni ragguardevoli, si prostrò in ginocchio in segno di ringraziamento, scoprendo altresì che quello dinanzi a lui era proprio colui che aveva orchestrato tutto.
«Abbiamo ricevuto una richiesta d'aiuto da uno di voi» disse il capo di quel piccolo gruppo di uomini, sogghignando divertito. Il lungo cappotto che indossava era scuro e ben chiuso fino all'ultimo bottone; dello stesso colore erano gli stivali che s'intravedevano al di sotto. «Cos'è successo?»
Yon alzò la testa quel poco che bastava per poterlo vedere in faccia. Il taglio degli occhi era particolarmente affilato e accattivante; il sorriso sbilenco e l'iride di un colore indefinito per via della poca luce, suggerivano una personalità non eccessivamente positiva.
«Una nave è riuscita a passare, signor Zarath. Abbiamo cercato in tutti i modi fermarli ma non ci siamo riusciti. Uno di loro ha affondato la nostra nave senza muovere un muscolo!» spiegò, ancora scioccato. «Per non parlare del cecchino! È riuscito a sparare e a centrare i nostri maghi nonostante l'incantesimo Tempesta
Yon era visibilmente scosso dall'accaduto. Lì, ancora in ginocchio e tremante, sembrava un cucciolo impaurito.
«Sei l'unico sopravvissuto dell'equipaggio?»
L'ometto non reagì; sapeva soltanto che alcuni erano stati uccisi, mentre altri risultavano attualmente scomparsi.
«E sapresti dirmi qualcosa in più su questi maghi che vi hanno sconfitti?» gli chiese, mellifluo. «Non so, qualche particolare interessante...»
Yon non se lo fece ripetere due volte. Raccontò di come fosse stato messo ko da una ragazzina dai capelli viola. Parlò a proposito di un'altra maga che sparava piccoli anelli come fossero proiettili, del capitano della nave armato di sciabole e dei due tizi che l'avevano "interrogato".
Disse di aver visto un simbolo sulla vela maestra della loro nave: un libro aperto e un sole nascente.
«Come mai sei così sollevato, petit chou?» gli domandò, a un certo punto.
Nulla cambiò nel suo tono docile e benevolo, per cui l'ometto non si curò nemmeno di come l'avesse chiamato. «Credevo che mi avrebbe punito, signor Zarath. Sa, per aver fallito il lavoro che ci aveva commissionato...»
«Oh, non farei mai qualcosa di così orribile! La colpa è mia che ho sottovalutato la situazione. Non credevo che il regno di Fiore avrebbe inviato gente tanto forte.»
«Mi scusi se l'ho offesa!» esclamò, chinando nuovamente il capo contro il ponte della nave.
Zarath si voltò verso i suoi uomini, rimasti lì a osservare tutta la scena. «Preparate il bagno e dite al cuoco di affrettarsi a preparare la cena. Sono certo che il nostro ospite abbia tanta fame.»
Yon non poté non esserne felice. Stando a come ne parlava il capitano dell'Emerald, si era sempre immaginato una persona altezzosa e sinistra; e invece scopriva che il committente del lavoro altri non era che un uomo distinto e gentile!
Meno male... è proprio vero che non bisogna credere alle voci di corridoio, pensò, rialzandosi in piedi.
«Petit chou
«Mh? Sì?»
Avvertì soltanto qualcosa di freddo trapassarlo da parte a parte in meno di un secondo, senza nemmeno accorgersene, e poi tanto caldo. Il sangue colava denso insozzando i vestiti già zuppi d'acqua, fino a scivolare sul legno del ponte. Yon sentì male solo dopo aver capito di essere stato infilzato all'altezza del costato da una spada sottilissima, che ora luccicava di rosso davanti ai suoi occhi.
«Non ti sei accorto che uno di quei maghi ti ha infilato qualcosa nel taschino, vero?» gli chiese, sibillino.
L'altro tossì per la mancanza d'aria e sputò sangue quando tentò di parlare. Riuscì a malapena a balbettare un paio di parole prima di cadere nuovamente in ginocchio: «C-Cosa?! P-Perché?»
L'uomo dai capelli blu stretti in due paraorecchie pelose di colore bianco si abbassò e senza paura di sporcarsi, tirò fuori dal suddetto taschino ormai sporco di sangue ciò che rimaneva di una pietra rosata. «Intendo questa, petit chou. Me ne sono accorto quando ti sei alzato. È una Lacrima cimice. Ci hanno ascoltati per tuutto il tempo.»



