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Autore: Sailor Silver Ladybug    15/12/2022    1 recensioni
Serie di What if su come Usagi e Mamoru potrebbero scoprire le rispettive identità.
Traduzione da un originale inglese. Rating variabile.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie, Contesto generale/vago
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3. Il primo bacio di Usagi

Tentativo

Mamoru e Motoki stavano ridendo per l’ultimo litigio di Rei e Usagi. Le due avevano messo su una litigata sugli argomenti più assurdi. Poi ci sarebbe stata quella che i clienti affezionati della sala giochi e del bar chiamavano guerra di lingue1. Che è una cosa ridicola da dire, Mamoru lo ha sempre pensato. Lo faceva sembrare come se si stessero baciando, o come se le loro lingue, da sole, avessero in qualche modo imparato a usare delle armi e stessero scagliando raffiche nella breve distanza che c’era tra le due ragazzine.

Mamoru anche, ovviamente, metteva su ridicoli teatrini con Usagi. Per la maggior parte sui suoi capelli… la chiamava Odango Atama, cioè Testa a Odango2. E la prendeva in giro per i suoi voti, per i suoi perenni ritardi, e i suoi movimenti maldestri. Ma le lamentele più veementi riguardavano il suo essere rumorosa, e la velocità della ragazza nel mandare già enormi quantità di cibo. Mamoru sorrise, a ripensare a certi loro bisticci. Non gli sarebbe dispiaciuto ingaggiare con lei una battaglia di lingue, la variante col bacio, ovviamente. Ma era abbastanza sicuro che lei non aveva ancora avuto il suo primo bacio, e che lo stava riservando per una persona speciale. Lui non glielo avrebbe mai rubato, e quindi la stuzzicava. Entrambi avevano abbassato i toni, comunque, comunque. Ora i loro litigi erano sciocchi quasi quanto lo erano quelli con Rei, e lui pensò che probabilmente potevano anche diventare buoni amici.

Riprese a guardare nella loro direzione, abbastanza sicuro, e Rei aveva il braccio attorno le spalle di Usagi, mentre entrambe ridevano insieme. Mamoru sapeva che Rei sapeva essere severa alle volte, ma sapeva anche che, come anche lui, non intendesse mai dire cose davvero cattive nei confronti dell’amica. Chiunque adorava Usagi. Era una cosa con cui non si poteva scendere a compromessi. La ragazzina era talmente dolce e gentile che attirava le persone attorno a lei.

Usagi si spostò vicino a Naru, che stava giocando a Sailor V. Mamoru la teneva d’occhio dallo specchio. Non la stava stalkerando, solo faceva attenzione a lei. Non la seguiva a casa o cose simili. Beh, non esattamente. C’erano volte che continuava a litigare con lei anche per strada, per assicurarsi che non le succedesse niente. Entrambi erano consapevoli della cosa, comunque.

Yodu entrò, dandosi arie, insieme ai suoi amici, e si diresse dritto dove Usagi e Naru stavano giocando. La piccola rossa alzò lo sguardo non appena il ragazzo più grande le mise un braccio sulle spalle. Rabbrividì e cercò di allontanarsi. Usagi, vedendo la sua reazione, si alzò e lo fissò.

“Lasciala in pace!” urlò, catturando così l’attenzione di Mamoru e Motoki, che stavano ancora al bancone. Le altre ragazze iniziarono a schierarsi dietro di lei. Usagi allungò un braccio e torse quello di lui fino a quando non lasciò Naru, che prontamente si nascose dietro le spalle dell’amica. Mamoru dovette ammettere che le cinque ragazze apparivano formidabili, ma lui conosceva Yodu, e sapeva più che bene cosa avrebbe potuto fare. Fece un cenno a Motoki e si avvicinarono anche loro due al gruppo.

