Crossover
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Autore: evil 65    10/12/2022    7 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo! È sempre complicatissimo giostrare così tanti personaggi nelle scene d’azione, quindi diteci se abbiamo fatto un buon lavoro.
Buona lettura!

 


Capitolo 36 - La Battaglia dell’Arena: Parte 2

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L’entrata in scena di Angel era stata decisamente inaspettata. Perfino Thor e Accelerator erano rimasti scioccati dall’apparizione improvvisa dei loro compagni, prima che il tonante arricciasse le labbra in un sorrisetto consapevole.
<< Sei in ritardo, compagno d’armi >> disse, mentre procedeva a colpire uno dei gladiatori distratti.
A causa dell’attacco rilasciato dal Soleano, la folla era entrata nel panico e le guardie ehinerjar si erano già mobilitate per tenere sotto controllo la situazione.
Loki ringhiò, riconoscendo all’istante quel gruppo di scocciatori. E di certo non gli ci volle molto a computare un semplice ragionamento: se loro erano lì… allora anche il Dottore doveva essersi infiltrato nell’arena.
Ma com’erano riusciti a superare le sue innumerevoli difese magiche? Loki si sarebbe premurato di interrogare Skurge a riguardo.
“Fino ad allora…”
Il suo sguardo vagò verso le guardie già raccolte sugli spalti, che lo osservavano in attesa di ordini.
<< Beh, che state aspettando? Portatemi le loro teste! >> ringhiò, indicando imperiosamente il gruppo di ribelli.
Subito, gli ehinerjar puntarono verso gli intrusi, le armi sguainate e già pronte all’uso. Con sorpresa dello stesso Loki, furono presto imitati dai Cybertroniani che fino a quel momento avevano assistito allo spettacolo. Sicuramente anche loro avevano riconosciuto l’identità dei ribelli, intuendo che una loro cattura avrebbe portato al favore di Lord Megatron e dello stesso Maestro.
Ben presto, esplosioni e colpi d’arma risuonarono per tutta la struttura, accompagnati da grida di battaglia.  Al contempo, Loki chiuse gli occhi e la sua mente vagò fino alle profondità più nascoste dell’arena.
Dopo qualche secondo, i pensieri del Dio dell’Inganno toccarono una presenza fredda e meccanica, celata tra le ombre di una stanza apparentemente dimenticata.
<< Tu, che un tempo eri la più grande arma del regno di mio padre… >> sussurrò l’Ase << ascolta la voce del tuo padrone e sconfiggi i miei nemici! >>
Nell’oscurità del colosseo, un rumore di metallo deformato si mescolò all’odore di fuoco e cenere.

                                                                                                           * * *

Track: https://www.youtube.com/watch?v=aa342sjXn9A

Il suono di proiettili vaganti riecheggiò al limitare degli spalti, seguito da bagliori accecanti.
Emil si portò con un balzo sul terreno sabbioso dell’arena, rapidamente seguito da un gruppo di soldati. I suoi denti erano scoperti in un ringhio estatico, accentuando le sue caratteristiche animali.
Dapprima, evitò abilmente le armi avversarie, per poi portarsi in mezzo al gruppo. E per quanto gli asgardiani fossero addestrati, le abilità di combattimento del fauno andavano ben oltre quelle di un guerriero ordinario.
Nelle sue mani vivevano gli insegnamenti di decine di maestri marziali susseguiti nel corso di secoli, una tradizione nata molto prima della creazione di Battleground… e lui non aveva alcuna intenzione di deluderli!
Poco distanti, i suoi compagni stavano combattendo altrettanto ferocemente. 
Con i pugni imbevuti di Aura, Yang evitò abilmente gli artigli di un Decepticon e colpì il primo Asgardiano che le capitò a tiro, mandandolo a finire contro l’enorme macchina in un tripudio di metallo deformato e bulloni vaganti.
<< Non mi sono mai sentita così via! >> esclamò, sollevando ambe le mani verso il cielo del pianeta. Accanto a lei, Weiss intercettò la lancia di un ehinerjar poco prima che potesse colpire la compagna.
<< Controllati, maledizione! >> le sibilò, mentre evocava un ghilfo per congelare l’avversario << Siamo nel bel mezzo di una battaglia! >>
<< A onor del vero, negli ultimi giorni siamo sempre stati nel mezzo di qualche battaglia >> si intromise Ruby, per poi ridurre a brandelli la gamba di un cybertroniano con la sua fidata Crescent Rose. L’essere grugnì sorpreso e cadde a terra, sollevando una nuvola di detriti che sparò dritta verso le compagne cacciatrici.
Weiss si sentì arruffare i capelli e sputò la sabbia che le finì in bocca.
<< Perché mi sono dovuta cacciare in questo macello? >> borbottò a se stessa, il corpo avvolto da un bagliore azzurro << Ero una dei migliori studenti di Beacon! Ero l’ereditiera della più grande compagnia di Renmant! Ero… giù le mani, marrano! >>
Congelo a mezz’aria il braccio di un Decepticon. Il Mech spalancò sorpreso le sue ottiche rosso sangue… e prima che potesse allontanarsi, vide la giovane Cacciatrice balzare verso di lui in un turbinio di nevischio.
<< Ero una Cacciatrice in divenire! >> gridò l’albina, colpendolo in viso con la punta del suo stocco << E ora sono costretta a correre da un pianeta all’altro a combattere robot alieni, asgardiani e dinosauri!>>
Il cybertroniano cadde sulla schiena. Ma anziché concedergli un momento di pace dall’assalto, Weiss continuò a inveire sul torace della bestia meccanica, spargendo olio e bulloni tutt’attorno.
<< Sono stufa di tutto questo! STUFA! >> continuò, incurante del modo in cui la stavano guardando i suoi compagni di squadra. Yang, in particolare, aveva cominciato a respirare un po’ più velocemente del solito.
<< Non so voi… ma io mi sto eccitando >> borbottò, mentre si portava inconsciamente una mano alle labbra.
Kirby le lanciò un’occhiata impassibile, aprì la bocca per fare un commento sarcastico… ma ecco che un potente ruggito catturò la sua attenzione.
Subito, i Neo-Cacciatori si volarono verso una delle entrate dell’arena.
Dapprima, scorsero solo una serie di denti pallidi e appena illuminati dalla luce del sole. E quelle zanne letali erano incastonate nelle fauci di una bestia orripilante, grande quanto un Cybertroniano!
Del colore di una terra arida, sembrava quasi una gigantesca scimmia senza peli, ma con zampe anteriori sottili terminanti con enormi artigli. Era decisamente terrificante.
<< E quello che diavolo è? >> sbuffò Yang, i pugni già illuminati e pronti al combattimento.
Sul volto di Kirby calò una cupa ombra.
<< Un Rancor >> disse, rammentando le lezioni del Professor Verde  << Una delle bestie più feroci di tutta la galassia. Naturalmente ne hanno uno. >>
<< Eh… ne ho combattuti di più grossi.>>
Ruby la guardò con la coda dell’occhio. << Davvero? >>
<< Stai scherzando? >> ribattè l’altra, come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa << È gigantesco! >>
Nell’istante in cui pronunciò quelle parole, il mostro ruggì ancora più forte e cominciò a caricare verso di loro.
Kirby sospirò stancamente.
<< Odio la mia vita >> borbottò, mentre aumentava l’Aura attorno a lui per incassare il colpo. Con piedi ben piantati a terra, fu comunque spinto indietro nell’istante in cui il muso della bestia incontrò i suoi gomiti, ma fortunatamente il campo energetico di cui era ricoperto fu abbastanza forte da resistere ai denti seghettati. Presto, Yang e Ruby decisero di dargli man forte e colpirono la bestia con una combinazione di montanti e fendenti di falce, spezzandogli una zanna.
Sopra di loro, Penny era rimasta coinvolta in una serrata battaglia aerea con alcuni Cybertroniani volanti, assistiti da un gruppo di valchirie. I suoi raggi energetici si muovevano come le luci fotoscopiche di un locale notturno, falciando arti meccanici, organici… e a volte ali.
Non che l’androide si stesse divertendo. Fosse stato per lei, avrebbe semplicemente recuperato i suoi amici ed evitato questi brutali conflitti. Dopotutto, le valchirie stavano solo eseguendo gli ordini del loro sovrano!
Sfortunatamente, non combatterle avrebbe solo prolungato la prigionia di Thor e Accelerator… quindi non poteva trattenersi.
<< Scusa! >> esclamò, mentre ne colpiva un’altra << Scusa! Forse potreste arrender-… ok, quello era davvero maleducato! >>
Con una capriola aerea, evitò abilmente un missile vagante, poi si portò alle spalle del Decepticon che l’aveva lanciato e lo colpì violentemente con un dei suoi raggi.
<< Scusa! >> gli grido, mentre il corpo del Cybertroniano precipitava a terra in un turbinio di fiamme. La macchina esplose a pochi metri da Emil, che tuttavia non se ne accorse nemmeno. I suoi sensi erano interamente concentrati sulle ultime guardie rimaste, mentre queste stavano cercando di infilzarlo con le loro lance.
Con sorprendente agilità, il fauno scattò verso quello più vicino e lo colpì allo stomaco. E sebbene l’armatura dell’Asgardiano si rivelò abbastanza resistente da non piegarsi sotto le nocche del neo-cacciatore, il guerriero che proteggeva sentì tutta la potenza del contraccolpo e venne scaraventato ad altissima velocità addosso al suo compagno.
Pochi secondi dopo, un’ombra calò su Emil e il fauno scansò di lato per evitare la lama di un Decepticon. Questi tentò un altro affondo, ma venne rapidamente messo offline da un colpo di fulmine ad opera di Angel.
Con disinvoltura, il rosso atterrò accanto al collega Time Warriror, ripiegando le ali draconiche che aveva già evocato sulla schiena.
<< Andiamo! >> urlò Emil, sorridendo estasiato << Chi è il prossimo, eh?! >>
La risposta a quella sfida arrivò molto prima di quanto si aspettasse.
Uno dei portoni dell’arena cominciò ad aprirsi, accompagnato da un inconfondibile suono di passi. All’inizio, entrambi i Time Warriors pensarono che potesse trattarsi di un altro Cybertroniano, poiché avevano un eco vagamente metallico. Tuttavia… ciò che fuoriuscì dall’interno del colosseo non assomigliava a niente che avessero mai visto.
Era fatto di metallo, certo… ma sembrava più una gigantesca armatura che uno dei robot provenienti dal pianeta Cybertron.
Sconosciuto a entrambi, la creatura non era altri che l’arma più potente dell’intera Asgard. Un costrutto autonomo che aveva più volte provocato morte e devastazioni incalcolabili nell’universo in cui era stato forgiato, quando la terra degli dèi era ancora al suo apice.
Perché quell’essere… non era altri che il Distruttore, la sentinella di Asgard. E al momento, l’asso nella manica che Loki aveva scelto di scatenare su di loro.
Dopo essersi guardato attorno, l’elmo impassibile dell’automa si posò sull’unica coppia di avversari che non erano coinvolti in uno scontro.
Emil deglutì nervosamente, si girò verso Angel e gli diede una pacca sulla spalla.
<< È tutto tuo, amico! >>
E, detto questo, si lanciò a tutta velocità verso un gruppo di asgardiani, lasciando il soleano in compagnia della mostruosità meccanica. Questa cominciò ad avanzare minacciosamente verso il Rosso, il quale sospirò rassegnato.
<< Ovviamente >> borbottò, mentre faceva roteare la lancia. Appena una frazione di secondo dopo, dall’elmo del Distruttore scaturì un raggio di energia caldo quanto le fiamme del sole stesso.

