3.
Il
primo bacio di Usagi
Tentativo
Mamoru
e Motoki
stavano ridendo per l’ultimo litigio di Rei e Usagi. Le due
avevano messo su
una litigata sugli argomenti più assurdi. Poi ci sarebbe
stata quella che i
clienti affezionati della sala giochi e del bar chiamavano guerra
di lingue1.
Che è una cosa ridicola da dire, Mamoru lo ha sempre
pensato. Lo faceva
sembrare come se si stessero baciando, o come se le loro lingue, da
sole,
avessero in qualche modo imparato a usare delle armi e stessero
scagliando
raffiche nella breve distanza che c’era tra le due ragazzine.
Mamoru
anche,
ovviamente, metteva su ridicoli teatrini con Usagi. Per la maggior
parte sui
suoi capelli… la chiamava Odango Atama, cioè
Testa a Odango2. E la
prendeva in giro per i suoi voti, per i suoi perenni ritardi, e i suoi
movimenti maldestri. Ma le lamentele più veementi
riguardavano il suo essere
rumorosa, e la velocità della ragazza nel mandare
già enormi quantità di cibo.
Mamoru sorrise, a ripensare a certi loro bisticci. Non gli sarebbe
dispiaciuto
ingaggiare con lei una battaglia di lingue, la variante col bacio,
ovviamente.
Ma era abbastanza sicuro che lei non aveva ancora avuto il suo primo
bacio, e
che lo stava riservando per una persona speciale. Lui non glielo
avrebbe mai
rubato, e quindi la stuzzicava. Entrambi avevano abbassato i toni,
comunque,
comunque. Ora i loro litigi erano sciocchi quasi quanto lo erano quelli
con
Rei, e lui pensò che probabilmente potevano anche diventare
buoni amici.
Riprese
a guardare
nella loro direzione, abbastanza sicuro, e Rei aveva il braccio attorno
le
spalle di Usagi, mentre entrambe ridevano insieme. Mamoru sapeva che
Rei sapeva
essere severa alle volte, ma sapeva anche che, come anche lui, non
intendesse
mai dire cose davvero cattive nei confronti dell’amica.
Chiunque adorava Usagi.
Era una cosa con cui non si poteva scendere a compromessi. La ragazzina
era
talmente dolce e gentile che attirava le persone attorno a lei.
Usagi
si spostò
vicino a Naru, che stava giocando a Sailor V. Mamoru la teneva
d’occhio dallo
specchio. Non la stava stalkerando, solo faceva attenzione a lei. Non
la
seguiva a casa o cose simili. Beh, non esattamente. C’erano
volte che
continuava a litigare con lei anche per strada, per assicurarsi che non
le
succedesse niente. Entrambi erano consapevoli della cosa, comunque.
Yodu
entrò,
dandosi arie, insieme ai suoi amici, e si diresse dritto dove Usagi e
Naru
stavano giocando. La piccola rossa alzò lo sguardo non
appena il ragazzo più
grande le mise un braccio sulle spalle. Rabbrividì e
cercò di allontanarsi.
Usagi, vedendo la sua reazione, si alzò e lo
fissò.
“Lasciala
in
pace!” urlò, catturando così
l’attenzione di Mamoru e Motoki, che stavano
ancora al bancone. Le altre ragazze iniziarono a schierarsi dietro di
lei.
Usagi allungò un braccio e torse quello di lui fino a quando
non lasciò Naru,
che prontamente si nascose dietro le spalle dell’amica.
Mamoru dovette
ammettere che le cinque ragazze apparivano formidabili, ma lui
conosceva Yodu,
e sapeva più che bene cosa avrebbe potuto fare. Fece un
cenno a Motoki e si
avvicinarono anche loro due al gruppo.
I
due amici
teppistelli di Yodu si mossero velocemente, afferrando ognuno un
braccio di
Usagi e avvicinandola a Yodu. Lei iniziò a urlare per il
dolore e per la rabbia.
Yodu ghignò e la afferrò per la schiena con una
mano, mentre l’altra si posava
sulla nuca della ragazza. Iniziò a tirare Usagi
più vicina, pronto a saltarle
addosso in quello che aveva tutta l’aria di un bacio non
voluto.
