Serie TV > House of the dragon
Ricorda la storia  |      
Autore: Asmodeus    29/11/2022    1 recensioni
|What if?|Canon Divergence fine S1E10|Lucerys Velaryon/Aemond Targaryen|
Fix-it: E se Lucerys e Arrax fossero sopravvissuti all'inseguimento da parte di Aemond e Vhagar?
[Dal testo]:
L’ultimo ricordo di Lucerys era il vasto spazio aperto e limpido al di sopra delle nuvole tempestose, quel luogo pieno di luce e calma che lo aveva fatto sentire per un brevissimo attimo in paradiso.
Poi, qualcosa era piombato su di loro dal basso, perché Arrax aveva gridato d’orrore – ma Lucerys doveva aver perso i sensi, perché tutto era sprofondato nel buio e nel silenzio[...]
Lucerys [...] aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco un volto famigliare e circondato da una lunga chioma argentea.
Suo zio Aemond era accovacciato su di lui, la sua unica iride viola che lo fissava intensamente mentre l’occhio di zaffiro lo guardava cupo dall’orbita vuota dietro la benda[...]Teneva in mano una benda gocciolante, che gli poggiò nuovamente sulla testa bollente prima di salutarlo con un’insolita mancanza di astio.
«Allora sei ancora vivo, nipote! Sei davvero un ragazzo forte».

~ Partecipa alla Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aemond Targaryen, Lucerys Velaryon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un posto sicuro

 
L’ultimo ricordo di Lucerys era il vasto spazio aperto e limpido al di sopra delle nuvole tempestose, quel luogo pieno di luce e calma che lo aveva fatto sentire per un brevissimo attimo in paradiso.
Poi, qualcosa era piombato su di loro dal basso, perché Arrax aveva gridato d’orrore – ma Lucerys doveva aver perso i sensi, perché tutto era sprofondato nel buio e nel silenzio.
Sentì qualcosa di freddo e umido sulla fronte bollente, e Lucerys rabbrividì d’istinto. Provò a girarsi per sottrarsi a quel disturbo che cercava di sottrarlo da quel cumulo confuso di ricordi che affollava il suo sonno febbricitante, ma il suo corpo non pareva volenteroso di collaborare. Sentì delle mani tastargli le guance, poi la gola che bruciava come fosse nel deserto, infine sistemargli i capelli appiccicati al volto. Man mano che riprendeva conoscenza, il suono delle onde cominciava a fare capolino all’interno dello spettro percepito dai suoi sensi, così come la sabbia fredda e soffice su cui doveva essersi coricato.
Lucerys provò a mugolare una protesta, non volendo abbandonare quel mondo di sogni senza aver riagganciato tutti i pezzi di memoria che continuavano a sfuggirgli, ma era inutile. Così aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco un volto famigliare e circondato da una lunga chioma argentea.
Suo zio Aemond era accovacciato su di lui, la sua unica iride viola che lo fissava intensamente mentre l’occhio di zaffiro lo guardava cupo dall’orbita vuota dietro la benda. Sembrava serio, le labbra strette e le sopracciglia aggrottate, ma un sorriso storto si aprì sulla sua bocca nel vederlo riprendere man mano conoscenza. Teneva in mano una benda gocciolante, strappata da chissà dove, che gli poggiò nuovamente sulla testa bollente prima di salutarlo con un’insolita mancanza di astio.
«Allora sei ancora vivo, nipote! Sei davvero un ragazzo forte».
Lucerys ignorò la frecciatina di suo zio, più concentrato nel tentativo di carpire cosa ci facesse in quella situazione o dove fosse in quel momento. La luce era poca e fioca, e sembrava provenire da un punto al di fuori del suo campo visivo. Al di là della faccia di Aemond che riempiva gran parte del suo campo visivo, gli sembrava di scorgere le pareti e il soffitto di una qualche grotta sconosciuta. Artigliò con le mani la sabbia su cui era coricato nel tentativo di stabilire una presa e alzarsi, ma si scoprì a corto di energie e anzi, lo sforzo sembrò causargli solamente uno scoppio di tosse incontrollata.