                                                                                                        * * *

Dopo un serrato inseguimento per i cunicoli dell’arena, il Dottore era finalmente riuscito a raggiungere l’esterno, ritrovandosi nel mezzo della bolgia.
Con un balzo, evitò la lama vibrante di una guardia pretoriana, poi la afferrò per il braccio e la colpì con violenza sull’elmo, mandandola a sbattere contro gli spalti sottostanti. A discapito del suo aspetto gracile e del suo atteggiamento pacifista, aveva ancora migliaia di anni di conoscenze sul combattimento corpo a corpo che gli avevano salvato la vita in numerose occasioni.
Subito, scalzò di lato per evitare una frusta vibrante, poi afferrò un cesto di pop corn vicino e lo lanciò addosso alla guardia, oscurandole temporaneamente la vista. A quel punto, balzò oltre il bordo degli spalti e atterrò con la schiena sul campo di battaglia.
Gemette dolorante, alzò la testa… e il suo sguardo incontrò i volti stupiti di una coppia di donne.
Il Signore del Tempo sbattè lentamente le palpebre. Erano entrambe vestite con armature da combattimento, ma in quanto ad aspetto e lineamenti non avrebbero potuto essere più diverse!
Mentre una era piuttosto alta, con capelli dorati che le cadevano sulle spalle e occhi nebulosi, l’altra le arrivava appena all’altezza del fianco, aveva folti capelli neri e iridi rosso sangue.
Dal canto suo, Auth era rimasta piuttosto sorpresa dall’improvvisa apparizione di questo insolito vecchietto. 
<< Ehm… salve? >> disse l’uomo, alzando la mano destra in un saluto disarmante.
L’entità arricciò le labbra in un sorrisetto divertito.
<< Saluti, giovanotto >> lo saluto con voce calda e gentile << Sei forse tu la causa di tutto questo baccano? >>
Il vecchietto si alzò lentamente in piedi.
<< Colpevole come accusato >> disse, mentre si strofinava la testa con aria imbarazzata.
<< Perché lo chiami giovanotto? >> le chiese Marie, affiancandosi a lei << Sembra che potrebbe avere un infarto da un momento all’altro. >>
<< Siete tutti giovani per me >> rispose l’entità, con una scrollata di spalle. Poi, il suo sguardo incontrò ancora una volta quello dello sconosciuto… e lì vi rimase bloccato.
<< Anche se… ammetto che il mio commento iniziale potrebbe essere mal riposto >> borbottò, prima di invadere il suo spazio personale.
Il vecchio sì irrigidì, ma per il resto rimase completamente immobile, sostenendo quell’esame con grazia.
<< I tuoi occhi sono molto vecchi >> commentò Auth, pensierosa << Più vecchi di qualunque altro mortale che abbia mai incontrato. Che cosa sei, esattamente? >>
L’uomo le offrì un sorriso a metà tra l’ironico e il curioso.
<< Solo un viaggiatore >> fu la sua risposta disinvolta << Ma in questo momento? Puoi anche considerarmi il vostro liberatore. >>
L’entità inarcò un sopracciglio. Ma prima che potesse chiedergli a cosa si riferisse… ecco che sentì qualcosa cambiare attorno a lei.
L’aria dell’arena divenne improvvisamente più leggere e per un attimo si sentì come se qualcuno – o qualcosa – le avesse tolto una montagna dalle spalle.
Era più leggera. Riusciva a percepire il battito di ogni persona presente nell’arena… l’odore dell’elettricità che saettava nei loro cervelli… e il profumo della magia che volteggiava in ogni angolo di questo regno.
Lei poteva sentire TUTTO, ancora una volta!
Una scossa all’altezza del collo la riportò alla realtà. E quando comprese quello che era appena successo, si strappò l’oggetto maledetto prima ancora che la sua mente ne registrasse l’azione.
Accanto a lei, gli occhi di Marie si spalancarono sorpresi.  
<< I collari… sono disattivati! >> esclamò, incapace di trattenere un sorriso eccitato.
Subito, la vampira allungò una mano… ed ecco che la sua fidata spada si materializzò tra le dita in un turbinio di polvere vermiglia, splendente di potere e bisognosa di sangue nemico in cui affondare la propria lama.
<< Ho di nuovo i miei poteri! >> disse Marie, mentre la faceva abilmente roteare tra i palmi.
Stordita, Auth sollevò i propri… ed ecco che una luce familiare cominciò a diffondersi lungo gli arti, illuminando quella sezione dell’arena. E per quanto fosse insignificante rispetto al potere che aveva detenuto prima dello Scisma, era comunque più di quanto avesse mai utilizzato negli ultimi giorni.
<< Anche questo sarebbe opera mia >> rivelò lo sconosciuto, sorridendo in modo raggiante.
Auth gli rivolse la sua più completa attenzione. Ora ne era più che sicura: costui non era un mortale qualunque, ma un essere che era riuscito non solo ad eludere la sorveglianza del dio degli Inganni in persona… ma addirittura di stroncare il maligno artificio che aveva intrappolato tutti i combattenti dell’arena. Meritava la sua gratitudine e rispetto.
In quel momento, il trio si ritrovò circondato da un gruppo di Cybertroniani, accompagnato dagli Asgardiani sotto il comando di Re Loki.
Auth lanciò un’occhiata laterale allo sconosciuto.
<< Come ti chiami? >> gli chiese, sorridendogli dolcemente.
In tutta risposta, l’uomo le offrì un breve inchino: << Il Dottore >>
<< Bene, Sir Dottore >> ribattè Auth, mentre si voltava in direzione dei nemici << Avete aiutato me e la mia compagna. Ora… lasciate che vi restituisca il favore! >>
Spinse la mano in avanti, generando una potente onda telecinetica che investì una coppia di Decepticons, riducendoli in brandelli di metallo scomposti. Accanto a lei, Marie sorrise a sua volta, mostrando i canini aguzzi.
<< Amo l’odore del sangue la mattina presto! >> urlò a gran voce, rilasciando tutta la rabbia covata negli ultimi giorni. Poi, si lanciò di petto contro gli avversari, la spada che bramava sangue.