Mamoru
non sapeva
come aveva fatto ad attraversare l’intera stanza, ma si
trovò immediatamente di
fronte a Usagi, con Yodu che volava. Cadde a terra più o
meno a un metro da
dov’era, battendo pesantemente il sedere. Sentì i
rumori di una rissa, ma nel
tempo che il ragazzo era caduto a terra, Mamoru aveva preso Usagi e
l’aveva
portata via, saltando oltre lo sgabello di un videogioco e raggiungendo
una
consolle dall’altra parte della sala giochi.
La
portò via
tenendola stretta tra le sue braccia sicure, dietro il bancone e poi
nella
piccola sala relax. Si chiuse la porta alle spalle senza mai smettere
di
tenerla stretta, guardando come Motoki e le ragazze si fossero
sbarazzati
intanto della spazzatura. Naru intanto era corsa dietro ai giochi, e si
era
nascosta dietro lui e Usagi nella stanzetta.
Mamoru
osservò
Motoki e le quattro ragazze scortare fuori Yodu e gli altri due fuori
dall’Arcade. Avrebbe voluto raggiungerli e pestare a sangue
il ragazzo, ma la
ragazzina tremante tra le sue braccia veniva per prima.
Sentì, più che vedere, i
loro pugni. Il suo focus era Usagi in quel momento, quindi
lascò perdere la
rissa nel momento in cui uscirono dal locale, e strinse forte la
ragazza in un
abbraccio.
Le
ci vollero
alcuni minuti per calmare il respiro e i singhiozzi abbastanza per
parlare.
“Mamoru?” tirò su col naso, ancora
piuttosto turbata e spaventata. Lei lo
guardò, e lui non poté far altro che stringerla
un altro po’.
“Va
tutto bene,
Usagi, è andato via.” Non l’avrebbe
certo chiamata Odango in un momento simile.
Mamoru
cercò di
tenere a bada la rabbia nella sua voce, non voleva assolutamente che
venisse
fuori quanto vicino era stato ad ammazzare Yodu. Quel ragazzino andava
preso e
punito per come trattava le ragazze. Ed era nella stessa classe di
Mamoru. Non capiva
come avesse superato la quinta elementare2! Lei
ancora tremava e
tirava su col naso. “Non permetterò che qualcuno
ti faccia male, mai.” Le
promise.
“Lo
so” rispose
lei, nascondendosi sul suo petto e continuando a piangere.
“Usagi?”
Mamoru
non era certo di voler fare quella domanda.
“Sì?”
rispose lei,
stavolta senza alzare lo sguardo.
“Sarebbe
stato il
tuo primo bacio?” e quasi si strozzò, Mamoru, nel
chiedere. Lei annuì contro il
suo petto, ma non disse altro. E lui avrebbe voluto strozzare Yodu. Era
fortunato che Usagi era la sua priorità. Forse un
po’ meno fortunato, dato che
c’era anche Makoto. Non era sicuro che il ragazzo sarebbe
sopravvissuto all’ira
di lei. Tra l’altro, lei, Motoki e le altre ancora non
tornavano.
Gli
ci volle
un’ora, a Mamoru, per far sbollire la rabbia.
Un’ora
e ancora la
rabbia di Mamoru non era passata. Sedeva al bancone, mandando
giù una tazza di
caffè e il suo stesso carattere. Una parte di lui voleva
scovare Yodu ovunque
egli fosse, e picchiarlo fino a farlo sanguinare. Non sarebbe stato
corretto
però, dato che aveva una forza fuori dal comune. Era un
ragazzo normale per la
maggior parte del tempo, ma quando il dovere chiamava lui diventava
Tuxedo
Kamen, il protettore di Sailor Moon, l’altra bionda imbranata
della sua vita.
Anche quando non era trasformato, era più forte e guariva
più velocemente di
chiunque altro.
Sentì
un suono da
dietro, e si girò in tempo per vedere Usagi tornare dal
bagno. Sembrava ancora
sconvolta, e aveva davvero voglia di prenderla e coccolarla. Avrebbe
fatto di
tutto per assicurarsi che fosse al sicuro e felice.
