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Autore: Mari Lace    08/12/2022    10 recensioni
Per Marti ❤
Quando scorge Luna Lovegood venirgli incontro a passo deciso, il suo cervello si spegne. Diviene di colpo fin troppo consapevole di ciò che pende proprio sopra la sua testa; prima l’ha notato senza soffermarcisi, grosso errore di distrazione da parte sua. Avrebbe dovuto evitarlo e passare da un’altra parte. Muoversi ora non sembra un’opzione possibile. L’idea che Luna stia venendo a… Draco deglutisce.
[Questa storia partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna]
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Draco/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Storie Aspec'
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Molto meglio di un bacio

Molto meglio di un bacio

 

Draco si rigira il calice di spumante tra le mani, chiedendosi che ci faccia lì.

Non è la prima volta che visita Grimmauld Place, ma è la prima volta dalla morte di Walburga Black e ha difficoltà a conciliare ciò che vede con il luogo dei suoi ricordi. Non è solo il senso che sia tutto molto più piccolo, come capita a tutti i bambini crescendo; è un cambiamento più profondo. Forse sono le decorazioni natalizie, forse la musica bassa diffusa in ogni stanza da un incantesimo, forse i maglioni colorati di molti degli invitati: qualunque sia la ragione, Grimmauld Place oggi gli sembra accogliente come non è mai stata.

È accogliente, certo, ma lui si sente ugualmente fuori posto.

Teddy – l’unico motivo per cui ha accettato l’invito alla festa di Natale dei Potter – l’ha salutato tutto contento al suo arrivo, ma non appena è arrivata la sua amica del cuore – “zio, zio, lei è Victoire! Dopo posso insegnarti a pronunciarlo, se vuoi” – è sparito a giocare in una delle stanze al piano di sopra. Draco si è allora avvicinato ad Andromeda, iniziando un’interessante conversazione, ma l’ha conclusa pochi minuti dopo l’arrivo di Molly Weasley, preferendo lasciare le due donne a discutere delle preoccupazioni causate dai nipoti senza la sua presenza francamente inutile in quel contesto. Così ora vaga per le stanze messe a nuovo della residenza dei Black, consapevole di dover rimanere almeno fino allo scarto dei regali se non vuole deludere terribilmente il cugino, e si chiede di cosa potrebbe parlare con Potter o uno dei mille Weasley presenti in mezzo a invitati che non conosce. Si ferma sulla soglia tra una stanza e l’altra, prendendosi un momento per studiare gli ospiti presenti intorno al bizzarro albero di Natale – è una Poinsettia viola, quella in cima? – e sorseggiare il suo spumante.

Quando scorge Luna Lovegood venirgli incontro a passo deciso, il suo cervello si spegne. Diviene di colpo fin troppo consapevole di ciò che pende proprio sopra la sua testa; prima l’ha notato senza soffermarcisi, grosso errore di distrazione da parte sua. Avrebbe dovuto evitarlo e passare da un’altra parte. Muoversi ora non sembra un’opzione possibile. L’idea che Luna stia venendo a… Draco deglutisce.

“Attento, Draco!” Luna lo raggiunge e lo spinge, in modo gentile ma fermo, indietro di tre passi.

“Ma che—?”

Luna si è fermata e lo fissa con uno sguardo intenso. Draco torna in sé, sentendosi sotto scrutinio. Sta per interrogarla, ma lei lo anticipa. “Stai bene?”

“Sto…? Sì, io sto bene! Tu, piuttosto? Perché mi hai spinto via?”

Lei si volta e indica in alto, verso il rametto di vischio. “Avevo detto a Harry di non appenderlo, ma non mi ha dato retta. Ha praticamente invitato i Nargilli a entrare in casa, è pericoloso!”

Draco sbatte le palpebre, confuso e ancora un po’ sconvolto dalla spinta inaspettata. “Temevo mi volessi baciare,” si lascia sfuggire.

È il turno di Luna di apparire confusa. “Perché avrei dovuto?”

Draco inspira, attende un istante, espira. “È tradizione baciarsi sotto il vischio,” spiega. “Davvero non lo sapevi?”

“Oh.” Luna scrolla le spalle. “Non mi interessano i baci o le loro tradizioni. Non devi temermi,” dichiara sorridendogli divertita. “E poi te l’ho detto, il vischio è pericoloso.”

Draco scuote la testa, ma non è l’ultima frase ad aver calamitato la sua attenzione. “In che senso, non ti interessano i baci?”

“Sono asessuale. Oh, è un termine babbano, probabilmente non lo conosci. Non mi piacciono né i ragazzi né le ragazze, non dal punto di vista fisico, significa questo.”

Draco la fissa, fulminato dalla spiegazione. “Ed è normale, tra i Babbani?” domanda.

Luna annuisce. “Dipende cosa intendi per normale,” chiarisce, “ma molti Babbani sanno almeno che l’asessualità esiste. Non tutti la accettano, però,” conclude con un sorriso triste.

Draco manda giù a vuoto. “Capisco.”

Lo sguardo di Luna si fa curioso. “Davvero?”

“Usciamo da tre mesi, Draco! Volevo aspettare prendessi tu l’iniziativa, ma insomma, ti decidi a baciarmi?”

“In che senso, non vuoi fare nient’altro? Cos’è, non sono abbastanza attraente per te?”

“Apprezzo che non guardi mai le altre, ma non mi dispiacerebbe se guardassi più me, sai? Ti hanno educato proprio bene, i tuoi.”

