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Autore: Dianne LaCroix    11/09/2009    2 recensioni
Lara è una giovane modella di successo che detesta la propria professione, imposta dalla madre. Dopo una lite con quest'ultima, spinta dalla rabbia, si avventura nei bassifondi della città, dove incontrerà Dominic, affascinante galeotto gentiluomo.
Ma si sa, le apparenza ingannano...
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E iniziarono le controversie

Il brusio della folla cessò improvvisamente quando si chiuse dietro di sé la portiera della BMW metallizzata. Lara si abbandonò sul sedile, con un sospiro, curvando le spalle magre.
“Muoviti” ordinò all’autista. Quello mise in moto e partì silenziosamente, lanciando uno sguardo alla ragazza che si stava mordicchiando un’unghia con aria afflitta.
“Che hai da guardare?” scattò lei. L’uomo mormorò una scusa e tornò ad occuparsi della guida. Lara appoggiò la testa al sedile, stanca. La sfilata era stata molto apprezzata, ma se quello stress era il prezzo da pagare meditava di ritirarsi ben presto. Non valeva la pena di rovinarsi così la vita.
D’altronde, lei aveva cose ben più importanti da fare che ancheggiare davanti ai fotografi drappeggiata con un pezzo di stoffa che valeva migliaia di euro.
Fu esattamente questo che disse a sua madre, due ore dopo. La risposta fu un ceffone in pieno viso.
“Che non ti senta mai più parlare in questo modo” sibilò a denti stretti la donna, spegnendo con rabbia la sigaretta. Lara si portò una mano alla guancia e fissò gelida sua madre, ma rimase in silenzio.
“Sono stata chiara, ragazzina? Non butterai nel cesso la più grande opportunità della tua vita.” La donna prese un’altra sigaretta dal pacchetto e la accese con mani tremanti. Le lanciò uno sguardo obliquo.
“Fila via, ora. Non voglio vederti fino a lunedì”.
Lara uscì dalla stanza senza fiatare, il volto impassibile. Passò in camera sua, dove si strappò di dosso il vestitino succinto che indossava e lo cambiò con un paio di jeans e una felpa.
Si lavò furiosamente il viso e, sciolti i capelli, uscì di casa sbattendo con rabbia la porta.

Non si era accontentata di girovagare per le strade del centro. No, aveva dovuto inoltrarsi in periferia, nella periferia degradata della città, dove le strade puzzavano e la gente rideva sguaiatamente.
O, perlomeno, quello era il cliché che ottenebrava la mente di Lara. Mentre muoveva passi incerti sotto a un porticato, capì che non erano le strade puzzolenti e le risate sguaiate a rendere malfamati quei quartieri.
Una donna corpulenta, di colore, le passò a fianco, squadrandola da capo a piedi con aria minacciosa. Lara si ritrasse impercettibilmente di lato, ma la donna se ne accorse.
“Che c’è, bambola, ti fa schifo starmi vicino, eh?” sbraitò, avvicinandosi. Lara irrigidì le spalle, investita da una sbuffata di alito intriso d’alcol.
“Beh, adesso sì” rispose la ragazza senza pensarci, storcendo la bocca. La donna la prese per i capelli e diede uno strattone verso il basso.
Lara strinse i denti, rifiutandosi di urlare e maledicendosi per la sua lingua troppo svelta.
“Ti faccio schifo, eh? Brutta troietta, ora ti faccio vedere io!” le urlò la negra mollandole una ginocchiata nello stomaco, continuando a tenerla per i capelli. Lara sussultò e inarcò la schiena verso l’alto, portandosi le mani sulla pancia per proteggersi. Lo strattone ai capelli, però, la fece desistere dal suo proposito di sopportare in silenzio. Mugolò, riuscendo a contenere in tempo l’urlo che stava per uscirle dalla gola.
Assecondò il movimento della donna, riuscendo a rialzare la testa. Approfittando della sorpresa della negra le mollò un calcio sul pube, con tutta la sua forza.
La donna la lasciò andare, portandosi entrambe le mani sul basso ventre, sibilando. Lara, anziché scappare, si allontanò di qualche passo, prese la rincorsa e la caricò a testa bassa, prendendola nello sterno. Caddero entrambe a terra per la forza dell’impatto, ma la negra rimase a contorcersi a terra, dolorante, mentre Lara, a denti stretti, si rialzò e le assestò un ulteriore calcio nello stomaco, che fece rotolare la donna a pancia in su.
Memore della scena di un film, Lara le sputò addosso.
“Hai visto, la troietta cosa ti ha fatto?” biascicò a muso duro. “Hai visto, brutta negra del cazzo?”