«Tsk-tsk, non credo sia il caso di alzarsi sai? Non nelle tue condizioni…»
Aemond lo aiutò a rimettersi coricato come prima, controllando gli spasmi di tosse affinché non finisse per farsi male colpendo involontariamente una roccia più dura al di sotto del sottile strato di sabbia. Lucerys voleva parlare, doveva chiedere e sapere, ma la tosse aveva acuito il deserto che sentiva nella propria gola. Alzò una mano ricoperta di sabbia a toccarsi il collo, e lo trovò bollente dalla febbre e dolorante. Aemond lo guardava con uno scintillio strano nell’occhio viola, che Lucerys non riusciva a decifrare, ma si vide costretto a supplicare suo zio di aiutarlo semplicemente con lo sguardo.
Il ragazzo dalla chioma d’argento si alzò, come se avesse intuito ciò di cui aveva bisogno. Quando tornò, aveva con sé un otre di pelle che poggiò a poca distanza dalla faccia di Lucerys. Si accovacciò di nuovo al suo fianco, infilando un braccio sotto la sua schiena e aiutandolo a mettersi seduto, accompagnandolo nel distendersi contro la parete di roccia fredda che stava immediatamente alle sue spalle. Poi Aemond aprì l’otre e lo avvicinò alle labbra spaccate e bollenti di Lucerys, di nuovo con quel sorriso incomprensibile sulle labbra.
«Puoi bere tranquillamente, non è avvelenata. Se ti avessi voluto davvero morto, non avrei aspettato così tanto. Non credi?»
Scherzò macabro Aemond, verbalizzando però una paura non espressa del ragazzo più piccolo. Lucerys accettò di fidarsi, e bevve con avidità dall’otre di suo zio. L’acqua era ghiacciata e pura, ma Lucerys si dovette sforzare per non tossirla tutta fuori mentre attraversava la sua gola infiammata e dolorante. Aemond lo aiutò a bere a piccoli sorsi, evitando che si strozzasse col liquido e impedendo a Lucerys di svuotare del tutto l’unico otre d’acqua che dovevano avere.
Bere aiutò Lucerys a rimettersi in forze, e mentre Aemond riponeva l’otre da qualche parte, il ragazzo più giovane provò a schiarirsi la gola e a fare qualche domanda. Anche il minimo suono sembrava costargli ogni briciolo di energia rimasta in corpo, ma Lucerys si sforzò di parlare e ignorare i brividi dovuti alla febbre.
«D-… Dove siamo? P-… Perché mi stai… aiutando?»
Nonostante il balbettio dovuto alla febbre, Lucerys cercò di infondere tutta la propria sicurezza in quelle domande, quasi che l’aiuto di Aemond fosse qualcosa di non richiesto né necessario.
Suo zio gli rivolse un ghigno incomprensibile, prima di indicare genericamente l’uscita di quella piccola grotta e fare spallucce. «Dove siamo? Non penso che quest’isolotto abbia un nome, nipote…»
Lucerys riusciva a mettere a stento a fuoco l’esterno, a causa della differenza di luce e della confusione che aveva in testa, ma gli parve di vedere l’enorme mole di un’ala di Vhagar occupare una parte del cielo plumbeo che riusciva a notare dalla sua posizione.
«In ogni caso, il tuo Arrax ha deciso di precipitare quaggiù, e qui siamo rimasti. Mi è sembrato un posto sicuro…»
A sentir nominare il suo drago, Lucerys scattò in avanti, quasi un tentativo di alzarsi in piedi. Fu fermato solamente da un dolore lancinante proveniente dalla sua gamba destra, e il suo cervello registrò che in qualche modo doveva essersi rotta o qualcosa di simile.
«Prec- … che è successo ad Arrax, Aemond?!»
Lucerys zittì il nuovo dolore che provava nonché la febbre che sentiva salire, e interrogò lo zio in cerca di risposte.
«Cosa gli avete fatto?»
Aemond lo guardò con commiserazione, prima di inginocchiarsi per essere all’altezza del suo viso febbricitante. Sempre quel sorriso insensato sulle labbra, sempre senza quell’aura omicida che aveva avuto anche da lord Borros, chissà a questo punto quanto tempo prima. Pareva fosse cambiato qualcosa in lui, ma Lucerys non aveva tempo per rifletterci su.
