Undo this hurt you caused

When you walked out the door

E vedere la schiena di Ed allontanarsi un’altra volta è quello che fa più male, la sua treccia bionda che ondeggia al vento impossible da ignorare. Inflessibile capostazione che avvisa, il treno è partito, voi restate a terra. Fino al prossimo ritorno.

E io non posso far altro che aspettare ancora.

Winry ha iniziato a dubitare di aver fatto qualcosa per meritarsela, quella vita in penitenza. Perché è come se Ed non fosse tornato affatto.

Avrei dovuto strappargli di nuovo il braccio.

Pensieri cattivi, crudeli, da homunculus. Da chi tutto vuole e calpesta gli altri, il mondo intero, pur di averlo. E Winry il mondo vuol solo aggiustarlo.

Ma non mi meritavo questo, si giustifica con se stessa, autoassolvendosi nel rituale penitenziario della sua quotidianità monca: pulendo gli ennesimi ingranaggi, mettendo su il tè, facendo doppi e tripli turni in officina pur di non dare ascolto a quella solitudine pressante – e ai pensieri dalla voce sibilante, troppo simile a quella di Envy, che essa, nel silenzio irreale di casa sua, genera senza la buona creanza di avvertirla.

Tutta colpa dell’alchimia, si diceva da piccola, il cuoricino stretto tanto quanto lei non poteva stringere i suoi amici d’infanzia a sé, e impedir loro di cacciarsi nel mondo a rotta di collo, le mani aperte a stringere altra sofferenza, come se non bastasse mai.

Ma ora? Ora che nel mondo non c’è più sofferenza, niente più cerchi di sangue e lacrime in cui restare imprigionati, soltanto un lungo sentiero battuto che si snoda nell’azzurro infinito di un cielo di possibilità, di vita.

Tutta colpa di Edward, si dice Winry, adesso. È tutta colpa mia – ha smesso di ripeterselo, ormai. Non è lei che se ne va ogni volta, dopotutto.

Ma forse dovrebbe farlo. Non che lo tratterrebbe. Può solo immaginarlo, tra un bullone allentato e l’altro. Finché non finiranno, e lei avrà una scusa per uscire da quella stessa, maledetta porta. Perché nessuno scambio equivalente potrà mai restituirle la metà di cuore che Winry sa bene appartenere a Edward, senza se e senza ma.

Forse avrebbe dovuto strappargli via la gamba meccanica. E anche l’altra. Far restare lui, per una volta, a capire cosa si prova nell’abbandono anche quando hai tutti gli arti al loro posto, ma il tuo cuore non ti verrà restituito da nessuna Verità alla fine del viaggio.

Pensieri cattivi, si dice Winry, mettendo su il tè. Ha ancora degli automail da stringere, più tardi. Non ci metterà molto, nel terminare tutte le consegne.

Ma non troverà ancora il coraggio – o la crudeltà – di uscire da quella porta.