 
§



A una prima occhiata, Killian sembrava immerso nei suoi pensieri.
Aveva la testa mollemente abbandonata contro il palmo della mano mentre seguiva con lo sguardo i movimenti di Eve che rimetteva a posto le ultime stoviglie, ma senza vederla sul serio. A un certo punto sospirò – cosa che non sfuggì alla ragazza.
«Sei in pensiero per Lily?»
Lui annuì, raddrizzando la schiena e portando entrambe le mani sul tavolo. Gli occhi color caramello bruciato erano fissi sulla Lacrima somigliante a un quarzo rosa che era appena stata distrutta – non avrebbe ascoltato altro della conversazione tra Yon e il suo finanziatore, purtroppo.
Quel tipo è più sveglio di quanto mi aspettassi, pensò.
Intanto, Eve gli si avvicinò mentre si asciugava le mani con un panno. «Non la conosco da molto ma posso intuire che non sia stato affatto semplice prendersi cura di lei. I vostri- cioè, i suoi genitori... che fine hanno fatto? L'hanno abbandonata?»
Per un attimo, Killian sembrò dimenticarsi di Yon e di Zarath, e alzò lo sguardo per risponderle, ben più vispo. «Curioso che tu ipotizzi questo. Parli per esperienza?»
«E se anche fosse?» ribatté, ironica. Poi tornò seria. «È sempre arrabbiata, perciò ho ipotizzato questo. Come se ce l'avesse costantemente con qualcuno. Ad ogni modo, complimenti.» L'espressione di Killian si fece oltremodo confusa; al che lei continuò: «Stai facendo del tuo meglio per prendertene cura. Credimi, è bello sapere di poter contare sulla famiglia.»
Lui non aggiunse altro ma osservò con minuziosa attenzione l'espressione di Eve; attorno a loro aleggiavano innumerevoli parole non dette e ne era perfettamente consapevole.
Eppure, nonostante la curiosità lo solleticasse, Killian sospirò. «Non l'hanno abbandonata ma , sembra avercela costantemente con qualcuno.» E purtroppo, anche se mi costa ammetterlo, questo qualcuno non è Orias... «Ormai l'avrete capito tutti che ha alcuni aspetti da migliorare. Deve imparare a controllarsi e a non fare sempre affidamento su di me per risolvere i suoi problemi, specie quelli relazionali.»
«È restia a fare nuove amicizie, ho notato.»
Killian le diede ragione, abbandonando il suo peso contro lo schienale della sedie, piegando la testa all'indietro e sbuffando un «Già» tremendamente fiacco.
Al che, la rossa ridacchiò. «Se devo essere sincera, le persone come tua sorella non sono il mio forte. Qualsiasi cosa dica sembra che la prenda come un insulto...»
«Dalle il tempo di sciogliersi un po' e prova a non toccarla spesso. Non le piace» suggerì, ruotando la testa nella sua direzione.
Eve annuì e fece per andarsene – avrebbe trascorso il resto della serata a leggere in attesa di addormentarsi –, quando incrociò Naevin sull'uscio.
«Ehilà!» Lui ricambiò il saluto. «Dove hai lasciato Lily?»
«Ha detto che sarebbe rimasta in cabina fino a domani.»
«Mi stupisce che tu riesca ad avvicinarti a lei.» Davvero, Eve non se lo spiegava.
Killian, invece, ne fu contento. «Ti ringrazio per aver accettato di starle vicino in mia assenza. Dopo oggi so di potertela affidare se durante il viaggio dovessimo separarci.»
«Aspettate. Cos'è questa storia?» Eve incrociò le braccia al petto, confusa.
«Gli ho solo chiesto di aiutarla. Sapevo che avrebbero legato. E poi ho subito capito quanto Naevin sia bravo ad ascoltare gli altri.»
Il moro si sentì quasi in imbarazzo a quei complimenti.
«Già. Tu sei un capotribù... avrai sicuramente esperienza. Ma forse questo non centra. Nonostante l'espressione corrucciata, sei proprio una persona dal cuore d'oro!» esclamò Eve, sorridendo.
Lui ridacchiò, non prima di risponderle: «Non sono corrucciato. È solo la mia espressione quando sono sovrappensiero!»
Alla fine la maga tolse il disturbo, anche convinta da un enorme sbadiglio che le scappò di bocca, mentre i due ragazzi rimasero in cucina. In un primo momento nessuno dei due sembrava voler parlare; poi fu Naevin a prendere parola: «Non ha detto niente e se n'è andata in camera.»
«Lo sospettavo» sospirò Killian.
«Ma almeno non mi ha mandato a quel paese quando le ho chiesto se preferiva il dolce o il salato per cena.»
L'altro rise. «Il salato, decisamente.»



 
§



Dopo una lunga notte di sonno – Naevin si era gentilmente offerto di controllare che tutto procedesse nel verso giusto – e dopo aver portato a termine le sue mansioni quotidiane, Hydra decise di darsi alla pesca.
Il tempo era perfetto. Il mare era tranquillo. Nypha sonnecchiava seduta accanto a lui su una sedia a sdraio.
E forse, proprio perché stava finalmente trascorrendo una mattinata tutto sommato tranquilla e senza intoppi, arrivò Lily.
«Che cosa vuoi?» le domandò; perché era chiaro che volesse parlare, suo malgrado.
La corvina sembrò non prendersela per quel suo atteggiamento visibilmente scocciato e, anzi, parlò con noncuranza: «Sono qui per dirti che hai ragione. Sono una viziata testa di cazzo.»
Hydra non se l'aspettava. Cos'era? Uno scherzo? Una presa per i fondelli?
«Non mi interessa avere ragione.»
«E fai bene» disse. «La ragione è degli idioti. E tu non sei un idiota, no?»
Se l'avesse detto con quel suo tono indisponente, il marinaio non avrebbe messo su un'espressione tanto schifata. Lily si spostò alle sue spalle e subito dopo lasciò scorrere le dita affusolate sulle sue spalle fino a toccare il bordo della camicia aperta sul petto.
«Ma che cazzo fai?» sbottò, scacciando le mani della ragazza.
Quest'ultima non si offese nemmeno. «Oh, non farti pregare...» disse e nel mentre tentò un secondo approccio, ma venendo fermata prima ancora di potersi avvicinare. Di nuovo in piedi e con una sciabola puntata alla gola di Lily – che sembrava addirittura divertirsi –, Hydra cercò un modo per capire cosa diamine le stava prendendo.
Poi, disturbata dai rumori, Nypha si svegliò. Adocchiò la canna da pesca abbandonata sul pavimento e se ne chiese il motivo, ma poi la sua attenzione si spostò prontamente sulle persone al suo fianco e sbiancò. «Oddio, ma che sta succedendo?! Non ditemi che state ancora litigando!»
Lily si girò nella sua direzione, facendo prontamente scorrere gli occhi lungo tutta la sua figura come se la vedesse per la prima volta. Per poi esclamare di gioia: «Ho capito! Preferiresti che ci fosse anche lei?»
«Io? Cosa?» domandò ingenuamente l'argentea, chiamata in causa.
Al che Hydra divenne ancora più scuro in viso. «Non t'azzardare!»
Entusiasta per essere riuscita – ancora una volta – a colpire nel segno, Lily raggiunse la cacciatrice di taglie con uno scatto felino e, burlandosi del marinaio, cominciò ad accarezzarle i lunghi capelli d'argento. Se li portò addirittura alle labbra e vi lasciò un bacio leggero, sogghignando.
«M-Ma... Lily!» esclamò Nypha, allontanandosi di qualche passo. «Insomma... che hai?»
«Per me non c'è alcun problema, Hydra~» continuò a dire la più giovane, ignorando la domanda. Anzi, cominciò a mordicchiarsi un labbro e inclinò la testa, squadrando i due maghi dinanzi a lei con espressione maliziosa. «Figurati se mi imbarazza fare una cosa a tre...!»
Nypha non riuscì a credere alle sue orecchie e quasi gli occhi le uscirono dalle orbite. Cosa diavolo sta dicendo?!
«Sparisci dalla mia vista prima che ti affoghi per davvero» sibilò lui.
Lily ridacchiò, sinceramente divertita.
Non sembrava volersi arrendere – anzi, pareva proprio che avrebbe continuato a sparare stronzate una dopo l'altra. Eppure, non lo fece. Improvvisamente prese ad annusare l'aria sotto lo sguardo inebetito degli altri due; si guardò un attimo intorno e sospirò, scocciata.
«Peccato. Ma la prossima volta si potrebbe organizzare, eh...» disse, mostrando al contempo un ghigno per niente rassicurante.
Hydra avrebbe tanto voluto tagliarla in due in quello stesso istante ma se da un lato Nypha glielo impedì – nonostante l'imbarazzo, forse era l'unica ancora sana di mente e con il cervello sulle spalle; dall'altro, Lily si dileguò in tempo zero.
Il marinaio rinfoderò la sciabola ma non per questo era meno incazzato.
«Avrei dovuto ucciderla.»
«E invece ci calmiamo tutti» ribatté lei, ancora sconvolta per l'accaduto. «Tu hai capito cos'è successo? Sembrava un'altra persona...»
Lui si limitò a lasciarsi sfuggire un ringhio basso. Quella è più pazza di quanto avessi immaginato!
Ma proprio quando stava per dire la sua, Killian arrivò con il suo solito sorriso – sembrava essersi dimenticato di quanto accaduto il giorno prima. «Ehilà! Che fate di bello? Oggi è una giornata splendid-»
«Tua sorella è del tutto impazzita?!» esclamò, interrompendolo.
Oddio...! Fu più forte di lui, la seguente domanda gli uscì svogliatamente: «Che è successo stavolta?»