"Mamoru,
posso
chiederti un favore?" Usagi si stava strizzando le mani e aveva ancora
i
segni delle lacrime sulle gote. Sembrava pallida e spaventata.
Qualsiasi
cosa
Usagi.” Mamoru cercò di sorridere, ma non ci
riuscì. Era rimasta talmente tanto
tempo in bagno con Naru e le altre che si era preoccupato.
Puoi
riaccompagnarmi a casa?” Tirò di nuovo su col naso
e si scacciò una lacrima
dall’occhio. Lui subito la avvolse con un braccio, tenendola
stretta.
“Sì.
A meno che tu
non preferisca chiamare tuo padre e farti venire a prendere.”
Usagi scosse la
testa e si accoccolò più stretta alla spalla di
Mamoru.
Lui
fece cenno a
Motoki, e colse lo sguardo delle ragazze, promettendo loro
silenziosamente che
sarebbe stato attento a che niente accadesse a Usagi. Tutte annuirono,
certe
che lui avrebbe tenuto fede al patto. Si era guadagnato in qualche modo
il loro
rispetto, e anche se non era stato intenzionale, era felice di
ciò. Tenne
stretto il braccio intorno a Usagi, e prese le due borse, sua e di lei,
prima
di scortarla fuori dalla sala giochi.
La
passeggiata non
era lunga, in un giorno normale, ma i passi di Usagi erano trascinati.
Non era
sicuro di cosa volesse dire alla ragazza. Voleva assicurarsi che stesse
bene,
ma non era mai il migliore, quando si trattava di emozioni. Non aveva
conosciuto molto amore nella sua vita. Solo Motoki, e Usagi, si erano
mai
preoccupati davvero per lui. E per loro, lui avrebbe fatto di tutto.
“Stai
bene?”
chiese alla fine.
“Penso
di sì. Non
avrei mai pensato che qualcuno potesse fare una cosa del genere a
me” soffiò.
Poi “Ehi Mamoru?” chiese.
Lui
si fermò a
guardarla. Il sole stava iniziando a calare, e scintillava sui suoi
lunghi
capelli biondi, rendendola bellissima anche con le tracce di lacrime
sul viso,
e il naso rosso e un po’ infiammato. Le toccò una
guancia e lei lo alzò gli
occhi e incontrò il suo sguardo, arrossendo un po’.
“Voglio
chiederti
una cosa. Puoi dire di no. Non mi offendo.” Mentre parlava,
aveva preso di
nuovo a strizzarsi le mani, mentre il fiato le si bloccava in gola.
“Mi
chiedevo, sai… se forse ti andava… di
baciarmi”
Mamoru
rimase
immobile a pensarci. Sapeva che lei in quel momento era preda delle
emozioni. E
sapeva anche di avere buoni tre anni più di lei. E
però incontrò i suoi occhi,
e sorrise, assicurandosi di farle sapere che era felice della sua
richiesta.
“Non
ti dirò di
no, Usagi. Anzi, ne sarei onorato. Ma non stasera. Non dopo quello che
è
successo. Non voglio che associ il tuo primo bacio a questo. Il tuo
primo bacio
dovrebbe essere tutto quello che hai sempre sognato.”
Lei
tirò su col
naso, e poi gli buttò le braccia al collo, abbracciandolo
stretto. Lui la tirò
su, tenendosela vicina e lasciando che piangesse sulla sua spalla.
"Mi
ha
spaventato," ammise alla fine, e i suoi singhiozzi le scossero il
corpo. Lui
la spostò tra le sue braccia, di modo da tenerla con un
braccio dietro le
spalle e uno sotto le ginocchia. Le due borse gli colpivano le gambe a
ogni
passo, ma non se ne preoccupò. Solo, la portò a
casa. Nel tempo che ci mise a
raggiungere la zona residenziale in cui lei viveva, Usagi si era
addormentata.
Camminò
fino alla
porta di casa sua e bussò piano. Ad aprire fu un ragazzino
coi capelli marroni,
che subito su fece indietro per chiamare la madre. Un uomo, che
somigliava
tanto al ragazzo, entrò nella stanza, seguito da una donna
dai capelli blu.