La donna, per tutta risposta, racimolò un po’ di saliva e gliela tirò addosso, ma la mancò di mezzo metro. Lara indietreggiò di qualche passo, il respiro affannoso, e finì contro qualcosa di duro. Si voltò, credendo di aver incontrato il muro, e si trovò davanti un ragazzo alto, dalle spalle larghe e la pelle bronzea. Era imponente e ben piazzato, senza essere grosso.
La fissò con gli occhi scuri, di taglio obliquo, sorridendo compiaciuto. Portava i capelli lunghi, sciolti sulle spalle.
“Ha ragione lei, Sandy. La biondina ti ha conciato per le feste” disse, rivolto alla negra che si stava rialzando. Sandy ringhiò.”Non ti ci mettere anche tu, Dominic, o ti sculaccerò quel bel didietro che ti ritrovi”
Dominic scoppiò a ridere. La sua risata assomigliava a un latrato.
“Bene, se non vi dispiace io dovrei andare” disse Lara, guardando allarmata la donna che si stava avvicinando.
Dominic la prese per un braccio. “Sì, mi dispiace. Rimani a cena con noi, Sandy sarà entusiasta” aggiunse guardando sorridente la negra. Quella ringhiò, alzando gli occhi al cielo.
“Andiamo, Sandy, hai accolto anche Arianna allo stesso modo!”
Lara assottigliò gli occhi. Non le piaceva affatto la piega che stava prendendo la situazione. Passi prendere a calci in culo una cicciona ubriaca, ma esser tenuta prigioniera da un gruppo di balordi proprio no.
Maledetto il momento in cui aveva deciso di sfidare la sorte.
“Senti, Dominic” attaccò. Lui rise.
“Visto? Inizi ad affezionarti, mi chiami già per nome!”
“Solo perché sono educata” ribatté lei, schioccando la lingua. Dominic annuì, soddisfatto.
“Mi piace il tuo caratterino, decisamente. Sono serio, rimani a cena con noi. Poi andrai dove ti pare, ti accompagno anche a casa se vuoi, così non farai a botte anche con le compagne di cricca di Sandy” aggiunse strizzando l’occhio alla negra. “Ma sul serio, rimani almeno a cena”.
Lara aprì la bocca e la richiuse, esitante. Da una parte voleva andarsene il più lontano possibile da quella donna, il tizio aveva menzionato pure le compagne di cricca e non aveva alcuna voglia di fare di nuovo a pugni; dall’altra, però, Dominic le ispirava simpatia e non le andava troppo di andarsene subito. Si tormentò le mani, indecisa.
Dominic le diede una leggera spinta. “Dai. Il semplice fatto che tu non voglia scappare a gambe levate significa che vuoi rimanere.”
Non aveva torto. Lara fece un breve cenno d’assenso, poi lo guardò torva.
“Solo. Per. La cena” scandì, piantandogli un dito accusatorio sul petto. Dominic alzò le mani in segno di resa, divertito.
“E chi ha mai detto il contrario?”


La Locanda alla fine dei mondi era una locanda vecchio stile, costruita in una via abbandonata dove si trovavano unicamente edifici abbandonati. In quella via erano avvenuti numerosi omicidi, rammentò Lara, e rabbrividì mentre si avvicinavano alla taverna.
Dominic le posò una mano sulla spalla.
“Hai freddo?” Lara scosse la testa e abbozzò un sorriso tirato.
“Le dicerie su questa via…” si giustificò. Dominic rise, facendo storcere la bocca a Lara.
“Che diavolo c’è da ridere” borbottò stizzita.
Dominic si sfregò le mani l’una contro l’altra, accelerando di poco il passo, sorpassandola. “Nulla, penso a quanto impressionabili sono le ragazze, anche quando sembrano non aver paura di nulla”. Si voltò e le sorrise. Lara strinse gli occhi.
“La via degli omicidi, che poca fantasia per un soprannome! Non ha nemmeno un po’ di romanticismo!”
Lei strinse le labbra, trattenendosi a stento dall’insultarlo.
“Hai un pessimo senso dell’umorismo” affermò lui “ma, tanto per rassicurarti, è solo una favoletta. In tutte le strade avvengono omicidi.” Scoppiò in una risata bassa che fece indispettire Lara ancora di più. Sentirsi indispettita l’infastidì, si sentiva una bambina di cinque anni; il risultato fu che quando giunsero di fronte alla Locanda avrebbe voluto prendere a testate qualcuno. Fulminò con un’occhiata un uomo che la fissava avidamente e si concentrò sulla locanda, cercando di capire se le piaceva o no.