 
§



Anche se non lo dava a vedere, Eve era preoccupata.
Non sapeva cosa avrebbe trovato a Damocles e se l'avrebbe trovata ma l'idea che ci fosse qualcuno che impediva alle navi straniere di attraccare non era affatto un buon segno. Il motivo poteva essere solo uno: questo qualcuno nascondeva qualcosa.
Ma cosa?
Poteva avere a che fare con l'improvvisa partenza di Kyla? Forse. O forse no. Eve non poteva sapere cosa diavolo le fosse passato per la testa per non tornare.
Eppure, anche mentre era seduta in sala da pranzo rileggendo per venticinquesima volta la stessa riga di quel libro, non riusciva a non pensare; era così arrabbiata con lei!
Tanto che il viso si contrasse in una smorfia.
E Lily, che si era messa a fissarla da un po', colse l'occasione per fare quattro chiacchiere: «Brutta giornata, eh?»
La rossa dapprima sobbalzò – non si aspettava di trovarsela così vicino e così all'improvviso; quand'era arrivata?! – poi cominciò a osservarla di ramando. Si chiese come fosse possibile.
Coma riesce a far finta di niente dopo il casino di ieri?
«Da quanto sei qui?»
Lily incrociò le braccia sul tavolo, poggiandovi la testa subito dopo; non smise di guardarla nemmeno per un secondo. «Più o meno due sospiri e un grugnito fa!»
«E cosa ti ci ha portata?» continuò a chiedere.
«Le tue tette.»
Cosa...?
«Cosa?»
La corvina scoppiò a ridere di gusto.
Dev'essere successo qualcosa. Non è che la cannonata ha avuto un effetto a scoppio ritardato e ora si è rincitrullita? Istintivamente mosse gli occhi alla ricerca di Killian ma di lui non v'era traccia. Lui sì che avrebbe saputo cosa fare!
Intanto, Lily si ricompose. «Stavo solo scherzando!»
«Hai bevuto?»
«Mh, no. Anche se bevessi non mi ubriacherei mai. Mai. Mai. Mai. È una vera noia!» La corvina le rubò il libro dalle mani e ne lesse il titolo; lo fece soltanto per cercare di irritarla almeno un po'. «Comunque è vero che hai delle belle tette. E io non ho preferenze.»
Eve proprio non riusciva a capacitarsi di quell'improvviso cambio di atteggiamento. Quand'era diventata così aperta e disponibile al dialogo? «Mi spiace ma non ho certi gusti.»
Lily annuì; sembrò capire.
Allora l'altra sospirò, riprendendosi il libro e facendo per alzarsi – forse era lei che aveva le allucinazioni a causa di qualche strano intruglio di Rehagan; sì, doveva essere così per forza.
Voleva solo tornarsene in camera e al più presto. Lì ci avrebbe forse trovato Diana che di parlare non aveva mai voglia – una vera noia – ma almeno si sarebbe risparmiata quella bizzarra situazione.
Solo che non fece in tempo a farlo, perché Lily l'agguantò per il poncho color ocra e la tirò verso di sé solo per poterle afferrare i seni con entrambe le mani.
Eve ne rimase allibita.
«Hai la sua stessa taglia» commentò, seria.
E allora la rossa se la tolse di dosso solo per poterle puntare contro un dito. «Si può sapere che ti prende?! Ieri per poco non ti mettevi a combattere contro Hydra e adesso sembra ti sia passata di colpo! Domani cosa farai, ti metterai a ballare la macarena sul ponte?!»
La mora si limitò a un alzatina di spalle, come se la cosa non la riguardasse affatto. «È che sei l'unica degna di nota. O meglio, l'unica disponibile che è anche degna di nota... se ci provassi con Nypha, quello lì mi farebbe a fette!»
Ma che sta dicendo?
«Nimue mi terrorizza, mentre Diana è una stronza. Semplice!»
Killian, ti prego, vieni a riprendertela perché sta cominciando a farmi paura...!
«Ma tranquilla. In realtà sono passata perché mi interessa il posto da dove vieni. Wilbourne, hai detto? Non è dove c'è quella gilda che-»
«Lily!» La voce di Eve tradiva – purtroppo per lei – una certa agitazione. Se ne rese conto solo dopo, quando l'altra le lanciò un'occhiata come a volersi prendere gioco di lei. Tutto di lei urlava un'insopportabile "Ho fatto centro". «Lily...»
«Cosa?»
«Sei proprio sicura di stare bene?»
«Certo, certo...» disse la corvina, liquidando la domanda. «Ma non pensare che ti salverai cambiando argomento.»
Eve imprecò sotto voce.
«Per oggi ti lascio stare, però. Ho qualcosa di meglio da fare!»
Ridacchiò, la salutò con un veloce gesto della mano e quasi saltellando uscì dalla sala da pranzo lasciando la maga alquanto scossa.
Ma che cazzo è appena successo...?!
Non osò nemmeno seguirla perché cosa avrebbe potuto dirle? Forse avrebbe dovuto fermarla. Tipo... immobilizzarla e lasciarla a suo fratello?
E a proposito di lui. Mi aveva giurato che era l'unico a saperlo, maledizione!



