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Autore: Nao Yoshikawa    07/12/2022    8 recensioni
Draco per poco non si strozzò (e stava accadendo fin troppo spesso quella sera). Quella senza dubbio era la voce di Harry, ma davanti a lui non vedeva il suo viso, bensì una maschera nera. Se non fosse stato per gli occhi non lo avrebbe riconosciuto. Harry se ne stava lì, in un abito elegante, ma in disordine (come al solito, del resto), e con un sorriso stampato in faccia.
«Per la barba di Merlino, ma sei serio? Hai la camicia abbottonata storta!» disse Draco. Harry sospirò.
«Ah, quindi è questo che ha attirato la tua attenzione. Tu invece stai benissimo. Ma… lustrini e pelliccia? Mi sembra un po’ troppo.»
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dedicata a Koa, buon compleanno <3

La notte più lunga

Era da oramai qualche anno che Draco Malfoy poteva affermare con certezza di sentirsi un estraneo in casa sua. Ex casa, perché a conti fatti era da diverso tempo che non viveva più al Malfoy Manor. Quella sera era stato quasi costretto a tornarci, a ridosso del Natale. Draco non avvertiva né spirito natalizio, né voglia di festeggiare nulla, non in quel contesto almeno. Avrebbe di gran lunga gradito fare altro, tipo passare il suo tempo con Potter, nonché suo ragazzo da qualche mese a quella parte. Di ciò non era a conoscenza quasi nessuno, se si toglievano Weasley, Granger e Pansy Parkinson, sua storica migliore amica sin dai tempi di Hogwarts. I suoi genitori però non sospettavano nulla, non che Draco avesse fatto qualcosa per prendere il discorso. Era sua intenzione, ma sarebbe stato più facile se solo non si fosse sentito sotto giudizio. La Guerra Magica aveva cambiato tante cose, ma una certa mentalità non si poteva cambiare nel giro di appena quattro anni e con uno schiocco di dita. Comunque non era questo che ora Draco pensava, il suo dilemma era un altro: andare al ballo del solstizio d’inverno che si sarebbe tenuto nella casa dei suoi genitori. Era una tradizione vecchia di anni, quella di tenere un ballo in maschera nel giorno più breve dell’anno. Tradizione che era poi caduta nel dimenticatoio durante gli anni più bui. Ora che le cose stavano tornando al loro posto, Narcissa Malfoy aveva pensato che sarebbe stato un buon modo per riportare un po’ in auge il nome della sua famiglia. Un ballo in maschera aperto a tutti (che sia chiaro, con aperto a tutti si intendevano una ristretta cerchia di amici. Narcissa non lo aveva detto, ma Draco era sicuro che così fosse). Quando sua madre gli aveva mandato l’invito, una pergamena riccamente decorata, non aveva saputo che fare. Se avesse rifiutato, lei gli avrebbe detto una cosa del tipo ma è la prima volta dopo tanto tempo che saremo tutti insieme, sotto gli occhi di tutti. Soltanto per una sera.
Draco aveva il brutto presentimento che fosse tutta una scusa per organizzare un incontro tra lui e un’eventuale futura sposa, nonostante fosse stato chiaro: non intendo avere un matrimonio combinato e non intendo sposare una donna.
Con quest’ultima frase, Draco aveva voluto intendere non sono interessato alle donne, ma non era stato così diretto. Con un po’ di perspicacia era facile capire cosa volesse dire. D’altro canto, se fosse andato, si sarebbe ritrovato tutta la sera a dover concedere e chiedere balli a gente di cui non gli importava molto, ad ascoltare discorsi di cui gli importava ancora meno. L’unica cosa che lo stuzzicava era l’idea di indossare una maschera, di abbellirsi come meglio voleva. E lui adorava i bei vestiti, questo non era un segreto. Potter gli era sembrato divertito quando gli aveva raccontato del suo dilemma.
«Un ballo in maschera mi sembra un’idea divertente» aveva detto.
«Divertente un corno spietato. Io sono cresciuto nella nobiltà, eventi del genere sono all’ordine del giorno, sono una noia.»