I due amici teppistelli di Yodu si mossero velocemente, afferrando ognuno un braccio di Usagi e avvicinandola a Yodu. Lei iniziò a urlare per il dolore e per la rabbia. Yodu ghignò e la afferrò per la schiena con una mano, mentre l’altra si posava sulla nuca della ragazza. Iniziò a tirare Usagi più vicina, pronto a saltarle addosso in quello che aveva tutta l’aria di un bacio non voluto.

Mamoru non sapeva come aveva fatto ad attraversare l’intera stanza, ma si trovò immediatamente di fronte a Usagi, con Yodu che volava. Cadde a terra più o meno a un metro da dov’era, battendo pesantemente il sedere. Sentì i rumori di una rissa, ma nel tempo che il ragazzo era caduto a terra, Mamoru aveva preso Usagi e l’aveva portata via, saltando oltre lo sgabello di un videogioco e raggiungendo una consolle dall’altra parte della sala giochi.

La portò via tenendola stretta tra le sue braccia sicure, dietro il bancone e poi nella piccola sala relax. Si chiuse la porta alle spalle senza mai smettere di tenerla stretta, guardando come Motoki e le ragazze si fossero sbarazzati intanto della spazzatura. Naru intanto era corsa dietro ai giochi, e si era nascosta dietro lui e Usagi nella stanzetta.

Mamoru osservò Motoki e le quattro ragazze scortare fuori Yodu e gli altri due fuori dall’Arcade. Avrebbe voluto raggiungerli e pestare a sangue il ragazzo, ma la ragazzina tremante tra le sue braccia veniva per prima. Sentì, più che vedere, i loro pugni. Il suo focus era Usagi in quel momento, quindi lascò perdere la rissa nel momento in cui uscirono dal locale, e strinse forte la ragazza in un abbraccio.

Le ci vollero alcuni minuti per calmare il respiro e i singhiozzi abbastanza per parlare. “Mamoru?” tirò su col naso, ancora piuttosto turbata e spaventata. Lei lo guardò, e lui non poté far altro che stringerla un altro po’.

“Va tutto bene, Usagi, è andato via.” Non l’avrebbe certo chiamata Odango in un momento simile.

Mamoru cercò di tenere a bada la rabbia nella sua voce, non voleva assolutamente che venisse fuori quanto vicino era stato ad ammazzare Yodu. Quel ragazzino andava preso e punito per come trattava le ragazze. Ed era nella stessa classe di Mamoru. Non capiva come avesse superato la quinta elementare2! Lei ancora tremava e tirava su col naso. “Non permetterò che qualcuno ti faccia male, mai.” Le promise.

“Lo so” rispose lei, nascondendosi sul suo petto e continuando a piangere.

“Usagi?” Mamoru non era certo di voler fare quella domanda.

“Sì?” rispose lei, stavolta senza alzare lo sguardo.

“Sarebbe stato il tuo primo bacio?” e quasi si strozzò, Mamoru, nel chiedere. Lei annuì contro il suo petto, ma non disse altro. E lui avrebbe voluto strozzare Yodu. Era fortunato che Usagi era la sua priorità. Forse un po’ meno fortunato, dato che c’era anche Makoto. Non era sicuro che il ragazzo sarebbe sopravvissuto all’ira di lei. Tra l’altro, lei, Motoki e le altre ancora non tornavano.

Gli ci volle un’ora, a Mamoru, per far sbollire la rabbia.

Un’ora e ancora la rabbia di Mamoru non era passata. Sedeva al bancone, mandando giù una tazza di caffè e il suo stesso carattere. Una parte di lui voleva scovare Yodu ovunque egli fosse, e picchiarlo fino a farlo sanguinare. Non sarebbe stato corretto però, dato che aveva una forza fuori dal comune. Era un ragazzo normale per la maggior parte del tempo, ma quando il dovere chiamava lui diventava Tuxedo Kamen, il protettore di Sailor Moon, l’altra bionda imbranata della sua vita. Anche quando non era trasformato, era più forte e guariva più velocemente di chiunque altro.

