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Autore: My Pride    27/11/2022    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Four seasons (with your love) Titolo: Four seasons (with your love)
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 2331
parole fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Damian Wayne
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Slash
4 seasons challenge: Opzione A, Autunno, Inverno, Primavera, Estate

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

  • Falling
    Le foglie ingiallite sono la prima cosa che vede quando apre gli occhi.

    Si staccano dai rami della quercia che si erge davanti alla finestra della sua camera da letto, mulinano per un istante nel vento e danzano insieme ai pettirossi che sbattono freneticamente le ali per catturare col becco gli insetti su di esse, e Damian stringe fra le dita le lenzuola al pensiero che non potrà più essere libero come quegli uccelli. Deglutisce, abbassa lo sguardo e fissa il vuoto laddove dovrebbe esserci la sua gamba, col cuore che salta un battito ad ogni respiro spezzato. Sa che Jon lo sta ascoltando e cerca di riacquistare un contegno, di calmare quel battito impazzito e di regolarizzare il respiro, con la strana sensazione di essere sul punto di andare in iper-ventilazione ad ogni boccata d’aria che passa attraverso naso e gola.

    Facendosi forza, distoglie lo sguardo con un’imprecazione e si morde il labbro inferiore a sangue, settando le palpebre a tal punto da farsi venire il mal di testa; non vorrebbe provare quelle sensazioni, non vorrebbe sentire i sussurri che a volte avverte fuori dalla sua stanza né vorrebbe vedere gli sguardi della sua famiglia, quegli sguardi che hanno l’amaro sapore del dispiacere e della comprensione, cosa a cui Damian non è abituato e lo destabilizza. Gli è sempre stato insegnato ad essere forte, a ricacciare indietro il dolore e ad andare avanti senza mai arrendersi, senza mai piegarsi o farsi vincere dalle emozioni; vivere con suo padre, conoscere i suoi fratelli e stringere legami, avere amici e amare Jon ha ricacciato nei meandri della sua mente tutte quelle assurde convinzioni, eppure adesso, solo con i suoi pensieri e il suo dolore, sente quelle voci infide sussurrare che nulla di tutto ciò sarebbe successo se fosse stato la perfetta arma umana per cui è stato creato.

    Razionalmente parlando, Damian sa che non deve ascoltarle. Sa che la sua famiglia lo ama e farebbe di tutto per il suo bene, sa che Jon stesso lo ha portato lì il più in fretta possibile proprio per salvarlo, ma quelle voci continuano a sussurrare e a strisciare sulla sua pelle, mormorandogli che avrebbe dovuto accettare il suo destino e morire sul campo di battaglia. Adesso è inutile, un relitto di se stesso, un pezzo rotto di un giocattolo che ormai non serve più; è un pensiero orribile e Damian ne è più che consapevole, ma in quel momento, in quello stesso istante in cui fa fatica a respirare, si sente come quella foglia che si è appena poggiata sul davanzale della sua finestra. È sottile, molto più sottile delle altre che stanno cadendo, di un colore tendente al marrone scuro e con mille venature rossastre che si confondono con le piccole increspature lungo i bordi; in alcuni punti è spezzata, sembra essersi sbriciolata durante la caduta e non è del tutto integra, e Damian ha come la sensazione che se cercasse di zoppicare verso la finestra, se la aprisse per prendere quella foglia e portarsela sotto il naso, sentirebbe solo l’odore nauseante dell’umidità e del marciume, ben lontano dal profumo fragrante e caldo delle foglie che portano con sé l’odore del sole.

    Damian si porta l’unica gamba al petto, avvolge le braccia intorno ad essa al di sopra delle coperte e sente gli occhi inumidirsi, ma non piange, non può permetterselo; eppure l’improvviso rombo lontano di tuono sembra coprire il suono di un singhiozzo persino a sé stesso.
  • Frozen
    Fa freddo, e non dovrebbe fare così freddo in quell’appartamento.

    Metropolis di solito è il posto più soleggiato d’America – secondo solo a Smallville, probabilmente – e anche durante le ore notturne non si raggiungono temperature troppo basse, senza contare il riscaldamento in casa così alto da dare l’impressione di essere su un’isola tropicale; Jon stesso si è premurato di regolare il termostato e di controllare che tutto fosse in ordine, ma Damian continua ad avere freddo e stringersi in quella coperta, con quella tazza di the fra le mani per scaldarle e il piede davanti al camino, sembra essere del tutto inutile.

    La neve che cade in fiocchi leggeri davanti alle grandi vetrate di casa pare ricordargli costantemente quella sensazione e cerca di acquistare calore, distratto però dal dolore che gli provoca il moncone. In realtà è un riflesso, Pennyworth gli ha spiegato che è assolutamente normale poiché ci vorranno ancora mesi e mesi prima che la pelle si cicatrizzi del tutto e lui smetta di avere quella sensazione, eppure Damian arriccia comunque il naso e affonda le unghie nel pantalone, resistendo all’impulso di sciogliere il nodo e graffiare a sangue quel moncone. Non lo aiuterebbe a non sentire più quel dolore e farlo non farebbe scomparire quello che gli è successo, eppure vorrebbe solo scappare da tutto, persino da sé stesso, e fingere che sia stato tutto un incubo.

