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Autore: Darty    27/11/2022    13 recensioni
“Tutti gli amori felici si somigliano; ogni amore infelice è invece difficile a modo suo. In casa De Jarjayes tutto era sottosopra” (e spero che L.S. non se ne abbia a male)
Oscar ed Andrè e la loro “storia terrena” appartengono a Riyoko Ikeda ed un po’ anche a Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. Questa fanfiction non ha scopo di lucro, ma terapeutico sì...
I versi di David Bowie sono solo suoi: dell’immortale Duca Bianco.
Si incomincia con il Cavaliere Nero. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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As long as there's sun
(…) As long as there's rain
(…) As long as there's fire
(...) As long as there's me
As long as there's you


(David Bowie, Where are we now)
 
 
 
 
“La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia
 (Leonardo Sciascia, La scomparsa di Majorana.)
 
Tante erano le cose che Goerso doveva raccontare loro.
 
In quei giorni di lontananza, che a Goerso erano parsi millenni e ad Oscar e André ancora di più, era arrivata corrispondenza per il Conte Jules de Saint, direttamente da Candia e da Malta, mentre da Istanbul erano arrivate quattro enormi casse imballate con cura, all’indirizzo dei Conti de Saint.
 
“Spallanzani e Sestini hanno fatto sapere che non torneranno con noi, ma raggiungeranno il Cairo e risaliranno il Nilo fino alla Nubia.”
 
Il tempio di Dendera…”, rifletté André.
 
“Ho faticato a tenere il Capitano lontano dalle vostre casse. E dice che non le imbarcherà nella stiva se non potrà accertare che il contenuto non è un pericolo per la sua nave. Perciò ora sono ancora sulla banchina.”
 
Oscar si girò apprensiva per cercarle con lo sguardo. Vide un paio di ragazzini seduti vicino ad un grosso imballo.
 
Sì, sono quelle, Oscar. Le ho fatte coprire e sorvegliare a vista giorno e notte, ho immaginato fossero preziose per voi”.
 
Ti siamo grati”, gli rispose Oscar con un sorriso.
 
Fu allora che Goerso, se ne avvide. Felice di rivederli, dopo essersi angustiato per giorni, non si era accorto che Oscar e André erano esausti e malconci.
 
Venite su, salite a bordo, farò in modo che vi portino acqua calda ed abiti puliti, Oscar.”
 
Di nuovo un sorriso.
 
Goerso calcò meglio il cappello sulla testa, a coprirsi le orecchie, giacché lei con un sorriso l’aveva fatto arrossire.
 
Anche per te, André”, aggiunseed anche un pasto caldo…ma non vi ho ancora raccontato tutto…”.
 
Oscar e André si scambiarono uno sguardo preoccupato.
 
“E’ arrivato un francese giusto oggi, è ancora a colloquio con il capitano.”
 
Si è presentato?” domandò accigliato André.
 
Goerso scosse la testa.Ha chiesto udienza direttamente a Zane, non sono riuscito a saperne di più. Solo il cambusiere mi ha confidato che Zane ha fatto portare in cabina cibo e vino a volontà, il migliore della sua riserva personale.
 
Tutto questo non mi piace, André”, sussurrò Oscar.
 
André annuì.
 
Ascolta Goerso, forse è meglio se …”, s'interruppe André guardandosi intorno. Nella luce del tramonto non riconobbe facce conosciute intorno a loro. Forse è meglio che tu non ci abbia visti. Trascorreremo la notte in una locanda e domani decideremo il da farsi.”
 
“Nel frattempo, puoi farci avere la corrispondenza e scoprire qualcosa in più dell’identità del francese? Ma senza correre rischi, si intende …” aggiunse Oscar.
 
“Certo che sì” bisbigliò Goerso.Andate a mio nome nella locanda del ‘Sole nascente’, giusto ad est appena fuori dal porto. Il padrone è amico mio. Io vi raggiungerò lì a mezzanotte. Ora andate…non potete sbagliarvi, sulla porta riconoscerete l’insegna.”
 
Serrandosi meglio il cappuccio sulla testa, si affrettarono fuori dal porto. Le indicazioni di Goerso non potevano essere più chiare e riconobbero subito il bassorilievo intagliato nel legno di un mezzo sole che sorgeva (o tramontava?) dalle onde del mare.
 
Menzionato il nome del loro amico, il locandiere, un genovese segaligno di poche parole, con la pelle bruciata dal sole, i capelli più neri della notte e gli occhi grigi come un cielo nuvoloso, li condusse alla migliore delle sue stanze, fece riempire una tinozza di acqua bollente e portare altra acqua, teli puliti, pane, minestra e tè.
 
Rimasti finalmente soli, André abbracciò stretta la sua Oscar.
 