«Allora non andarci.»
«Mia madre se la prenderà a morte. E poi… ah! Io amo i bei vestiti e amo le maschere con piume e lustrini. Quando mi ricapiterà di indossare queste due cose insieme?»
«Allora vacci.»
«Harry, sai? Non sei d’aiuto.»
Alla fine, Harry era più per il fai quello che ti senti. Ergo, non gli aveva dato un vero e proprio consiglio, quindi Draco aveva scelto da sé. E aveva deciso che sì, magari poteva andare per qualche ora, giusto per dar sfoggio dei suoi vestiti nuovi e per non creare inutili discussioni con i suoi genitori. Una volta deciso ciò, si era rivolto ad una delle sarte migliori di tutta l’Inghilterra. Aveva preteso un elegante completo bianco, con tanto di accessori come guanti e un mantello ricoperto di pelliccia (un po’ chic forse, ma a dicembre faceva freddo). Poi si era fatto fare una maschera su misura, bianca e argento. Quando si era provato tutto, Draco si era per un attimo dimenticato del suo disagio. Adorava quell’outfit e avrebbe fatto un sacrificio. Se doveva soffrire, almeno lo avrebbe fatto con stile.
 
 
Così eccolo, la sera del ventuno dicembre, al Malfoy Manor, splendente e bianco quanto la neve che ricopriva i suoi giardini. Indossava già la sua maschera e si rese conto che ciò lo rendeva tranquillo, visto che era praticamente irriconoscibile. Tranne per sua madre: Narcissa Malfoy sfoggiava un elegante vestito lungo e nero, la maschera che copriva gli occhi era del medesimo colore, sulle labbra un rossetto scuro.
«Draco! Sono davvero lieta che tu sia venuta oggi.»
Non che avessi scelta, comunque.
Si schiarì la voce, teso.
«Sì, sono qui infatti. E mio padre dove si trova?»
I rapporti con suo padre erano un po’ più tesi rispetto a quelli con Narcissa. Non che si odiassero, ma tra i due aleggiava sempre un certo imbarazzo e freddezza, fatto di non detti. Questo era uno dei motivi per cui Draco non aveva ancora detto nulla riguardo la sua relazione con Harry: avrebbe rotto equilibro molto precario. Ma la cosa iniziava a infastidirlo. Lucius Malofy se ne stava a qualche metro di distanza a conversare, mentre beveva Whisky Incendario.
«Se vuoi, te lo chiamo.»
«Non è necessario! Però…» Draco si guardò intorno. «C’è un bel po’ di gente. Peccato che non ho idea di chi siano.»
«Sì, questa casa è stata lugubre e silenziosa per troppo tempo. Oramai la guerra è finita. C’è bisogno di un po’ di luce, soprattutto ora che ci avviniamo al Natale. A proposito, posso contare sulla tua presenza, quest’anno?»
Draco tossì, l’aria gli era andata di traverso.
«Vado a prendere qualcosa da bere.»
La Vigilia di Natale aveva già preso impegni con Harry, questo avrebbe dovuto dirglielo, presto o tardi. Draco si fece largo tra la folla, ascoltava distrattamente la musica in sottofondo. Gli faceva quasi senso vedere la casa in cui era cresciuto così. Luminosa, con i lampadari in cristallo ad illuminare tutto, le finestre da cui era possibile vedere la neve cadere. E poi gli abiti colorati, le maschere, la musica. Non era stato sempre così, lui non avrebbe dimenticato. Nessuno lo avrebbe fatto, ma tutti andavano avanti. E lui? Lui era ancora fermo a metà strada. Aveva iniziato una relazione con Harry Potter e questo era stato un grande cambiamento. Tuttavia si poteva fare di meglio. Draco scosse la testa e bevve. Se tutto fosse andato bene, si sarebbe ritrovato a fine serata un po’ alticcio. Ma senza l’alcol non aveva speranza di uscirne vivo. Un moto di malinconica lo colse quando vide alcune coppie ballare. Sarebbe stato bello se Harry fosse stato lì. Lo avrebbe preso in giro per il suo modo di non muoversi che lo faceva sembrare un bastone. Lui, invece, era bravo nel ballo, qualcosa avrebbe potuto insegnargli. Ma Harry non era lì, e anche lui iniziava a chiedersi cosa ci facesse in un posto in cui si sentiva un estraneo.