                                                                                                         * * *

Dopo aver schivato il primo attacco, Angel si lanciò verso il Distruttore, calando il pugno destro colmo di haki.  L’impatto col freddo metallo produsse un suono stridulo ma non mosse il costrutto di un millimetro.
Il Soleano si allontanò rapidamente, evitando appena in tempo l’arto dell’automa. Era certamente più duro di un Decepticon.
<< Non per niente è un costrutto divino >> sussurrò il giovane, riconoscendo la stessa magia di cui era pregno il corpo di Thor. Poi balzò in aria, mentre l’avversario tentava di colpirlo ancora una volta con il suo raggio mortale.
Angel iniziò a volare intorno al Distruttore.  Doveva guadagnare tempo per capire come abbatterlo, o quantomeno incapacitare i suoi movimenti.  
Nel mentre, il Distruttore rimase completamente immobile, limitandosi a scrutarlo con le aperture dell’elmo.  Sembrava quasi una statua.
Prima che il rosso potesse tentare qualsiasi cosa, la mano del costrutto scattò improvvisamente verso l’alto e lo afferrò per la gamba, interrompendo la librata. Poi, lo sbatté violentemente contro la parete vicina.
Al rosso parve di essere andato contro un treno in corsa. Per un istante vide completamente bianco, ma si sforzò di rimanere lucido. 
Quando si rimise in piedi, scoprì che era finito nelle viscere dell’arena.
Subito si allontanò con un balzo, evitando l’ennesimo colpo ad opera del Distruttore e distanziandolo di almeno una ventina di metri.  
La testa gli doleva e qualcosa di caldo gli colò dalla fronte. Doveva essersi ferito a causa dell’impatto… ma non poteva permettersi di restare fermo troppo a lungo.
Di fronte a lui,  l’elmo dell’automa cominciò ad aprirsi, rivelando il contenuto vuoto, e poi di nuovo una luce abbagliante.  Appena un secondo dopo, il lampo di energia si scagliò contro Angel e questi lo scansò appena in tempo, spostandosi rapidamente di lato e caricandosi di elettricità.
Come temeva, quella macchina stava iniziando a prevedere le sue mosse. Ma anche così…. sapeva cosa doveva fare 
Rapido come una serpe, si avvicinò al costrutto e, concentrato il fulmine nella mano destra, lo piazzo dentro l’elmo prima che si richiudesse. L’attacco esplose in un turbinio di scintille, causando un tremito nell'armatura.
Sebbene avesse accusato il colpo, il Distruttore non cedette e, mantenendo l'equilibrio, afferrò il braccio di Angel prima che potesse ritrarlo e lo strinse con forza. Al contempo, chiuse la mano libera in un pugno e colpì il rosso con la forza di un toro alla carica. E sebbene il Time Warriors fosse riuscito a ricoprirsi di Haki, l’attacco fu comunque abbastanza forte da fargli sputare sangue. 
Fu solo grazie alla sua prontezza di riflessi se riuscì ad atterrare senza subire ulteriori danni.
Respirò affannosamente. 
<< Sei forte >> si complimentò il rosso, ma in cambio non ricevette alcuna risposta.  L’armatura rimase immobile a fissarlo… e sparò un altro raggio di energia contro di lui, stavolta emesso dalla mano.
Era come se quel costrutto, pur privo di un pilota, possedesse una volontà capace di adattarsi al suo nemico! Si trattava di un’arma certamente prodigiosa.
Angel non si mosse e innalzò un muro d’acqua per intercettare l’attacco.  Il raggio del Distruttore si schiantò su quello scudo con forza, mescolandosi con esso e dando il via ad una vera e propria prova di forza.
Sfortunatamente, fu il raggio ad avere la meglio; bucò il blocco d’acqua e riuscì a colpire Angel, incenerendogli gli abiti superiori e mandandolo a finire contro la parete opposta del corridoio.
<< Dovevo immaginarlo >> sussurrò, mentre tossiva un rivolo di saliva misto a sangue.
Le sue difese non erano sufficienti per contrastare la potenza di fuoco dell’automa, mentre quelle del costrutto erano decisamente elevate, tanto che i normali attacchi non lo scalfivano nemmeno. 
Il Soleano stinse i denti. Gli serviva qualcosa di più efficace.
Un attimo dopo, un pensiero gli balenò nella mente.  
Forse c’era qualcosa che poteva provare: la forma più evoluta dell’haki dell’armatura, il Ryuo. Essa concentrava tutto l’haki dell’organismo in una singola parte del corpo, per poi rilasciarlo sul nemico in una volta sola.
Tuttavia… era un azzardo. Ne conosceva le basi, ma non aveva mai avuto il tempo di padroneggiarlo. E anche se fosse riuscito a usarlo, con le sue capacità attuali… avrebbe potuto tentare non più dì tre o quattro colpi.
Purtroppo, dubitava fortemente che il Distruttore gli avrebbe concesso il lasso dì tempo necessario per prepararsi. Quindi, come prima cosa, doveva immobilizzarlo.  
<< Allora facciamolo >> borbottò a se stesso.
Con un colpo d’ali, Angel si lanciò in avanti e scagliò un vortice di acqua contro l’automa. Questi incrociò le braccia davanti al volto per incassare l’attacco.
Rimase immobile mentre assorbiva i colpi elettrici che seguirono il turbine…
“Ora o mani più” pensò il giovane.
Chiuse gli occhi, mentre il pugno destro gli diventava di un nero malaticcio. Era questo che gli era stato insegnato dal suo “fratellone”: doveva immaginare l’haki del suo corpo come un flusso, concentrarlo tutto in un punto e infine rilasciarlo pochi istanti prima di aver inferto il colpo.
Prendendo respiri calmanti, cercò di focalizzare quel flusso e di concentrarlo tutto sul pugno annerito. Dopodiché… scattò verso l’avversario.
Il primo tentativo si rivelò fallimentare. Il Distruttore incassò il duro colpo, senza riportare alcun graffio e senza sbilanciarsi. In quel momento, afferrò il ragazzo per il collo, lo alzò come se fosse un fuscello e lo lanciò a tutta forza contro una parete, rompendola, e scaraventandolo in un’altra sezione delle prigioni.
Angel sputò altro sangue, e poco ci mancò che non riuscisse più a respirare. 
“Non va bene. Se incasso un altro colpo così… rischierò di rimanere paralizzato. Mi serve più tempo e maggiore concentrazione per poterlo usare” pensò, il respiro che si faceva sempre più veloce.
Doveva focalizzare meglio il flusso.  Rendere il processo meno forzato… ma doveva anche pensare a bloccare l’avversario. 
Non poteva fare entrambe le cose contemporaneamente, soprattutto in quelle condizioni. Non gli restava che una carta da giocare.
Aprì le mani, attorno a cui cominciarono a materializzarsi delle sfere lucenti. E, sfruttando la magia runica, Angel diede forma a quell’energia mistica, per poi schiantarle sul terreno.
Ciò che seguì fu un forte tremore. 
<< Isola della Tartaruga Gigante >> disse Angel, prendendo in prestito la mossa di un vecchio compagno.
Rocce aguzze si sollevarono dal terreno, chiudendosi intorno al costrutto fino a formare una struttura che ricordava il guscio di una testuggine colmo di spuntoni.
Inizialmente, il Distruttore non ne sembrò impensierito, poiché per lui era solo roccia. Gli spuntoni non potevano scalfire il suo metallo indistruttibile, è la macchina si prese qualche secondo per osservare la gabbia. 
Nonostante fosse semplice minerale, era molto più densa e solida. Sembrava quasi paragonabile all’acciaio. L’armatura si concentrò sulle sbarre davanti a lui e scagliò un raggio di energia dalla mano, tanto potente da aprire una breccia… ma per Angel, quel breve lasso di tempo fu più che sufficiente. 
Sentì il braccio percosso da un’energia indomita, come la corrente di un fiume che si riversava in una cascata. Poi, si lanciò sul costrutto appena liberatosi e lo colpì nuovamente al petto.
Questa volta si udì un forte boato impattare contro il duro metallo. L’armatura subì un assalto tanto potente da allontanarlo di almeno cinque metri da Angel. Essa dovette piantare i piedi a terra, a dimostrazione di quanto quel pugno fosse stato intenso.
Il suo viso metallico si alzò, posandosi di nuovo sul rosso.
Il muro dell’arena esplose in un turbinio di rocce e detriti.
Il Distruttore aveva scaraventato Angel contro la parete interna, demolendola. Ora erano all’esterno, con i piedi che tastavano la sabbia impregnata di sangue e ossa.
Tra tutti i presenti, Thor  fu il più sorpreso a vedere il suo compagno combattere contro quella macchina di morte e distruzione asgardiana, la stessa che aveva più volte protetto il suo regno dagli assalti nemici.
Angel si rimise in piedi più in fretta che poteva. Aveva già sperimentato sulla propria pelle quanto quell’automa fosse pericolso… e non poteva permettersi di farsi trovare impreparato. Solo allora si accorse di trovarsi nuovamente all'aperto,  nel mezzo di una vera e propria bolgia, e con Thor e Accellerator a pochi metri di distanza. Nel vederli in buona salute, non potè dare a meno di rallegrarsi un po’.
Fu allora che il Distruttore lo colpì con un altro raggio di energia.