«Non gli abbiamo fatto nulla, caro nipote. Vhagar gli sta facendo la guardia perché non tenti di scappare, ma le ferite che ha se le è procurate da solo cadendo quaggiù».
Lucerys lo ascoltava poco convinto, e i suoi occhi dovettero dimostrare l’incredulità, costringendo Aemond a spiegarsi meglio.
«Quando Vhagar è spuntata fuori di colpo sotto di voi, là oltre le nuvole, era furibonda. Penso volesse vendicarsi e uccidere Arrax per averla presa di mira col suo fuoco in mezzo alla tempesta». Aemond si era fatto serio nel raccontare, e Lucerys ora non aveva più dubbio sul fatto che quella fosse la verità.
«Per tua fortuna, Arrax è stato sufficientemente svelto dal virare in tempo ed evitare una brutta morte per entrambi. Ma deve aver perso completamente la bussola, perché ha cominciato a scendere in picchiata verso il basso. Vi abbiamo inseguiti, e mi sono accorto che tu non lo controllavi più, che eri accasciato su di lui senza sensi».
Lucerys non ricordava nulla di tutto ciò, ma un repentino cambio di altitudine come quello descritto da Aemond in effetti poteva avergli fatto perdere i sensi.
«Ho comandato a Vhagar di raggiungervi per evitare che Arrax vi facesse schiantare entrambi contro l’acqua, e quando si è visto arrivare lei così vicina, il tuo drago ha cambiato ancora una volta direzione e ha provato a seminarci volando basso tra questi alti scogli e mille isole sperdute».
Lucerys si sentì orgoglioso della forza del suo compagno, che anche senza il suo controllo aveva cercato di salvarli entrambi. Ma voleva scoprire cosa gli fosse successo, perché non riusciva a vederlo dalla posizione in cui era.
«E quindi? Che è successo?» domandò impaziente, la testa che aveva cominciato a pulsargli per lo sforzo.
«Arrax era molto agitato, deve aver preso male le misure. Ha sbattuto con un’ala contro uno scoglio un po’ troppo alto, e alla fine si è schiantato a terra quaggiù. Una fortuna, a dire il vero, che ci fosse questa spiaggia con questa grotta così poco lontano, visto che la sua ala si è quasi sicuramente rotta e non so tra quanto potrà volare ancora, se mai potrà farlo…»
Lucerys inorridì all’idea del suo drago con l’ala spezzata, e sfidando il dolore cercò di alzarsi in piedi per poterlo vedere. Una fitta risalì dalla gamba destra fino al suo cervello, facendolo accasciare a terra senza risultati.
«Cosa credi di fare?» lo rimproverò Aemond, accorrendo in suo soccorso. «La caduta ha rotto anche a te una gamba, e scotti di febbre. Non puoi muoverti».
Lucerys lo fissò con durezza, gli occhi pieni di dolore ma anche di determinazione. Non capiva perché Aemond lo stesse aiutando, perché non lo avesse ucciso come aveva minacciato di fare davanti a lord Borros, ma ora non gli importava. Doveva vedere Arrax.
«Portami da lui. Devo vederlo».
Si stupì nell’aver rivolto l’ordine al proprio zio in Alto Valyriano, come se stesse cercando di comandare un drago a sottomettersi alla propria volontà. Lucerys si sentiva infiammato da ben più che la febbre, e la preoccupazione per il proprio drago gli stava fornendo energie di cui non era a conoscenza.
Anche Aemond sembrò stupito, sia dal linguaggio utilizzato che da quella temerarietà. Senza dire un’altra parola, infilò il proprio braccio dietro la schiena di Lucerys, permettendo al nipote di aggrapparsi al suo collo per tirarsi in piedi. Poi, lo sostenne come un bastone sicuro, accompagnando il doloroso zoppichio di Lucerys fin fuori dalla grotta.
