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Autore: Ode To Joy    27/11/2022    2 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Prompt: What’s your poison?


XX

The Power Of Words


But there's a side to you

That I never knew, never knew

All the things you'd say

They were never true, never true

And the games you play

You would always win, always win

[“Set Fire To The Rain” - Adele]



 

Touya e Hawks erano bravi con le parole.

Se non si fossero mai incontrati, probabilmente sarebbero rimasti due bambini taciturni, poco inclini a socializzare. Crescendo fianco a fianco avevano dovuto imparare l’arte della sagacia per essere l’uno all’altezza dell’altro. Si erano stimolati a vicenda, migliorandosi. Era stato il punto forte del loro rapporto per tanto tempo, fino a che le differenze caratteriali non avevano messo in evidenza la naturale distanza che c’era tra loro. 

Hawks era stato educato insieme al Principe della Corona, ma non aveva mai dovuto subire il suo isolamento. Touya, invece, preferiva i libri alle persone, quando non andava a nascondersi per spingersi oltre i limiti del suo potere. 

Se Hawks usava le parole per ottenere l’approvazione degli adulti intorno a lui - specialmente il Re - Touya era incline a brandirle come un’arma. Più di una volta aveva dimostrato all’intera corte di avere una lingua tagliente.

Entrambi avevano presto imparato quanto fosse potente l’arte del mentire. Nessuno aveva previsto che, tra loro due, sarebbe stato proprio Hawks a divenire il bugiardo.

Touya se ne accorse prima di chiunque altro, ma non fu mai motivo di afflitto. Lui e Hawks comunicavano in un modo che era solo loro e che non lasciava spazio ad alcuna finzione: il contatto. 

Era facile mentire attraverso le parole, ma la sincerità di una carezza o la passione di un bacio non si potevano simulare con altrettanta semplicità. Il fatto che, a volte, Touya evitasse di farsi sfiorare persino dalla propria madre era già una sintesi molto chiara del loro rapporto. 

Hawks era la sua eccezione, avrebbe passato ore a toccarlo o a farsi toccare da lui e questo aveva più valore di qualsiasi confessione d’amore. Il Cavaliere lo sapeva e lo accontentava ben volentieri, sapendo che, in cambio, sarebbe stato accontentato.

“Che cosa senti?” Domandò Touya, mentre le sue dita lisciavano le piume scarlatte.

“La tua mano,” rispose Hawks, guardando la neve che continuava a cadere fuori dalle finestre della camera. 

Erano sul letto, nudi, come spesso capitava da quando erano scappati dalla corte per rifugiarsi al Nord, nell’antica residenza degli Himura. In quel castello, perennemente avvolto in un manto candido, non vi era nessuno a fare loro pressione, non vi erano doveri a cui dare la priorità. C’erano solo loro e la disperata voglia di stare insieme.

“Non ti piace?” Indagò Touya, continuando a toccare le ali abbandonate pigramente sulle coperte di pelliccia. 

“Non ho detto questo," disse Hawks, lanciandogli un’occhiata da sopra la spalla. “Cosa stai cercando di scoprire?”

“Nuovi modi per darti piacere,” rispose il Touya, senza imbarazzo.

Il più giovane sorrise, dimostrando di non provare il benché minimo disagio. 

“Temo che le mie ali non ti saranno utili allo scopo,” disse. “Se fossero tanto sensibili, morirei di dolore ogni volta che uso le piume. Quando le accarezzi, è più rilassante che stuzzicante.”

Touya si distese su di esse, godendosi la sensazione del piumaggio contro la pelle nuda. Avrebbe potuto addormentarsi e fare i sogni più dolci in quella posizione, lo sapeva, era già successo. Prima che la distanza tra lui e Hawks si accorciasse, quelle ali erano state oggetto delle fantasie più indecenti in cui il Principe si fosse mai crogiolato. 

“Ricordi quando ho usato una tua piuma per toccarmi?” Domandò Touya. Era stato un incidente, ma non per questo era stato meno piacevole - o meno imbarazzante.

“Vuoi masturbarti mentre sei steso sulle mie ali?”

“In effetti, non mi dispiacerebbe venirci sopra,” ammise Touya. 

Hawks girò la testa talmente tanto velocemente da farsi male al collo ma, a causa della posizione in cui erano, non riuscì a guardare l’altro in faccia nemmeno così. Non dovette chiedergli niente, Touya si spostò da solo.

“Vieni qui…”

Le manovre a letto non erano semplici quando le sue ali erano completamente integre ma, almeno in quello, Touya sapeva essere paziente e non aveva mai usato quella lingua tagliente per farlo sentire goffo o inadeguato.

Quando furono faccia a faccia, le gambe di uno intrecciate a quelle dell’altro, s’incontrarono in un bacio troppo languido per non avere un seguito.

“Mi piacerebbe essere alla mercé delle tue piume,” disse Touya, mettendosi a cavalcioni del suo giovane amante. “Vorrei venir sopraffatto dalla sensazione di essere toccato dappertutto nello stesso momento.”

Hawks sentì il proprio corpo reagire solo all’idea di mettere in pratica quella proposta. E gli occhi di Touya, resi più brillanti dal desiderio, non erano d’aiuto a fargli mantenere il contatto con la realtà.