                                                                                                                   * * *

Lo spegnimento dei collari non era certo passato inosservato al resto dei prigionieri.
Accelerator, in particolare, dovette portarsi una mano alla testa per frenare l’ondata di calcoli che gli travolse il cervello, come se qualcuno avesse rotto la barriera che circondava i suoi pensieri. Al contempo, il corpo di Thor venne brevemente avvolto da una scarica… e presto la diavoleria che portava al collo ricadde sul terreno sabbioso con un piccolo tonfo. Erano finalmente liberi!
Intuendo quello che era successo, Accelerator sorrise selvaggiamente, per poi rivolgersi al tonante.
 << Thor, tu va ad aiutare Angel contro quella specie di robot. Io darò una bella scossa a questo letamaio. >>
<< Ottimo piano, compagno d’armi >> disse l’asgardiano, per lanciarsi verso il Soleano. In pochi balzi gli fu accanto e lo aiutò a rimettersi in piedi.
 << Vieni, rosso guerriero, non puoi affrontare da solo il Distruttore. Thor ti aiuterà! >>
E, detto questo, si mise in guardia, tenendo alta Jarnbjorn. << Sfortunatamente sono stato privato del Mjölnir, perciò non potrò recare troppo danno a quella macchina creata per combattere Celestiali. Ragazzo… necessito dell’assistenza del tuo potente drago blu. >>
Angel abbasso la testa e strinse le mani in pugni serrati.
 << Mi dispiace… ma Blue non c’è più >> rispose con un filo di voce, sorprendendo il tonante << Ora come ora dovrai accontentarti di me. >>
Tornò a fissare il Distruttore e poi spostò lo sguardo su Loki, che li osservava furibondo dalla cima degli spalti. Notò subito Miolnjr vicino al dio e riconobbe un sigillo runico.
<< Presumo ti serva una mano a recuperare il martello, vero? >>
Per quanto fosse rattristato dalla notizia sulla scomparsa di Blue, Thor cercò di mantenersi vigile. Ci sarebbe stato il tempo di piangere la sua morte… ma certamente non era quello il tempo.
<< Sì, esatto >> annuì cupo << È protetto dalla magia di Loki, e per questo non posso richiamarlo nella mia mano. L’incantesimo che lo circonda è molto potente… ma se mi avvicinassi potrei riuscire romperlo. >>
Angel borbottò pensieroso.
 << Credo di poterti aiutare, ma prima bisognerà distrarre quell’armatura >> disse, mentre tendeva un pugno verso il tonante << Gioco di squadra? >>
Per quanto disinvolto, un simile gesto non era affatto casuale.
Il Soleano aveva infatti impresso una runa sulle proprie nocche. Un incantesimo apparentemente semplice che, una volta attivato, avrebbe scambiato di posto i due Time Warriors… proprio come aveva imparato da sua madre che era maestra di questi simboli.
Thor sorrise consapevole e tese anche lui il suo pugno, battendolo contro quello del ragazzo.
<< Se davvero hai bisogno di distrarre quell’automa, potrei affrontarlo di petto. La mia forza è sufficiente per tenerlo impegnato, ma non lo tratterrà a lungo. Hai ancora energie per assistermi coi tuoi incantesimi? >>
Angel sorrise determinato.
<< Posso andare avanti per tutto il giorno >> disse, e tali parole riuscirono a scaldare il cuore del vecchio Avenger, ben memore di tutte quelle volte in cui il suo compagno Steve Rogers le aveva pronunciate.
 << Iniziamo. Ruggito della Tigre Bianca! >>
Allungò le mani evocando la magia runica e sprigionò un vortice di lame d'aria il cui suono ricordava distintamente il ruggito di una feroce tigre.
Thor ne approfittò per scagliarsi in avanti. Al contempo, il Distruttore si portò le braccia al viso per proteggersi dall’assalto.
Questo lasciò scoperto il ventre, punto cieco per il tonante, che menò un fendente della sua ascia. Nonostante Jarnbjorn fosse stata creata per fendere gli Dèi, l’Uru del Distruttore era talmente resistente da incassare il colpo.
La lama non penetrò nel metallo, ma la forza dell’impatto fu tale da allontanarlo di qualche metro. Thor si scagliò ancora per colpirlo sull’elmo con un taglio verticale, ma la macchina lo anticipò afferrandogli il volto e schiacciandolo contro il suolo.
Il Distruttore conosceva troppo bene lo stile di Thor. Tenendolo ancora per la testa, lo colpì con un montante allo stomaco, spedendolo in aria, e infine un raggio di energia lo spedì sugli spalti.
Angel approfittò del momento per lanciarsi a tutta velocità alle spalle del Distruttore e colpendolo alla nuca, i pugni imbevuti di Haki.
L’automa incespicò a causa dell’esplosione risultante, ed ecco che Thor riemerse dalle macerie, l’ascia intrisa di fulmini. Si scagliò contro l’armatura e lo colpì con tutta la forza che aveva in corpo, tanto da generare un rombo di tuono.
Il Distruttore dovette infinocchiarsi. Prima che il tonante potesse colpirlo di nuovo, rilasciò un’esplosione di energia, così da colpire entrambi gli avversari contemporaneamente.
Grazie all’haki dell’osservazione, Angel riuscì a prevedere l’attacco e sfruttò l’onda d’urto risultante per farsi scagliare verso le tribune più alte… proprio nelle vicinanze di Loki. Subito dopo, richiamò la sua fidata lancia e la usò come trampolino per dirigersi dritto verso il signore di Asgard.
Loki notò il rosso lanciarsi contro di lui a gran velocità.
<< Pensi di potermi ferire? Sei solo un mortale, mentre io sono il Padre di Tutti! >> sbraitò, la mano tesa, pronto ad utilizzare un potente incantesimo offensivo.
Angel non si lasciò intimidire ed evocó una sfera d’acqua bollente.
<< E da quando? Hai forse comprato il titolo ad un mercatino? >> lo scherni, per poi scagliarle contro l’Ase. Questi sorrise malignamente.
<< No, ma tu non sai che Loki è il dio del fuoco! Questa magia non è altro che un’insignificante bagattella, per me.>>
E, detto questo, agitò una mano, facendo evaporare l’attacco come se niente fosse; tuttavia… Angel non c’era già più, sostituito dall’imponente figura di Thor. La runa aveva fatto il suo lavoro!
Loki ringhiò, colmo di rabbia e sorpresa. Fece per contrattaccare, ma il dio del tuono fu più veloce. Un fulmine si abbatté sul re degli aesir, scaraventandolo altrove.
A quel punto, il tonante si affiancò al martello, protetto dal campo magico. Colpì lo scudo con forza… e lo ruppe. Il cielo si oscurò, è un tuono rimbombò per tutta l’arena: Thor e Mjölnir si erano finalmente ricongiunti.
<< Missione compiuta >> fece Angel, che schivò appena in tempo l’ennesimo assalto ad opera del Distruttore. Ora che era riuscito a far riunire il tonante alla sua arma, avevano più possibilità di uscirne vivi.
Con questa convinzione, cominciò ad evocare lo stesso attacco che gli aveva garantito la vittoria contro i Decepticons, tra le piane tombali di Trenzalore. Non vi era momento migliore per usarlo.
<< Quando le quattro bestie si riuniscono… l’imperatore appare per emettere il suo giudizio! Residenza dell’imperatore aureo! >>
Nel mentre, Thor si accorse che il suo potere stava tornando. Con il passare dei secondi, si sentiva sempre più forte e vigoroso!
Il corpo dell’Ase venne avvolto da scariche elettriche e i suoi occhi emanarono scintille. Tutta Asgard venne coperta dalla coltre di nubi, mentre i lampi e i tuoni rimbombavano in mezzo alla tempesta.
I fulmini scaturivano e bruciavano la terra dove impattavano. Il messaggio che portavano era chiaro come il sole: Thor… era rinato.
Il dio vide Angel caricare un attacco, ma in cuore suo sapeva che non sarebbe bastato. Così afferrò saldamente il manico del martello con entrambe le mani e lo alzò al cielo.
<< Padre del Tutto, ovunque tu sia, ti prego ascolta la preghiera di tuo figlio. Dammi la forza di aiutare i miei compagni. Permettimi di abbattere il nemico! >>
Una miriade di fulmini scaturì dal cielo, condensandosi nell’arma. << Fulmini, saette. Lampi e tuoni. Il vostro signore è tornato e vi invoca! Mjölnir... abbatti il mostro! >>
E con un possente grido di guerra udibile per molte miglia, Thor lanciò il Mjölnir con tutta la forza di cui era capace. Il maglio sfrecciò con una velocità inaudita, pervaso di energia.
Dalla colonna di luce, Angel pronunciò il nome della sua lancia: Gae Bolg, e la scagliò verso il Distruttore.
Entrambe le armi colpirono l’automa insieme, generando un’esplosione dalle colossali dimensioni, tanto potente da annientare una parte dell’arena. Alla fine, il fumo si diradò… ed eccolo lì. Il Distruttore era ancora in piedi! Il metallo era coperto di bruciature, ma sembrava decisamente provato.
Dopo quasi un minuto buono… crollò a terra, sollevando una nube di polvere.
Angel osservò stupito il tonante. Dunque era quello il potere del compagno. Non per niente era il vice della squadra.
<< La prossima volta dovrò impegnarmi di più >> commentò, mentre afferrava l’amata lancia  << Non posso sempre affidarmi agli altri. >>
Thor volò a terra, accanto ad Angel. << Hai combattuto molto bene, rosso guerriero. Pochissimi esseri sono stati capaci di reggere il Distruttore in questo modo. Devi sapere che quest’arma fu creata da mio padre per combattere i Celestiali, per tanto è immortale e indistruttibile. Ma ora è senza energia e non ci nuocerà più, almeno per un po’. >>
Arricciò le labbra in un sorriso cordiale.
<< Non ce l’avrei fatta senza di te. Il tuo drago blu che risiede nel Valhalla, o dovunque vadano quelli come lui, sarebbe fiero di ciò che hai fatto >> disse solennemente.
Poi tese il pugno destro verso il soleano.  << Io non sono pratico delle usanze umane… ma credo che questo significhi: “io ti onoro”, o qualcosa simile >>
Angel sorrise a sua volta e battè il suo pugno con quello del tonante.
<< Può significare molte cose. Ad esempio… grazie >> sussurrò, internamente toccato dalle parole del dio.
Ora erano compagni d’arme in tutto e per tutto.  Avevano ottenuto quella vittoria insieme… ma non era ancora tempo di festeggiare.
<< Sarà il caso di assistere i nostri compagni. Non credi anche tu, figlio di Odino? >>
Thor annuì e strinse saldamente Mjölnir. Poi, entrambi si lanciarono verso la bolgia.

