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Autore: My Pride    01/12/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Amazing Grace Titolo: Amazing Grace
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 1837
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Bruce Wayne, Alfred Pennyworth (menzionato Jason Todd)
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale, Angst
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
All souls day challenge: Mi manchi tutti i santi giorni || My heart will go on || Starò bene… solo non oggi


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    La pioggia cadeva fitta e incessante da quelle che oramai sembravano svariate ore, ma Bruce aveva avuto l’impressione che non smettesse da mesi.

    Erano passati esattamente duecentosessantadue giorni dall’orribile giorno in cui era rientrato a Gotham dall’Etiopia portando con sé il corpo senza vita di Jason, ma la ferita della perdita bruciava nel cuore di Bruce come se fosse stata appena inflitta. Non essere riuscito ad arrivare in tempo lo logorava ancora nel profondo, il senso di colpa gli attorcigliava le viscere e la sua mente non faceva altro che sussurrare malignamente che Jason non sarebbe mai morto se lo avesse tenuto d’occhio e avesse cercato di stargli vicino quando si erano incrociati in Etiopia, ma la parte razionale del suo cervello cercava in tutti i modi di riportarlo alla realtà e di ricordargli che l’unico da biasimare avrebbe dovuto essere Joker stesso. Preso da quel contrabbando d’armi, Bruce aveva perso le tracce di Jason quel tanto che era bastato al ragazzo per ritrovare sua madre, ed era morto da eroe nel tentativo di proteggerla dall’esplosione della bomba che Joker aveva attivato dopo averlo pestato a sangue.

    Arrivare lì, pochi secondi prima dell’esplosione, aveva ridotto anche il mondo di Bruce in mille pezzi. I frammenti sparpagliati della baracca erano diventati una proiezione del suo stesso cuore in frantumi, e Bruce, tremante dalla testa ai piedi e con gli occhi fuori dalle orbite, aveva sollevato il corpo senza vita di Jason e lo aveva stretto contro di sé, faticando ancora a credere che fosse successo davvero, che un giovane fosse stato barbaramente ucciso da un folle solo per… per cosa? Bruce non lo sapeva. E anche adesso nonostante il funerale a cui aveva partecipato e i mesi che si erano accavallati gli uni sugli altri, Bruce ancora non riusciva a credere che il nome inciso sulla lapide che stava osservando fosse davvero quello di Jason. Forse era la febbre che aveva preso possesso del suo corpo, forse il poco sonno che si era concesso in quelle ultime settimane e il modo in cui non si era minimamente curato di sé stesso durante le pattuglie, ma si sentiva confuso e stanco e completamente dissociato dalla realtà, quasi fosse uno spettatore che osservava con occhi estranei la vita di qualcun altro.

    La morte era sempre stata un concetto pesante e difficilmente digeribile, per Bruce. Non era mai stato in grado di superare il dolore della perdita o di andare avanti, di lasciare che il proprio cuore risanasse le ferite e si concentrasse sul futuro, o non avrebbe mai promesso dinanzi alla tomba dei suoi genitori che avrebbe cercato di difendere Gotham. E a cosa aveva portato quella crociata? Alla perdita di un ragazzo che per lui era stato praticamente un figlio. Non sarebbe mai riuscito a perdonarsi, non avrebbe mai potuto, una giovane vita si era spenta e lui ne era stato involontariamente il carnefice quando l’aveva preso sotto la sua ala e gli aveva così concesso i mezzi per ritrovare sua madre. Quella stessa madre che lo aveva inconsciamente condotto alla morte.
   
    A quel suo stesso pensiero, Bruce urlò a squarciagola e il suo grido fece eco al rombo lontano di un tuono, sentendo la pioggia picchiettare senza sosta la sua testa e inzupparlo da capo a piedi; con un groppo in gola e un singhiozzo mal soffocato, si lasciò cadere in ginocchio dinanzi alla tomba e poggiò una delle mani sulla fredda pietra in cui era inciso il nome di suo figlio, abbassando le palpebre mentre calde lacrime scivolavano lungo le sue guance; il pantalone del pigiama affondò nel fango gelido, ma a lui non importò, il cuore che batteva furioso nel petto e la fronte che sembrava bruciare nonostante la frescura delle gocce di pioggia. Aveva i brividi, la febbre si era sicuramente alzata e le vertigini che aveva non lo aiutavano a concentrarsi, ma tentò di aprire e chiudere le palpebre mentre le dita seguivano alla cieca quelle incisioni nel marmo, quasi volesse imprimere a fuoco nella sua testa il nome scritto sulla lapide. Jason, Jason, Jason. Continuava a ripeterlo come un mantra ancora e ancora, affondando sempre più nella fanghiglia mentre la pioggia cadeva più fitta e le mani cominciavano a dolergli per il costante stringere pugni, ma il suo cuore continuava a rifiutarsi di dargli pace e andare avanti.