Non erano mai stati così vicini dal giorno in cui Lucerys lo aveva privato del suo occhio, registrò il più giovane. Aemond non era mai stato amichevole o gioviale come suo zio Aegon, decisamente più simpatico e loro amico tanti anni prima, ma Lucerys ne stava scoprendo ora un lato inaspettato. Il crudele omicida sembrava davvero aver lasciato posto a qualcos’altro, senza alcuna spiegazione razionale.
Uscirono dalla grotta avvinghiati in quel modo, Aemond che portava gran parte del peso su di sé e Lucerys che si sforzava di dimostrarsi insensibile al dolore che gli attanagliava tutto il corpo. La piccola spiaggia sabbiosa al di là della grotta era circondata dal mare tempestoso che circondava Capo Tempesta, ma il tempo pareva decisamente migliorato rispetto all’ultima volta che era stato all’esterno. Un pallido sole filtrava tra le nuvole grige che riempivano il cielo, e le grandi ali di Vhagar sventolavano nel vento freddo come ampie vele di pelle. Lucerys guardò l’antica dragonessa con occhi pieni d’odio, rimanendo per tutta risposta ignorato; poi finalmente notò la piccola sagoma di Arrax, accasciata a terra non molto distante dall’ingresso della grotta.
Lucerys avrebbe voluto correre, e Aemond sembrò intuirlo perché aumentò il passo fino a quasi trascinarlo dal proprio drago.
Arrax stava dormendo un sonno pesante, ma non sembrava soffrire più di tanto. Lucerys poteva vedere la sua ala destra spezzata nella sua parte finale, i lembi della membrana alare tagliati là dove doveva aver colpito lo scoglio indicato da Aemond. Non sembrava un danno così grave, ma era già un miracolo che i draghi riuscissero a volare vista la loro stazza: anche se Arrax era ancora molto piccolo, Lucerys concordò con la profezia dello zio sul recupero completo del proprio drago.
«Contento ora, nipote? Hai visto che non gli abbiamo fatto niente?»
Aemond lo squadrava da sopra la testa, con sempre quell’espressione indecifrabile in volto. Lucerys annuì, scuotendo la testa per l’assurdità di quella situazione.
«Sì, ho visto. Grazie. Per… avermi accompagnato qui».
Sentì le guance arrossarsi inspiegabilmente, d’un tratto incapace di guardare il proprio zio negli occhi – e stavolta non per la paura, ma per qualcosa che non riusciva a capire.
Aemond annuì in senso di approvazione, poi se lo caricò d’improvviso in braccio e riportò Lucerys dentro la grotta quasi fosse un bambino che gli era stato affidato da custodire.
Lo riadagiò delicatamente a terra là dove si era svegliato, attento che non battesse la testa contro la roccia, e mentre Lucerys non riusciva a esprimere a parole la propria confusione, Aemond verificava la sua temperatura tastandogli la testa.
«Hai la febbre troppo alta per stare qui a lungo» commentò, piazzandogli la pezzuola bagnata di nuovo sulla fronte. Si tolse il mantello e lo adagiò sul corpo tremante del nipote, rimboccandoglielo come fosse una coperta e assicurandosi che gli desse un po’ di calore.
«Perché lo stai facendo?» chiese infine Lucerys, vincendo la confusione che regnava nella sua testa. Non riusciva a capire ciò che stava succedendo, ma voleva delle risposte.
«Tu mi vuoi morto, perché continui ad aiutarmi?»
Aemond lo fissò serio, l’unica pupilla viola che penetrava dentro i suoi occhi scuri e confusi, le labbra strette in quel sorriso a mezza bocca misterioso.
«Ho detto che voglio che ripaghi il tuo debito, con l’occhio o con la vita. È molto diverso da tutto questo».
Lucerys non stava capendo, e Aemond sembrava non afferrare quanto la differenza tra le due cose, che lui vedeva, non fosse altrettanto chiara al resto del mondo.
«Vi abbiamo inseguiti, ma non volevamo uccidervi, solo spaventarvi. I debiti vanno pagati, ma vanno pagati dagli uomini. Non dai codardi che fuggono».
Lo fissò più intensamente per qualche istante, cercando di connettersi a una parte intima del suo essere, prima di continuare.
«Un giorno ripagherai il tuo debito, Luke. Mi darai il tuo occhio, o mi darai la tua vita. Ma voglio che sia tu a scegliere come, da uomo a uomo».
