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Autore: Mari Lace    05/12/2022    8 recensioni
Per Mati ❤ Buon compleanno!
Pansy alza gli occhi al cielo, che in questo caso è il soffitto dell’aula di Babbanologia.
È la terza commedia romantica che la Burbage propina loro nel corso della stessa settimana – come se agli studenti servisse una conferma del palese e recente sviluppo romantico tra lei e Piton – e Pansy davvero non ne può più.

[Partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofi sul forum Ferisce la penna]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cos'è, una commedia romantica?

NdA: Charity Burbage e Severus Piton sono vivi perché ho deciso così; Hermione non è l’unica Grifondoro del suo anno a tornare a Hogwarts l’anno dopo la Battaglia (ma quasi).

 

 

Cos’è, una commedia romantica?

 

Pansy alza gli occhi al cielo, che in questo caso è il soffitto dell’aula di Babbanologia.

È la terza commedia romantica che la Burbage propina loro nel corso della stessa settimana – come se agli studenti servisse una conferma del palese e recente sviluppo romantico tra lei e Piton – e Pansy davvero non ne può più. I personaggi di queste commedie sono tutti talmente banali, pronti a tuffarsi in una relazione senza pensarci due volte… Lui propone di fare qualcosa (niente di speciale, generalmente attività scontate come consumare un pasto insieme), lei dice di sì, e nel giro di mezz’ora si innamorano perdutamente l’uno dell’altra.

L’abilità dei Babbani di produrre storie animate senza magia potrebbe quasi impressionarla, se non l’utilizzassero per simili sciocchezze. Pensa a questo, mentre esce dall’aula a fine lezione. I corridoi sono pieni di studenti, la maggior parte di fretta nel tentativo di non far tardi alla prossima lezione.

Dall’altra parte del corridoio nota lui. L’unico eroe della Battaglia oltre alla Granger ad aver deciso di tornare a Hogwarts per terminare gli studi. Potter, Weasley e molti altri hanno accettato al volo l’offerta di ammissione all’accademia per Auror a prescindere dai loro risultati scolastici. Che importanza ha il non saper comporre l’antidoto a un veleno complesso, se si ha combattuto contro il Signore Oscuro in persona?

“Ehi, Pansy.”

Per qualcuno ha importanza, ha scoperto. Si ferma e si volta verso il compagno. “Paciock.”

Lui fa una smorfia. “Quando ti deciderai a chiamarmi per nome?”

“Quando smetterai di chiedermi ripetizioni, forse.” Cerca di trasmettere irritazione, ma non è tanto sicura di riuscirci; trattenere un sorrisetto le viene difficile con Neville, più che con chiunque altro.

Le sorride; non il sorriso impacciato che aveva durante i primi anni di Hogwarts, no, un sorriso sicuro che raggiunge gli occhi e le fa venire voglia di— “A proposito di ripetizioni,” inizia lui, “pensavo che oggi potremmo rimanere al castello? Fuori soffia un vento… Moriresti di freddo, vestita così leggera.”

Pansy si aggiusta la sciarpa. È stata lei a imporre che si vedessero all’aperto, nel parco di Hogwarts, come condizione per accettare di aiutarlo in Pozioni. L’idea di essere adocchiata e indicata in biblioteca da metà studentesca, la codarda che voleva consegnare Potter insieme all’eroe che ha ucciso il serpente, bastava a metterla di cattivo umore e spingerla a dire di no. Lui ha accettato senza fare domande; i loro appuntamenti settimanali persistono da quasi due mesi, mai al chiuso eccetto le due volte in cui l’ha portato in aula per una lezione pratica, con la benedizione di Piton (non è certa se il professore abbia accettato ignaro dell’identità dello studente di Pansy o proprio perché, conoscendola, sperasse di togliersi una seccatura). L’istinto le dice di rifiutare subito, ma per il momento lascia vincere la curiosità. “Hai qualcosa in mente? Niente biblioteca.”

Il sorriso di Neville, se possibile, si fa ancora più largo. “Ho trovato un’aula libera vicino alle cucine, dove potremmo stare tranquilli. Potremmo anche chiedere agli elfi per una bevanda calda, una cioccolata magari, sono sicuro che sarebbero felici di aiutarci,” spiega.