“Io… Sì.” Lui e Luna non si conoscono bene. Questa potrebbe essere la conversazione più lunga – senz’altro è la più importante – che abbiano mai avuto, quindi forse non ha senso aprirsi con lei, ma è anche la prima persona che l’abbia mai fatto sentire compreso su questo aspetto; l’istinto gli dice di fidarsi. Prima, però… “Ti spiace se ci spostiamo da qui per parlarne?” chiede, mentre qualcuno – un Weasley, a giudicare dai capelli – sfreccia accanto a loro.

Luna annuisce e gli tende la mano. Dopo un attimo di esitazione, Draco l’accetta e si lascia guidare su per le scale, fino ad arrivare in soffitta. Luna chiude la porta, accende la luce – una delle tre lampadine del lampadario è fulminata –, sposta un paio di scatoloni e sfrutta lo spazio così creato per sedersi a gambe incrociate sul pavimento polveroso.

Draco non la segue subito, ma alla fine – dando mentalmente la colpa a tutto lo spumante ingerito per combattere il disagio nelle due ore precedenti – decide che, lontano dagli occhi di chiunque altro, per stavolta può permettersi di imitarla. Una volta seduto, mette in ordine i pensieri che gli girano in testa da quando l’ha sentita dichiarare che l’assenza di attrazione è qualcosa di normale. “L’unica persona da cui mi sia mai sentito attratto è Pansy, ed è successo solo dopo mesi che ci frequentavamo. Poi ha smesso di capitarmi anche con lei. Quello che mi hai appena detto è…” Si ferma, prende fiato (e tempo).

Luna gli sorride gentile. “È come la risposta a una domanda che non sapevi di avere?”

Draco annuisce. “Qualcosa del genere, sì.” Vede comprensione, nel suo sguardo, ed è come se si fosse tolto un peso che neanche sapeva di portarsi dietro. Forse non dovrebbe essere così rassicurante, sentirsi compresi dalla donna che a Hogwarts tutti chiamavano Lunatica (e dai Babbani), ma Draco non riesce a far sì che gli importi. Non si è mai fermato seriamente a riflettere sulla barriera invisibile che sembra esserci tra lui e gli altri ogni volta che l’argomento di conversazione verte sul sesso, si è abituato a ignorare il senso di disagio che lo pervade in quelle occasioni, ma in fondo ha sempre saputo che esisteva. Se ne è vergognato, non capendone il perché, ma Luna gli sta donando un’altra opzione.

“Per indicare chi riesce a provare attrazione sessuale solo verso persone con cui ha un forte legame emotivo,” inizia nuovamente lei, “i Babbani usano il termine demisessualità.”

Oh. Draco sbatte le palpebre. Questo spiegherebbe Pansy.

“Se quel legame viene meno, per qualsiasi motivo, smette anche l’attrazione; è tutto molto fluido, sai?”

Draco non capisce del tutto, in realtà, ma le parole di Luna rispecchiano le sue esperienze. Annuisce. “Io… È interessante. Grazie.”

Lei gli sorride, di nuovo. “Non abbiamo mai davvero parlato, dopo quella volta a Hogwarts,” dice. “Mi piacerebbe conoscerti meglio, se ti va.”

Quella volta a Hogwarts, Draco se la ricorda bene. È la volta in cui ha provato a scusarsi a nome della sua famiglia, la mattina dopo la sconfitta di Voldemort, nonostante sapesse benissimo che delle scuse a parole non risolvessero niente. Luna – il suo nome l’ha imparato dopo, sollevato di poter smettere di pensarla come la ragazza prigioniera – non gliel’ha permesso, fermandolo subito con determinata gentilezza. “Piacerebbe anche a me.” Mentre lo dice, si rende conto che è vero.

Il sorriso di Luna si amplia. Lei poi si alza, piano, e stavolta Draco non esita prima di imitarla e seguirla fuori dalla soffitta e giù in salotto, vicino all’albero addobbato con un improbabile miscuglio di festoni e palline. (Pensare che Teddy abbia contribuito a quell’incubo estetico lo porta a essere leggermente più indulgente, ma è dura per qualcuno educato a cercare la perfezione sempre.) Distratto dall’albero, non si accorge subito della persona verso cui l’ha guidato Luna.

“Malfoy,” lo saluta Neville Paciock con un cenno del capo. “Buon Natale.”

“Paciock.”

Luna si volta verso il Grifondoro, il volto illuminato dal sorriso con cui Draco ha iniziato a familiarizzare nell’ultima ora. “Siamo diventati amici,” dichiara.

Neville non appare sconvolto dall’affermazione, accenna anzi un sorriso divertito. “Davvero?”

Draco annuisce. Si aspetta qualche domanda, o forse anche che Luna racconti della conversazione che hanno avuto, ma non succede nulla di tutto ciò. Succede, invece, che Neville fa un complimento al fermaglio giallo che chiude la treccia di Luna – e che Draco non aveva nemmeno notato, prima – e lei lo ringrazia lanciandosi in una spiegazione sul perché abbia scelto proprio un’ape e quali materiali abbia utilizzato per metterlo insieme. Draco si ritrova presto a commentare lui stesso, ritrovandosi coinvolto in continui cambi d’argomento che è impossibile descrivere in modo diverso da chiacchiere tra amici.

Non è male, riconosce tra sé dopo un po’. Non è male per niente.

  
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