    Oltre la sua famiglia, Jon è stato l’unico punto fermo che gli ha impedito di fare stronzate. Lo ha aiutato, si è preso cura del suo moncone e ha fatto di tutto per rendere più sopportabile tutta quella situazione, ma… per quanto si sia sfogato con lui, per quanto adesso Jon sappia perfettamente cosa ha provato in quegli ultimi mesi e quanto la cosa abbia pesato nel suo animo, Damian si sente male al pensiero di gravare maggiormente sulle sue spalle e dargli ulteriori preoccupazioni; essere Superman è un lavoro a tempo pieno, non puoi prenderti delle ferie né ignorare le richieste di aiuto, ma Damian mentirebbe a se stesso se affermasse di non volere Jon per sé soltanto per una sera. Una sera soltanto, un momento in cui potersi scaldare nel suo abbraccio e allontanare il gelo che sente nel cuore, quel gelo che sembra inglobarlo in uno spesso strato di ghiaccio e rendere difficile riuscire a scalfire la superficie dura come un diamante.

    Pensava che aprirsi con Jon avrebbe dissipato anche quella nebbia e scacciato la sensazione di vertigine e oppressione, che sarebbe riuscito a superarla insieme a lui e che sarebbe riuscito a tornare immediatamente quello di un tempo… ma si è sbagliato. Ha fatto piccoli passi, è vero, ma non gli sembra ancora abbastanza. Ha sempre quel vuoto dentro di sé e non vorrebbe provare quel dolore insopportabile, perché la cosa si ripercuote anche su Jon e non vuole questo. Jon non lo dice mai, ma Damian vede la stanchezza nei suoi occhi azzurri e il sorriso forzato a cui cerca di dare vita quando è con lui, dal modo in cui irrigidisce le spalle e da come si accascia su sé stesso quando pensa che lui non lo stia guardando, eppure Jon cerca di essere forte per entrambi e Damian sa che si merita molto di più della vita a metà che gli sta dando lui.

    L’improvviso abbraccio di Jon, il mento poggiato sulla spalla e quel sussurro amorevole all’orecchio, piccoli gesti che mettono fine ai suoi pensieri e che lo costringono a voltarsi, ed è perdendosi negli occhi azzurri di Jon, quegli occhi colmi di un amore così caldo da poter sciogliere anche il più antico dei ghiacciai, che Damian capisce che tutto ciò che sta provando è solo l’inizio di un percorso che stanno affrontando insieme; allunga timidamente una mano verso quella di Jon, sente le sue dita intrecciarsi alle sue e il pollice carezzargli il dorso, e a quel punto Damian chiude gli occhi, poggiando la testa contro il compagno.

    Forse… forse la neve cade solo sulla città, quella sera.
  • Blossom
    È uno strano odore a svegliarlo, un odore come di zucchero bruciato e fondi di caffè mescolati al tenue profumo di fiori selvatici, e Damian solleva debolmente una palpebra per sbirciare, vedendo Jon cercare di muoversi silenziosamente per le stanza con un vassoio fra le mani.

    C’è del pane tostato, una tazza di caffè – l’odore di zucchero deve provenire sicuramente da lì – e due varietà di marmellata, oltre ad un mazzolino di fiori di campo dall’allegra tonalità azzurrino. Jon non si è ancora accorto che si è svegliato e Damian fa uno sforzo per soffocare lo sbuffo divertito alla vista di quei fiori, eppure una parte di lui trova quel gesto assolutamente così da… Jon. Avrà perso probabilmente un paio d’ore a cercare quei fiori, a scegliere i migliori e ad assicurarsi di reciderli con cura, e la vista di quei myosotis, dei delphinium e della nigella è esattamente ciò che Damian si aspetterebbe da un tipo come Jon. Ognuno di quei fiori ha un significato profondo, e Damian non riesce proprio a condannare il gesto di Jon. Hanno passato momenti terribili e, ora che vivono insieme nella vecchia casa di campagna di Jon, entrambi vogliono cercare di lasciarsi alle spalle il dolore che li ha accompagnati per mesi. Jon non ha mai smesso di prendersi cura della sua gamba, è cambiato solo un piccolo particolare: non ha più i suoi poteri. Ha voluto rinunciare ad essi per dedicare a lui la sua vita, e Damian non ha potuto fare nulla per cambiare la sua decisione; ne hanno parlato, hanno discusso a lungo e lui si è perfino un po’ arrabbiato, ma alla fine Jon ha fatto valere le sue intenzioni e ha semplicemente deciso… di essere Jon Kent.

