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Autore: Sappho    03/12/2022    0 recensioni
Condannata dagli Dei per non aver compiuto il suo destino Athenodora lascia la sua casa per cercarlo altrove.
Genere: Angst, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athenodora, Caius, Volturi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Precedente alla saga
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Si muoveva verso nord rimpiangendo il momento in cui non aveva scelto un cavallo più giovane e sano che le avrebbe permesso di raggiungere più in fretta le terre fuori dal controllo di Roma. Si era sempre sentita al sicuro dopo essere sopravvissuta al massacro a corte, come se fosse stata messa una sorta di protezione su di lei; poteva curiosare nei bassifondi della città alla ricerca di informazioni ed essere certa che, pur osservata, nessun vampiro le si sarebbe mai avvicinata. Ora, però, si sentiva vulnerabile ed esposta come non le era mai capitato prima. Doveva trovare Aro e doveva farlo in fretta.

Se si è soli, e non si vuole coinvolgere sconosciuti nella faccenda, per trovare un predatore che si nasconde si possono fare due cose: andare nel suo terreno di caccia e aspettare il suo arrivo o trovare la sua tana. E Athenodora, che non aveva altro tempo, si stava precipitando in quest’ultima. 

Nascosta tra i boschi passava le notti nel buio più completo, il suo respiro che si univa a quello dello stallone mentre aspettava con ansia il sorgere del sole. Si concedeva brevi momenti di sonno da cui emergeva con il cuore in gola mentre con le mani tastava con urgenza il corpo del cavallo per assicurarsi che fosse ancora con lei e che fosse vivo. 

Durante il giorno si avvolgeva nelle vesti che aveva trovato ai piedi di un altare dedicato alla Dea Madre. Chiunque la incontrasse non poteva fare a meno di scambiarla per una giovane sacerdotessa. Così nessuno osava avvicinarsi a lei, il timore per la vecchia Dea ancora forte negli uomini che vivevano fuori dalla città e se l’una e trina avesse voluto questo le avrebbe risparmiato di dover rispondere domande sul perché si trovasse in terra straniera. 

Il suo fisico stava iniziando a cedere, la tosse che si faceva sempre più frequente e che le impediva di respirare spingendola alle lacrime. Si era abituata alle comodità della corte, alle stanze nobili che non venivano mai lasciate fredde neppure nel più rigido degli inverni, e ne pagava il prezzo.

Quando arrivò in vista di Volterra era sorta da qualche ora la sesta alba dalla sua partenza. Lasciò lo stallone ad una giovane ragazza che lavava i panni in riva al fiume convincendola a scambiarlo con una tunica ancora sporca di fango. Era troppo magra per passare per una contadina ma le guardie non la degnarono di più di uno sguardo mentre superava l’ingresso dell’acropoli. Evitò il palazzo del Lucumone, non avrebbe trovato lì la tana dei vampiri. 

Forzò invece il passo insicuro verso la parte opposta della città, e prima di raggiungere nuovamente le mura di cinta si infilò in una stradina. Scese delle scale strette fino a raggiungere una porta.

Fece un respiro profondo e la aprì.

Si trovò in un cortile dove le piante selvatiche avevano preso il sopravvento circondato dai muri alti dei palazzi privi di porte o finestre. Passò palmo a palmo tutto il suo perimetro prima di esplodere in un urlo frustrato. 

Non era possibile che si fosse sbagliata così. Che tutte le informazioni che aveva raccolto la portassero a quel giardino abbandonato. 

«Questo è inaspettato»

La voce alle sue spalle la fece sussultare. Si voltò lentamente, sulla soglia del cortile quello che inequivocabilmente era un vampiro la osservava, la testa inclinata da un lato.

«Non avrebbe dovuto esserci nessuno qui fino a stasera» continuò la creatura, sorrideva ma se voleva sembrare rassicurante l’effetto era completamente cancellato dai denti appuntiti che mostrava e dagli occhi cremisi «perché non ti avvicini?»