Sentì un suono da dietro, e si girò in tempo per vedere Usagi tornare dal bagno. Sembrava ancora sconvolta, e aveva davvero voglia di prenderla e coccolarla. Avrebbe fatto di tutto per assicurarsi che fosse al sicuro e felice.

"Mamoru, posso chiederti un favore?" Usagi si stava strizzando le mani e aveva ancora i segni delle lacrime sulle gote. Sembrava pallida e spaventata.

Qualsiasi cosa Usagi.” Mamoru cercò di sorridere, ma non ci riuscì. Era rimasta talmente tanto tempo in bagno con Naru e le altre che si era preoccupato.

Puoi riaccompagnarmi a casa?” Tirò di nuovo su col naso e si scacciò una lacrima dall’occhio. Lui subito la avvolse con un braccio, tenendola stretta.

“Sì. A meno che tu non preferisca chiamare tuo padre e farti venire a prendere.” Usagi scosse la testa e si accoccolò più stretta alla spalla di Mamoru.

Lui fece cenno a Motoki, e colse lo sguardo delle ragazze, promettendo loro silenziosamente che sarebbe stato attento a che niente accadesse a Usagi. Tutte annuirono, certe che lui avrebbe tenuto fede al patto. Si era guadagnato in qualche modo il loro rispetto, e anche se non era stato intenzionale, era felice di ciò. Tenne stretto il braccio intorno a Usagi, e prese le due borse, sua e di lei, prima di scortarla fuori dalla sala giochi.

La passeggiata non era lunga, in un giorno normale, ma i passi di Usagi erano trascinati. Non era sicuro di cosa volesse dire alla ragazza. Voleva assicurarsi che stesse bene, ma non era mai il migliore, quando si trattava di emozioni. Non aveva conosciuto molto amore nella sua vita. Solo Motoki, e Usagi, si erano mai preoccupati davvero per lui. E per loro, lui avrebbe fatto di tutto.

“Stai bene?” chiese alla fine.

“Penso di sì. Non avrei mai pensato che qualcuno potesse fare una cosa del genere a me” soffiò. Poi “Ehi Mamoru?” chiese.

Lui si fermò a guardarla. Il sole stava iniziando a calare, e scintillava sui suoi lunghi capelli biondi, rendendola bellissima anche con le tracce di lacrime sul viso, e il naso rosso e un po’ infiammato. Le toccò una guancia e lei lo alzò gli occhi e incontrò il suo sguardo, arrossendo un po’.

“Voglio chiederti una cosa. Puoi dire di no. Non mi offendo.” Mentre parlava, aveva preso di nuovo a strizzarsi le mani, mentre il fiato le si bloccava in gola. “Mi chiedevo, sai… se forse ti andava… di baciarmi”

Mamoru rimase immobile a pensarci. Sapeva che lei in quel momento era preda delle emozioni. E sapeva anche di avere buoni tre anni più di lei. E però incontrò i suoi occhi, e sorrise, assicurandosi di farle sapere che era felice della sua richiesta.

“Non ti dirò di no, Usagi. Anzi, ne sarei onorato. Ma non stasera. Non dopo quello che è successo. Non voglio che associ il tuo primo bacio a questo. Il tuo primo bacio dovrebbe essere tutto quello che hai sempre sognato.”

Lei tirò su col naso, e poi gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo stretto. Lui la tirò su, tenendosela vicina e lasciando che piangesse sulla sua spalla.

"Mi ha spaventato," ammise alla fine, e i suoi singhiozzi le scossero il corpo. Lui la spostò tra le sue braccia, di modo da tenerla con un braccio dietro le spalle e uno sotto le ginocchia. Le due borse gli colpivano le gambe a ogni passo, ma non se ne preoccupò. Solo, la portò a casa. Nel tempo che ci mise a raggiungere la zona residenziale in cui lei viveva, Usagi si era addormentata.

Camminò fino alla porta di casa sua e bussò piano. Ad aprire fu un ragazzino coi capelli marroni, che subito su fece indietro per chiamare la madre. Un uomo, che somigliava tanto al ragazzo, entrò nella stanza, seguito da una donna dai capelli blu.