«Beh… è piuttosto deprimente» sospirò finendo il suo bicchiere.
«E questo non ti autorizza a bere troppo. Pensa cosa accadrebbe se ti ubriacassi. Una brutta figura, non è vero?»
Draco per poco non si strozzò (e stava accadendo fin troppo spesso quella sera). Quella senza dubbio era la voce di Harry, ma davanti a lui non vedeva il suo viso, bensì una maschera nera. Se non fosse stato per gli occhi non lo avrebbe riconosciuto. Harry se ne stava lì, in un abito elegante, ma in disordine (come al solito, del resto), e con un sorriso stampato in faccia.
«Per la barba di Merlino, ma sei serio? Hai la camicia abbottonata storta!» disse Draco. Harry sospirò.
«Ah, quindi è questo che ha attirato la tua attenzione. Tu invece stai benissimo. Ma… lustrini e pelliccia? Mi sembra un po’ troppo.»
«Oh, sta zitto e vieni con me!» il suo ragazzo lo afferrò per un braccio, trascinandolo lontano dalla folla. In realtà, nonostante il suo giocare a fare lo scorbutico, era felicissimo di vederlo lì, lo aveva salvato.
«Ma che fai qui? Potevi avvisare!» sibilò, si stava trattenendo dall’alzare la voce.
«Non ho potuto, è stata una cosa dell’ultimo momento. Tutto il mio outfit l’ho raccattato all’ultimo momento, ho fatto del mio meglio» spiegò Harry. Draco lo squadrò da capo a piedi.
«Ma come hai fatto ad entrare? Non hai l’invito.»
«Secondo te? Ho usato il Mantello dell’Invisibilità, mi sembrava una buona occasione per sfruttarlo.»
Quindi era così. Quindi Potter si era infiltrato al ballo dell’equinozio per… per?
«Ma perché sei qui?» domandò in un sussurro. Harry cercò di aggiustarsi la maschera. Giusto, lui portava gli occhiali, doveva essere scomodo portare sopra quest’ultimi una maschera. Che adorabile imbranato, pensò Draco.
«Mi hai parlato tanto di questo ballo e sapevo che non eri a tuo agio. Inoltre, ad un ballo si balla, appunto. Non mi sembrava giusto che tu stessi a fare da tappezzeria, non dopo che ti sei agghindato così. Giusto?»
Ah, sì. Draco Malfoy si sentì proprio un ragazzo fortunato. Era stato nervoso fino a quel momento, ora invece ogni suo nervosismo o paura si erano dissipati e tutto per merito di Harry e della sua semplicità. Voleva esserci ed era venuto. Era anche per questo che Draco lo amava, perché era coraggioso (un Grifondoro fatto e finito, non che ci fossero dubbi). Draco si schiarì la voce, cercando di scacciare la commozione.
«…Ma Potter, tu non sai ballare» disse, esasperato. Harry arrossì sotto la maschera, facendo spallucce.
«Infatti è per questo che speravo mi venissi in aiuto. Non puoi guidarmi tu? Sempre che tu voglia, perché non sei stato molto chiaro. Insomma, immagino che due uomini che ballano insieme, attireranno non poca attenzione.»
Di sicuro non sarebbero passati inosservati, ma Draco in quel momento decise che non gli importava. Che li vedessero pure. Se Harry, che non era proprio un romantico (non in modo classico almeno), aveva fatto questo gesto per lui, presentarsi lì in una situazione che non gli era confortevole tanto quanto non lo era per lui, non si sarebbe fatto frenare da qualche occhiataccia. E poi Harry aveva ragione, aveva speso troppo per quell’abito, sarebbe stato uno spreco fare da tappezzeria.
«Sei poco perspicace, è ovvio che la mia risposta è sì. Ma segui me, altrimenti cadremo tutti e due, e non voglio fare brutta figura.»