“A te piace avere il controllo, non essere sopraffatto,” disse il Cavaliere.

Touya non era capace di cedere in nessuna circostanza. Anche quando facevano l’amore, non si lasciava mai andare davvero. Il bisogno di dominare era troppo forte, quasi disperato, tanto che diveniva davvero arrendevole solo nel delirio dell’orgasmo - e solo se Hawks era tanto bravo da non limitarsi a dargli piacere, ma a farlo godere davvero.

Touya, si era reso conto, era una battaglia continua ed era risaputo da tutti quanto sfidare il fuoco fosse pericoloso. 

“Se te lo ordino, è una forma di dominio, no?” Touya passò i palmi aperti sul petto del Cavaliere. Hawks era più giovane ma, a differenza sua, il suo addestramento era andato avanti, fino all’investitura e il suo corpo era sbocciato meravigliosamente. 

“Siamo uno il veleno dell’altro, non ti pare?” Aggiunse il Principe. I suoi occhi disegnavano le linee dei muscoli del giovane amante, ma il suo sguardo si era fatto malinconico.

Hawks si mise a sedere, circondandogli la vita con le braccia e puntando il mento al centro del suo petto. 

“In che pensieri ti sei perso, Touya?” Domandò, guardandolo dal basso verso l’alto.

Il Principe gli passò la mano tra i capelli, assorto.

“L’essere umano è votato all’autodistruzione per sua stessa natura,” disse. “Ci sono cose che ci fanno del male, ma che non possiamo fare a meno di desiderare.”

“Io ti faccio del male?” 

“Non è forse il prezzo da pagare per l’amore?”

Hawks gli afferrò la mano con cui lo toccava.

“No,” rispose. “È naturale commettere errori, ma l’amore non dovrebbe mai fare del male.”

Touya piegò le labbra in una smorfietta sarcastica.

“Come sei idealista,” lo canzonò. “Come fai a essere così? Chi ti ha insegnato l’amore?”

“Chi l’ha insegnato a te?”

“Mio padre dice di amarmi, mentre io continuo a versare lacrime a causa sua. Ecco cosa mi hanno imparato sull’amore.”

Hawks intrecciò le dita alle sue.

“Io ti ho mai fatto piangere?”

“Qualche volta…” Ammise Touya, senza rancore. “Ma sono ancora qui, con te. È questo che sto cercando di dirti: l’amore è come il fuoco - lo dicono anche i poeti, no? - scotta, fa male, ma lasciamo che ci bruci, fino a consumarci.”

Hawks si portò la mano alle labbra, sperando che quel gesto di tenerezza scacciasse via le tenebre e riportasse Touya da lui.

“Non stai parlando d’amore,” obiettò. “Stai parlando di ossessione.”

“Forse i Todoroki non sono capaci di amare,” concluse Touya, portando gli occhi da quel colore impossibile sulle fiamme che divoravano i ceppi di legno nel caminetto. “Forse siamo in grado solo di bruciare, bruciare e bruciare, fino a che non trionfiamo o muoriamo.”

“Touya,” lo chiamò Hawks, fermo, afferrandogli il mento per costringerlo a guardarlo. “Ci siamo solo io e te qui. Non hai bisogno di bruciare, io ti vedo già.”

Hawks sapeva usare bene le parole e Touya era bravo a vedere oltre le sue bugie. In quel momento non c’erano ombre negli occhi dorati del Cavaliere, non c’era inganno, solo il desiderio di stare insieme.

“Tu mi vedi…”

Mentre Touya lo spingeva dolcemente sul letto, Hawks non riuscì a comprendere se fosse una domanda o un’affermazione. In entrambi i casi commise lo stesso errore: credere che al Principe delle Fiamme Blu sarebbe bastato.



 

-9 anni dopo-



 

Katsuki odiava la pioggia.

Non era una cosa legata alla sua natura di Drago. Al contrario, sua madre lo aveva sempre incoraggiato a volare durante i temporali, a sfidare la natura e ad andare più in alto, sempre più in alto, fino a superare le nubi dietro cui si nascondeva il sole. La prima volta che c’era riuscito, aveva provato una bella sensazione. Lo aveva fatto sentire invincibile raggiungere un cielo sereno quando, sotto di lui, si stava scatenando una tempesta.

La stessa tempesta in cui la madre di Izuku era venuta mancare.

L’Erede del Clan Bakugou era venuto a saperlo solo tre giorni dopo, quando le intemperie gli avevano permesso di tornare al Nido in tutta sicurezza.

Non si era reso molto utile, non riusciva mai a esserlo in momenti del genere.

Si era illuso che la ferita provocata dal perdere Izuku gli avesse impartito una lezione impossibile da dimenticare, ma continuava a cadere negli stessi errori.

Indegno. Quella parola era tornata a riecheggiare contro le pareti della sua mente da quando si era permesso di urlare addosso a Shouto. Hawks non era meno colpevole. Non lo aveva mai considerato un amico ma, perlomeno, un alleato. Era meglio che, mentre erano da soli, non succedesse nulla al suo compagno o non si sarebbe fatto remore a spennarlo come il gallinaccio che era.