 
§



Per quanto Rehagan fosse ben visto dal gentil sesso, non poteva di certo definirsi un tipo particolarmente procace. Non avendolo mai sperimentato in prima persona, non avrebbe neanche saputo come comportarsi. Men che meno immaginava di trovare la persona giusta, dichiararcisi e andare a letto insieme.
Ma in quel momento – sulla Felicia; in viaggio per Damocles – non era di certo né con la sua anima gemella, perché di fatto non sapeva chi fosse, né nelle condizioni più adatte per riuscire a connettere le sinapsi del suo cervello. Ma sapeva una cosa: da lì la faccenda sarebbe diventata ingestibile.
«Si... Si può sapere che stai facendo, Lily?»
Cercò di chiederglielo con la giusta calma ma dentro di sé stava implodendo. Non era normale un comportamento simile da parte di quella che fino a pochi giorni prima gli stava a debita distanza perché – parole sue – puzzava di alcol, bosco e medicine. «Un mix esagerato» aveva detto.
Eppure, pochi istanti prima la ragazza aveva messo via i suoi appunti – che stava leggendo accuratamente da quella mattina presto – e l'aveva tirato per un orecchio costringendolo ad abbandonare la scrivania per sedersi a terra, ai piedi del letto.
Per poco non si ruppe il polso nel cercare di attutire la caduta.
Lì per lì non si curò di quello che stava succedendo ma poi Lily si era messa a cavalcioni su di lui e i campanelli d'allarme avevano cominciato prepotentemente a suonare nella sua testa.
«Okay, Lily, che ti prende? Che vuoi fare?» domandò velocemente, impedendole di avvicinarsi ulteriormente. Le afferrò i polsi e allungò indietro la testa per evitare di baciarla per sbaglio.
Qua sta succedendo qualcosa di strano, si disse.
Poi, finalmente, la corvina si fermò, accigliata. «Oh, ma andiamo!»
«Andiamo cosa? Sei matta?!»
Lei non rispose subito. Lo fissò e lo fissò; il fatto che non sbattesse nemmeno le palpebre contribuì a rendere tutto ancora più inquietante!
Dopodiché sembrò riprendersi. Gli angoli della bocca si piegarono leggermente verso l'alto e Rehagan pensò che forse avrebbe anche potuto allentare la presa sui suoi polsi – sembrava essersi calmata.
Mai pensiero fu più sbagliato!
Lily ne approfittò e anziché continuare a spingere per afferrargli il viso per poterlo baciare, mosse le mani fino a toccargli il cavallo dei pantaloni.
«Lily!» esclamò, cercando di fermarla. Cosa poteva fare lui – gracilino com'era – contro una ragazzina che da sola era in grado di scardinare una porta di ferro con un pugno?!
Niente. Lui non era mai stato un credente – era uno scienziato – ma l'idea che qualcuno nell'alto dei cieli avesse voluto salvarlo da quella piccola molestatrice non gli parve poi tanto assurda quando vide entrare Naevin in cabina.
«Oh mio- grazie! Niv, ti prego, toglimela di dosso!» esclamò.
Eppure non fece in tempo nemmeno lui che, rimasto impalato sull'uscio della porta con gli occhi spalancati, lasciò che Lily lo spintonasse in corridoio per potersene andare indisturbata.
Solo dopo qualche secondo sembrò riprendersi. «Cosa diavolo è successo?» tentò di chiedere a un Rehagan più allibito di lui.
Lo vide chiudersi la zip dei pantaloni e tirare un sospiro di sollievo. «Credimi, ne so quanto te» disse, dandosi il tempo di mettere insieme tutte le informazioni in suo possesso. «Non sarà che soffre di un disturbo della personalità?»
«Mh? Che roba sarebbe?»
Lo sguardo di Rehagan si fece improvvisamente luminoso. «Non ho mai conosciuto qualcuno che soffre di questo disturbo! Voglio saperne di più!»
Detto ciò, si scapicollò anch'egli in corridoio.
Naevin – che non ci aveva capito assolutamente niente – si sforzò di seguire il compagno di cabina onde evitare altre spiacevoli situazioni.