“Per favore non svegliatela,” sussurrò Mamoru appena lo raggiunsero, “ha avuto un pessimo pomeriggio.” La donna gli fece cenno di seguirlo su per le scale. Aprì una porta con una targhetta a forma di coniglio, e tirò giù il piumino dal letto. Sopra c’erano delle lune e dei conigli disegnati, molto appropriati visti il nome di lei. La poggiò gentilmente giù, mancando per un pelo il micio nero. Gli ci vollero due tentativi per togliere le braccia di lei dal suo collo.

Una volta messa comoda e coperta, Mamoru seguì sua madre giù per le scale, con il piccolo gatto nero al seguito. Si ritrovò seduto su una sedia in salotto, a fronteggiare la sua famiglia e i penetranti occhi magenta del gatto, che si era mosso fino a sedere sul tavolinetto. Non sapeva da dove partire per iniziare a spiegare.

Io sono Ikuko,” disse quindi la donna con voce gentile, “lui è Kenji” e indicò suo marito, “e questo è Shingo”. Poi gli sorrise, “Mi puoi spiegare cosa è successo?”

Mamoru sospirò. “Mi chiamo Chiba Mamoru. Sono un amico di Usagi, delle ragazze e di Motoki” si fermò, mentre gli altri annuivano. “C’è un ragazzo, in classe con me e Motoki. È un po’ un idiota, soprattutto quando si tratta di ragazze. Oggi è arrivato alla sala giochi e ha cercato le attenzioni di Naru, afferrandole una spalla. Usagi è subito saltata per difenderla. Sapete com’è fatta” e accennò a Luna, “ha salvato Luna da quella banda di ragazzini che la stavano infastidendo.”

Tutta la famiglia della ragazza annuì. Suo padre si accigliò ma con la mano gli fece cenno di continuare.

Lui riprese. “Yodu è arrivato con un gruppo di suoi amici, ma io e Motoki non ce ne siamo accorti subito.” Nel dirlo abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa. Se avesse notato in tempo gli altri ragazzi, non li avrebbe mai fatti avvicinare a Usagi. “Due ragazzi hanno afferrato Usagi e l’hanno trascinata fino a Yodu. Lui l’ha presa per la maglia e ha provato a baciarla. L’ho presa in tempo, ma era vicino. Credo di averlo colpito, ma sinceramente non ricordo bene. Ho preso Usagi e l’ho portata nella saletta relax. Motoki e le ragazze, tranne Naru, li hanno trascinati fuori dalla sala giochi. Sono abbastanza sicuro che Makoto gli abbia rotto un braccio. Ami ha detto di aver sentito qualcosa spezzarsi. Usagi era davvero spaventata. Si è stretta a me per un bel po’ di tempo. Ha pianto un bel po’”.

Sospirò ancora. “È andata in bagno con le ragazze e Naru, e quando è tornata mi ha chiesto di accompagnarla a casa. Credo fosse preoccupata per come avrebbe reagito, Tsukino-san,” aggiunse, guardando al padre della ragazza. L’uomo annuì soltanto, deglutendo. “Sa che nessuno di voi l’avrebbe colpevolizzata, ma credo fosse spaventata che lei potesse andare e farlo fuori.” Prese un altro profondo sospiro, poi continuò.

“In ogni caso, sarebbe stato il suo primo bacio, e penso fosse più turbata per questo, che per il fatto che lui le abbia toccato il fondoschiena. Ha dei sogni a riguardo, vuole che sia speciale. Era così spaventata che, mentre venivamo qui, mi ha chiesto di baciarla. Penso che abbia paura che lui possa provarci di nuovo.”

Abbassò di nuovo lo sguardo. "Le ho promesso che se ancora vorrà che la baci, lo farò. Ci tengo a lei, e farei qualsiasi cosa per lei, quindi se davvero vuole che io lo faccia, lo farò." Poi mandò giù un bolo di saliva, e alzò gli occhi il tanto che bastava per incrociare lo sguardo dell’uomo.