Ultimo ma non ultimo, lo stronzo lo aveva lasciato sotto la pioggia a fare il palo.

“È la residenza di caccia di non so quale Casata nobile,” aveva detto Dabi, arrampicandosi sul muro che circondava la tenuta. “Vi vivono stabilmente solo il custode con la sua famiglia, ma oggi dovrebbero essere in città, al mercato. Se rubo qualcosa, non se ne accorgeranno nemmeno,” aveva aggiunto, quando il giovane Drago si era scandalizzato all’idea di commettere un furto. “Con la faccia da criminale che hai, non credevo che un piccolo reato avrebbe turbato così tanto il tuo animo nobile,” aveva concluso, guadagnandosi un insulto da parte del Drago.

Era seguito un latrare di cani e, in cuor suo, Katsuki aveva sperato che si divorassero lo stronzo, liberandolo dalla tentazione di farlo lui stesso. Un bagliore bluastro e dei guaiti dopo, si era appoggiato al muro con un broncio deluso.

E lì era rimasto, in attesa. Inevitabilmente, i pensieri lo avevano assediato nel tempo di un respiro. 

Shouto poteva parlare con Izuku ed entrambi glielo avevano tenuto nascosto. 

La rabbia era stata la sua prima risposta a quella verità, ora era rimasto solo un perchè? laconico e pesante. Se gli avesse dato voce, rivolgendo quell’interrogativo al Principe di Fuoco e Ghiaccio, probabilmente avrebbe ottenuto risposta. Peccato che urlare addosso a Shouto aveva reso una cosa così semplice come il parlargli un’impresa disperata.

Katsuki era conscio di non avere un carattere facile, che per conoscerlo bisognava prendersi la pena di guardare oltre il suo atteggiamento aggressivo. In realtà, per parecchio tempo, sotto quella superficie in tempesta non c’era stato niente di troppo diverso da quello che appariva all’esterno. A differenza di Izuku e Shouto, Katsuki non possedeva un lato oscuro segreto. L’Erede del Clan Bakugou aveva sempre tenuto la parte peggiore di sé dove tutti potevano vederla, ma era cresciuto.

Aveva imparato a chinare la testa, a chiedere scusa e a fare un passo indietro. Suo malgrado, aveva capito che una vittoria poteva essere vuota e che per proteggere qualcuno non era sufficiente essere il più forte. La calma e la pazienza non gli erano mai appartenute, ma Izuku e Shouto erano riusciti ad amarlo lo stesso. 

E Katsuki amava loro.

Izuku è morto e Shouto è vivo.

“Non ho bisogno che sia tu a dirmelo, stronzo!” Tuonò.

Un istante dopo, qualcosa cadde dalla cima del muro e lo colpì dritto in testa, facendolo cadere a terra.

Dabi atterrò a mezzo metro da lui. 

“È stato semplice, visto?” 

Sollevò il peso che gravava sulla schiena del giovane Drago.

Katsuki si accorse solo alzando la testa che si trattava di un sacco pieno di roba.

“Non se ne accorgeranno neanche, eh?” Si alzò in piedi. “Hai praticamente svaligiato la… Che cazzo hai fatto ai capelli?”

Erano bianchi.

“Ah, questi?” Dabi si prese una ciocca della frangia tra le dita, guardandola. “È il mio colore naturale. I capelli candidi come la neve degli Himura, la Dinastia del Ghiaccio, hai presente? Potrebbe averli anche tuo figlio.”

No, mio figlio avrà i capelli rossi.

“Un’ora fa erano neri!” Obiettò Katsuki, seguendo lo stronzo tra gli alberi del boschetto.

“Mai sentito parlare di tinture?” Domandò Dabi, senza guardarlo. 

“Ho capito! Ma perché tingerti i capelli?”

“Perché non posso cavarmi gli occhi e togliermi dalla faccia le prove della paternità di Enji Todoroki, quindi ho dovuto ricorrere ad altro per nascondermi. Peccato che basti un temporale a spezzare l'incantesimo."
Katsuki rise.

“Suvvia, ridotto come sei, chi ti riconoscerebbe?”

“Il tuo amico alato mi ha riconosciuto eccome.”
“Hawks non è mio amico!” Precisò il diciassettenne. “E lui non conta…” Aggiunse.

“Per quale motivo?”

Forse Katsuki aveva parlato troppo.

“Lascia stare…”

Dabi si fermò, appoggiò il sacco col il bottino del furto a un albero, poi tornò sui propri passi. Si fermò a mezzo metro di distanza dal più giovane.

Cazzo. Katsuki detestava che fosse più alto.

“Se non ricordo male, dovevamo parlare,” disse lo stronzo, con un ghignetto dei suoi.

Il Drago inspirò aria dal naso. 

“Penso che riuscirei a parlarti solo dopo averti spaccato la faccia.”

Dabi si puntò l’indice addosso.

“Questa faccia?” Domandò. “Credi davvero di poterla rendere più atroce di così?”

In tutta onesta, non era atroce e Katsuki la detestava perché assomigliava a quella di Shouto.

“Se non te ne fossi reso conto, sta diluviando!” Obiettò Katsuki. Gli alti alberi che li circondavano non erano utili come riparo e, prima di raggiungere il casino di caccia, il fango sarebbe arrivato loro alla ginocchia.