Lucerys sobbalzò – Aemond non lo aveva mai chiamato con quel nomignolo, né si era mai rivolto a lui con un tono così solenne e calmo al tempo stesso. Avrebbe voluto controbattere in qualche modo, ma quelle parole lo avevano colto di sorpresa e confuso ancora di più. Balbettò confusamente qualcosa, mentre Aemond si alzava e si avviava al di fuori della grotta.
Lucerys vide le ali di Vhagar spiegarsi nell’aria ventosa del mare, e quando l’antica dragonessa si alzò in volo sentì il suolo della grotta tremare. Alzò la mano destra verso suo zio che volava via, cercando di afferrare quella figura che se ne andava chissà dove, chiedendosi perché lo avesse abbandonato dopo quelle parole.
Forse era un’altra inutile cattiveria tipica di Aemond, fingere di salvarlo per poi lasciarlo lì, febbricitante e ferito, a morire di stenti e malattia su un’isola deserta, pur di non dargli una fine rapida e indolore.
Lucerys si lasciò andare in un pianto frustrato e febbrile, stringendo il mantello di Aemond tra le proprie braccia fino a scivolare pian piano in un sonno senza sogni.
 
Gli sembrò di sentire una mano accarezzargli i capelli, risistemandoglieli con cura sul volto e liberandoli dalla sabbia. Poi, due braccia forti lo sollevarono da terra e lo portarono fuori dalla grotta, tenendolo al sicuro come se fosse ancora un bambino piccolo.
Lucerys non sapeva se stesse sognando o se quella fosse la realtà, ma non riusciva ad aprire gli occhi più di qualche millimetro a causa della febbre.
Gli sembrò di riconoscere la lunga chioma argentea di Aemond e il calore del suo corpo, anche se non riconosceva quella nave né le altre persone intorno a lui. Quello che credeva fosse suo zio lo abbandonò su una piccola cuccetta improvvisata al fianco di Arrax, poi gli accarezzò velocemente il viso prima di andarsene a parlare con qualcuno, forse il capitano. Lucerys provò a intercettare quello scambio di parole, ma la sua testa non riusciva a farlo restare sveglio e si riaddormentò prima di percepire alcuna informazione utile.
 
Si svegliò dopo quelli che sembravano giorni, trascorsi in un susseguirsi di sogni di inseguimenti tra lui e Aemond, tra Arrax e Vhagar, tutti terminanti su quella spiaggia sperduta ma con esiti sempre diversi – tanto da far quasi dimenticare a Lucerys quale fosse la realtà che aveva vissuto insieme a suo zio.
Quando riaprì gli occhi e vide nuovamente un’aureola di lunghi capelli argentei circondare un volto non ancora a fuoco, per un attimo credette di essere ancora tra le braccia di Aemond – e in qualche modo, sbagliato ma che non poteva nemmeno negare, si sentì rassicurato.
Realizzò solo dopo un attimo di trovarsi tra le braccia di sua madre, nel suo letto a Roccia del Drago, e fu allora che si strinse a lei con una forza che non credeva di avere – finalmente a casa, finalmente davvero al sicuro.
 
●~●~●~●
 
Ciao a tutti e grazie per essere passati a leggere da queste parti!
Era un po' che volevo tornare a scrivere su HotD, nonché sperimentare su alcune "coppie" su cui ho letto svariate fic e di cui mi sono innamorato, e infine eccoci qua.
Ho colto l'occasione della  Challenge "To Be Writing 2022" indetta da Bellaluna sul forum Ferisce più la penna, sviluppando la tematica di novembre dedicata alle storie "Fix-it/Canon Divergence".
Visto che la morte di Lucerys mi ha traumatizzato non poco, ho voluto dare una seconda possibilità a questo piccolo cucciolino, e indagare un po' anche il rapporto tra lui e suo zio Aemond.
Spero che abbiate apprezzato questa storia, vi ringrazio per la lettura e se volete lasciarmi un pensierino come recensione ve ne sarò altamente grato!
A presto!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > House of the dragon / Vai alla pagina dell'autore: Asmodeus