 


Il muro dell’arena esplose, mentre il corpo di Shen ruzzolava all’esterno, finendo sulla sabbia. Presto seguì Fire, le mani illuminate da un bagliore verdastro e gli occhi intrisi di furia indomita.
<< SEI STATO TU! >> tuonò l’adolescente << Tu lo hai mandato a minacciare mio padre! Lui gli ha fatto del male per causa tua! >>
Ansimava per la rabbia, gli occhi che fiammeggiavano letteralmente di oro e rosso.
<< Oh, io non ho dovuto fare niente, mio caro >> ridacchiò il governatore << È la specialità di tuo padre! La paura, la collera, l’odio… lo dice sempre lui stesso! Gli ho solo dato una piccola... spinta. >>
Pronunciate quelle parole, srotolò una frusta metallica da sotto la veste. E prima che il ragazzo potesse reagire, il laccio argentato andò ad avvolgersi attorno alla sua gamba: perse l’equilibrio, fece appena in tempo a crollare a terra, e subito Shen iniziò a scaraventarlo in aria come fosse una bambola di pezza, letteralmente prima dall’altro lato del pavimento, poi sul soffitto, poi sulle pareti, non dovendo nemmeno sforzarsi troppo.
Poi lo afferrò e lo trascinò con sé, sfondando la parete e infine facendolo precipitare direttamente sugli spalti dell’arena, al di fuori.
Fire rotolò giù e atterrò pesantemente sul terreno, con lividi ovunque. Si rannicchiò in un gemito, la testa che pulsava, le orecchie che fischiavano e ogni muscolo completamente indolenzito.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che si sentì afferrare per i capelli e sollevare malamente da terra, con la lama di un kunai premuta sulla gola.
<< Sei un tale stupido >> gli sibilò Shen << proprio come Vader. Le vostre emozioni vi rendono così impulsivi! È appropriato che questa sia la causa della tua morte. Non preoccuparti… farà più male a te che a me. >>
Il coltello brillò alla luce del sole, pronto a trafiggere il giovane. Ma all’improvviso… il suono del metallo snudato li bloccò entrambi sul posto. Una lama si abbatté in mezzo a loro, diretta unicamente alle dita di Feng.
L’albino riuscì appena in tempo a scostarsi, mollando la presa e indietreggiando di scatto.
<< Giù le mani da mio figlio, bastardo. >>
Quando Fire risollevò lo sguardo, vide Logan Royston in piedi di fronte al governatore, tenuto sotto tiro dallo spadone dell’uomo.
<< Padre! >>
Di colpo, vennero accerchiati da un gruppo di pretoriani, con le minacciose armi ronzanti in pugno.
<< Va’, Baelfire >> disse l’uomo, freddamente << Occupati di loro. Qui ci penso io. >>
<< Non puoi… >>
<< Ho detto va’! >>
Il tono del suo genitore era perentorio. Erano assai rare le volte in cui lo utilizzava, perciò il ragazzo sapeva che, quando lo faceva, obbedire era più che necessario.
Riluttante, decise di dargli fiducia, quindi si gettò nella mischia.
Per qualche istante, Lord Shen rimase di stucco, assolutamente colto di sorpresa. Poi il suo sguardo si assottigliò e le sue labbra si incresparono in un ghigno.
<< Oh, eccoti qui, marchese >> lo accolse, con melenso fare sprezzante << Per fortuna sfacciata, ancora tutto intero. Eppure sei qui di fronte a me, pronto a sfidarmi. Pare che il tuo istinto di sopravvivenza non sia così buono come credi. >>
<< Francamente, governatore >> replicò Logan, livido << forse sei tu a dover pensare alla tua sopravvivenza. >>
<< Questo sì che è interessante >> commentò l’albino, facendo passeggiare gli artigli sulla lama dello spadone, apparentemente incurante della punta premuta sulla gola << supponevo che Baelfire l’avesse presa da te quella sua malattia morale, ma è evidente che, invece, gli hai trasmesso l’ipocrisia. Sei sempre stato fin troppo perfetto, Royston… per questo non ho mai desiderato altro che deturparti. >>
Si spostò senza sforzo l’arma dal collo e ne graffiò il metallo… almeno, questo sarebbe stato il suo intento, ma non accadde: la lama non si intaccò di un millimetro.
Royston sorrise, derisorio, mentre l’espressione dell’altro si tramutava in pura stizza. << È piuttosto difficile deturpare una pietra regale, governatore. >>
<< Adamantio >> sibilò Shen, riconoscendo la fattura sull’istante << Maledetto figlio di puttana. Ti sarà costato un capitale. >>
<< Vi consiglio di moderare il linguaggio, Vostra Altezza >> rispose il marchese, sarcastico << altrimenti dovrò prendere dei seri provvedimenti. In ogni caso… poterlo usare contro di voi mi ripaga di ogni spesa. >>
A quel punto, non ci fu bisogno di altre parole. Logan strinse saldamente lo spadone fra le mani; Shen recuperò la propria lancia, ne staccò l’asta e così ottenne una spada, ed entrambi ingaggiarono battaglia.
Un duello fra due guerrieri provetti era sempre riconoscibile, per via della potenza dei loro colpi intreccianti, paranti e affondanti: l’aria ne sembrava pregna, squarciata occasionalmente dal clangore delle lame. La concentrazione incatenava i loro sguardi… e il movimento dei loro corpi sembrava la danza mortale di due predatori a confronyo: Royston era possente e robusto, Feng più agile e scattante. C’era ferocia e desiderio di uccidere in quest’ultimo, al contrario del marchese, animato dal coraggio e dalla determinazione.
La differenza di livello fra i due era evidente. Il governatore era più temprato, più scaltro e insidioso, ma il marchese era davvero un avversario formidabile.
<< Tutto questo solo per difenderlo, Logan!? Hai rinunciato al tuo prestigio, alla tua libertà e alla tua dimora… per un insignificante ragazzino!? >>
<< Se tu fossi un genitore, sapresti che cosa significa. Qualunque padre darebbe tutto per suo figlio. >>
Contrariamente a quanto entrambi si fossero aspettati, quelle parole scossero l’albino. Per un istante retrocesse sotto i colpi dell’avversario, e bloccò l’ultimo assalto a fatica. Fermi l’uno di fronte all’altro, con i volti separati dalle lame, Logan poté vedere lo sconcerto più puro ammantare il volto del governatore.
<< Ami davvero il ragazzo >> lo sentì sussurrare, incredulo, a tratti quasi vulnerabile come non l’aveva mai visto prima << Come fosse tuo. >>
<< Infatti è mio! >>
Fu come se il pronunciare quelle parole gli infondesse più forza e ardore: il marchese vibrò una serie di fendenti dalla forza dirompente, approfittando dell’esitazione del suo avversario.
<< Non è mai stato il sangue a fare di me suo padre, Shen. È sempre stato l’amore. >>
<< L’amore! >>
Shen scoppiò in una risata senza gioia. Schivò i suoi colpi e gli sferrò un calcio che lo costrinse ad indietreggiare per non perdere l’equilibrio.
<< Oh, per tutti gli dèi… devo aver sopravvalutato la sua somiglianza con Vader. Tutte quelle idiozie smielate gliele hai messe in testa tu! L’amore… parli dello stesso amore che non ti ha permesso di salvarlo quando era nelle mie mani? Lo stesso amore che lo ha portato ad usarti come uno scudo umano? Lo stesso amore in nome del quale non ti ha detto di essersi unito alla Ribellione, di essere Royal Noir? >>
<< Perché lo odi tanto? >> domandò Royston, con istintivo fare difensivo, sordo alle sue ingiurie << Che cosa vuoi realmente? >>
<< Vendetta! >>
Stavolta fu il turno di Feng di metterlo nell’angolo. I suoi colpi rivelarono una forza inaudita finora dimostrata solo in parte: aveva giocato con lui tutto il tempo. Era come se la parola appena pronunciata avesse evocato un oscuro sentimento dentro di lui, rinvigorendolo.
Il nobiluomo fu costretto a terra… ma all’ultimo momento riuscì a schivare un colpo del suo avversario, che altrimenti l’avrebbe condannato. Usò lo spadone per sollevarsi sulle ginocchia, mentre sentiva la voce dell’altro rimbombargli in testa come un eco estraniante.
<< Sei uno sciocco a proteggerlo con tanto ardore! Quando questa storia sarà finita, sarai gettato via come spazzatura! >>
L’albino lo soppesò tenendolo sotto tiro con l’arma, come per decidere in quale punto fosse più vulnerabile da colpire adesso che era in ginocchio, ma soprattutto dove avrebbe potuto procurargli più dolore.
<< La tua dedizione non è altro che pura illusione. L’amore non è altro che un’orrenda colpa… incredibilmente facile da rinnegare. >>
Logan ricambiò il folle ghigno del governatore con un’espressione risoluta.
<< Non ho idea di cosa ti sia successo >> mormorò << Ma è evidente che un tempo sapevi cosa fosse l’amore. Forse l’hai perso. Oppure l’hai sempre voluto, e non l’hai mai potuto avere. >> Gli occhi azzurri e limpidi traboccarono di pietà e tristezza genuina. << Per quel che possa valere, mi dispiace tanto. Ma questo non mi fermerà. >>
Lentamente, si risollevò in piedi, pur ansimando per la fatica: stava iniziando ad accusare la portata di un duello contro un rivale del genere, e soprattutto il fatto di usare un’arma in adamantio, a lungo andare indeboliva.
<< Non ho idea di cosa c’entri mio figlio, né che cosa ti abbia fatto da spingerti in maniera così ossessiva a volerti vendicare, ma non puoi averlo. Non posso permetterlo. Non ti darò tregua, Shen. >>
Sotto gli occhi stupefatti di Feng, il marchese sollevò di nuovo la sua arma. Era scosso dai brividi e pieno di ferite, ma nei suoi occhi ardeva ancora la ferocia della battaglia.
<< Tu non darai tregua a me? >>
Non poteva fare a meno di sentire un’ombra di rispetto per tanto ardore, coraggio e resilienza… ma dall’altro lato, era sdegnato di vedere qualcuno di tale risma gettare al vento la propria sopravvivenza con un fare così arrogante.
<< Tu, stupido, patetico, perdente! >> lo apostrofò << Quando due guerrieri si affrontano, sono in grado l’uno di carpire l’essenza dell’altro, ma tu sei evidentemente cieco di fronte all’abissale differenza fra me e te. Tu uccidi come soldato ligio al dovere. Io uccido perché voglio, come l’inesorabile falco che ghermisce il coniglio! Ma tu, Royston... morirai… come un cane! >>
Roteò la lancia per caricare la potenza del colpo e l’abbatté sull’uomo: impattò sulla lama di adamantio, e costrinse nuovamente il suo proprietario in ginocchio.
Logan snudò i denti, forzandosi a riposizionare le gambe dritte, e lo sfidò ancora con lo sguardo. << Non puoi abbattere la pietra con le parole, Fenice. Una pietra non si piega mai. >>
<< Oh, ma può spezzarsi, mio caro. E io non mi limiterò a spezzarti… ti frantumerò. >>
Il marchese cominciò ad avvertire i muscoli che si irrigidivano, per lo sforzo di contrastare quell’affondo.
<< Sì, è vero. Hai ragione >> mormorò, calmo e composto all’apparenza << Ma prima che tu provi ad uccidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto e a quello che farai… pensaci, e cerca in te un po’ di rimorso, Shen… >>
<< Che cosa? >>
<< È tutto ciò che ti resta. Una seconda occasione. Sii umano… cerca… cerca un po’ di rimorso… >>
<< Tu osi…? >>
<< Sì, io oso. >> Royston fece un respiro profondo. Sapeva di rischiare, sapeva di essere al limite, e perciò voleva semplicemente restare fedele a se stesso fino alla fine. << Non è troppo tardi. Puoi ancora evitare di dannarti l’anima con la vendetta. >>
<< Vendetta? Vendetta!? >>
Shen urlò e spostò la lancia solo per tirargli un pugno, col guanto di metallo a fargli da tirapugni. Poi un altro. E poi un altro ancora. Il nobiluomo stramazzò a terra, sputando sangue, il viso livido mentre perdeva la presa sull’arma, solo per essere investito dai calci.
La vista gli si annebbiò, poi si sentì strattonare per i capelli all’indietro, e avvertì la lama della lancia sotto la pelle del collo che incideva, facendo cadere alcune gocce di liquido scarlatto.
<< Te la faccio vedere io la vendetta >> gli ringhiò Shen nell’orecchio.