“È un’ottima cosa, non credi?” Dabi allargò le braccia. “La pioggia non va d’accordo con il fuoco. Indovina un po’ di quali dinastie siamo figli? In questo ambiente siamo due comuni esseri umani in una situazione alquanto complicata.”

“Forse tu non puoi accendere questo bosco con il tuo fuoco blu, ma io mi posso ancora trasformare," disse Katsuki, ghignando. “Non paragonarmi a te, ho già vinto.”

“Sì, certo,” lo canzonò lo stronzo. “Hai vinto talmente tanto che basta che Shouto si affidi a uno dei suoi fratelli per farti sentire insicuro!” 

Le labbra del più giovane tornarono a disegnare una linea sottile.

“Non so cosa sia l’insicurezza,” mentì, ma ci mise tutto l’orgoglio del mondo nel farlo.

Dabi gli rise in faccia e fu un suono tanto fragoroso da coprire quello del temporale.

“Confermo, sei completamente incapace di mentire!”
Katsuki lo afferrò per il bavero della giacca nera e lo spinse contro l’albero più vicino.

“Bada a come parli o non rispondo di me!”

“Avanti, Katsuki, tu non mi sopporti e basta.” Dabi non si sentiva affatto minacciato. “Per te era già insopportabile quando Shouto cercava la mia vicinanza, ma ora che io sono l’unico che può tenerlo al sicuro… Ah, l’impotenza... Fa male, non è vero?”

Katsuki lo lasciò andare solo perché aveva paura di quello che avrebbe potuto fargli. Poteva desiderarlo morto quanto voleva, ma Shouto aveva bisogno di lui.

Shouto ha bisogno di lui!

Lo stronzo aveva ragione: lo faceva sentire impotente e non lo sopportava.

“Perché stai facendo tutto questo per lui?” Domandò Katsuki. “Posso quasi capire perché lo hai lasciato restare al Castello Vecchio: la sua miseria ti divertiva, era la tua rivincita. Ma se lo avessi lasciato congelare, nessuno avrebbe sospettato di te.”

“Ti sfugge un dettaglio fondamentale, Drago: mio fratello è il mezzo, non il fine.”

“E che cazzo vorrebbe dire?”

“In questo preciso momento, vuol dire che Shouto mi serve per barattare il mio ritorno alla corte dell’Alto Trono,” confessò Dabi. “No, non era il piano originale, ma un nostro nemico comune ha cambiato le mie priorità.”

Katsuki aggrottò la fronte, guardando il Principe come se gli fossero spuntate di colpo due teste.

“Vuoi tornare alla corte dell’Alto Trono?” Non riusciva a crederci. “Hai detto di volerla ridurre in cenere.”

“E Shouto ha detto di volerla vedere ricoperta di ghiaccio,” ribatté Dabi. “Sono due catastrofi opposte, ma una non è meno distruttiva dell’altra. Non importa, la questione è la seguente: All For One non si può sconfiggere con la forza del vostro amore e, nostro malgrado, né io né te siamo stati capaci di farlo vacillare con le nostre sole capacità.”

C’è qualcun'altro che è sopravvissuto a All For One ma non si è piegato a lui. Katsuki sentì le parole di Izuku riecheggiare nella sua testa. Aveva capito fin dal principio che quel qualcuno era Touya Todoroki, non aveva mai preso in considerazione la possibilità che fosse proprio lo stronzo a fare il primo passo verso di lui.

“Dimmi a che cosa hai pensato, nei dettagli,” ordinò il giovane Drago.

Dabi si era tolto quel sorrisetto insopportabile dalla faccia.

“Prima ho bisogno di fare chiarezza su un paio di punti,” disse. “Sappiamo entrambi che Enji Todoroki sa essere delirante.”

Da che pulpito… Pensò Katsuki.

“Ma sulla vostra fuga si è detto tanto, senza raccontare niente,” aggiunse il Principe. “Per un po’, sono stato convinto che il problema fossi tu, che avevi rovinato il capolavoro reale, ingravidandolo con un figlio bastardo. Tuttavia, Shouto ha insistito per tutto il tempo su quanto il Re fosse cambiato, poi è arrivato Hawks su suo ordine… A rigor di logica, so che nessun sovrano rinuncia a un erede, specie se è una promessa di potere come vostro figlio.”

Katsuki alzò gli occhi al cielo.
“Stai facendo un monologo, arriva al dunque, stronzo!”

“Shouto pensa che, alla fine, a Enji Todoroki non importi né che tu sia il suo amante né che abbiate concepito un figlio insieme. La domanda sorge spontanea: qual è il tuo rapporto con il Re?”

Katsuki fu diretto: “stai cercando di capire se sono determinante nel tuo ritorno a corte?”

Dabi lo ripagò con la stessa moneta: “sto cercando di capire se posso renderti mio alleato.”

Alleato, proprio quello che aveva detto Izuku.

“Io non mi faccio usare da te, stronzo.”

Fu il turno di Dabi di alzare gli occhi al cielo. 