 
§



La sua era una magia innata. La magia della Comprensione Sensoriale aveva i suoi punti di forza ed erano innegabili; senza non sarebbe stata in grado di percepire il più piccolo rumore anche a parecchi metri di distanza, di percepire la vita di altri esseri viventi nelle vicinanze.
Non aveva mai fatto cilecca, mai. Eppure, Killian non lo sentiva.
Senza contare quella strana voce che aveva sentito il giorno della riunione in gilda. Chi diavolo era? Cosa voleva? E da dove proveniva?!
Erano pensieri che non l'avevano lasciata un attimo. Neanche lì, sulla coffa della nave che li stava portando a Damocles, riusciva a non rimuginarci.
Volse lo sguardo verso il cielo e sospirò, ignorando le voci dei suoi compagni di viaggio che per forza di cose la stavano raggiungendo. Hydra imprecava. Eve era un groviglio di pensieri. Che caos...!
Fu allora che udì Lily uscire sul ponte. A giudicare dai passi felpati sembrava intenzionata a non farsi vedere da nessuno e allora Diana si affacciò, non tanto per la curiosità ma perché per la prima volta riusciva a non percepirla come un agglomerato di emozioni alla rinfusa.
Era quasi silenziosa e la cosa la stupì.
Poi, la sentì parlare ad alta voce e Diana si ritrovò a sgranare gli occhi dalla sorpresa. «Ma che cazzo...?» disse, tra sé e sé.
Senza pensarci due volte saltò con l'intenzione di raggiungere la corvina; quest'ultima naturalmente non si fece cogliere impreparata e si voltò a guardarla scocciata mentre atterrava sul ponte.
In un primo momento non disse niente, Diana, al che Lily allargò le braccia. «Allora? Che c'è?»
Tutto questo è strano ma ormai non ci sono più dubbi, pensò.
La indicò col mento. «Chi sei?»
Lily rise. «Hai preso una botta in testa? Sono io!»
«Non sono una stupida. La tua voce è diversa da prima!» esclamò.
Ci mancava solo questa, pensò la corvina. «Datti una calmata, ok? In che modo la mia voce sarebbe diversa? Sono sempre io, Lily
«E da quando sei un maschio?»
L'altra scelse di fingere. «Come?»
«Ho detto che non sono una stupida» ripeté, intimidatoria.
Cazzo. Cazzo. Cazzo! Per una stramaledettissima volta che riesco a uscire, dannazione!
Naturalmente, Diana sentì tutto ed era pronta ad avventarsi contro di lui. E lo fece. Cercò di tirarle un calcio sul collo ma Lily si spostò giusto in tempo.
«Che gran rottura! Speravo di divertirmi e invece sono qui a combattere contro una stupida ragazzina...»
Ora, Diana non era mai stata una persona particolarmente paziente e se quello lì aveva avuto anche l'ardire di definirla "stupida ragazzina", allora c'era ben poco da fare. Lily fece per sferrarle un pugno che però venne prontamente bloccato dall'altra.
La corvina le afferrò l'avambraccio lasciando volutamente che gli artigli – intanto, cresciuti di un paio di centimetri – le lacerassero la pelle e le sferrò un calcio tra le costole. Diana non emise alcun lamento, ma non si aspettava una tale velocità di reazione.
Lily – o chi per lei – non accennò a lasciarla andare. Anzi, la tirò verso di sé e con un rapido – rapidissimo – movimento la bloccò a terra – roba che lei stessa capì di avere un braccio bloccato dietro la schiena e l'altro ancorato al ponte solo quando sbatté violentemente il mento.
La maggiore delle due ridacchiò. «Ti arrendi?»
«Neanche per idea» grugnì. Tentò di sgusciare via dalla sua presa e nel frattempo di muovere l'arto che quegli artigli le stavano bucando; non pretendeva di riuscire a staccarsela di dosso; era tutto un diversivo.
Fu quando vide quelle gocce di sangue scivolare piano e sporcare il legno scuro della nave, che ghignò. Diana avrebbe potuto fare tante cose ma era certa che Killian non sarebbe stato affatto contento se avesse fatto esplodere il cuore della sua sorellina – dopotutto, sentiva anche lei, in quel corpo.
Manipolò il suo stesso sangue com'era abituata a fare, lo trasformò in una specie di corda che, risalendo lungo il braccio nudo di Lily, andò a stringersi attorno al collo della mora e, infine, strinse. Diana ghignò, mostrando per la prima volta un paio di canini appuntiti e facendo brillare i suoi occhi diventati color cremisi a causa della sua abilità.
Lily lasciò immediatamente la presa per togliersi di dosso quella roba, già livida nel giro di pochi secondi, lasciando così il tempo a Diana di liberarsi con uno strattone e sferrarle un calcio, allontanandola da sé.
La mora tossì; la più giovane aveva lasciato che riprendesse fiato per non ucciderla. «Cazzo. Sei davvero una rottura! Quindi è questa la tua magia?!»
«E tu? È così che combatti? Avevo ragione, sei diverso da Lily. I tuoi movimento sono precisi e veloci, i suoi no.»
«Sei in vena di complimenti, tavoletta? Anche tu ti muovi bene.»
L'altra per poco non ringhiò ma volle ignorare il soprannome idiota con cui l'aveva appena chiamata. Non è mica colpa mia se non ho un seno prosperoso! «In realtà muoio dalla voglia di farti davvero male.» Fece scricchiolare le articolazioni delle mani.
Lily ridacchiò, particolarmente eccitata. «Oh, fatti sotto.»
«Stop!» esclamò una voce. «Adesso basta!»
Killian – la persona che le aveva fermate – fu il primo a raggiungerle; sembrava arrabbiato, a giudicare da come pestava ai piedi. Dietro di lui c'erano tutti gli altri, allibiti per ciò che stava accadendo da un'oretta a quella parte.
Il leader del gruppo si piantò proprio davanti a sua sorella. Aveva la fronte corrucciata e gli occhi ridotti a due fessure. «Adesso spiegami cos'è questa pagliacciata, Orias
Decise altresì di ignorare il mormorio alle sue spalle.
«Ma dai. Mi hai beccato?» si lamentò Lily. «Come diavolo hai fatto?»
«Scusate» cominciò a dire Nypha, interrompendo sul nascere la conversazione per cercare di comprendere cosa stesse succedendo. «Chi è Orias? E di cosa state parlando?»
Killian prima tentò di spiegare, poi guardò sua sorella – o quasi – in cerca di un piccolo aiuto che non arrivò mai – si limitò ad alzare le sopracciglia, vagamente divertita; infine, buttò fuori l'aria che aveva trattenuto fino a quel momento. Ok, mi arrendo. «L'anima di Orias è incatenata a quella di mia sorella da qualche annetto, diciamo, e, a quanto pare, quest'idiota ha trovato il modo di scambiarsi di posto con lei.»
Nessuno poté non notare la nota di fastidio nella sua voce – ignorando per un attimo cosa avesse appena detto.
«In che senso... incatenata?» chiese Eve.
«Orias è sempre lì, nella sua testa. Quando è addormentata può addirittura vederlo e toccarlo ma è la prima volta che è fuori» spiegò Nimue con la sua solita apatia, sbalordendo tutti.
Rehagan, infatti, si girò a guardarla. «Tu lo sapevi?»
«È esattamente per questo che non mi piaci.» Orias si mostrò visibilmente scocciato. «Hai sempre quello sguardo vacuo, eppure non ti sfugge niente. Peggio di te c'è solo quell'orrendo ratto di biblioteca!»
«Soltanto io, Nimue, Ella e il Master siamo a conoscenza di questa cosa. In pratica, gli unici con cui Lily ha particolare attaccamento. E ora lo sapete anche voi... fantastico» grugnì, alla fine.
Killian si stava mostrando parecchio infastidito e la cosa incuriosì non poco gli altri maghi. Lui, che era solito mantenere un sorriso di facciata anche nelle situazioni più avverse, si innervosiva in "presenza" di un tizio che non aveva neanche un corpo?
Rehagan, che aveva ascoltato con interesse quel breve scambio di battute, si fece avanti: «Aspettate. Ci sono delle cose che vorrei capire. Come ha fatto Orias a legarsi a Lily? E perché?»
Il suddetto sollevò entrambe le sopracciglia. «E io che ne so?»
«A quanto pare nemmeno lui ne conosce la ragione. È semplicemente apparso... e basta» spiegò Killian, incrociando le braccia al petto. Dopodiché gli lanciò un'occhiataccia da manuale. «Piuttosto, come ti è saltato in mente di mettere su questo teatrino? Col corpo di mia sorella, poi!»
Lui alzò gli occhi al cielo e fece una smorfia. «Avevo solo voglia di divertirmi. Nella testa di Lilì non c'è un granché da fare e poi volevo conoscere di persona i nostri nuovi... alleati?»
«Molestandoci?» chiese Eve, ricordando ancora come le avesse strizzato i seni in sala da pranzo.