Poi sorrise. Con Harry accanto, sentiva che niente poteva andare male. Che era un pensiero forse banale, però era vero. Draco portò la mano sulla sua schiena. Poi iniziarono a muoversi sulle note della musica. Adesso che si trovava insieme a lui, era cambiato anche il suo modo di vedere le cose. Tra la musica, la luce e la neve fuori dalla finestra, sembrava quasi di trovarsi in una dimensione a parte, sospesa tra due mondi come in un sogno.
«Allora, emh… come vanno le cose con i tuoi?» Harry, con la sua domanda, lo riportò alla realtà.
«Mi chiedi seriamente questo in un momento del genere?»
Proprio vero, Potter non era un romantico.
«Sì, beh… volevo sapere se le cose erano meno tese.»
«Le cose sono… non so, statiche. Però va bene, ci sono abituato. Ora possiamo parlare d’altro, per favore?»
Harry annuì e gli sorrise.
«Mi piaci particolarmente, stasera.»
«Ah, davvero? Con quello che mi è costato tutto ciò, ci mancherebbe. Ma mi piaci anche tu. Con la machera sopra gli occhiali, la camicia storta e i capelli in disordine» ammise, addolcendosi di colpo. Era più forte di lui. Harry gli piaceva così com’era, anche se era testardo, poco perspicace e con un discutibile gusto nel vestire.
«Sono davvero felice di sentirtelo dire. Visto che sei di buon umore allora… posso dirti l’altro motivo per cui sono venuto qui, senza che tu mi uccida.»
Draco si bloccò, la mano premuta forte contro la sua schiena.
«Perché? C’è un secondo fine?»
Che non rovinasse tutto proprio adesso.
«Credo che questa sia l’occasione giusta per dire ai tuoi genitori che stiamo insieme. E che viviamo quasi insieme, in pratica.»
Draco si fermò all’improvviso, guardandosi intorno. Forse da Potter avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere.
«Proprio così? Senza un preavviso, senza andarci per gradi?»
«Vuoi trascorrere la vigilia a deprimerti qui?»
«… Va bene, facciamolo.»
Lo aveva colpito nel vivo. E poi era stanco di mentire, di nascondersi. Era stressante e oramai Draco non aveva più voglia né tempo per i segreti. Dal canto suo, non è che Harry non avesse timore o paura, ma avrebbe agito comunque perché amava Draco, perché con lui stava costruendo qualcosa di importante. Nei suoi progetti c’era una convivenza e in futuro, chissà, magari anche un matrimonio. Era impensabile che i genitori di Draco non sapessero, per quanto la loro possibile reazione lo impensieriva. Fu Draco stesso ad afferrarlo per mano. Oramai avevano attirato l’attenzione della maggior parte dei presenti (immaginò che due uomini che ballavano e si tenevano per mano non passassero inosservato). Stava per esplodere dall’ansia, tanto valeva fare questa cosa alla svelta, se doveva comunque avere addosso una sensazione così sgradevole. L’espressione di Narcissa Malfoy era esaustiva anche da sotto la maschera: le sopracciglia inarcate, le labbra schiuse, aria interrogativa.  
«Draco! E… chiedo scusa, chi è questo nostro ospite?» domandò, gentile ma tesa. Harry decise che era meglio non pensare a cosa dire, ma dirlo e basta.
«Buonasera, signora Malfoy. Sono Harry, Harry Potter. Spero mi perdonerete per essermi imbucato a questa festa. Di solito non lo faccio, ma è per una buona causa.»
Narcissa fu sorpresa, e non tanto dal fatto che davanti a lei avesse Harry Potter. A sorprenderla era il fatto che lui e suo figlio si tenessero per mano. Mettere a posto i pezzi fu facile, ma avvertì comunque un certo sentore di panico misto a shock.
«Lucius, puoi venire un momento?» domandò a suo marito. Draco alzò gli occhi al cielo. Aveva chiamato i rinforzi. Cosa doveva succedere? Sua madre sarebbe svenuta? Suo padre e Harry si sarebbero affrontati in un duello all’ultimo sangue? Il lampadario gli sarebbe crollato in testa ponendo fine alle sue sofferenze?