“Ti sembra che stiamo giocando a chi ha il fuoco più potente?” Domandò, annoiato. “Shouto può affrontare Enji, ma gli serve man forte e non penso di doverti spiegare perché Hawks non sarà mai in grado di dargliela.”

Lo stronzo delle tre P - pazzo, pericoloso e potente - stava finalmente cominciando a fare un discorso sensato. 

“Vuoi minacciare il Re?” Domandò il diciassettenne. Suo malgrado, doveva ammettere che l’idea era allettante.

“Diciamo che ho ragione di credere che Enji sarebbe meno incline a dire no a Shouto, con me e te lì a coprirgli le spalle.”

Katsuki non era certo che quella fosse il genere di alleanza che Izuku lo aveva spinto a creare, ma Dabi aveva ragione: nessuno di loro poteva sconfiggere All For One e rimanere lì fuori, indifesi, sperando di riuscire a nascondersi era pura follia.

“La ragione per cui Shouto si fidava tanto di vostro padre, la stessa per cui si sente tanto tradito da lui per il modo a cui ha reagito alla notizia del bambino, è perché lui ci aveva promessi.”

Vedere apparire sul viso di Dabi quell’espressione di assoluta incredulità fu quasi divertente. Non era facile prendere quel testa di cazzo di sorpresa e Katsuki era così felice di esserci riuscito, anche se per un motivo completamente stupido.

“Promessi?” Ripeté, come se la parola gli fosse estranea. 

“Si parlava di un’alleanza tra i Todoroki e i Bakugou,” spiegò il giovane Drago.

“Ah, basica politica matrimoniale.”

“No, non fu una stronzata simile,” obiettò Katsuki. “Tuo padre disse a Shouto di scegliere con me cosa fare del nostro futuro, che lui avrebbe appoggiato qualsiasi decisione. Ecco perché tuo fratello è andato a dirgli di nostro figlio, perché era certo che si sarebbe trovato di fronte a un padre e non a un pezzo di merda!”

Dabi scosse appena la testa, come se stesse riflettendo tra sé e sé.

“Continuo a non capire il senso,” ammise.

“Di cosa?”

Dabi si staccò dal tronco dell'albero, recuperò il sacco con la refurtiva e se lo caricò in spalla. Quando riprese a camminare, Katsuki dedusse che per lui la conversazione era finita.

“Ehi, stronzo, dove credi di andare?” Gli urlò dietro, seguendolo.

“Se non te fossi accorto, sta piovendo.”

“Hai piovuto per tutto il tempo che abbiamo parlato!”

Dabi gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla.

“Perché Hawks non conta?” Domandò, continuando a camminare.

“Di che cazzo stai parlando adesso?” Katsuki aveva perso il filo del discorso.

“Prima, quando ho detto che Hawks è stato in grado di riconoscermi anche con quest’aspetto, tu hai ribattuto: lui non conta. Che cosa significa?”

Katsuki si bloccò. Ora toccava a lui essere incredulo.

“È rimasto nell’ombra a sorvegliarti per otto anni,” sottolineò le ultime parole con particolare enfasi.

Anche Dabi si fermò.

“Stava eseguendo un ordine,” replicò. “È molto bravo a farlo. Se hai vissuto a corte, dovresti saperlo.”

Katsuki lo studiò un momento, cercando di capire se stesse facendo una scena per confonderlo. Quando si rese conto che credeva a ogni singola parola che aveva pronunciato, scoppiò a ridere.

Dabi non era affatto divertito.

“Vuoi farmi incazzare, rettile?”

“E che mi fai? Vuoi provare a incenerirmi sotto un temporale?” Katsuki lo raggiunse e lo liberò dal peso del sacco.

“Che stai facendo?” Domandò il Principe Esiliato, ma non oppose resistenza.

“Evito che ti spezzi davanti a me, come un ramoscello secco,” rispose il Drago. “Anzi, no, bruciacchiato.”

Dabi lo affiancò, ma non provò a riprendersi la refurtiva. Al più giovane venne il dubbio che a liberarlo da quel lavoro pesante avesse fatto il suo gioco.

“Non hai risposto alla mia domanda, rettile,” gli fece notare il Principe.

“No, ho risposto e non hai capito,” ribatté Katsuki. “Questa cosa mi consola. Sotto tutti quei ragionamenti maligni, alla fine, sei solo uno stupido Todoroki.”

Era ovvio che Dabi, con quella lingua tagliente che si ritrovava, non gli avrebbe mai concesso la vittoria.

“Allora, non riesco davvero a quantificare la stupidità del Drago che ha scelto proprio un Principe Todoroki come suo-”

“Stai zitto!”




 

Shouto fissava un punto nel vuoto, la nuca appoggiata alla testiera del letto e le mani che accarezzavano distrattamente la pancia. Il rumore della pioggia che batteva contro il vetro della finestra era l’unica cosa a spezzare il silenzio. Perso nei suoi pensieri, non la sentiva neppure. 

Quando una tazza fumante comparve sotto il suo naso, trasalì. 

“Scusami,” disse Hawks, sedendosi sul bordo del letto. “Ho trovato delle foglie da té e ho pensato che potesse farti piacere.”

Shouto accettò l’offerta. 

“Grazie,” mormorò.

“Senti freddo?”

“Solo un po’.” 