“Per
favore non
svegliatela,” sussurrò Mamoru appena lo
raggiunsero, “ha avuto un pessimo
pomeriggio.” La donna gli fece cenno di seguirlo su per le
scale. Aprì una
porta con una targhetta a forma di coniglio, e tirò
giù il piumino dal letto.
Sopra c’erano delle lune e dei conigli disegnati, molto
appropriati visti il
nome di lei. La poggiò gentilmente giù, mancando
per un pelo il micio nero. Gli
ci vollero due tentativi per togliere le braccia di lei dal suo collo.
Una
volta messa
comoda e coperta, Mamoru seguì sua madre giù per
le scale, con il piccolo gatto
nero al seguito. Si ritrovò seduto su una sedia in salotto,
a fronteggiare la
sua famiglia e i penetranti occhi magenta del gatto, che si era mosso
fino a
sedere sul tavolinetto. Non sapeva da dove partire per iniziare a
spiegare.
Io
sono Ikuko,”
disse quindi la donna con voce gentile, “lui è
Kenji” e indicò suo marito, “e questo
è Shingo”. Poi gli sorrise, “Mi puoi
spiegare cosa è successo?”
Mamoru
sospirò.
“Mi chiamo Chiba Mamoru. Sono un amico di Usagi, delle
ragazze e di Motoki” si
fermò, mentre gli altri annuivano.
“C’è un ragazzo, in classe con me e
Motoki.
È un po’ un idiota, soprattutto quando si tratta
di ragazze. Oggi è arrivato
alla sala giochi e ha cercato le attenzioni di Naru, afferrandole una
spalla.
Usagi è subito saltata per difenderla. Sapete
com’è fatta” e accennò a
Luna,
“ha salvato Luna da quella banda di ragazzini che la stavano
infastidendo.”
Tutta
la famiglia
della ragazza annuì. Suo padre si accigliò ma con
la mano gli fece cenno di
continuare.
Lui
riprese. “Yodu
è arrivato con un gruppo di suoi amici, ma io e Motoki non
ce ne siamo accorti
subito.” Nel dirlo abbassò lo sguardo, sentendosi
in colpa. Se avesse notato in
tempo gli altri ragazzi, non li avrebbe mai fatti avvicinare a Usagi.
“Due
ragazzi hanno afferrato Usagi e l’hanno trascinata fino a
Yodu. Lui l’ha presa
per la maglia e ha provato a baciarla. L’ho presa in tempo,
ma era vicino.
Credo di averlo colpito, ma sinceramente non ricordo bene. Ho preso
Usagi e
l’ho portata nella saletta relax. Motoki e le ragazze, tranne
Naru, li hanno
trascinati fuori dalla sala giochi. Sono abbastanza sicuro che Makoto
gli abbia
rotto un braccio. Ami ha detto di aver sentito qualcosa spezzarsi.
Usagi era davvero
spaventata. Si è stretta a me per un bel po’ di
tempo. Ha pianto un bel po’”.
Sospirò
ancora. “È
andata in bagno con le ragazze e Naru, e quando è tornata mi
ha chiesto di
accompagnarla a casa. Credo fosse preoccupata per come avrebbe reagito,
Tsukino-san,”
aggiunse, guardando al padre della ragazza. L’uomo
annuì soltanto, deglutendo.
“Sa che nessuno di voi l’avrebbe colpevolizzata, ma
credo fosse spaventata che
lei potesse andare e farlo fuori.” Prese un altro profondo
sospiro, poi
continuò.
“In
ogni caso,
sarebbe stato il suo primo bacio, e penso fosse più turbata
per questo, che per
il fatto che lui le abbia toccato il fondoschiena. Ha dei sogni a
riguardo,
vuole che sia speciale. Era così spaventata che, mentre
venivamo qui, mi ha
chiesto di baciarla. Penso che abbia paura che lui possa provarci di
nuovo.”
Abbassò
di nuovo
lo sguardo. "Le ho promesso che se ancora vorrà che la baci,
lo farò. Ci
tengo a lei, e farei qualsiasi cosa per lei, quindi se davvero vuole
che io lo
faccia, lo farò." Poi mandò giù un
bolo di saliva, e alzò gli occhi il
tanto che bastava per incrociare lo sguardo dell’uomo.