Lucius si avvicinò tutto impettito e Draco poté vedere la sua espressione cambiare alla vista di lui ed Harry che si tenevano in mano. Stava iniziando a sudare.
«Draco» lo chiamò Lucius. «E…»
«Harry Potter» disse Harry.
«Naturalmente. Qualcuno potrebbe spiegarmi?»
Draco guardò Harry come se volesse dirgli se non parli tu, lo farò io e non è detto che sia l’opzione migliore.
Harry si schiarì la voce.
«Sì, io… la verità è che io e Draco siamo molto uniti.»
Lucius lanciò un’occhiata alle loro mani unite.
«Questo mi sembra evidente.»
Harry arrossì.
«B-beh sì, uniti nel senso che stiamo insieme. E con insieme intendo dire che siamo una coppia. Da qualche mese a dire il vero e stiamo progettando di andare a vivere insieme. Draco avrebbe voluto dirvelo prima, ma non gli era sembrato il caso.»
Draco pensò che effettivamente un ballo organizzato dai suoi genitori, con tanto di pubblico che stava concentrando su di loro tutte le attenzioni, quella sì che era una situazione ideale. Narcissa sventolò il ventaglio.
«Draco… ma è vero?» domandò incredula. Draco fece spallucce e poi sospirò.
«È come ha detto lui. Lo so, il qui presente Harry Potter è un uomo ed è nobile tanto quanto è elegante, però è… è la persona che amo» si fece forza per pronunciare quelle parole, nonostante l’imbarazzo. «E sì, stiamo insieme e sì, ho esitato molto per dirvelo, perché so che in una famiglia come la nostra ci sono delle tradizioni e delle regole. Anche se, detto fra noi, ho deciso che non me ne importa. Ah, e prima che diciate qualcosa, la nostra relazione continuerà a prescindere dalla vostra reazione.»
Harry sorrise. Anche se Draco gli aveva dato pubblicamente dell’inelegante, era contento che avesse detto tutto quello che gli passava per la testa.
«E inoltre. Temo non potrò essere presente questa Vigilia. Io e Harry abbiamo in programma di andare dai Weasley, quel giorno» Draco sganciò la sua bomba finale. Forse un po’ sadico, ma a che c’era voleva liberarsi del tutto. Almeno era quasi sicuro che non ci sarebbero state scenate, visto il numeroso pubblico. Lucius, se avesse potuto, ne avrebbe cantate quattro a quel Potter. Ma non poteva certo permettersi di macchiare in quel modo la sua nobile figura da poco riabilitata. Così guardo Narcissa.
«Se ha già deciso, qualsiasi cosa che diciamo sarà inutile» disse freddamente. Narcissa convenne che suo marito aveva ragione. Inoltre non poteva permettersi di creare una situazione imbarazzante (era già in realtà tutto molto strano, ma peggiorare le cose non era una buona idea). I Malfoy, quanto i Black, erano sempre stati conservatori e rispettosi della tradizione. Ma le cose stavano cambiando e non voleva che la gente potesse pensare che la sua intenzione fosse solo una: mettersi in mezzo a quella relazione. Anche perché, in realtà, non era nei suoi piani. Suo figlio era cresciuto e, per quanto il suo modo di pensare avesse poco a che vedere con quello dei genitori, nessuno avrebbe potuto obbligarlo. Non sarebbe stato giusto, non sarebbe stato sano. Certo, era una bella novità da metabolizzare. Il loro unico erede, il loro unico figlio, in coppia con Harry Potter. Che non era nobile nemmeno lontanamente, ma era una brava persona. E a giudicare da come guardava Draco e dal fatto che si fosse infiltrato a quel ballo per lui, doveva significare per forza che ci teneva.
Narcissa allora sorrise.