"Ti piacerebbe restare per cena?" chiese Ikuko, sorprendendolo. Era abbastanza certo che dopo le ultime parole sarebbe stato cacciato a calci. Guardò il padre di Usagi, che annuì, e suo fratello che sorrise. Anche Luna saltò sulle sue gambe e iniziò a fare le fusa. Era una reazione enormemente diversa da quella che si era aspettato.

Diede un debole sorriso e annuì. Pochi momenti dopo, sentirono piangere dalla stanza di Usagi, e in un battito di ciglia il gatto era andato, con Ikuko dietro quasi alla stessa velocità. Mamoru rimase seduto in silenzio con Kenji e Shingo, incerto su cosa dire.

"Grazie," la voce di Kenji era quieta e calma, anche se poteva sentire tutte le emozioni che aveva accumulato sottopelle.

Mamoru si inchinò di nuovo. “Ah, è giusto che lo sappiate. Yodu è bandito dalla sala giochi a vita. Motoki me l’ha detto mentre le ragazze erano in bagno.”

"Pensi che cercherà di nuovo mia sorella" chiese Shingo, con tono preoccupato.

“Non credo, ma non mi sento di assicurarlo. Però posso dire che Usagi è molto più forte di quanto sembri. E non è sola. Tra le ragazze, me e Motoki, quell’idiota non ha molte speranze” e sorrise.

Primo bacio

Era passata circa una settimana dall’incidente al Crown. Per un giorno o due si era preoccupato, perché Usagi aveva paura a mettere piede nella sala giochi. Alla fine era andato a prenderla davanti la sua scuola media, e le aveva promesso che non avrebbe lasciato il suo fianco per tutto il tempo che sarebbe voluta rimanere. Non voleva che la ragazza associasse un luogo di spensieratezza e felicità a un solo brutto momento, ed anche se non voleva farle pressione, voleva che sapesse che le avrebbe guardato le spalle se voleva entrare. Usagi sorrise a Mamoru, e il cuore del ragazzo ebbe un guizzo quando lei disse che poteva fare tutto, se lui era lì con lei. Nell’arco di quella settimana, avevano passato molto tempo insieme, non solo durante i loro scontri mattutini, o in sala giochi. Lui aveva iniziato a farle compagnia nel tragitto fino alla sala giochi, dopo scuola.

A volte le amiche di lei li raggiungevano. Scoprì che gli piaceva la quieta e studiosa Ami. Makoto sapeva essere un po’ selvaggia alle volte, ma aveva un cuore davvero romantico. E poi era dolce, e spesso costringeva tutti a mangiare. Anche Rei e Minako spesso li raggiungevano durante il tragitto. Rei era fiera e aveva un bel carattere, ma sotto sotto era dotata di saggezza e comprensione. Minako somigliava in modo sorprendente a Usagi, un piccolo raggio di sole per tutti, ma era anche una brillante mente strategica, e piena di piani per accompagnarla. Passava il tempo provando a far mettere insieme la gente, rallegrandosi quando aveva successo.

Ma era Usagi quella che lo aveva più colpito. Non aveva notato quanto i suoi pregi superassero i suoi difetti. Non importava quanta fame avesse, avrebbe dato via il suo cibo subito se qualcun altro era affamato. Aiutava animaletti e bambini piccoli. Cantava meravigliosamente, e sembrava anche saper ballare. Poteva non aver voglia di studiare, ma a conti fatti era davvero intelligente.

A volte le ragazze sparivano senza ragione, ma alla fine si era abituato, e la cosa capitava sempre nel momento migliore, quando anche lui doveva andare. Solo Motoki sapeva che lui era Tuxedo Kamen. Lo avrebbe detto anche a Usagi, se avesse avuto la certezza che la cosa non l’avrebbe messa in pericolo.