"Ti
piacerebbe restare per cena?" chiese Ikuko, sorprendendolo. Era
abbastanza
certo che dopo le ultime parole sarebbe stato cacciato a calci.
Guardò il padre
di Usagi, che annuì, e suo fratello che sorrise. Anche Luna
saltò sulle sue
gambe e iniziò a fare le fusa. Era una reazione enormemente
diversa da quella
che si era aspettato.
Diede
un debole
sorriso e annuì. Pochi momenti dopo, sentirono piangere
dalla stanza di Usagi,
e in un battito di ciglia il gatto era andato, con Ikuko dietro quasi
alla
stessa velocità. Mamoru rimase seduto in silenzio con Kenji
e Shingo, incerto
su cosa dire.
"Grazie,"
la voce di Kenji era quieta e calma, anche se poteva sentire tutte le
emozioni
che aveva accumulato sottopelle.
Mamoru
si inchinò
di nuovo. “Ah, è giusto che lo sappiate. Yodu
è bandito dalla sala giochi a
vita. Motoki me l’ha detto mentre le ragazze erano in
bagno.”
"Pensi
che
cercherà di nuovo mia sorella" chiese Shingo, con tono
preoccupato.
“Non
credo, ma non
mi sento di assicurarlo. Però posso dire che Usagi
è molto più forte di quanto
sembri. E non è sola. Tra le ragazze, me e Motoki,
quell’idiota non ha molte
speranze” e sorrise.
Primo
bacio
Era
passata circa
una settimana dall’incidente al Crown. Per un giorno o due si
era preoccupato,
perché Usagi aveva paura a mettere piede nella sala giochi.
Alla fine era
andato a prenderla davanti la sua scuola media, e le aveva promesso che
non
avrebbe lasciato il suo fianco per tutto il tempo che sarebbe voluta
rimanere. Non
voleva che la ragazza associasse un luogo di spensieratezza e
felicità a un
solo brutto momento, ed anche se non voleva farle pressione, voleva che
sapesse
che le avrebbe guardato le spalle se voleva entrare. Usagi sorrise a
Mamoru, e
il cuore del ragazzo ebbe un guizzo quando lei disse che poteva fare
tutto, se
lui era lì con lei. Nell’arco di quella settimana,
avevano passato molto tempo
insieme, non solo durante i loro scontri mattutini, o in sala giochi.
Lui aveva
iniziato a farle compagnia nel tragitto fino alla sala giochi, dopo
scuola.
A
volte le amiche
di lei li raggiungevano. Scoprì che gli piaceva la quieta e
studiosa Ami.
Makoto sapeva essere un po’ selvaggia alle volte, ma aveva un
cuore davvero
romantico. E poi era dolce, e spesso costringeva tutti a mangiare.
Anche Rei e
Minako spesso li raggiungevano durante il tragitto. Rei era fiera e
aveva un
bel carattere, ma sotto sotto era dotata di saggezza e comprensione.
Minako
somigliava in modo sorprendente a Usagi, un piccolo raggio di sole per
tutti, ma
era anche una brillante mente strategica, e piena di piani per
accompagnarla.
Passava il tempo provando a far mettere insieme la gente, rallegrandosi
quando
aveva successo.
Ma
era Usagi
quella che lo aveva più colpito. Non aveva notato quanto i
suoi pregi
superassero i suoi difetti. Non importava quanta fame avesse, avrebbe
dato via
il suo cibo subito se qualcun altro era affamato. Aiutava animaletti e
bambini
piccoli. Cantava meravigliosamente, e sembrava anche saper ballare.
Poteva non
aver voglia di studiare, ma a conti fatti era davvero intelligente.
A
volte le ragazze
sparivano senza ragione, ma alla fine si era abituato, e la cosa
capitava
sempre nel momento migliore, quando anche lui doveva andare. Solo
Motoki sapeva
che lui era Tuxedo Kamen. Lo avrebbe detto anche a Usagi, se avesse
avuto la
certezza che la cosa non l’avrebbe messa in pericolo.
