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Autore: AlbAM    19/12/2022    7 recensioni
Roger Waters sta per iniziare il nuovo tour e ripensa ai tempi dei Pink floyd. Una telefonata di David Gilmour e un grave malore gli faranno incontrare di nuovo un misterioso personaggio conosciuto ai tempi del Live at Pompeii.
Questa storia è dedicata a Cassiana e partecipa all'iniziativa "Regali d'inchiostro" indetta da L'angolo di Madama Rosmerta
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, David Gilmour, Roger Waters
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Cara Cassiana,

con questa storia che ti dedico,

si conclude la saga della “fotografia”

iniziata con Devil at Pompeii,

l'dea mi è venuta proprio grazie

alla storia che mi hai dedicato tu,

spero tanto che ti piaccia!



Comfortably numb



Hello?

Is there anybody in there?

Just nod if you can hear me.

Is there anyone at home?

Come on, now,

I hear you’re feeling down.




Mancavano poche ore all'inizio del concerto eppure Roger si sentiva stranamente calmo. O forse non era poi così strano, in fondo aveva compiuto da pochi mesi settantanove anni. Per quanto riuscisse a provare ancora delle emozioni forti durante i concerti, non era più angosciato come un tempo.

Sorrise, ricordando gli anni del grande successo dei Pink Floyd, ma gli venne anche un po' di malinconia nel ripensare all'ansia del palco, ai litigi con gli altri membri del gruppo e soprattutto alle incomprensioni con David. Sospirò, era inutile rivangare il passato, ormai per l'appunto era passato.

Aveva perso molte cose durante la sua vita, il padre, le amicizie, le mogli, ma almeno una era riuscita a tenersela stretta. La musica. Lei era sempre stata la compagna fedele grazie alla quale dopo ogni caduta era riuscito a rialzarsi. Ecco perché nonostante la sua "veneranda" età, come aveva specificato un giornalista cazzone di cui preferiva dimenticare il nome, poteva ancora affacciarsi sul bordo di un palco e contemplare la vista di uno stadio in silenziosa attesa di riempirsi.

«Roger!» lo chiamò uno dei tecnici impegnati a sistemare le attrezzature mostrandogli lo smartphone che aveva abbandonato su un altoparlante.

«Ha una chiamata da David Gilmour, forse vuole augurarle in bocca al lupo per il primo concerto del nuovo tour!»

Roger sorrise, nonostante i rapporti tra lui e David fossero tornati quantomeno cortesi, non si aspettava una gentilezza del genere.

Ridacchiò, pensando che non aveva intenzione di dare all'ex "angelo biondo" la soddisfazione di fargli capire che quella chiamata lo aveva emozionato. Si avvicinò al tecnico, prese il telefono e prima ancora di dire «Ciao!» sentì un dolore fortissimo risalire dal braccio sinistro fino al petto.

«Oh, cazzo. Vuoi vedere che quello stronzo mi ha portato sfiga!» Fece in tempo a pensare prima di perdere conoscenza.


#


«Ahò? C'è nessuno li dentro?»

«Me stai a sentì?»

«Famme un cenno se me senti.»


La voce dall'accento straniero riportò Roger alla realtà.

Aprì gli occhi ma non riuscì a vedere nulla, era tutto buio.

Poi lentamente cominciò a distinguere la sagoma di qualcuno.

Un uomo.

Molto alto.

Grosso.

Con i capelli rossi.

«Razel!» Esclamò stupito

L'uomo sorrise. «Nun me dirai che te ricordi ancora il mio nome?»

Roger lo guardò confuso, com'era possibile che Razel fosse ancora giovane? Ai tempi del Live at Pompeii dimostrava poco più di quarant'anni. Cazzo, erano passati cinquant'anni da allora, se non era già morto, come minimo avrebbe dovuto avere almeno novant'anni!

Roger si tirò su e poggiò la schiena sui cuscini, provò a guardarsi intorno ma tutto quello che riusciva a vedere era il letto su cui era sdraiato. Una sorta di letto d'ospedale in ferro battuto bianco, ai piedi del quale era seduto Razel con il suo solito sguardo un po' strafottente.

«Dove sono? Sto sognando o sono morto?»

«Stai a metà tra qua e là.» rispose Razel.

«Ok, sono in coma e sto sognando.»

«Non esattamente, ma mettemola pure così!»

«E tu chi rappresenti in questo sogno, Caronte?»

Razel sogghignò. «Te sembro un vecchio marinaio incazzoso?»

Roger ridacchiò. «No, in effetti no. Ma allora perché sei qui? Senza offesa, eri simpatico, ma non è che ci fosse chi sa quale amicizia, tra noi due!»

Razel esitò, sembrava quasi imbarazzato.

«Diciamo che sto facendo un favore a n'amico mio.»

Roger lo guardò senza capire.

«Sono venuto a renderti qualcosa che ti appartiene.»