Era una costruzione in legno, dall’aria vecchia e malandata che ricordava vagamente un telefilm ambientato nell’antichità, una di quelle taverne che erano rimaste uguali a sé stesse dall’antica Roma al Medioevo.
L’insegna a caratteri elaborati pendeva da un lato, sbiadita dal vento e dalla pioggia. I vetri erano pieni di graffi, ma stranamente puliti.
Dominic aprì la porta con uno spintone, facendola cigolare sonoramente. Dall’interno uscì uno sbuffo di calore, voci e risate rauche e sguaiate.
“Prego, madame”
Lara entrò, godendosi l’ambiente familiare e accogliente. C’era un’aria di allegria, non pareva il covo di banditi, stupratori e assassini che s’era immaginata.
Una porta da saloon vicino al bancone e la barista agghindata come una ballerina di cancan la fecero sentire nel Far West. La maggior parte degli avventori vestiva normalmente, ma non mancavano strani figuri incappucciati e altri tizi bardati come signorotti medievali.
Confusa, Lara si voltò verso Dominic, che la stava fissando sorridente.
“Ma…”
“Rammenta il nome di questo posto” le disse allegro.
La Locanda alla fine dei mondi.
“Mancano solo geishe e samurai” osservò la ragazza.
“E chi ti dice che manchino?” Dominic la prese la testa tra le mani e le fece piegare il collo verso l’alto. Al piano superiore stava affacciata una donna inguainata in un kimono e dal volto dipinto di bianco che agitava con grazia un ventaglio davanti al viso. Quando si accorse dello sguardo di Lara, chiuse il ventaglio con uno scatto e le sorrise con dolcezza.
“E’ un posto interessante, no?” le disse Dominic, mentre la geisha tornava a nascondersi dietro al ventaglio.
Lara annuì, affascinata. Si sentiva eccitata come una bambina a una fiera.
Dominic la condusse in una sala posteriore del locale, dove c’era una sola grande tavolata occupata da un variegato assortimento di personalità. Un uomo sui trent’anni, vestito come un marinaio, si levò in piedi alzando un boccale di birra in direzione di Dominic.
“Alla salute, Dom! Era ora, per la miseria!” urlò. I commensali si voltarono, smettendo di chiacchierare. Qualcuno fischiò all’indirizzo di Lara, facendo scoppiare a ridere gli uomini.
La ragazza strinse la bocca, trattenendo un insulto.
“Chi è quest’affascinante signorina?” domandò l’uomo vestito da marinaio. La domanda era pubblica, la risposta sarebbe stata per tutti.
“Lei è Lara, una mia nuova amica. Ha avuto un piccolo contrattempo con Sandy e ho pensato di offrirle la cena in segno di scuse” spiegò Dominic allegramente, prendendo posto. Parlava di Sandy come di un cane troppo espansivo, notò Lara, seguendo il ragazzo e sedendoglisi accanto.
Glielo fece notare, sottovoce, e lui scoppiò a ridere con quella risata bassa e roca che assomigliava a un latrato.
“A proposito, Dom, dove sta Sandy?” intervenne un ragazzo dalla pelle scura. Dom alzò le spalle.
Lara si sentiva a disagio, ma era desiderosa di inserirsi nella conversazione generale. Avvertiva la strana necessità di essere accettata.
“A nessuno interessa di come Lara ha messo al suo posto la nostra Sandy?” sbraitò Dom al suo fianco, posando il boccale di birra con un botto.
“Già, come ha fatto quella ragazzetta magra come un chiodo a sistemare la negrona?” rise il tizio vestito da marinaio.
“Ah, Henry, se ti sentisse Sandy…” lo redarguì Dom sorridendo. Henry fece una smorfia.
“Finitela, voglio sapere cos’è successo!” a parlare era stata un ragazzo travestito da pirata, con una benda sull’occhio. Lara gli lanciò un’occhiata curiosa e iniziò a parlare, riassumendo brevemente quant’era accaduto. Si sentiva nervosa, mentre parlava, e non era di certo un avvenimento consueto. Era come se dovesse dimostrar loro qualcosa. Dal canto loro, gli uomini pendevano dalle sue labbra e quando Lara finì di raccontare scoppiarono a ridere. Quelli più vicini le diedero un paio di pacche sulle spalle, commentandola con entusiasmo.
“Tu sì che sei una ragazza con le palle!” esclamò Henry, ridendo come un matto.
A Lara ricordavano più che mai un film sui pirati, o forse anche sui cowboy, ma la cosa le piacque e si sciolse in una risata aperta, come non le succedeva da mesi.
Di fianco a lei, Dominic sorrise dentro al boccale di birra.

  
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