Un
pomeriggio
stava accompagnando Usagi alla sala giochi, erano solo loro due. Usagi
era
silenziosa. Non si era ancora ripresa dall’incidente, e la
cosa lo preoccupava.
Ma quel giorno aveva un sorriso sottile in volto, e lui non poteva far
altro
che chiedersi a cosa stesse pensando. Stavano passando nei pressi del
parco
quando lei si fermò a guardarlo.
"Mamoru-san?"
La
guardò negli
occhi, notando in loro un piccolo luccichio. "Sì?" Era
curioso e, se doveva
essere onesto con se stesso, non voleva fare altro che chinarsi e
baciarla.
"Mi
stavo
chiedendo se intendevi davvero quello che hai detto?" Usagi
arrossì un
pochino. "Riguardo il baciarmi, se avessi ancora voluto."
Deglutì.
"Sì,"
sussurrò.
"Vorrei
che
lo facessi," disse lei, e lui si accorse che con la punta della scarpa
stava puntando a terra.
Lui
prese a guardarsi
intorno nel parco e vide una panchina che si affacciava sul ruscello.
"Vieni con me," disse gentilmente. C'erano bei fiori dappertutto e
pensò
che fosse un bel posto per il primo bacio di una ragazza, forse. Le
prese la
mano e la guidò. Si sedettero insieme e lui si
voltò verso di lei. "Sei
sicura Usako," sussurrò, senza nemmeno preoccuparsi che il
nomignolo che
le aveva dato gli sfuggisse dalle labbra.
"Sono
sicura."
Dicendolo alzò gli occhi verso di lui, con gli occhi cerulei
che brillavano per
l’emozione.
Allora
lui si
chinò, e le poggiò delicatamente il palmo della
mano sulla guancia, strofinando
il pollice su e giù sulla pelle liscia. Lentamente
abbassò le labbra su quelle
di lei, e iniziò a lasciare piccoli baci agli angoli della
bocca, prima di
premere delicatamente le labbra su quelle di lei. Sapeva di burro cacao
alla
fragola. Fece scivolare fuori la lingua, sfiorandole appena il labbro
inferiore, e quando lei aprì leggermente le labbra
approfondì il bacio.
Assaggiarla,
sentirla, era incredibile, e Mamoru era convinto che sarebbe potuto
morire
felice in quel momento, ogni suo desiderio era stato esaudito. Lei fece
un
piccolo suono, e gli toccò la lingua con la sua. Lui
sorrise, e anche lei a
ruota, prima di tirarsi indietro lentamente. Lasciò ancora
piccoli baci gentili
sull’angolo della sua bocca, e poi uno per uno sulle palpebre
chiuse, prima di
allontanarsi.
Lei
fece un
piccolo sospiro felice e aprì gli occhi, fissandolo con
soggezione.
"Wow," sussurrò. "È sempre così?"
Mamoru
scosse la testa.
"Non lo so. Solo che tengo molto a te. Volevo che fosse speciale."
“Anche
tu tieni a
me?” sorrise lei.
A
lui non sfuggì
la parola. Lei aveva detto anche. Significava che
lei teneva a lui. Sorrise
e le prese la mano. “Tantissimo, Usako.”
“Mi
piace.”
Ridacchiò, tenendosi una mano sulla bocca.
“Usako.” Poi gli sorrise.
“Mamo-chan.”
Non
riuscì a
trattenere la smorfia sciocca che si aprì sul suo viso.
Attacco
Col
Negaverse
attivo, Mamoru non aveva avuto molto tempo per vedersi da solo con
Usagi nei
giorni a seguire. Provavano a stare insieme quando potevano, e spesso
lo si
vedeva seduto al tavolo con lei e le ragazze, il pomeriggio. Non sapeva
quanto
lontano quella relazione sarebbe arrivata, ma Mamoru era abbastanza
sicuro che
si stava innamorando di lei.
Era
stato facile
iniziare una relazione insieme, e tutti sembravano contenti, come se
non
avessero fatto altro che aspettare che succedesse. Mamoru piaceva ai
genitori
di lei, anche a suo padre. Specialmente considerando che era stato
onesto e
aperto con l’uomo riguardo i suoi sentimenti e le sue
intenzioni rispetto a
Usagi. Le sue amiche sembravano averlo accettato nel gruppo come se
fosse
sempre stato lì.