    «Mi manchi tutti i santi giorni, Jason», sussurrò a quella tomba fredda e silenziosa, sollevando in parte le palpebre per fissare il nome di suo figlio. Rivoli di pioggia scivolavano sulla pietra e davano l’illusione che il marmo stesso stesse piangendo, stringendo maggiormente il cuore di Bruce in una morsa; gli sembrava ancora di sentire la voce di Jason, la testardaggine con cui voleva fare le cose a modo suo e quell’arroganza tipicamente adolescenziale con cui a volte gli si rivolgeva e, per quanto ci fossero stati momenti in cui avevano avuto le loro divergenze, Bruce non aveva mai smesso di voler bene a quel ragazzo. Avrebbe voluto dirglielo più spesso, tentare di essere un padre migliore e un esempio da seguire, ma non aveva fatto nessuna di quelle cose e avrebbe adesso portato il rimpianto di attimi perduti e parole mai dette per il resto della propria vita.

    Jason era stato un giovane che voleva dare tanto e che aveva perso tutto, e Bruce non riusciva a sopportare che in parte fosse colpa della crociata in cui Jason era stato inevitabilmente coinvolto. Sarebbe stato diverso se non l’avesse preso sotto la sua ala? Sarebbe potuto sopravvivere? O avrebbe potuto trovarlo morto in un vicolo di Gotham a causa della vita che conduceva? Troppe domande alle quali non sarebbero state date risposte e che facevano dolere sempre più il capo di Bruce, che si accasciò con la fronte contro la tomba per cingerla in un abbraccio, chiedendo perdono allo spirito di Jason e sussurrando al vento parole incomprensibili.

    Avrebbe voluto averlo fra le proprie braccia, rassicurarlo che non era arrabbiato con lui e che l’avrebbero superata insieme, ma non avrebbe potuto fare nessuna di quelle cose; niente più serate passate a guardare un film sul divano con i pop corn esageratamente al burro preparati da Alfred, niente più cioccolata calda davanti al bat-computer mentre studiavano un caso particolarmente ostico, né tantomeno notti fra le strade di Gotham a mostrare a quei criminali di che pasta erano fatti Batman e Robin. Ma, più di questo, non ci sarebbe stato più Jason Todd al fianco di Bruce Wayne. E la cosa faceva così male da attorcigliare le viscere e gettare nel baratro la poca razionalità rimasta nel guscio vuoto che una volta era stato Bruce.

    «Sedici anni… avevi… avevi solo sedici anni, ragazzo mio», sussurrò ancora Bruce con un groppo in gola, affondando le unghie sul retro della lapide. «Farei qualsiasi cosa per rimediare… persino cose che non farei mai», disse sottovoce, carezzando il nome di Jason come se fosse stato il suo volto.
   
    Se fosse servito… sarebbe stato capace di parlare persino di nuovo con Talia. Aveva giurato a sé stesso di non considerare mai il pozzo di Lazzaro, eppure una vocina insistente non faceva altro che mormorate dolcemente al suo orecchio di lasciarsi andare, di concedere a quel giovane una seconda possibilità senza dar peso ai possibili effetti che l’acqua di quel pozzo avrebbe potuto procurare alla mente. Ma sarebbe stato davvero capace di condannare Jason in quel modo? Sarebbe davvero riuscito a guardarlo negli occhi e ad accettare il mostro che sarebbe potuto diventare se la resurrezione non fosse avvenuta come avrebbe dovuto? No. Non ce l’avrebbe fatta e, per quanto il suo senso di colpa fosse enorme, quella sarebbe stata una condizione peggiore della morte. E non sarebbe stato capace di fare una cosa del genere a suo figlio.