                                                                                                                 * * *

Nel frattempo, come da ordine, Baelfire si stava sbarazzando delle guardie pretoriane sopraggiunte, le quali però avevano l’insidia di essere numerose. Da quel punto di vista, il governatore era stato fin troppo previdente e ben attrezzato per poter ingaggiare un così vasto plotone.
Il ragazzo combatteva con nient’altro che il pensiero della lotta, la mente sgombera da qualsiasi altra cosa, come aveva imparato ed era stato addestrato a fare. Sapeva che altrimenti sarebbe andato subito K.O.: non poteva concedersi il lusso di preoccuparsi per suo padre. Anzi, doveva dargli fiducia come promesso!
Ma all’improvviso… un angolo della sua mente scattò, scosso dalle percezioni della Forza, e fu come sentirsi gridare dritto nei timpani: PADRE. PERICOLO. AIUTO. ADESSO.
<< Papà! >>
Gli uscì quella parola dalle labbra in un verso strozzato. L’urgenza gli impose di sgusciare via dalla battaglia liberando un’onda d’urto, e poi si girò nella direzione da cui provenire quella sensazione di angosciante pericolo incombente… e il suo cuore perse un battito.
Shen gli stava camminando incontro, con il ghigno più folle e orribile che gli avesse mai visto. Stava trascinando Logan con sé, per terra, tenendolo per i capelli, quasi fosse nulla più di un fantoccio; il pover’uomo aveva a stento la forza per agitarsi ed opporsi, stringendogli il polso con le dita tremanti.
<< Quindi avevo ragione! >> L’albino scagliò il marchese a terra, schiacciando la sua schiena con la pianta del piede con fare sprezzante << L’hai presa da lui quella patetica MALATTIA! >>
<< Bastardo! >> urlò Fire, i palmi che gli si illuminavano mentre li sollevava minacciosamente << Lascialo STARE! >>
Per tutta risposta, il governatore agguantò rapidissimo il nobiluomo per la nuca e lo strattonò davanti a sé, letteralmente usandolo come scudo per non farsi colpire.
<< Tu volevi aggiustarmi? >> gli sibilò nell’orecchio << Ora ti aggiusto io. >>
Fu in quel momento che padre e figlio si accorsero di una cosa: una delle grosse piume di metallo mancava dalla ruota da pavone ritta sulla schiena.
Poi tutto accadde con una velocità inaudita. Shen spinse con violenza Royston in avanti. Si udì il fischio del metallo che sfrecciava a gran velocità: proveniva dalle spalle di Baelfire. Questi, per istinto, scartò di lato per schivare.
La traiettoria della piuma era praticamente libera da intralci. Si conficcò. Dritta nel petto di Logan, all’altezza del cuore. E poi si rimosse da sola, schizzando sangue.
Fire si accorse a malapena di esserne stato ricoperto. Poi sentì uno strillo acuto. Solo dopo qualche istante, capì che proveniva dalla propria bocca.
<< NOOOOOOOOOOOOOO! >>
In un battito di palpebre, senza nemmeno registrare il tutto, si era slanciato in avanti per afferrare il corpo che crollava. Lo adagiò a terra, supino, in preda al panico, alla disperazione, all’angoscia, all’orrore e al terrore più spiazzanti che avesse mai provato. Non ragionava più, non c’era più alcun pensiero nella sua mente, tutto il suo mondo in quel momento era lì, in quel terribile, fatale istante.
Tutto il suo mondo in quel momento era suo padre mentre moriva.
<< Logan! LOGAN! >>
Cercò di tamponargli la ferita con le mani, mentre si sgolava nel chiamarlo, come a sperare di tenerlo lucido, annaspando fra le lacrime, i singhiozzi e i versi strozzati.
<< Padre! PADRE! Papà! No, no… no, ti prego, no… PAPÀ! >>
“No, ti prego. Non tu. Non puoi. No. No!”
Logan lo guardò dritto negli occhi. La morte era troppo vicina perché potesse pensarvi coscientemente… ma probabilmente, se ne sarebbe andato senza alcun rimpianto: nonostante tutto aveva vissuto, e questa era la cosa che contava di più.
Ma anche per lui, in quel momento, il suo mondo si riduceva a suo figlio che lo guardava mentre stava andando via per sempre. Avrebbe voluto dirgli quanto lo amasse, ripetergli quanto era fiero di lui e di quello che era diventato, dirgli che andava tutto bene, e poi asciugare le sue lacrime.
Ma sapeva di non avere più la forza, anche se c’era ancora una debole parvenza di vita in lui, forse reduce di quelle tante battaglie che l’avevano forgiato.
Allora non disse nulla. Con un ultimo sforzo, allungò una mano sulla guancia di suo figlio, perché non voleva che distogliesse lo sguardo. E così gli sorrise di fierezza, orgoglio e amore, mentre le sue labbra colava sangue.
Un ultimo sorriso sincero. Un ultimo tocco d’affetto. Un’ultima visione del suo bambino.
Poi il braccio cadde inerme, i suoi brillanti occhi color del cielo si spensero, e il suo radioso sorriso si congelò. Per sempre.
Il silenzio calò nella mente del ragazzo dai capelli verdi. Un sordo brusio era diventata la battaglia che lo circondava. Non respirava più. Non urlava più. Non piangeva più. Era solo… fermo, immobile, gli occhi sgranati fissi sull’uomo morto, le guance rigate dal pianto.
Finché la voce di Shen Feng non gli penetrò a forza nella testa.
<< Fire, Fire, Fire >> cantilenò << A fare del bene ci si rimette sempre. Puoi ringraziarmi dopo, sempre che tu sia ancora là dentro. >>
Lo sentì chinarsi su di lui e stringergli il volto negli artigli di vibranio.
<< Sono quasi tentato di lasciarti vivere >> sussurrò << Forse solo per vederti soffrire, osservare come il tuo cuore si corromper, portandoti alla pazzia. >>
Lo lasciò, si alzò in piedi e ghermì la lancia, sollevandone la punta sopra la figura inginocchiata del giovane. Una stoccata, e il cuore sarebbe stato trafitto.
<< Ma non lo farò. Il nostro giochino finisce qui, passerotto. Ora, finalmente… VEDRÒ IL TUO SANGUE! >>