Ho temuto di perderti”, mormorò lei.
 
Non l’avrei mai permesso”, mormorò lui.
 
Era la risposta ad un’altra domanda, ma poco importava.
 
Vieni, finché l’acqua è ancora calda”. L’acqua nella tinozza emanava un lieve vapore. André si rimboccò la manica della camicia sul gomito ed immerse la mano per controllarne la temperatura. Aggiunse un secchio di acqua fredda e controllò di nuovo.
 
Poi le tirò giù il cappuccio e le tolse il mantello dalle spalle.
 
Iniziò a scioglierle i lacci che tenevano chiuso il pesante caffettano.
 
Con gli occhi le chiese un muto consenso. Lei alzò le braccia in alto e la tunica scivolò via.
 
Oscar arrossì un poco ed abbassò il capo. Ma lui continuò a fissarla negli occhi. Le prese la mano con delicatezza e l’aiutò ad immergersi nella tinozza.
 
Rimasero un po’ così, occhi negli occhi, la mano destra di Oscar e la mano destra di André, incatenate. Lei strinse più forte la mano di lui. Poi si concesse di piangere.
 
L’aveva sempre amata, immensamente. E sempre l’avrebbe amata, immensamente.
 
Ma allora come era possibile, amarla ancora di più, ogni nuovo giorno che Dio concedeva loro? Eppure, si disse, era proprio così.
 
Si chinò su di lei, cercandone le labbra, salate di lacrime, per donarle conforto.
 
Poi anche i vestiti di André caddero a terra. Sporchi ed infangati. Tanto quanto il suo amore era puro.
 
“Finché ci sarà il sole, finché ci sarà la pioggia, finché ci sarà il fuoco, finché ci sarai tu, io ci sarò” [1]
 
Accadde, nella locanda del sole nascente.
 
***
 
A Napoli, una giovane e ricca contessa del Regno di Sardegna, si era fatta confezionare gli abiti più sforzosi, con le sete ed i pizzi e le perle più preziose che il Regno di Sicilia importasse e le abili mani delle sarte partenopee cucissero.
 
Dalla Reale Manifattura napoletana aveva acquistato tre pregiati arazzi, Aria, Acqua e Terra, il suo omaggio per la Corte di Versailles. Il quarto, il Fuoco, aveva deciso di tenerlo per sé.
 
Scortata da due cameriere ed altrettanti servi, stava camminando per le vie di Napoli, esibendo il potere e la superbia che le risorse illimitate concessale da Cezayirli Gazi Hasan Pascià le avevano assicurato.
 
Ma in verità avrebbe preferito indossare i suoi vecchi stracci.
 
Un’altra donna sarebbe fuggita con quei tesori. Lei però non l’avrebbe fatto mai, e questo Hasan Pascià, manipolatore di animi indomiti e domatore di belve feroci, lo sapeva bene.
 
Con il suo seguito era salita lungo Via del Serbatoio fino al “Ritiro alla Purità”, perché voleva godere della vista del Vesuvio dai Colli Aminei.
 
Se fosse stato lì con lei, lui le avrebbe spiegato di nuovo cosa succedeva dentro a quel vulcano. Di nuovo, perché lo aveva già fatto.
 
Non riusciva più a dormire in una stanza che avesse una finestra, perché quando accadeva non chiudeva occhio, immaginandosi che lui potesse sbucare da lì, come faceva a Genova, quando dopo essersi arrampicato sull’albero di pesco che cresceva sul retro della casa, la raggiungeva di nascosto per leggere con lei i libri più insoliti che lui di volta in volta rubacchiava, ora dalla canonica, ora dalla biblioteca del vecchio Leon oppure dal retrobottega di una farmacia o dalla borsa di un medico.
 
Quei libri, Lorenzo (quel nome le rimbombava nel cuore), li restituiva sempre, dopo averli letti ed imparati a memoria.
 
Dove finisse la sua scienza e dove iniziasse la sua follia, non l’aveva capito mai.
 
Ma una notte di primavera lui era entrato scrollandosi di dosso i petali rosa del pesco in fiore e lei aveva capito dove iniziava lei e dove finiva lui.
 
Historia et meteorologia incendii aetnaei, Giovanni Alfonso Borelli, Reggio Calabria, 1670”, lo ricordava a memoria. Il magma incandescente è imprigionato sotto la crosta terrestre. Quando la pressione cresce, il fuoco erutta.
 
In un giorno di fine maggio, celando sotto le pieghe delle ampie gonne, orecchini e collane di celeste zaffiro per il suo debutto a Versailles, nelle viscere un magma infuocato ed in fondo al cuore il germoglio di una speranza, Alba si imbarcò per Marsiglia.
 