    Bruce dubitava che il suo cuore sarebbe riuscito a superare tutto quello che stava vivendo in quel momento. Si diceva che il tempo guariva le ferite e che la Grazia del Signore avrebbe portato pace all’anima, ma Bruce aveva smesso da tempo di credere a quel tipo di miracoli e a qualcuno che dall’alto si prendeva cura di tutti loro. Quale Dio avrebbe privato un bambino dei propri genitori? Quale Dio, anni fa dopo, avrebbe privato quello stesso bambino, ormai divenuto uomo, del proprio figlio? Non avrebbe voluto pensare quelle cose, avrebbe davvero voluto sperare che c’era qualcosa oltre la morte che li avrebbe accolti nel suo abbraccio, ma non riusciva a pensare razionalmente e aveva solo voglia di urlare, urlare a squarciagola fino a farsi male la gola e bruciare il fiato nei polmoni, ma riuscì solo a piangere contro quella fredda pietra sotto la pioggia che lo soffocava nel suo ruggito. E, come se non bastasse, sussurri avevano cominciato a farsi largo nella sua testa e a pronunciare strane parole, ma fu proprio neo sentir chiamare il proprio nome che Bruce sollevò il capo, gli occhi spiritati e il cuore che batteva frenetico nel petto.

    Imputò quella voce ai deliri della febbre, ma non riuscì comunque a trattenersi dall’allungare una mano in quella direzione e scrutare tra la pioggia e le lacrime che rendevano il paesaggio intorno a lui offuscato, deglutendo. «Jason…?» mormorò con un groppo doloroso in gola, sussultando quando qualcosa di caldo, fermo e rugoso afferrò la sua mano e intrecciò le dita intorno ad essa.

    «Devo purtroppo darle un dispiacere, signorino Bruce. Sono io», mormorò la voce di Alfred e, per quanto Bruce avrebbe dovuto aspettarselo, non poté fare a meno di sentirsi deluso. Cosa aveva pensato? Che Jason sarebbe uscito dalla sua tomba e tutto sarebbe scomparso come un brutto sogno che si dileguava nelle prime ore del mattino?

    «Alfred?»
   
    «Sì… l’ho cercata dappertutto, non può uscire nelle sue condizioni».

    «Volevo… volevo…»

    Bruce non terminò la frase, ma essa aleggiò intorno a loro come un fantasma a ricordo di quanto fosse accaduto finora, gettando Bruce nella cruda realtà delle cose quando fu Alfred stesso ad aiutarlo ad alzarsi da lì, completamente zuppo da capo a piedi, con mezzo busto ricoperto di fanghiglia, le unghie rotte e sanguinanti e i capelli incollati alla fronte per la troppa pioggia presa; si sorresse contro il buon vecchio maggiordomo quando le gambe non riuscirono a tenerlo in piedi abbastanza a lungo, e Bruce avvertì il suo sguardo accorato su di sé.

    «Sta bene, signorino Bruce?»

    Bruce non rispose, almeno non subito, annuendo poi debolmente. «Starò bene, Alfred, solo…» il magone tornò, gli bloccò la saliva e in gola e fu costretto a deglutire, lanciando un’ultima occhiata a quella tomba di cui si rifiutava di leggere ancora il nome. «…solo non oggi».

    Alfred non parve insistere, limitandosi ad annuire per passargli un braccio dietro al busto massiccio e tenerlo a sé, incamminandosi insieme a passi malfermi nuovamente verso l’enorme villa.

    Ci sarebbe voluto tempo per guarire e tentare di superare il trauma, ma Alfred non avrebbe abbandonato il suo fianco
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per l'iniziativa #allsoulsdaychallenge indette
sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Giuro che io voglio tanto bene a Jason, eh, ma tra i prompt e complice Gotham Knights... ciaone. Alla fine è uscita questa cosa che è abbastanza triste (forse anche troppo) e doveva girare proprio sulla morte di Jason e sui sentimenti che provava Bruce a riguardo. Quindi cosa fa Bruce? Scappa malato, corre nel giardino e si accascia davanti alla tomba di Jason, il suo potero e dolce figlio che è morto così prematuramente
Ho cercato di far trasparire non solo i sentimenti di Bruce come uomo e come mentore, ma soprattutto come padre che si ritrova ad affrontare l'ennesima perdita nella sua vita; non è un uomo che riesce a passare avanti, ma cerca di farsi forza a modo suo... soprattutto anche grazie alla presenza di Alfred
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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