Il Principe bevve un sorso. Il calore della tazza tra le sue mani era piacevole, quasi rassicurante. Non credeva sarebbe mai arrivato il giorno in cui lo avrebbe pensato, ma gli mancava sentire il potere del fuoco sotto la pelle. 

“Stai bene?” Indagò Hawks.

Shouto sapeva che non si riferiva alle sue condizioni fisiche, ma non era di Katsuki che voleva parlare. Quando sarebbe tornato, avrebbe affrontato la questione faccia a faccia con lui. Era di un’altra cosa che voleva discutere col il Primo Cavaliere, una che avevano in comune.

“Mi ha salvato la vita,” disse Shouto, diretto. Non c’era alcun bisogno di specificare di chi stesse parlando. 

L’espressione sul viso di Hawks non cambiò, ma la luce nei suoi occhi, sì.

“Ti ha salvato la vita,” ripeté, come se quella verità meritasse un’analisi più approfondita. “Mentre eravamo ancora al Castello Vecchio, mi sono perso qualche passaggio tra voi?” 

Dal suo arrivo, aveva speso parte di ogni sua giornata sia con il Principe che con il suo Drago, ma poteva contare sulle dita le volte che lui e Touya si erano incrociati, figurarsi parlati.

Shouto scosse la testa.

“L’unico momento in cui Touya non ha avuto un atteggiamento aggressivo nei miei confronti è stato appena prima che All For One ci attaccasse.”

“Settimane in cui ci ha tollerato, senza fare niente,” disse Hawks, col tono di chi sta riflettendo ad alta voce.

“Sospetti qualcosa?” Domandò il Principe di Fuoco e Ghiaccio.

Il Primo Cavaliere lo guardò dritto negli occhi.

“E tu?” 

Shouto si umettò le labbra.

“Voglio fidarmi,” ammise.

“Lo immaginavo.”

“Lo dici come se non approvassi.”

Hawks scosse la testa,

“Non ho alcun diritto di mettere bocca sul rapporto tra te e Touya,” disse. “Ho visto come ti sei affidato a lui. Certo, non avevi altra scelta, ma non sembravi a disagio.”

“È il calore,” disse Shouto, prendendo un altro sorso di tè. “So che può suonare stupido, ma il calore è familiare, come se fossi abituato a essere toccato dalle sue mani.”

“Non è stupido,” lo rassicurò Hawks. “Potere chiama potere. Nel vostro caso, fuoco chiama fuoco. Il senso di familiarità è dovuto al fatto che, in fin dei conti, avete ereditato lo stesso dono in forme diverse.”

Shouto si sporse per appoggiare la tazza a terra.

“Quanto mi fa rabbia pensare che ciò che ci rende simili sia il sangue di nostro padre,” confessò.

Hawks storse la bocca in una smorfia. 

“Nah… Il Re ci ha messo le fiamme, certo, insieme a un po’ di azzurro e un po’ di rosso - che in Touya è del tutto sbiadito - ma se vi assomigliate, lo dovete a vostra madre,” provò a sdrammatizzare, anche se il vero significato delle parole del diciassettenne non gli era sfuggito.

Funzionò. Anche se di poco, gli angoli della bocca del Principe si sollevarono.

“Hai sorriso,” notò il Primo Cavaliere. “Missione compiuta.”

“Missione…” Ripeté, tracciando con lo sguardo le linee delle grandi ali di piume rosse. Si chiese se Touya avesse mai volato con Hawks, se avessero condiviso insieme quella travolgente sensazione di libertà che lui aveva scoperto grazie a Katsuki e Izuku. “È solo per ordine di mio padre che sei qui?”

L’espressione del Cavaliere non tradì alcun turbamento. 

“So che Touya non è d’accordo, ma riesco ad agire anche per mia volontà.”

“Ma hai detto esplicitamente che mio padre ti ha mandato a sorvegliare me e mio fratello.”

“Sì, lo ha fatto.”

“Quindi sei qui sia per ragioni personali che per volontà del tuo Re,” concluse Shouto.

“Se per ragioni personali intendi che ero preoccupato per la tua salute, io-“

“Hawks…” Lo interruppe il Principe, rivolgendogli uno sguardo eloquente. “Ricordi quando hai notato che mi stavo distruggendo, mentre tutti non facevano che lodarmi per come reggevo il peso del Trono? Anche io ti vedo, Hawks. Forse non siamo amici ma quando si tratta di Touya, sei l’unico alleato che ho.” 

Il sorriso di Hawks assunse delle sfumature amare.

“Quando guardiamo Touya, temo che io e te vediamo due cose diverse, Shouto.”

“Tu credi che mi abbia salvato per un suo tornaconto, vero?” Intuì il più giovane.

“Credo che, viste le attuali circostanze, tu gli sia più utile da vivo che da morto.”

“Ha salvato anche te,” gli fece notare Shouto. “Non sono stato io a insistere perché lo facesse, ero privo di sensi e Katsuki non sta pensando lucidamente da quando ha capito che All For zone è vivo. Touya ha voluto portarti in salvo. Se parliamo di strategia, è stato stupido da parte sua: sappiamo entrambi che se vuole usarmi contro papà, tu sei il peggior elemento di disturbo e con l’eruzione in corso, non lo si sarebbe potuto incolpare di nulla.”