Pansy sbatte le palpebre un paio di volte. Le ha davvero appena proposto di…? “Guarda che non è come nei film, Paciock. Non mi innamorerò di te perché mi hai offerto una cioccolata calda,” dichiara, roteando gli occhi in modo plateale per sottolineare l’assurdità della situazione. A essere realmente assurdo è il modo in cui il suo cuore ha accelerato, ma Neville questo non può saperlo e non lo saprà, non se Pansy riesce a impedirlo.

“Non guardo mai film,” replica lui, sempre sorridente, “però mi piace molto la musica. Hermione mi ha regalato dei dischi: potrei portarli, se non credi che ci distrarrebbero troppo.”

“A che gioco stai giocando, Paciock?”

“Penso che tu lo sappia bene, Parkinson.”

Pansy arriccia le labbra. Sentirsi chiamare per cognome da lui suona sbagliato, anche se sa benissimo che l’ha fatto apposta. Sospira; l’onestà non è il suo forte, e da un mese a questa parte ha iniziato a mentire anche a sé stessa. Per proteggersi… o per codardia?

Neville Paciock è un ragazzo affascinante, un eroe persino, ma non è questo il punto.

Da quando è tornata a Hogwarts, le capita spesso di sentir parlare di lui: tutti commentano quanto Neville sia cambiato, dal suo primo anno, ma si sbagliano. Certo, è cresciuto; si è fatto più alto, muscoloso, attraente. (Pansy ha due occhi funzionanti.) Ha mostrato a tutti il suo coraggio affrontando il Signore Oscuro in persona senza tremare. (Ricorda ancora le parole pronunciate da Silente in quella che sembra un’altra vita, tanto le pare lontana: “Affrontare nemici richiede un notevole coraggio, ma altrettanto ne richiede affrontare gli amici.”) Ha tirato fuori gli artigli e si è messo alla guida della resistenza interna a Hogwarts, Pansy lo sa. Ma nemmeno la guerra è riuscita a renderlo meno gentile.

Gentile, Neville lo è sempre stato: lei se n’è accorta prima, quando non lo vedeva come nient’altro che una facile vittima, e l’ha riscoperto nelle ultime settimane, quando lui le ha chiesto aiuto e lei si è trovata meno sola in una scuola trasudante ostilità contro chi, quando contava davvero, non ha osato schierarsi – contro chi, guidato dalla paura, avrebbe compiuto la scelta sbagliata.

Se proprio deve essere sincera, Pansy può ammettere – a sé stessa – di essersi presa una cotta per l’eroe che per lei sembra avere solo parole e sorrisi gentili. Ma lui perché…? Perché le sta proponendo persino un appuntamento?

“Non hai qualche eroina con cui uscire, piuttosto?” gli chiede, inarcando un sopracciglio. È tentata, terribilmente tentata di accettare, ma la parte di lei che grida di non mostrarsi vulnerabile e non fidarsi, ché rimarrà ferita, non vuole saperne di zittirsi. Il suo istinto di autoconservazione funziona bene, la maggior parte delle volte, poco importa che cervello e cuore le dicano che se può fidarsi di qualcuno quello è Neville Paciock. “Potresti invitare Lovegood, sareste una bella coppia.”

Neville scuote la testa. “Speravo non avessi più voglia di scappare,” dice.

Suona rassegnato, e questo non le piace per nulla. Pansy si morde il labbro inferiore, soppesando le opzioni. Potrebbe insistere, chiedergli se Lovegood l’ha rifiutato, e chiudere una volta per tutte lo strano legame che si è creato tra loro. Altrimenti potrebbe…

“Okay.” È riuscita a non far tremare la voce, nonostante il cuore ora batta a mille nel suo petto, ed è decisamente una vittoria.

“Okay?” ripete lui, fissandola. Divertito o scettico? Non se ne va.

“Okay, possiamo studiare in un’aula e puoi offrirmi una stupida cioccolata calda,” sbotta, imbarazzata. Sente il volto in fiamme e spera che non sia tanto evidente. Muove un passo in avanti per cercare di nasconderlo. “Allora andiamo?”

Neville non risponde immediatamente, ma inizia a camminare al suo fianco, guidandola – suppone – verso la loro aula. “Okay,” risponde divertito.

Pansy non ha risposte sarcastiche da rifilargli, per ora. Ci sarà tempo anche per quelle, più avanti, ma adesso… Adesso le sembra il fragile inizio di qualcosa di bello, e non intende rovinarlo. “Grazie,” mormora, lo sguardo fisso davanti a sé.

Neville non risponde a parole, solo le sfiora la spalla con la sua. Sono qui.

  
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