Tendeva le mani verso di lei. Athenodora si raddrizzò, avrebbe approfittato della sua curiosità se questo le avesse garantito che non l’avrebbe uccisa subito.

«Sei Aro?»

Sembrò sorpreso. Quindi abbassò le braccia e fu lui ad avvicinarsi a lei per primo, sembrava scivolare attraverso l’erba e le sterpaglie. 

«E chi lo chiede?» 

«Athenodora»

«E tu, Athenodora» accarezzò lentamente il suo nome, la ragazza doveva sollevare la testa per incontrare il suo sguardo mentre la sovrastava «saresti disposta anche a dirmi perché vieni a cercare Aro?»

Senza aspettare che gli rispondesse le appoggiò le mani sulle braccia. Il tocco delle sue dita era gelido.

«Sono stata mandata»

«Vedo» si lasciò sfuggire una risatina «ma arrivi un po’ tardi per quello, vero?»

Non seppe cosa rispondere e il vampiro sembrò godersi il suo disagio per un momento.

«Sei piuttosto disperata per venire qui, non è così?»

«Coraggiosa forse, so cosa voglio»

«No, no… » scosse la testa con disappunto «le menzogne non ti si addicono. Tu non hai altra scelta, moriresti comunque»

«Come- »

«Come lo so?» le si avvicinò come se volesse dirle un segreto all’orecchio invece appoggiò il naso alla pelle della sua guancia e inspirò «posso sentire la malattia che ti consuma nell’odore del tuo sangue e so tutto quello che ho bisogno di sapere su di te dal momento in cui le mie mani ti hanno toccata»

Athenodora si allontanò da lui e Aro le girò attorno valutandola.

«Avresti potuto già divorarmi»

«Vero, voi umani siete così fragili che probabilmente non ti saresti neppure accorta del mio arrivo»

«Da quanto sei un vampiro?»

«Quasi un secolo ormai»

Ora era lei a studiarlo, come per valutare un offerta che non le era ancora stata fatta. Si avvicinò e tentennò solo un momento prima di toccargli il viso con le dita, la pelle era fredda e dura come la pietra al tatto, la creatura davanti a lei la osservava con pazienza mentre prendeva una decisione.

«E non morirai mai?»

«Mai, solo un altro vampiro potrebbe provare a distruggermi ma sarebbe incredibilmente difficile, ho guadagnato forza e potere e non soffrirò dolore e malattia. Sarà una rinascita per te»

Athenodora annuì solennemente il suo accordo ma, proprio lui mentre sembrò fare un passo verso di lei una voce affannata li interruppe.

«Aro?»

Un secondo vampiro si stagliava sulla soglia del cortile. Sembrava l’altra faccia della medaglia di quello di fronte ad Athenodora, con i capelli quasi bianchi che gli sfioravano le spalle e il volto spigoloso. Senza che lei potesse accorgersene Aro si era mosso ed era di fronte al compagno, questo allungò una mano con impazienza e gli afferrò il polso.

«Oh. Beh, questo è inaspettato e cambia le cose mia giovane amica» Aro si voltò a guardarla, un’espressione di scuse sul volto «la decisione sulla tua vita non è più nelle nostre mani, Caius ti ha rivendicata e non posso che lasciarti a lui. Mi dispiace, ma temo che tu sia la tua cantante»

Non fece a tempo a chiedere cosa significasse che si trovò sbalzata contro il muro, l’impatto talmente forte da toglierle il respiro e quando provò a riprendere fiato si ritrovò la gola piena di sangue. Terrorizzata si afferrò alla tunica del vampiro.

«Veloce… non riesco a respirare» forzò le parole perché le uscissero dalle labbra. 

Caius sollevò lo sguardo sul suo viso e un momento dopo si lanciò sul suo collo, Athenodora fece in tempo a vedere la schiena di Aro che se ne andava prima di spegnersi in un ultimo sospiro.

   
 
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