 

Un pomeriggio stava accompagnando Usagi alla sala giochi, erano solo loro due. Usagi era silenziosa. Non si era ancora ripresa dall’incidente, e la cosa lo preoccupava. Ma quel giorno aveva un sorriso sottile in volto, e lui non poteva far altro che chiedersi a cosa stesse pensando. Stavano passando nei pressi del parco quando lei si fermò a guardarlo.

"Mamoru-san?"

La guardò negli occhi, notando in loro un piccolo luccichio. "Sì?" Era curioso e, se doveva essere onesto con se stesso, non voleva fare altro che chinarsi e baciarla.

"Mi stavo chiedendo se intendevi davvero quello che hai detto?" Usagi arrossì un pochino. "Riguardo il baciarmi, se avessi ancora voluto."

Deglutì. "Sì," sussurrò.

"Vorrei che lo facessi," disse lei, e lui si accorse che con la punta della scarpa stava puntando a terra.

Lui prese a guardarsi intorno nel parco e vide una panchina che si affacciava sul ruscello. "Vieni con me," disse gentilmente. C'erano bei fiori dappertutto e pensò che fosse un bel posto per il primo bacio di una ragazza, forse. Le prese la mano e la guidò. Si sedettero insieme e lui si voltò verso di lei. "Sei sicura Usako," sussurrò, senza nemmeno preoccuparsi che il nomignolo che le aveva dato gli sfuggisse dalle labbra.

"Sono sicura." Dicendolo alzò gli occhi verso di lui, con gli occhi cerulei che brillavano per l’emozione.

Allora lui si chinò, e le poggiò delicatamente il palmo della mano sulla guancia, strofinando il pollice su e giù sulla pelle liscia. Lentamente abbassò le labbra su quelle di lei, e iniziò a lasciare piccoli baci agli angoli della bocca, prima di premere delicatamente le labbra su quelle di lei. Sapeva di burro cacao alla fragola. Fece scivolare fuori la lingua, sfiorandole appena il labbro inferiore, e quando lei aprì leggermente le labbra approfondì il bacio.

Assaggiarla, sentirla, era incredibile, e Mamoru era convinto che sarebbe potuto morire felice in quel momento, ogni suo desiderio era stato esaudito. Lei fece un piccolo suono, e gli toccò la lingua con la sua. Lui sorrise, e anche lei a ruota, prima di tirarsi indietro lentamente. Lasciò ancora piccoli baci gentili sull’angolo della sua bocca, e poi uno per uno sulle palpebre chiuse, prima di allontanarsi.

Lei fece un piccolo sospiro felice e aprì gli occhi, fissandolo con soggezione. "Wow," sussurrò. "È sempre così?"

Mamoru scosse la testa. "Non lo so. Solo che tengo molto a te. Volevo che fosse speciale."

“Anche tu tieni a me?” sorrise lei.

A lui non sfuggì la parola. Lei aveva detto anche. Significava che lei teneva a lui. Sorrise e le prese la mano. “Tantissimo, Usako.”

“Mi piace.” Ridacchiò, tenendosi una mano sulla bocca. “Usako.” Poi gli sorrise. “Mamo-chan.”

Non riuscì a trattenere la smorfia sciocca che si aprì sul suo viso.

Attacco

Col Negaverse attivo, Mamoru non aveva avuto molto tempo per vedersi da solo con Usagi nei giorni a seguire. Provavano a stare insieme quando potevano, e spesso lo si vedeva seduto al tavolo con lei e le ragazze, il pomeriggio. Non sapeva quanto lontano quella relazione sarebbe arrivata, ma Mamoru era abbastanza sicuro che si stava innamorando di lei.

Era stato facile iniziare una relazione insieme, e tutti sembravano contenti, come se non avessero fatto altro che aspettare che succedesse. Mamoru piaceva ai genitori di lei, anche a suo padre. Specialmente considerando che era stato onesto e aperto con l’uomo riguardo i suoi sentimenti e le sue intenzioni rispetto a Usagi. Le sue amiche sembravano averlo accettato nel gruppo come se fosse sempre stato lì.