Lui rise. «Già. È stato divertente! Ma figurati se avrei realmente fatto qualcosa... per godersi il sesso bisogna essere in due a volerlo» disse, lascivo. Poi guardò nella direzione del marinaio, lanciando altresì un'occhiata alla cacciatrice di taglie nascosta dietro di lui e che faceva capolino oltre la sua spalla. «O in tre...!»
«Ok, direi che è abbastanza!» sbottò Killian, interrompendo sul nascere qualsiasi altra discussione. «Falla tornare. Ora.»
«E va bene! Sei una rottura di palle, lo sai?!»
«Per favore, però, la prossima volta avvertiteci di questa... cosa. Ok?» fece Eve.
«No. No. Un momento. Non mi avete spiegato assolutamente niente!» intervenne Rehagan, frenetico. «Possibile che non sappiate come sia possibile che l'anima di qualcuno si leghi al corpo di qualcun altro?!»
Diana, che non aveva smosso gli occhi da loro, aguzzò le orecchie ma a parte il vociare isterico di una Lily apparentemente incazzata nera e i commenti poco simpatici di Orias, non era in grado di decifrare alcune loro parole o modi di dire – come se parlassero in un'altra lingua.
Ciò la fece irritare. Killian è completamente muto alla mia abilità; Lily è un gran casino da ascoltare se non fosse per alcuni pezzi incomprendibili; Orias è di una volgarità indefinibile, si disse. Capì che la voce che aveva udito all'Ancient Aurora era proprio la sua.
«Vi chiedo di essere pazienti. Non è semplice avere a che fare ventiquattro ore su ventiquattro con un individuo del genere» disse, indicando proprio sua sorella.
«Guarda che tra i due la più complessata è proprio lei, fratellone» scimmiottò, beccandosi un'altra occhiataccia.
Hydra, che fino a quel momento era stato in silenzio, sospirò. Ci mancava solo questa, pensò. «Che sia da sola o in combo con un altro pazzo delirante, non importa. Mia la nave, mie le regole. Se non vi piace, potete farvela a nuoto.»
«È per questo che mi stai simpatico!» Orias sorrise, immaginandosi scene che fecero impallidire la povera Diana. «Scommetto che dev'essere uno spasso farlo con te. Anche se devo ammettere che sono combattuto...»
«Reha» Per amor della sua sanità mentale, Eve scelse di interrompere quello che sembrava un argomento che avrebbe sicuramente fatto saltare qualche testa – prima che fosse troppo tardi, almeno. «Tu sei uno sciamano. Una specie di... sacerdote, no? Non ti viene in mente niente che possa aiutarli? Mi sembra di capire che questo Orias non sia proprio un tipo facile da gestire.»
Il ragazzo preso in causa, si bloccò del tutto. Persino il suo flusso di pensieri venne bruscamente interrotto e quando si voltò verso la rossa, questa si ritrovò, suo malgrado e inaspettatamente, a sostenere quella che era a tutti gli effetti un'occhiataccia da record.
Cos'avrò detto per farlo incazzare così?
Presto detto. Rehagan diede voce alla sua stizza. «Io non sono uno sciamano!»
Naevin, che aveva fatto lo stesso errore di Eve la prima sera, quando si erano messi a chiacchierare in cabina del più e del meno, cercò di farle capire che era meglio lasciar perdere ma lei non notò nemmeno che stesse scuotendo la testa. Era troppo occupata a ridacchiare per quel repentino cambio d'espressione. «È così che ti chiamano tutti, no? Rehagan, lo Sciamano
«Ma io sono uno scienziato!» esclamò tutto d'un fiato.
«Va bene, ma permettimi di dire che la tua magia non ha praticamente niente di scientifico, Reha. Tu evochi quella specie di fantasmi dalle sembianze animali...»
«Quelli sono i miei Spiriti Guida, non sono fantasmi.» Rehagan ricordava perfettamente cosa gli disse quel vecchio, tanti anni prima. La sua era una magia unica nel suo genere. Non apriva varchi spaziali e non evocava creature da un'altra dimensione: gli Spiriti Guida erano molto di più di questo.
Erano spiriti della natura con un proprio istinto. E lui non apprezzava molto che li si paragonasse a robe strane o a delle mere evocazioni.
Intanto, Eve annuì – più che altro si era accorta che stavano sviando il discorso – e tornò a guardare Lily – opsOrias. «Quindi cosa contate di fare?»
«Sopportarlo finché non troviamo il modo di tirarlo fuori di lì» sibilò Killian.
«Posso prelevare un campione del suo sangue?» Rehagan non stava scherzando, ovviamente. «Giuro che non farò strani esperimenti ma voglio cercare di capire.»
Killian non dovette nemmeno chiedergli perché avesse preso tanto a cuore la questione. La verità era semplice: Rehagan era uno scienziato e uno scienziato – lui stesso ne avrebbe dato conferma – era solito porsi infinite domande. Cosa ha permesso all'anima di Orias di legarsi a Lily? Era stata un'operazione facile? Orias aveva un corpo da qualche parte?
Ma soprattutto, la presenza di Orias, andava a modificare la struttura genetica del corpo di Lily? Era principalmente a questa domanda che Rehagan desiderava cercare una risposta. Per questo, Killian annuì.
Non che non ci avessero già provato ma magari la mente illuminata di quel bizzarro ragazzo dalle orecchie a punta avrebbe trovato una traccia che ad altri era sfuggita.
«Nimue, hai tu l'occorrente?»
Lei annuì e senza farselo ripete andò a recuperarlo nella sua cabina. Orias alzò un sopracciglio, irritato dal fatto che tutto sembravano ignorarlo. «Col cazzo che mi faccio fare un prelievo!»
«Tu non hai alcun diritto di opporti, sappilo.» Killian era sul piede di guerra.
Nimue tornò in quell'esatto momento. Seppur con qualche reticenza, Orias accettò e in meno di un minuto Rehagan era in possesso di cinque belle provette contenenti il sangue cremisi di Lily.
«Ora che abbiamo finito, posso andarmene?» Lo Stronzo sembrava essersi stufato.
Non ci fu bisogno di assensi; Orias sospirò e di colpo la postura dritta della ragazza venne meno. Corrucciò le sopracciglia per poi sgranare gli occhi; Lily si guardò attorno con la vergogna stampata sulla faccia.
Non seppe cosa dire ma il suo cervello era stracolmo di parole, tanto che Diana dovette fare qualche passo indietro. Quanto cazzo pensa!
«Senti-» Killian tentò, ma invano.
Sua sorella lo liquidò e – letteralmente – scappò via, andando a chiudersi in cabina e a infilarsi sotto le lenzuola, neanche fosse una bambina di sei anni.
Dopo questa palese fuga, i maghi non seppero bene cosa dire.
Era stato così strano che in parte non avrebbero saputo cosa aspettarsi da lì in avanti. Nimue tornò nella sua stanza – non avrebbe risolto niente andando a tranquillizzare Lily, ne era più che consapevole – lasciandoli lì a riflettere e a guardarsi nelle palle degli occhi, allibiti.
Forse aspettavano un suggerimento; magari proprio da Killian.
Quest'ultimo però sembrava immerso nei suoi pensieri e non si accorse nemmeno di avere cinque paia d'occhi puntati addosso, almeno finché Rehagan non si schiarì la voce. «Quindi?»
«Quindi nulla. Comportatevi come al solito, per favore.»
Hydra annuì scocciato, poi tornò a governare la nave – improvvisamente, la fretta di raggiungere Damocles si era quintuplicata. Si allontanò per prendere in mano il timone sotto lo sguardo ancora confuso di Nypha. Lei era combattuta.
C'era una cosa che avrebbe tanto voluto fare ma la sua solita ansia le impediva di muovere anche solo un passo. Se ne avesse parlato con il marinaio, forse l'avrebbe spinta a fregarsene e a ignorare quel fastidioso nodo allo stomaco. Cos'è che diceva sempre?
«Non c'è motivo di avere paura. Tu sei tu. E chiunque ti veda soltanto come una crudele assassina, non ha capito niente. Sei una bella persona.»
Nypha trattenne il respiro e poi buttò fuori l'aria, calmandosi; lanciò una breve occhiata a Killian – che sembrò intuire – e poi prese a camminare verso la sua cabina.
Invece, Eve sospirò. «Prima la tempesta, poi un branco di idioti che ci attaca; ci mancava soltanto un tizio molesto che vive nella testa di una ragazzina iper-suscettibile. Avresti dovuto avvisarci, capo
«Sarebbe dovuto restare segreto.» Killian si portò la mano sulla fronte, spostando i ciuffi ribelli all'indietro con un leggero sbuffo. «Ma ormai è andata. Vi chiedo soltanto di non fissarvi sull'idea che Orias possa uscire fuori tanto spesso. Questa è la prima volta che succede e nemmeno io so cosa fare a riguardo.»
«Piuttosto, Diana, perché non vai a farti medicare?» domandò Naevin, notando solo in quel momento che la ragazzina si teneva il braccio leggermente imbrattato di sangue. «Sei ferita.»
Lei non diede segno di averlo ascoltato ma si diresse, suo malgrado, nella cabina di Nimue.