Motoki
lo aveva un
po’ preso in giro, ma nello stesso modo in cui lui lo aveva
preso in giro
quando aveva iniziato a uscire con Reika. C’era un accordo
silente, per cui
entrambi avrebbero fatto di tutto per aiutare la ragazza del proprio
amico,
come fosse la propria. E non guastava sapere che per Motoki Usagi era
praticamente una sorellina.
Un
pomeriggio,
mentre finalmente riuscivano a stare un po’ insieme,
tornarono al parco, seduti
su quella stessa panchina. Usagi stava diventando più
propositiva, baciandolo
nel modo in cui lei voleva, e a lui piaceva. Lei era la persona
più dolce che
lui avesse mai conosciuto, e tendeva a vivere la vita al meglio. E
adesso
tendeva al meglio anche nel baciare lui.
E
poi sentirono le
urla. Usagi balzò sulla panchina e si girò nella
direzione da cui provenivano,
cercando di correre da quella parte per difendere chiunque si fosse
fatto male.
E anche se amava questo in lei, Mamoru temette si trattasse di uno
Youma che
avrebbe potuto farle del male.
“Stai
qua, ci
penso io”.
“No!”
pianse lei, “ti
farai male!”
“Anche
tu”,
rispose lui, spingendola indietro quando provò a seguirlo.
“Non
rimarrò qua!”,
insisteva lei intanto, “devo andare.”
“Posso
farcela” continuava
lui. “Per favore, rimani qui al sicuro”. Non aveva
sentito ancora Sailor Moon
trasformarsi, ma sapeva che se uno Youma avesse attaccato, lei sarebbe
giunta
immediatamente.
E
poi sentì un bip
venire dal polso di lei, che distrasse entrambi. Lei coprì
l’orologio, ma il
suono continuò. C’era una strana lucina, e poi
sentì una voce. “Moon!” pianse
la voce “abbiamo bisogno di te!”.
Al
che Usagi sospirò
un “sto arrivando”, e quando mosse la mano apparve
la faccia di Mars.
Poi
si girò verso
di lui. “Non dirlo a nessuno”, gli disse, e poi si
spostò dietro gli alberi.
“Certo
che no!”, e
nel momento in cui si nascosero da sguardi curiosi tirò
fuori una rosa,
trasformandosi. “Sbrigati e trasformati”.
Usagi
aveva la
bocca spalancata. Quando la chiuse, si prese un altro secondo per
fissarlo. “Girati.”
Lui
obbedì. Ci fu
un lampo di luce e un suono improvviso, e poi dopo qualche secondo
Sailor Moon
gli stava tenendo la mano.
“Scusa,”
gli
disse, “ma io, uhm… beh si vede più di
quel che dovrebbe quando mi trasformo. Peggio
che con la fuku”, continuò a mormorare.
Corsero
insieme
verso la fonte delle urla, e lui lanciò una rosa per fermare
uno Youma che
stava attaccando una donna. Sailor Moon evocò la sua tiara,
“Moon tiara action!”,
disse, e la lanciò con una mossa morbida. Lo Youma si
disintegrò. Mars e
Mercury si avvicinarono velocemente.
“Perché
sei
arrivata tardi? Cos’è successo?” chiese
Mercury.
“Come
mai Tuxie è arrivato
con te?” Mars.
Sailor
Venus balzò
giù da un muretto. Lei e Sailor Jupiter corsero verso di
loro, mentro Tuxedo
Kamen le scrutava una per una. Adesso le riconosceva. Mars era Rei,
Mercury era
Ami, Jupiter era Makoto e Venus era Minako.
“Beh,
ora si spiegano
tante cose”, fece lui, e sorridendo si abbassò per
baciare Sailor Moon. Lei lo
baciò di rimando, sorridendo a sua volta.
“Conoscete
tutte il
mio ragazzo”, disse lei con un sorriso felice. Le ragazze
sussultarono, poi
mormorarono insieme il nome del ragazzo, ma Mamoru fu felice di notare
che
tutte quante lo avevano accettato come avevano fatto anche nelle sua
forma
civile.