Motoki lo aveva un po’ preso in giro, ma nello stesso modo in cui lui lo aveva preso in giro quando aveva iniziato a uscire con Reika. C’era un accordo silente, per cui entrambi avrebbero fatto di tutto per aiutare la ragazza del proprio amico, come fosse la propria. E non guastava sapere che per Motoki Usagi era praticamente una sorellina.

Un pomeriggio, mentre finalmente riuscivano a stare un po’ insieme, tornarono al parco, seduti su quella stessa panchina. Usagi stava diventando più propositiva, baciandolo nel modo in cui lei voleva, e a lui piaceva. Lei era la persona più dolce che lui avesse mai conosciuto, e tendeva a vivere la vita al meglio. E adesso tendeva al meglio anche nel baciare lui.

E poi sentirono le urla. Usagi balzò sulla panchina e si girò nella direzione da cui provenivano, cercando di correre da quella parte per difendere chiunque si fosse fatto male. E anche se amava questo in lei, Mamoru temette si trattasse di uno Youma che avrebbe potuto farle del male.

“Stai qua, ci penso io”.

“No!” pianse lei, “ti farai male!”

“Anche tu”, rispose lui, spingendola indietro quando provò a seguirlo.

“Non rimarrò qua!”, insisteva lei intanto, “devo andare.”

“Posso farcela” continuava lui. “Per favore, rimani qui al sicuro”. Non aveva sentito ancora Sailor Moon trasformarsi, ma sapeva che se uno Youma avesse attaccato, lei sarebbe giunta immediatamente.

E poi sentì un bip venire dal polso di lei, che distrasse entrambi. Lei coprì l’orologio, ma il suono continuò. C’era una strana lucina, e poi sentì una voce. “Moon!” pianse la voce “abbiamo bisogno di te!”.

Al che Usagi sospirò un “sto arrivando”, e quando mosse la mano apparve la faccia di Mars.

Poi si girò verso di lui. “Non dirlo a nessuno”, gli disse, e poi si spostò dietro gli alberi.

“Certo che no!”, e nel momento in cui si nascosero da sguardi curiosi tirò fuori una rosa, trasformandosi. “Sbrigati e trasformati”.

Usagi aveva la bocca spalancata. Quando la chiuse, si prese un altro secondo per fissarlo. “Girati.”

Lui obbedì. Ci fu un lampo di luce e un suono improvviso, e poi dopo qualche secondo Sailor Moon gli stava tenendo la mano.

“Scusa,” gli disse, “ma io, uhm… beh si vede più di quel che dovrebbe quando mi trasformo. Peggio che con la fuku”, continuò a mormorare.

Corsero insieme verso la fonte delle urla, e lui lanciò una rosa per fermare uno Youma che stava attaccando una donna. Sailor Moon evocò la sua tiara, “Moon tiara action!”, disse, e la lanciò con una mossa morbida. Lo Youma si disintegrò. Mars e Mercury si avvicinarono velocemente.

“Perché sei arrivata tardi? Cos’è successo?” chiese Mercury.

“Come mai Tuxie è arrivato con te?” Mars.

Sailor Venus balzò giù da un muretto. Lei e Sailor Jupiter corsero verso di loro, mentro Tuxedo Kamen le scrutava una per una. Adesso le riconosceva. Mars era Rei, Mercury era Ami, Jupiter era Makoto e Venus era Minako.

“Beh, ora si spiegano tante cose”, fece lui, e sorridendo si abbassò per baciare Sailor Moon. Lei lo baciò di rimando, sorridendo a sua volta.

“Conoscete tutte il mio ragazzo”, disse lei con un sorriso felice. Le ragazze sussultarono, poi mormorarono insieme il nome del ragazzo, ma Mamoru fu felice di notare che tutte quante lo avevano accettato come avevano fatto anche nelle sua forma civile.