Track: https://www.youtube.com/watch?v=hLXcR_hRuyw&list=OLAK5uy_kQaRgqJiCESNTiJH2LTxbRBPWPnUzAoi4&index=27

L’adolescente sentì la collera lambirgli le viscere, fiammeggiando nel vuoto terribile che provava all’interno del suo cuore, riempiendolo, per la prima volta in vita sua, del desiderio di uccidere. Poi gridò. Gridò così forte che pareva volersi lacerare la gola, e con uno scatto, si lanciò sul governatore, strappandogli la sua lancia e scagliandola di lato senza alcuna fatica, e lo assalì a mani nude.
In quel momento pensava che non voleva usare i poteri, voleva fargli fisicamente male con le sue stesse mani, farlo tacere a suon di pugni. Voleva spezzarlo, ferirlo, fargli provare una minima parte dell’orrore che provava dentro.

                                                                                                          * * *
 
Dall’altra parte della galassia, lo Star Destroyer Esecutore si stava dirigendo a tutta velocità verso il pianeta Renmant, puntando in particolare alle coordinate che coincidevano con il Regno di Dreamland.
Sul ponte dell’enorme nave cuneiforme, Darth Vader scrutava impassibile la vastità dell’Iperspazio, lasciandosi cullare dalla sensazione familiare della Forza che volteggiava in mezzo a quel turbinio blu cielo, quasi fosse una tempesta di pura energia.
All’improvviso, sentì una fitta familiare nella testa. Una firma che ormai aveva imparato ad associare al suo figlio ribelle. Ma questa volta era… diversa, assai lontana dalla luce immacolata a cui era abituato.
La Forza del ragazzo sembrava un vulcano in piena eruzione, indomita… e oscura, piena di rabbia e dolore.
Vader non riuscì a frenare il sorriso maligno che si disegnò sotto la maschera. Come aveva previsto, suo figlio era un passo più vicino ad abbracciare il suo VERO potenziale.
Non vedeva l’ora di rincontrarlo! Ma prima, avrebbe dato man forte ad Esdeath per occuparsi di quel regno sobillatore.