“Penso
che abbiamo
molto di cui parlare” disse Sailor Moon, “ci
incontriamo al tempio?”
Mars
annuì, e
tutte gli diedero il benvenuto nel loro gruppo.
Tori's
Public Service Message
Okay,
momento spiegazioni… potete saltarlo se
volete, ma io devo dirlo. Ci sono cose che non sono accettabili. Tutti
noi perdiamo
il controllo e facciamo cose stupide seguendo “il
momento”. Non è di questo che
parlo. Quello di cui sto parlando è quello che succede
quando qualcuno fa
deliberatamente qualcosa sapendo che non è voluta. Anche un
bacio può spezzare
il cuore di qualcuno. Questa storia non è
“brutta” come quella sul Dark
Endymion, e non è nemmeno come in “Losing
Control”. Qui c’è un abuso, ma non
del tipo che viene punito di solito.
Per
qualcuno di dolce e innocente come la
quattordicenne Usagi, un bacio è davvero importante. Vi
ricordate di quando
Unazuki parlava del voler aspettare per il suo primo bacio? Nessuno ha
mai
parlato con me quando ero giovane del significato che ha un bacio.
Nessuno ha
sottolineato che avevo una mia scelta, che avevo il controllo del mio
stesso
corpo. Infatti, quelli che dovevano insegnarmelo tendevano piuttosto ad
avere
una bassa considerazione di ragazze e donne, e quando mi succedeva
qualcosa lo
minimizzavano.
Quindi,
questo è il mio messaggio. IL TUO CORPO TI
APPARTIENE. UOMO, DONNA, TRANSGENDER… non importa. TU hai la
facoltà di
decidere cosa possono o non possono farti. Se una persona ti spinge a
fare qualcosa
che ti fa provare tristezza, rabbia o paura, parlane con una persona di
cui ti
fidi. Anche se solo contatti RAINN.
Fine
della spiegazione.
Note
di traduzione
Prima
di passare alle note, ci tengo a scusarmi con chiunque attendeva questo
capitolo. Giaceva tradotto a metà da mesi nel PC, in attesa
di vedere una fine.
Non ho scuse, davvero.
1
Ho tradotto
letteralmente dal giapponese, ma la versione italiana è testolina
buffa,
mentre quella inglese è testa a raviolo.
L’odango è un’acconciatura
giapponese, diventata poi popolare proprio grazie a Sailor Moon, che
l’autrice
era solita farsi quando frequentava l’università.
2
nell’originale è seventh grade.
Ora, io sono abbastanza certa che qui
l’autrice stesse facendo riferimento al modello inglese di
scuola, e non a
quello giapponese (che prevede un ciclo scolastico del tipo 6-3-3). Seventh
grade mi fa pensare tanto alla scuola di modello inglese
(ricordo alle
elementari e medie la confusione per le classi che erano
così strane dalle
nostre). Anyway, ho supposto che quello di Mamoru
fosse un modo di dire
simile al “manco un bambino delle elementari” e mi
sono regolata di
conseguenza. Se c’è qualcuno che ne sa a riguardo,
eventuali
consigli/correzioni sono sempre ben accetti (anche perché
per un attimo mi è
venuto in mente che potessi sbagliarmi, e che intendesse piuttosto una
cosa del
tipo “sta in classe con Mamoru, e andava dietro alle
ragazzine delle medie”,
visto che Mamoru è ben più grande di Usagi e
delle altre). La versione
originale comunque è questa: “And
he was in Mamoru's grade.
He had no reason to go after a seventh grader!
Ci
ho tenuto poi a
trascrivere le note autrice di Tori, perché penso sia un
importante messaggio.
RAINN è l’acronimo di Rape, Abuse & Incest
National Network, un’organizzazione
no-profit attiva negli Stati Uniti, anzi la più grande
organizzazione, che si
occupa di prevenire gli stupri e aiutare le vittime di abusi.
Colgo
l’occasione per
spingere anche chi legge questa traduzione a seguire l’invito
di Tori. Chiunque
tu sia, se un’altra persona ti fa sentire a disagio, o se fa
fisicamente
qualcosa per farti del male in questi termini, denuncia.
Fine
dello spiegone.