 
§



L'assenza di un tornado come Lily si notava eccome.
C'era molto più silenzio, c'era molta più calma... ma stranamente, molti membri dell'Aurora non riuscivano a trovare un posto sufficientemente adatto per mettersi a studiare; Alastor non contava, lui era capace di portarsi i libri dentro una tomba e restarci per decadi.
C'erano fin troppo silenzio e fin troppa calma.
Anche Royal era di quell'avviso. Quasi gli mancavano le scenate isteriche di quella ragazzina rompiscatole perché il libro che le interessava non era più al suo posto o perché aveva beccato qualcuno a prenderla in giro.
Ormai si erano abituati ai suoi ritmi e alle sue stranezze e chissà quanto tempo avrebbero dovuto aspettare prima di sentirla strillare per un nonnulla!
E Royal sospirò, annoiato.
Oltre il bancone – il suo posto preferito della gilda dopo il suo ufficio – c'era Wiles, il mago dei fornelli. Si erano messi a chiacchierare del più e del meno. In particolare, il biondo si era messo a raccontare di quando il suo ex fidanzato l'aveva aiutato a sistemare casa – venendo lasciato due mesi dopo.
«Ehi,» Wiles gli indicò qualcuno alle sue spalle. «C'è posta per te.»
Il Master si voltò quel poco per poter incrociare gli occhi acquamarina di una ragazza avvolta in un cappottino bianco, in pendant con cappello e stivali, aventi lo stemma dorato dell'ufficio postale di Magnolia.
Lei, che aveva i capelli arancioni morbidamente acconciati in due lunghe e vaporose trecce, accennò un saluto veloce e, un po' in imbarazzo, tirò fuori dalla borsetta a tracolla una lettera.
«Questa è per lei, signor Vandom.»
Royal non si aspettava di ricevere della posta, men che meno si aspettava di riceverla direttamente dalle mani del postino di turno.
Prese in mano la busta; nessun mittente e nessun francobollo.
«Chi la manda?» provò a chiedere.
impacciata. «Non saprei, signor Vandom. Non c'è scritto. Il mio compito è di consegnarla.»
Royal annuì ma a stento riuscì a salutarla quando lei chinò la testa in segno di saluto, prima di andarsene. Wiles non poté non ridersela. «Fai quest'effetto alle donne? Scappano tutte via?»
«Piantala...» disse, confuso.
Il biondo alzò le spalle ma non osò continuare. Aspettò che il Master aprisse la lettera e che ne leggesse il contenuto.
Poi notò la sua espressione corrucciata. «Qualcosa di serio?»
In risposta, Royal imprecò in maniera abbastanza colorita – roba che un bambino non avrebbe mai dovuto sentire – e Wiles roteò gli occhi al cielo.
Ci mancava solo questa!





 
 














 

 
 
Sono profondamente dispiaciuta T.T
È da un bel po’ che non aggiorno e mi vergogno profondamente per essere sparita così, senza dire niente... ma sappiate che tornerò ad aggiornare, anche se un po’ per volta.