«Signore e Signori. Mio figlio e il suo compagno Harry Potter» li presentò. Draco pensò per un attimo che fosse impazzita, ma poi capì. I Malfoy non avevano bisogno di altro fango addosso. L’idea che Narcissa li avesse “usati” per dare lustro al nome di famiglia non lo faceva impazzire, anzi, però al momento andava bene così. Ci sarebbe stato tempo per tutto il resto. E poi la notizia circa la nuova coppia fu accolta molo meglio di quanto aveva temuto, il che non era scontato. Alla fine, insomma, era successo, erano usciti allo scoperto come coppia, ed era accaduto tutto in modo così assurdo che Draco faticava ancora a crederci.
Qualche ora dopo, quando era calato il buio, Draco era uscito su uno dei balconi che davano sul giardino. Si era tolto la maschera e si era perso a guardare i fiocchi di neve. Harry lo raggiunse poco dopo, osservandolo qualche istante prima di annunciare la sua presenza.
«Non hai freddo?»
«Ovvio che no. Guarda come sono vestito. E poi avevo bisogno di silenzio. E di riprendermi. Non pensavo che fossi così teatrale.»
«Non era mia intenzione esserlo. Ma scommetto che almeno un po’ ti è piaciuto» Harry si avvicinò a lui. Draco non poté che sorridere, perché era in effetti stato divertente, se si toglieva la parte inerente al suo panico.
«Un pochino. Allora tu non sei… umh… arrabbiato con me?»
«E perché dovrei?»
Forse perché Draco aveva perso tempo, perché aveva aspettato che fosse Harry stesso ad agire. Non che lo avesse fatto di proposito, aveva avuto intenzione di dire della sua relazione con lui.
«… Perché se non fosse stato per la sua iniziativa, nessuno saprebbe di noi, ancora. Se avessimo lasciato fare a me, sarebbero passati ancora dei mesi, probabilmente. Dannazione! Perché deve essere così difficile?»
«Posso azzardare che è perché non ti sei ancora del tutto perdonato e perché tendi ancora a giudicarti?»
Draco gli lanciò un’occhiataccia. Non c’era cosa peggiore di quando Potter iniziava a psicanalizzarlo. Anche perché spesso aveva ragione.
 «Questa conversazione l’abbiamo avuta troppo spesso. Il mio costante vivere nel senso di colpa è scontato.»
«Va bene, d’accordo. Vuol dire che passerò il resto dei miei giorni a farti capire che non dovresti. Ardua impresa, sai essere testardo quando vuoi.»
Harry afferrò la sua mano, l’avvertì gelida nonostante il guanto a coprirla.
«Inoltre, il nostro ballo è stato interrotto sul più bello, mi pare.»
«Lo hai interrotto tu, sciocco. Per tua fortuna, la notte è ancora lunga.»
Harry strinse un po’ più forte la sua mano. C’era un certo sollievo nel fare ciò che si amava senza sotterfugi, senza doversi nascondere. Di sicuro sarebbero stati sulla bocca di tutti per un po’, nel bene e nel male. Ma questo era solo un dettaglio.
«Allora devo rimediare» Harry lo tirò con sé. A Draco alla fine non sarebbe dispiaciuta un po’ di attenzione su di sé, anche se sapeva che con i suoi genitori non sarebbe stato facile. Ma a questo ci avrebbe pensato l’indomani. Adesso voleva solo respirare. Gli risultò incredibilmente facile.

Nota dell'autrice
Voleva essere una storia seria, alla fine non lo è risultata quasi per niente. Questa storia segue un po' il mood della storia di Koa, Il teorema dello Schiopodo Sparacoda. Ma perché proprio un ballo in maschera? Perché è un tema che mi piace, l'ho usato diverse volte nelle mie storie, quindi mi è venuta l'idea di questo ballo il giorno del solstizio d'inverno in cui la gente si maschera, balla, beve, eccetera. Non scrivo una Drarry da più di un anno, quindi è stato strano ma piacevole. Koa, spero ti piaccia/ti diverta, forse è un bene che non mi sia buttata sul drammatico (anche se penso avresti comunque apprezzato), ma un po' di leggerezza non fa male in questi giorni, per cui.

Nao
   
 
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