Hawks strinse le labbra, ascoltando pazientemente tutto il ragionamento del Principe.

Shouto fu svelto a interpretare il suo silenzio: “ma tu a tutto questo hai già pensato, vero?” 

Il Cavaliere piegò un ginocchio per appoggiare un piede sul bordo del letto. 

“Voglio parlarti apertamente, Shouto: ricordi qualcosa del periodo in cui è avvenuta la Tragedia di Dabi?” Domandò.

“Io ho vissuto ogni cosa attraverso mia madre,” disse Shouto. “Alla corte, non è mai arrivata la notizia della morte di Touya, ma abbiamo visto una colonna di fumo alzarsi all’orizzonte. Sapevamo che era successo qualcosa di terribile nelle regioni del Nord, ma non potevamo immaginare cosa. La mamma aveva paura, tanta paura. Non scorderò mai le sue urla, quando ha visto Touya ridotto in quello stato.”

Nemmeno Hawks. Da bambino aveva visto suo padre bruciare vivo, ma di quel giorno ricordava solo gli occhi di Touya, mentre gli ripeteva di guardare solo lui. La disperazione nell’espressione di Enji, l’orrore nelle urla di Rei e l’immagine del corpo carbonizzato del suo giovane amante che continuava a respirare erano impressi a fuoco nella sua memoria, come la cicatrice che gli ricopriva la schiena. 

“Tu che cosa hai visto?” Domandò, anche se temeva la risposta. Quando Shouto mormorò un “niente”, Hawks riprese a respirare. “Meglio così,” disse. 

“Subito dopo, mi hanno portato nelle stanze di Fuyumi e Natsuo e sono rimasto lì per settimane,” raccontò il Principe di Fuoco e Ghiaccio. “Quando sono tornato negli appartamenti del Re, Touya era già stato esiliato.”

Hawks lo fissò, come se stesse cercando di leggere qualcosa nei suoi occhi, forse la prova della sua sincerità.

Shouto se ne accorse. “Che cosa c’è?”

“Tu non hai mai visto Touya dopo la Tragedia di Dabi, sei sicuro?”

Il fanciullo sbatté le palpebre un paio di volte.

“Mi proibirono categoricamente di avvicinarmi alle sue stanze,” rispose. “Se da bambino avessi visto mio fratello dopo essere stato massacrato dal fuoco, penso che me lo ricorderei.”

Hawks annuì velocemente. “Hai ragione,” disse. “Scusami, la mia è stata una domanda stupida. Per quel che vale, sono felice che tu non abbia visto niente.” Era stato lui a cominciare il discorso, ma ora sembrava volerlo chiudere alla svelta.

Shouto lo assecondò: non era discutendo i ricordi confusi che aveva di una tragedia passata che avrebbero trovato il modo di fare un passo avanti con Touya.

“Tu hai visto tutto, invece,” disse.

Hawks ingoiò a vuoto. Sentì il controllo sulle sue emozioni venire meno - non si allarmò, succedeva sempre quando si accennava al terribile evento che ancora infestava i suoi incubi - e dovette allontanare lo sguardo dal viso del Principe.

“Quando hai chiesto il mio silenzio riguardo ai tuoi sospetti su mio padre, mi hai posto una domanda,” ricordò Shouto. “Mi hai chiesto che cosa vedo quando guardo Touya.”

“Immagino che la risposta non sia diversa d’allora.”

“No,” confermò il più giovane. “Quando lo guardo, vedo un’oscurità che mi è tristemente familiare e, dietro di essa, c’è solo mio fratello. Nient’altro.”

Hawks si passò una mano tra i capelli nervosamente, urtando volontariamente la ferita alla tempia: il dolore lo aiutava a rimanere ancorato al presente.

“È pericoloso, Shouto,” disse.

“Sì, sei già stato molto fermo nell’affermarlo durante la nostra conversazione al Castello Vecchio.”

“Bene, lo ribadisco.”

“Quando lo fai, sembra che tu voglia convincere te stesso, Hawks.”

Gli occhi dorati del Cavaliere incontrarono di nuovo quelli eterocromatici del Principe.

“Sai benissimo che è colpevole di un crimine atroce.”

“Touya si può davvero definire colpevole di qualcosa di cui è stato vittima?” Domandò Shouto.

Hawks aggrottò la fronte. 

“Touya voleva fare quello che ha fatto!” Esclamò. “Pensava che per avere l’amore indiscusso di tuo padre servisse una vittoria totale, ottenuta per mano sua e solo sua. Ha ucciso migliaia di persone per raggiungere lo scopo!”
Anche Shouto scosse la testa.

“Ha interpretato la parte del malvagio anche con me,” disse. “Ha definito la Landa di Dabi il suo capolavoro ed è per questo che ora ne porta il nome.”

“E non hai pensato che fosse pericoloso neanche allora?”

Senza preavviso, Shouto allungò la mano e afferrò quella del giovane uomo alato. Hawks trasalì e i suoi occhi dorati rifletterono la più profonda apprensione. 