“Penso che abbiamo molto di cui parlare” disse Sailor Moon, “ci incontriamo al tempio?”

Mars annuì, e tutte gli diedero il benvenuto nel loro gruppo.

 

Tori's Public Service Message

Okay, momento spiegazioni… potete saltarlo se volete, ma io devo dirlo. Ci sono cose che non sono accettabili. Tutti noi perdiamo il controllo e facciamo cose stupide seguendo “il momento”. Non è di questo che parlo. Quello di cui sto parlando è quello che succede quando qualcuno fa deliberatamente qualcosa sapendo che non è voluta. Anche un bacio può spezzare il cuore di qualcuno. Questa storia non è “brutta” come quella sul Dark Endymion, e non è nemmeno come in “Losing Control”. Qui c’è un abuso, ma non del tipo che viene punito di solito.

Per qualcuno di dolce e innocente come la quattordicenne Usagi, un bacio è davvero importante. Vi ricordate di quando Unazuki parlava del voler aspettare per il suo primo bacio? Nessuno ha mai parlato con me quando ero giovane del significato che ha un bacio. Nessuno ha sottolineato che avevo una mia scelta, che avevo il controllo del mio stesso corpo. Infatti, quelli che dovevano insegnarmelo tendevano piuttosto ad avere una bassa considerazione di ragazze e donne, e quando mi succedeva qualcosa lo minimizzavano.

Quindi, questo è il mio messaggio. IL TUO CORPO TI APPARTIENE. UOMO, DONNA, TRANSGENDER… non importa. TU hai la facoltà di decidere cosa possono o non possono farti. Se una persona ti spinge a fare qualcosa che ti fa provare tristezza, rabbia o paura, parlane con una persona di cui ti fidi. Anche se solo contatti RAINN.

Fine della spiegazione.

Note di traduzione

Prima di passare alle note, ci tengo a scusarmi con chiunque attendeva questo capitolo. Giaceva tradotto a metà da mesi nel PC, in attesa di vedere una fine. Non ho scuse, davvero.

 

1  Ho tradotto letteralmente dal giapponese, ma la versione italiana è testolina buffa, mentre quella inglese è testa a raviolo. L’odango è un’acconciatura giapponese, diventata poi popolare proprio grazie a Sailor Moon, che l’autrice era solita farsi quando frequentava l’università.

2 nell’originale è seventh grade. Ora, io sono abbastanza certa che qui l’autrice stesse facendo riferimento al modello inglese di scuola, e non a quello giapponese (che prevede un ciclo scolastico del tipo 6-3-3). Seventh grade mi fa pensare tanto alla scuola di modello inglese (ricordo alle elementari e medie la confusione per le classi che erano così strane dalle nostre). Anyway, ho supposto che quello di Mamoru fosse un modo di dire simile al “manco un bambino delle elementari” e mi sono regolata di conseguenza. Se c’è qualcuno che ne sa a riguardo, eventuali consigli/correzioni sono sempre ben accetti (anche perché per un attimo mi è venuto in mente che potessi sbagliarmi, e che intendesse piuttosto una cosa del tipo “sta in classe con Mamoru, e andava dietro alle ragazzine delle medie”, visto che Mamoru è ben più grande di Usagi e delle altre). La versione originale comunque è questa: “And he was in Mamoru's grade. He had no reason to go after a seventh grader!

 

Ci ho tenuto poi a trascrivere le note autrice di Tori, perché penso sia un importante messaggio. RAINN è l’acronimo di Rape, Abuse & Incest National Network, un’organizzazione no-profit attiva negli Stati Uniti, anzi la più grande organizzazione, che si occupa di prevenire gli stupri e aiutare le vittime di abusi.

Colgo l’occasione per spingere anche chi legge questa traduzione a seguire l’invito di Tori. Chiunque tu sia, se un’altra persona ti fa sentire a disagio, o se fa fisicamente qualcosa per farti del male in questi termini, denuncia.

Fine dello spiegone.

   
 
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