 
***
Oscar dormiva profondamente.
 
Si erano asciugati al fuoco del camino e rifocillati mangiando qualcosa. Poi Oscar si era accoccolata fra le braccia di André e si era addormentata. Non aveva avuto cuore di svegliarla, per ricordarle che di lì a poco sarebbe arrivato Goerso; perciò, l’aveva adagiata sul letto e le aveva rimboccato le coperte.
 
A mezzanotte in punto, Goerso aveva bussato alla porta ed André lo aveva fatto entrare, un dito sulle labbra per chiedergli di parlare sottovoce per non destarla.
 
Da una scarsella Goerso aveva tratto due plichi, il primo, più consistente, proveniva da Candia e recava il sigillo di Monsieur Fabre. Il secondo, più sottile, arrivava dall’isola di Malta, ma il sigillo era sconosciuto.
 
André volse lo sguardo verso Oscar, il cui volto era illuminato dal bagliore del fuoco nel camino.
 
Hai scoperto chi ha fatto visita al capitano?”
 
In questo momento qualcuno lo sta scoprendo per me.
 
André aggrottò la fronte.
 
Goerso allargò la bocca in un sorriso
 
La tua Oscar forse non approverebbe l’uso di certi mezzi… ho inviato una amica a fargli compagnia!
 
André trattenne a stento una risata.Ma Goerso, quanti amici hai?”
 
“Ho navigato in largo e vissuto a lungo …”
 
Nel sonno Oscar si lamentò e i due uomini si girarono verso di lei, preoccupati.
 
André le si fece vicino, le accarezzò i capelli e la baciò sulla fronte.
 
Cosa è successo a Istanbul?” domandò Goerso.
 
Ho rischiato di perderlama ora siamo qui.”
 
Afferrò la prima missiva. Alla luce di una candela ne ruppe il sigillo ed iniziò a leggerla.
 
Monsieur Fabre accludeva nuove lettere di cambio e nuovi visti per il viaggio di ritorno. Gerasimos Zervas, lo aveva informato di essere stato costretto dagli eventi a partire in tutta fretta abbandonando a loro stessi i due francesi.
 
Inoltre, su incarico del “Duca”, Monsieur Fabre ne inviava una lettera sigillata.
 
Le mani di André, solitamente salde e forti, tremarono impercettibilmente.
 
Cattive notizie?” domandò ansioso Goerso.
 
“Non so se sia giusto leggerla senza di lei”.
 
La mise da parte. Prese la seconda lettera. La soppesò studiandone il sigillo. Tre semplici lettere: JPM. Improvvisamente gli parve di avere intuito chi ne fosse il mittente e rinfrancato l’aprì.
 
§ - § - §
Conte Jules, Monsieur Jacques,
 
spero di trovarvi in buona salute. Ero in Sicilia quando ho appreso delle vostre disavventure in mare, ma sono riuscito ad avere notizia anche del vostro felice approdo a Malta e della vostra ripartenza in direzione di Costantinopoli.
 
Il generale padre stoicamente affronta la sua prigionia, ma gode di buona salute, così come la sua nobile consorte e la nonna di Monsieur Jacques.
 
Manterrò fede alla mia promessa. Lo sto già facendo. Al vostro ritorno non seguite le rotte consuete e non recatevi subito a Parigi. Non posso aggiungere altro adesso. Non è sicuro.
 
Ho scritto nuovi versi dopo il nostro incontro: rara felicità conquistare l'amore a dispetto del fato![2]
 
Abbiate cura di voi.
 
JPM ”
 
§ - § - §
 
JPM. Johann Philipp Möller. Johann Wolfgang von Goethe. Un Amico. Ma come seguire il suo consiglio?
 
André ripiegò la lettera e sospirò. Doveva svegliarla per leggere la lettera del Duca d’Orleans?
 
Oppure era giusto farla riposare ancora un poco, aprire la missiva e risparmiarle l’orrore che sicuramente celava, proteggendola dalla sua conoscenza?
 
Si crucciò che il pensiero di una tale azione l’avesse anche solo sfiorato.
 
Lei era Oscar François de Jarjayes, il colonnello de Jarjayes, fragile fra le sue braccia e tenera ai suoi baci. Ma salda e forte e caparbia ed orgogliosa con il resto del mondo.
 
Con un bacio la destò, mentre un tuono annunciava l’arrivo di un temporale.
 
 
E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga
Gabriele D'Annunzio - La pioggia nel pineto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

[1] Immenso Bowie. As long as there's sun (…) As long as there's rain (…) As long as there's fire (…)As long as there's me,  As long as there's you.  Finché ci sarò io, finché ci sarai tu.
[2] Wolfgang Goethe, Faust.
  
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