“Sei gelido!” La prese tra le sue, strofinandola per scaldarla. “Speravo che il té ti avesse aiutato. Riesci ad alzarti? Sposati davanti al fuoco, è più sicuro!”

Shouto intrecciò le dita alle sue e tanto bastò al Cavaliere per capire che doveva restare fermo dov’era. 

“Tu pensi che io voglia far subire a mio figlio tutto questo?” Domandò il Principe.

Hawks si rese conto che tremava e si fece più vicino. “Shouto, devi dirmi se senti troppo freddo,” disse gentilmente, per non spaventarlo, toccandogli il viso per valutare quanto la temperatura fosse scesa.

“Io ho paura che mio figlio non sia sopravvissuto a quello che mi è successo,” confessò Shouto, con voce tremante.

Hawks si sentì gelare e non perché era a torso nudo o aveva la mano del Principe stretta nella sua. 

“Fuoco, ghiaccio. Ghiaccio, fuoco…” Mormorò Shouto e, nonostante il nodo alla gola, non allontanò mai gli occhi da quelli del Primo Cavaliere. “Hai idea di quanti Todoroki sono morti bruciati dalle loro stesse fiamme? Ti hanno detto che mia madre è l’unica Himura della sua generazione perché i suoi fratelli e le sue sorelle sono stati uccisi dal potere del ghiaccio? Bambini nati con poteri troppo forti per essere contenuti nei loro corpi, questo è il prezzo che le Casate dell’Alto Trono sono state disposte a pagare per rendere ogni generazione più forte della precedente. Sì, io e i miei fratelli siamo nati abbastanza forti da sopravvivere a noi stessi, ma l’unica ragione per cui Fuyumi e Natsuo non si sono mai feriti con il potere ereditato da nostra madre, è perché nessuno li ha spinti su di un campo di battaglia.” 

Tirò su col naso e si asciugò qualche lacrima galeotta con il dorso della mano.

“Puoi dirmi che è pericoloso quanto vuoi, ma non crederò mai che Touya abbia creato la Landa di Dabi volontariamente,” aggiunse, fermo. “Non credo nemmeno sapesse di poter fare una cosa del genere.” Inspirò aria dalla bocca. “Quando mi sono svegliato e ho capito che il ghiaccio mi stava divorando… Io sono stato fortunato, Touya era lì e mi ha salvato. Ma lui… Lui era da solo. Riesci a quantificare la paura di un momento del genere, Hawks?”
Shouto abbassò lo sguardo e si prese un momento per recuperare il controllo di se stesso. Il Cavaliere glielo concesse tutto, senza dire o fare nulla. 

“Non ho bisogno di chiederti cosa vedi quando lo guardi,” disse il Principe, dopo un po’. “La tua voce lo definisce pericoloso, i tuoi occhi e il modo in cui ti lasci toccare dalle sue mani raccontano un’altra verità. Quello che davvero non capisco di te è l’ostinazione con cui continui ad accusare lui, mentre non esiti mai a difendere mio padre… Al massimo gli concedi il beneficio del dubbio, come ora.”
Hawks non era preparato a quel momento. Anni passati a barcamenarsi tra Touya e Enji, per poi divenire il braccio destro di quest’ultimo e, adesso, non aveva idea di come affrontare Shouto. Forse il fanciullo nemmeno se ne rendeva conto, ma stava usando le parole e gli argomenti giusti per abbattere tutte le difese che aveva costruito in anni e anni di dissimulazione - tutti quelli che aveva passato lontano da Touya - ed era pericoloso: c’erano segreti che esistevano al solo scopo di proteggere Shouto e, per quanto opinabili fossero le sue azioni, Hawks non avrebbe cominciato a tradire Enji proprio da quelli.

“Il fatto che tu voglia riavere tuo fratello ti fa onore,” disse il Primo Cavaliere, posando la mano del Principe sulla coperta di pelliccia. “Non sarò io a impedirti di avvicinarti a Touya. Se vuoi conoscere tuo fratello, hai tutto il diritto di farlo. E se avrai bisogno di me, io sarò proprio qui.”

“Questo ci porta indietro, alla mia prima domanda: sei qui per dovere o desiderio?”

Non si aspettava una risposta.

Forse non ve ne era una.

Un vivace vociare all’esterno attirò gli sguardi di entrambi in direzione della porta.

“Sto per compiere una magia!”

“Oltre che uno stronzo, sei anche un mago?”

“Sta a guardare, rettile!”

L’uscio si spalancò di colpo e Touya fu il primo a entrare all’interno del casino.

A Hawks bastò dare un’occhiata ai suoi capelli per avvertire un brivido correre lungo la schiena, che gli provocò la pelle d’oca - se lo avesse detto, il Principe delle Fiamme Blu l’avrebbe presa come una battuta e avrebbe anche riso di gusto. Shouto era stato abile nell’attaccarlo, sebbene non fosse stato quello il suo scopo e non vi avesse impiegato nemmeno un briciolo di cattiveria, ora toccava suo fratello dargli il colpo di grazia con quell’entrata in scena.

“Visto?” Touya sorrise, tronfio di quella sua vittoria infantile solo all’apparenza - in realtà, era una mossa molto sottile. “Questa è la faccia di chi ha appena visto un fantasma.”


 
   
 
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