Momento spiegazione. L’estate è sempre stata il mio punto debole; in quei mesi vado totalmente in blocco e Dio solo sa come riesca a trascinarmi fino agli inizi di ottobre senza ficcarmi con la testa dentro un congelatore. In più, ho cominciato a lavorare.
È un “part time” e non è certamente il lavoro dei miei sogni (non lo è per niente!) ma mi ci sto mettendo d’impegno nonostante un superiore molto poco simpatico... ragion per cui, il tempo da dedicare alla scrittura si è drasticamente ridotto, considerando che sto ancora studiando T.T.

Risultato? Ho la schiena a pezzi e quando sono a casa non vorrei fare altro che mettermi sul divano con un plaid, una tisana, la mia gatta e un libro (o una miniserie – niente roba di ventordici stagioni che mi mandano in pappa il cervello).
Quindi, scusatemi. Davvero.

Detto ciò, passiamo a voi. Come state?! Spero che almeno voi abbiate trascorso delle soddisfacenti vacanze estive e che l’avvento della stagione fredda non vi abbia colti impreparati.

Ok. Stop. Il capitolo.
Orias si presenta al gruppo! Non è un amore? Ovviamente sono ironica. Ma ecco il prestavolto cui mi sono ispirata per il suo aspetto:

ORIAS: https://i.pinimg.com/236x/62/c2/62/62c2623ec1b1d527b769f2bdf4d3e48a.jpg

Qualcuno ha azzeccato il colore degli occhi ma mi pare che nessuno ci abbia preso totalmente in pieno. Va bene. Vi rifarete.
In più, rivediamo Royal. Caruccio lui. Wiles sarà un personaggio di contorno ma spero vi risulterà simpatico col trascorrere dei capitoli.
E... Yon. Povero, povero Yon.

Curiosità n.12 ► Zarath è un tipo freddoloso (come me). Ecco il perché dei paraorecchie, del cappotto e degli stivali. Quando ha detto a Yon che non l’avrebbe punito era sincero... solo che poi ha notato la Lacrima cimice e si è un tantino indisposto.

Curiosità n.13 ► Eve ha i capelli tinti. Ora sono rossi con una mesh bianca ma il loro colore naturale si avvicina al ramato/arancio.

Non me ne vogliate ma il disegno ancora non è pronto. Ce ne sono tre in attesa di essere conclusi e uno che ho semplicemente abbozzato... mi manca disegnare!
Uh, ultimissima cosa prima di salutarvi (più o meno) e riguarda le scene hot che ho già scritto. Perché , se da una parte l’estate mi ha impigrita, dall’altra mi ha permesso di darci dentro con la stesura dei capitoli speciali che sono ben QUATTRO.
Solo che ancora non posso pubblicarli perché li considero spoiler. Quindi boh XD

Allora vi saluto ma per farmi perdonare vi lascio qualche piccola, piccolissima anticipazione:






Quella stessa sera, a cena, Lily si presentò in cucina quando tutti erano già a tavola. La "chiacchierata" con Nypha le era servita per scacciare l'idea che tutti avrebbero cominciato a odiarla a causa di Orias.
Alla fine non era altro che un groviglio di schiettezza, permalosità e insicurezze.
«Qualsiasi cosa abbia fatto sappiate che non mi scuserò in suo nome. Io e quello stupido siamo due persone completamente diverse, quindi, se ce l'avete con lui è un vostro problema, vostro e di Orias, 
non mio

 


§



«In che senso, scusa?»
Lily sbuffò e roteò gli occhi al cielo. «Li ho interrotti mentre scopavano!»
Se Nypha non riuscì a ribattere in alcun modo – l’idea che la più giovane avesse beccato il fratello in un momento del genere la faceva arrossire di imbarazzo, neanche fosse capitato a lei; Eve scoppiò semplicemente a ridere.
E rise fino alle lacrime, al punto che, per farla smettere, la corvina dovette darle uno spintone facendola cadere dallo sgabello su cui era seduta. «La pianti?!»
«Ma hai idea di quanto sia esilarante questa cosa?!» Eve tornò a sedersi.
«Come no! Una vera pacchia!» esclamò, irritata.
Intanto, Nypha agguantò qualche snack dolce alla sua portata. «Quindi
lei sarebbe la sua... ragazza?»
Lily alzò le spalle. «Non lo so. Killian non me ne ha mai parlato.»
«Beh, questo è interessante.» Eve ridacchiò.
«Cosa è interessante?»
«Se non te l’hai mai presentata vuol dire che non era niente di serio. Ergo, potrebbe essere stata l’avventura di una notte e niente di più!» Detto ciò, la maga di Bosco ordinò un secondo drink. «Comunque, non capisco tutta questa gelosia.»
«Non sono gelosa!»
Eve la guardò con un sopracciglio profondamente inarcato.
Certo, e io sono scema.
Fu Nypha a interrompere la conversazione: «Ragazze, torno subito!» Le altre due la videro lasciare il bancone in gran fretta e sparire tra la folla.
«Dove sta andando secondo te?»
«Avrà adocchiato qualche bel pezzo di manzo» commentò Orias, come a voler rispondere alla domanda della rossa pur essendo consapevole che non avrebbe potuto sentirla.
Ma Lily allungò il collo per poter vedere meglio e scosse la testa. «Io invece credo che abbia adocchiato una stronzetta.» Non attese nemmeno che Eve le chiedesse ulteriori spiegazioni, che continuò: «Una stronzetta un po’ troppo vicina a quello stronzo di Hydra... come faccia ad andare d’accordo con lui è un mistero.»
«Ti dirò, se solo avessi un corpo farei qualsiasi cosa pur di finirci a letto, anche sopportare il suo carattere di merda. Meglio di lui c’è solo il mingherlino
Lily si accigliò. «Rehagan?»
«Che centra, scusa?»
«No, è- è Orias» spiegò la corvina, infastidita che lui dovesse sempre intromettersi nelle sue conversazioni, facendola alle volte risultare una pazza.
Intanto, lui rise. «Ci conosciamo da anni, ormai. Dovresti sapere delle mie manie sadomasochiste, Lilì...!»

Ma che schifo!


 
 



Fine anticipazioni. Spero di avervi incuriosito.
Ciao e alla prossima!


Rosy




 
  
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