* * *
Fire graffiò e colpì l’avversario più e più volte, ringhiando, come l’avrebbe fatto un lupo. Nel mentre, sotto il suo colletto, l’anello di Lada ardeva. Non sembrò percepirlo, e non gli importava da dove fosse uscita tutta quella forza. Gli importava solo di rendere l’esistenza di Shen la più miserabile possibile.
A un certo punto, il governatore - nonostante le ferite - riuscì ad aprirsi un varco in quella furia cieca che lo assaliva: lo afferrò per il polso e lo scagliò via.
<< Oh… finalmente inizi a mostrare la tua vera natura! Quella sepolta dentro di te, che gratta, gratta per uscire! Quella che ti rivela per il mostro che sei! Sangue chiama sangue, passerotto! Finalmente il piccolo ibrido si è rivelato! >>
Mentre precipitava a terra, quelle parole scossero Fire: gli tornò in mente uno dei ricordi a cui aveva assistito. Quello che non era solo di Shen, ma di entrambi, quello che si era mescolato. La confusione e lo sconcerto lo assalirono di nuovo: che significava? Cos’era successo quella notte? Com’era stato capace di un’azione simile? Non era possibile! Non sapeva ancora nulla della Forza! E che diavolo c’entrava l’anello? L’anello…
Urlò, e si piegò in due sulle ginocchia. Si portò una mano al petto: adesso sentiva il bruciore terribile. Il metallo bruciava, ardeva come fosse stato appena forgiato: agguantò, annaspando, il laccio per tirarlo fuori, per tenerlo lontano dalla pelle.
Il suo avversario ne approfittò nell’immediato, e con scatto ferino gli sferrò un pugno, costringendolo supino, e poi sfoderò un kunai per manica, conficcandoli in ciascun polso, fino in profondità, tanto da inchiodarli sul terreno.
Di nuovo, il ragazzo si sgolò per il dolore provato, contorcendosi in preda agli spasmi, e non avendo comunque modo di liberarsi. Allora, attraverso le palpebre socchiuse, assistette ad uno spettacolo allucinante: il sangue colava dal polso, ma la pelle… la pelle attorno al buco stava guarendo, frenando la perdita di sangue.
Poteva letteralmente vedere il fenomeno dei tessuti che guarivano e si rigeneravano a velocità impensabile. Era come osservare un video velocizzato del processo, ma lo stava vedendo, stava accadendo.
<< Ma… ma cosa… >>
<< Non lo sai!? >> Feng si inginocchiò sul suo petto, di modo da mozzargli il respiro << Tanto trasporto nel difendere la tua adorata mammina, e vuoi dirmi che in realtà non hai la minima idea di cosa realmente lei fosse? Non hai osservato attentamente i miei ricordi!? >>
La risposta si strozzò in gola all’adolescente, che riprese a dimenarsi: rieccolo, il bruciore terrificante al petto, perché quel maledettissimo anello si scaldava, neanche fosse stato esposto al sole. Ed ecco che, sotto i suoi occhi sconvolti, le ferite che si rigeneravano così velocemente sembravano rallentare, moderarsi, cercando di assumere un aspetto vagamente naturale, ma non c’era ormai più niente di naturale nel fenomeno corrente.
L’albino allungò la mano verso il laccio, sollevandolo, e scrutando intensamente il gioiello che pendeva. << Ah, questo spiega molte cose… >>
<< Non toccarlo, assassino bastardo! >> boccheggiò il giovane, furibondo all’inverosimile, mentre si divincolava per cercare di aggredirlo nuovamente.
<< L’hai tenuto nascosto per tutto questo tempo, non è così? L’hai custodito come il tuo prezioso tesoro, l’unico, incomprensibile indizio della tua vera famiglia! >> L’uomo rise. << Oh, Fire, saresti adorabile, se non fossi così patetico. Per tutto questo tempo, hai cercato risposte, e quando le hai avute a portata di mano, o non hai domandato, o non hai saputo vederle! >>
Lasciò cadere l’anello di lato e afferrò il volto per costringerlo a guardarlo negli occhi crudeli.
<< Non ti sei mai chiesto come potessi essere così forte e veloce, al punto di potermi tenere testa in ogni duello? Oh, so benissimo che il tuo papino era un grande maestro! Ma nessuno è alla mia altezza! Nessuno! Eppure tu, un moccioso in calzamaglia, tieni testa a dei soldati, e a me, Shen Feng, il guerriero umano più forte! Non ti sei mai accorto di come potessi resistere sempre, nonostante le ferite copiose? Non ti sei mai accorto di quanto fossero ridotti i tuoi tempi di guarigione? Non ti sei mai chiesto, perché non sei morto subito, per le mie torture? Perché non sei morto quella notte in cui ti avevo in pugno e mi sei comunque sfuggito? Anche adesso, prima di uccidere il tuo papino, ti ho riempito di ferite, e cammini ancora come se nulla fosse! Tu non sei umano, Baelfire Royston. Sei il figlio di Darth Vader… e di Lada Dracul, la Regina Vampira! Questo è stato il suo grandioso dono per te! Sei più forte, veloce e agile di un essere umano, sei più di un umano! Lei ti ha dato la vita e ti ha resto un mostro, un ibrido! >>
Godette nel vedere il volto di Baelfire sbiancare completamente, i suoi occhi sgranarsi, le labbra tremare, in preda allo shock più totale, e allo stesso tempo, collegare quelle parole a tutto quanto gli fosse mai successo, fino al giungere a quel punto.
<< Che… che cos’è quell’anello? >> gli domandò con un filo di voce.
<< Ufficialmente, è il sigillo reale di Valacchia. Qualcuno, però, deve avervi inciso il tuo nome sopra >> replicò Shen << Lei lo portava sempre, quando fingeva, durante il giorno, di essere un’umana, perfino al di fuori delle occasioni ufficiali. E guarda caso, quando svelava la sua vera natura di bestia immonda, non lo aveva mai. >>
Il suo sguardo s’intrise di disgusto e palpabile disprezzo. << Non ho mai avuto idea di cosa fosse, ma ora posso vedere chiaramente a cosa serve: a mascherarvi, a farvi mescolare tra gli umani, a fingere di essere come loro! >>
<< Quella notte… >> gemette Fire << Il mio sangue… ti ha detto tutto questo!? >>
<< Oh, mi ha detto molto di più, passerotto. Mi ha detto che tu non ne avevi la minima idea. Hai sempre agito come un umano, e così la tua abilità ne era influenzata! Solo quando ti mettevo alle strette, liberavo il mostro che c’era in te. Ho cercato di approfittarne, di capire, finché non ho inquadrato la tua perenne debolezza. >>
Scoppiò in un’infernale risata senza gioia.
<< Adesso capisci!? Quello che ti ho nascosto non era altro che un preludio a tutto questo! Non ho mai avuto motivo di mentirti! Sapevo sin dall’inizio quale strazio avresti provato a sapere la verità! Era solo questione di tempo! >>
<< Smettila di sparare stronzate! >> urlò il giovane << È una stronzata! Sono tutte stronzate! >>
<< Come l’essere figlio di Darth Vader? >> replicò l’albino, implacabile << Non puoi continuare a negare chi sei davvero. Ormai è troppo tardi, e lo sappiamo entrambi! Mi chiedo cosa ne penserebbero i tuoi cari ribelli, se scoprissero l’amara verità… non dovremo scoprirlo? >>
Si alzò in piedi con espressione melliflua, allontanandosi con fare crudelmente giocoso verso i suoi compagni impegnati a combattere.
<< No... maledetto bastardo! FERMO! >>
Fire era stufo di restare bloccato. Sentì di nuovo l’istinto di fargli fisicamente male con le sue stesse mani, anzi, di più, voleva farlo a pezzi, ridurlo in minuscoli pezzetti sanguinanti. Per Logan.
Strinse i pugni e strattonò le braccia, cercando di smuovere la punta dei kunai da terra. Spinse con tutta la forza che aveva, sentendo le vene pulsare: la corda dell’anello l’aveva fatto finire al lato della testa, quindi lontano dalla pelle, ma anche così il ragazzo poteva percepire quanto fosse bollente, quanto cercasse di contrastare la sua azione.
Ma alla fine, i propri sforzi ebbero la meglio. Gridò e in uno spruzzo di sangue staccò i pugnali dal terreno, i polsi che colavano, e con uno scatto innaturalmente repentino, li rimosse dalla pelle, sotto un connubio di ringhi, urla e versi strozzati. Poi, barcollando in preda allo shock e al dolore, si rimise inconsciamente in piedi: l’anello allora ricadde sul petto, strappandogli altri versi di puro dolore. Adesso non c’era proprio da scherzarci su, lo stava ustionando a morte, tanto era caldo al tatto. Strillando, esausto, ringhiò di pura esasperazione e stracciò il laccio, gettando il gioiello a terra come fosse carta straccia.
Immediatamente, le ferite guarirono, ma per contro… fu di nuovo investito da un connubio di sensazioni tutte insieme. Comprese fosse lo stesso meccanismo percepito durante il risveglio della Forza, ma adesso intuiva fosse qualcosa di diverso: con la Forza era stato extrasensoriale, adesso sentiva tutto, ogni suo senso era attivo alle percezioni sensoriali, tattili, visive, uditive, dal punto di vista fisico.
Fu un guaio. Non se lo aspettava, era totalmente impreparato, e al momento, anche psicologicamente provato, ancora reduce dello shock di aver appena perso la persona più importante della sua vita: si sentì stordito e provò delle terribili fitte. Gridò di dolore… e in risposta automatica, il suo potere si scatenò, liberando una potente esplosione di luce verde.
Fire sentì il suo corpo librarsi a causa dell’onda d’urto conseguente, e poi crollò a terra. Si rannicchiò in posizione fetale: lentamente, sentì la propria mente stabilizzarsi, assestarsi, coincidendo con il caos delle sue sensazioni, sebbene la debolezza l’avesse avvolto. Ma ancora di più, a intrappolarlo adesso, c’era la disperazione e il senso di colpa: si rannicchiò e singhiozzò di nuovo, incapace di frenarsi.
“Papà… papà… no, non può essere successo… non tu! Doveva prendere me… dovevo morire io! Io! Sei morto! Sei morto ed è tutta colpa mia, mia, sei morto per colpa mia!
Dopo un tempo che parve infinito, la polvere attorno a lui si innalzò e si diradò, rivelando nuovamente la figura barcollante di Shen che gli si parava davanti, scarmigliato e con qualche goccia di sangue sul corpo, ma altrimenti illeso: evidentemente, doveva essersi protetto grazie al suo marchingegno.
<< Tutto questo potere, Baelfire! Tutte queste capacità straordinarie e immense, E NON TI SONO SERVITE A NULLA! >>
Abbatté su di lui la lancia, ma il ragazzo rotolò per terra, evitandola. Si sorresse sui palmi e con uno sforzo estremo che gli fece digrignare i denti, tirò un colpo col piede per fargli perdere la presa sull’arma. L’uomo allora sferrò un pugno verso il suo volto, parato dalle braccia poste in avanti, e poi ne sferrò un altro verso il suo stomaco, facendolo piegare in due.
<< Abbastanza forte per avere tutto… >> lo schernì l’albino, per poi gettarlo a terra con un calcio allo stomaco << troppo debole per prenderlo! >>
L’adolescente sputò sangue, ma poi lanciò un urlo di sfida. Reagì e fece un balzo, agganciandosi con le gambe attorno al collo dell’uomo. Lo costrinse a terra, serrando la presa dei muscoli per bloccarlo, e lo tempestò di pugni intrisi di tutto l’odio e la rabbia che aveva in corpo, trasformando la sua faccia sghignazzante in un concentrato di tumefazioni e lividi, eppure, sembrava quasi non potesse mai davvero interrompere quella risata di scherno.
Feng lo costrinse a smettere piantandogli un kunai dritto nello stomaco, e quando le gambe si allentarono ne afferrò una per sollevarlo e sbatterlo a terra, per poi farlo nuovamente volare con un calcio. Il giovane estrasse il pugnale schizzando sangue e urlando di dolore, ma prima che potesse risollevarsi, il governatore gli fu addosso: fece scattare le mani in avanti per stringergliele saldamente attorno alla gola, pressando con i guanti di vibranio e artigliando la pelle.
<< La tua debolezza, Fire… è la moralità! >>
Fire si irrigidì di scatto, boccheggiando con ogni muscolo in tensione, la trachea occlusa.
<< Il tuo personalissimo guinzaglio, che ti ha sempre impedito di fare ciò che era necessario. >> Mentre lo strangolava, l’uomo parlava, crudele e inesorabile: << Puoi sentirla, mentre ti stringe il collo? Ti soffoca…  lo percepisci? >>
Il ragazzo cercò di combattere i muscoli rigidi, ma riuscì solo ad annaspare in cerca d’aria. E forse, una parte di sé non voleva lottare, ma sperava nell’oblio, come punizione per quello che aveva fatto.
<< Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi la possibilità! Ma tu volevi saperla disperatamente… la verità su mammina, papino, le tue vere origini! >> sghignazzava Shen senza ritegno << Pensavi che sapere ti avrebbe guarito… che avrebbe riempito quel cratere che hai nell’animo! Bene, finalmente, dopo tutti questi anni, eccoti la risposta! I tuoi genitori non ti amavano. Ti hanno messo al mondo solo per condannarti a vita! Proprio come il tuo Logan… venuto a morire, morto per te, come un codardo suicida, e non ti ha lasciato niente! Ma vieni… lascia che io ti curi! Che ti liberi! >>
Calò l’arma… e fu allora che un’esplosione di luce erutto dal centro dell’arena.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=ShnlAzsHXKs&list=OLAK5uy_mSnICvPTdJopcfHkC8GtqfnpmsMXDMcVM&index=37

La colonna bluastra saettò fino alle nubi create da Thor, squarciando l’oscurità della volta e costringendo tutti i presenti a distogliere lo sguardo o a coprirsi gli occhi. Poi, un esile figura camminò al di fuori del raggio.
Si trattava di un uomo alto e allampato, vestito con un elegante completo nero e scarpe di tela abbinate. I suoi occhi erano di un giallo dorato, come se fossero una coppia di soli in miniatura… ed erano familiari, poiché tutti coloro che vivevano nella galassia di Battleground li avevano scorti almeno una volta, nelle pubblicità, nei manifesti, nelle trasmissioni o dal vivo.
Quelli erano gli occhi… del Maestro, signore e padrone del nuovo ordine cosmico.
Nell’istante in cui mise piede fuori dalla colonna, l’uomo si guardò rapidamente attorno e schioccò le dita. Subito, ogni singolo individuo presente nell’arena – che fosse un mortale, un dio o un cybertroniano – si bloccò come una statua, avvolto da un bagliore bluastro.
Il Signore del Tempo prese un respiro profondo e…
<< TIME-OUT! >>
 





 
Ebbene sì, amati lettori: Logan è morto. La seconda vittima di questa guerra, dopo Blue… ma non sarà l’ultima. E ora i nostri protagonisti sono finiti dritti nelle mani del Maestro. Il tutto mentre Vader sta per distruggere Dreamland.
Quindi sì… la situazione non potrebbe essere più grave…
  
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