Razel tirò fuori una fotografia e gliela porse. Era molto vecchia, ritraeva David Gilmour e lo stesso Razel ai tempi del documentario "Live at Pompeii". In basso, sulla destra, c'era una firma che Roger riconobbe. «Hey, me la ricordo questa foto, David non voleva che nessuno di noi te la firmasse, ricordo che facemmo anche una bella litigata in proposito. Chissà perché gli stavi così antipatico.»

«Fidate, aveva ragione lui!»

«Comunque che c'entra la foto con il mio autografo, in tutto ciò?» Domandò Roger indicando il buio intorno a sé con un ampio gesto della mano.

«C'entra, c'entra!» rispose Razel. L'omone esitò qualche istante, poi sbuffò e mormorò. «E vabbè, un accordo è un accordo!»

Schioccò le dita e la fotografia prese fuoco.

«Ma che cazz…!» Sbraitò Roger lanciando via la foto che dopo un breve svolazzo atterrò sul pavimento e continuò a bruciare fino a ridursi a un mucchietto di polvere.

«Ma come hai fatto? E comunque che spreco, una foto originale degli anni settanta autografata da me, vale un bel po' di soldi!»

«Valeva ben più di un po' di soldi, ma va bene così. Ora nun me devi più niente, il nostro contratto è sciolto.»

«Quale contratto?» domandò Roger perplesso.

Razel sogghignò. «Torna ai tuoi concerti Roger, nonostante siano passati molti anni sei sempre un gran musicista!»

A quelle parole la vista di Roger cominciò a farsi confusa. «Razel aspetta, quale contratto, ma che diavolo…» Perse conoscenza prima di poter finire la frase.



#


Razel uscì dal camerino dove avevano portato Roger privo di sensi.

Immediatamente dopo, sentì le urla di gioia dello staff e una voce femminile esclamare. «Dio sia ringraziato Roger, ti sei svegliato finalmente!»

Il demone ridacchiò. «Me sa che dovete ringraziare qualcun altro!»

Si sfilò un pacchetto di sigarette dalla tasca del vecchio gilet di pelle borchiato e si mise una sigaretta in bocca. La accese picchiettandola all'estremità e si diresse sul palco. Salì le scale, superò la strumentazione già posizionata per il concerto e osservò lo stadio ancora vuoto, proprio come pochi minuti prima aveva fatto Roger.

«Non ero sicuro che lo avresti fatto, demone. Allora esiste davvero qualcosa, o meglio qualcuno, a cui tieni sul serio!»

Razel si voltò. «Te sei ingrassato ancora, dall'ultima volta che ci siamo visti.»

«Gli esseri umani invecchiano, Razel. Devo adeguarmi se non voglio creare sospetti.» Rispose David riprendendo il suo vero aspetto.

«Nun so mica, se sei meglio così!» Commentò Razel osservando l'Angelo dagli occhi chiari e dai lunghi capelli biondi.

«Potevi evita' de fargli venire un infarto, per poco c'è rimasto!»

«Non sottovalutare il vecchio Rog, ha la pelle dura.» Rispose David con un sorriso lupesco.

«In ogni modo ora tocca a te rispettare il patto.» Affermò Razel guardando l'angelo negli occhi.

«Noi angelici rispettiamo sempre i patti, Razel. Piuttosto, siamo sicuri che di quella foto ci fosse solo una copia?»

Razel assunse un'espressione scandalizzata. «Così mi offendi, angiole'. Comunque ne ho un'altra copia esposta nella bacheca in cucina, ma non è autografata. Sei libero di andare a controllare, se vuoi. Basta che nun me fai casino in casa!»

«Non ce n'è bisogno, per una volta voglio dare fiducia a un demone infernale! Piuttosto, posso farti una domanda?»

Razel annuì.

«Perché tieni tanto a quel demonietto casinista?»

Razel aspirò un'ultima boccata dalla sigaretta ormai consumata, buttò la cicca per terra e la schiacciò con la punta dello stivale.

«Che te devo di', forse me so' rammollito con i millenni.»

«O forse lo consideri il tuo figlioccio?» Ridacchiò l'angelo strizzandogli l'occhio.

Razel lo guardò stupito.

«Dai, Razel. Il demonietto è praticamente la fotocopia di suo padre, non ci vuole molto a fare due più due, considerando quanto eravate amici!»

«Se è per quello, io e suo padre siamo ancora amici.» sottolineò il demone aprendo le ali. «Allora ti aspetto a Roma. Non dimenticarti la chitarra, angiole'!»

«Stiamo per affrontare insieme un'apocalisse demoniaca e la tua preoccupazione principale è che mi porti dietro la chitarra?» Domandò David.

«Per ascoltare buona musica se trova sempre il tempo!» Rispose Razel volando via.

«Razel, ti rendi conto che mi hai appena fatto un complimento? Mi sa che ti sei davvero rammollito!» Gli urlò dietro David, ridendo.

Razel si limitò ad alzare la mano destra e mostrargli il dito medio senza nemmeno voltarsi.




Nota autrice

Questa storia è collegata alle seguenti FF:

Devil at Pompeii” di AlbAM https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4006109&i=1

La fotografia” di Cassiana: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4041640&i=1




   
 
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