    È ancora strano, a ben pensarci. In modi del tutto differenti, entrambi si stanno adattando alla loro nuova condizione: Jon sta facendo i conti con l’essere completamente umano, e Damian stesso, anche se a fatica, ha quasi del tutto accettato che quel moncone farà per sempre parte di lui e che quelle cicatrici gli ricorderanno che avrà anche perso una gamba… ma è sopravvissuto per vedere tutto questo. E trattiene un sorriso al pensiero, mentre vede Jon armeggiare con quei fiori per sistemarli meglio nel vaso, poggiando il vassoio sul comodino; abbassa piuttosto la palpebra, sentendo la presenza di Jon aleggiare intorno al suo viso per un istante.

    Damian si aspetta un bacio, non lo nega. È stupido, tremendamente sdolcinato e non assolutamente da lui eppure tiene gli occhi chiusi e aspetta, aspetta mentre sente il respiro di Jon sfiorargli il naso e le labbra, e continua a fingere di dormire finché Jon non si abbassa del tutto verso di lui e… gli mordicchia il naso. Damian arriccia la punta e apre di scatto le palpebre, e la prima cosa che vede è il sorriso luminoso di Jon che si trasforma in una risata all’espressione sconcertata che Damian ha sicuramente in viso.

    La prossima volta meglio se non fingi di dormire, gli sussurra Jon, e finalmente arriva il suo bacio, che sa di erba bagnata, fiori di campo e rugiada del primo mattino.
  • Shine
    La brezza è tiepida e piacevole, fa venire voglia di sdraiarsi sull’erba a guardare il cielo terso e starsene lì ore ed ore senza fare niente, e Damian sorride fra sé e sé nel vedere come Jon abbia colto la palla al balzo per fare esattamente quello.
Sono passati pochi mesi dal loro trasferimento e c’è ancora molto da fare, ma Damian mentirebbe se dicesse che non resterebbe lì a godersi quell’ozio che si sono finalmente permessi. È rimasto seduto su un tronco a dipingere, ha schizzato il volto di Jon di tempera quando quell’idiota ha cercato di coglierlo alla sprovvista e gli ha sbottato qualcosa contro, ma la risata di Jon, quei puntini blu sulla spruzzata di lentiggini e la vista di quei capelli sbarazzini al vento, sono stati contagiosi e hanno fatto ridere anche Damian, che si è preso una pausa dal suo dipinto per afferrare la stampella e fare qualche passo fra i campi di grano.

    L’oro che si staglia contro il blu dona una sensazione di piacere che non provava da tempo, una calma e un silenzio così assordante da far male alle orecchie ma al tempo stesso di una bellezza unica, e a rompere di tanto in tanto quei momenti di quiete sono il canto degli uccelli o i rumori lontani dei mezzi agricoli, eppure a Damian sembra dare meno fastidio di quanto avesse pensato all’inizio; si è persino tolto la scarpa, e sentire il terreno umido sotto la pianta del piede, le dita che affondano in esso e scavano un po’ quando le muove, è più bello di quanto si fosse mai aspettato. Non credeva che sarebbe davvero riuscito ad accettare quel tipo di vita, a godersi le piccole cose che il mondo può offrire e a bearsi della sensazione dei raggi caldi sulla pelle, eppure non cambierebbe ciò che sta provando per nulla al mondo.

    È strano come certi eventi cambino del tutto le persone. Damian non è mai stato una persona spaventata dai cambiamenti – non avrebbe deciso di lasciarsi alle spalle il nome Al Ghul e intraprendere la strada di vigilante per combattere al fianco di suo padre, altrimenti –, eppure non può non ammettere a sé stesso che aver perso la gamba ha messo in discussione qualunque certezza avesse mai creduto di avere. Ha passato momenti terribili, attimi in cui avrebbe preferito che tutto cessasse e abbandonarsi completamente, ma è riuscito a risalire dal baratro in cui era precipitato grazie all’amore di Jon e a quello della sua famiglia. Senza di loro, molto probabilmente non sarebbe lì a godersi la quiete della campagna e l’odore pungente del fieno e delle zolle di terra smosse, mescolate al puzzo acre del letame. Odori che nel corso di quei mesi ha imparato a distinguere e ad apprezzare in egual maniera, odori che penetrano le narici e rinfrancano l’animo, e a quali forse non riuscirebbe a rinunciare mai più.

    Lì, baciato dal sole della campagna e con la sensazione delle spighe di grano che gli solleticano le dita, col respiro profondo e un po’ assonnato di Jon a pochi passi da lui e il canto degli uccelli, Damian sa di essere finalmente tornato a vivere.





_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per
l'iniziativa #4seasonschallenge indetta dal gruppo Hurt/Comfort Italia
Lo scopo della challenge era creare un’opera con 4 “scene” che dovevano richiamare sia in modo figurativo (attraverso sensazioni che richiamano caratteristiche della stagione), sia in modo letterale (attraverso la presenza di elementi tipici di queste) le quattro stagioni e il loro regolare susseguirsi attraverso le scene, a patto però, che i nomi delle quattro stagioni non venissero mai nominati.
Quindi io, da vero clown, ho deciso di sfruttare il momento in cui Damian ha perso la gamba fino alla sua guarigione fisica e mentale durante il corso delle stagioni, creando quindi una storia nella storia
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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