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Autore: Nao Yoshikawa    23/12/2022    13 recensioni
Questa storia partecipa al Secret Santa Challenge II°Edizione, del forum "Ferisce la penna".
Sirius, ti rivedrò? Ti rivedrò, io? E se sì, quando? Come? Ci sono troppe domande a cui non posso rispondere. Dicevi sul serio quando parlavi di sposarmi, un giorno?
James e Lily non ci sono più. Tu non ci sei più. Se le persone che amo finiscono con il lasciarmi, allora forse non dovrei più amare? O sono destinato a questo solo perché io sono sbagliato?
Perché, dopotutto, Remus Lupin non aveva mai abbandonato l’idea di essere sbagliato e immeritevole d’amore.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Dove fioriscono i ciliegi
 
 
L’aprile di quell’anno era accaduto un evento straordinario. Uno dei pochi ciliegi ai piedi del castello era fiorito. I fiori erano di un bianco purissimo e luminoso. Doveva essere stato il sole. O una magia particolare che poco aveva a che fare con incantesimi o bacchette. Remus osservava quei fiori senza coglierli, a non voler rovinare quello che somigliava ad un bel quadro. Lily Evans invece era più audace. Aveva voluto cogliere un fiore e poi era saltata giù, rigirandoselo tra le dita.
«Sai, Remus. Io penso che tu dovresti dirglielo. Siamo all’ultimo anno, quanto hai intenzione di tenerglielo nascosto?»
Da quando Lily aveva iniziato a frequentare James, Remus aveva trovato in lei una confidente, un’amica. Di fatto, l’unica con cui potesse parlare senza timore di essere preso in giro o giudicato.
«Giuro che ci provo, ma sono terrorizzato. Sirius non mi prenderebbe sul serio. E, ammesso che lo facesse, perché dovrebbe ricambiare me? Io sono un maschio. E non sono nemmeno un umano.»
Lily aggrottò la fronte e Remus arrossì. Sì, sapeva bene di essere accettato dal suo gruppo di amici malgrado il piccolo problema della licantropia, ma farlo accettare a sé stesso era tutto un altro discorso.
«E chi se ne importa?» domandò Lily. «Comunque non preoccuparti, ho chiesto a James di indagare.»
«Che cosa? Ma Lily…» Remus era impallidito. James aveva un modo di fare davvero tanto diretto, forse troppo.
«Lo so, lo so. Ma Sirius gli confida tutto, potrebbe essere utile. Vogliamo solo darvi una mano. Se sono riusciti a sbocciare i fiori di ciliegio, dovete riuscire a sbocciare anche voi.»
Dopodiché Lily si avvicinò e gli porse il fiore che aveva tenuto tra le mani fino a quel momento.
«Ecco, prendilo. Simboleggia l’amore e il buon auspicio, ti sarà utile.»
Remus accennò un sorriso. Gli sarebbe servito molto più che del buon auspicio.
 
«James, tu sei strano. Se hai qualcosa da dirmi, non girarci attorno.»
James aveva provato a buttarla sul ridere, sulla leggerezza. Sirius era molto ambito dalle ragazze del loro anno (e in realtà anche dalle ragazze più giovani), quindi aveva fatto una o due battute per capire se fosse interessato a qualcuna in particolare. Si sentiva un vero idiota, ma Lily era stata chiara: scopri qualcosa, altrimenti non andremo da nessuna parte.
Però non voleva essere sospetto, anche se in realtà era un po’ tardi per quello.
«Io? Girarci attorno? Non ci giro attorno. Ma guarda, è primavera. Splende il sole, gli uccellini cantano, i fiori sbocciano. La gente si innamora. Tu ti innamori?» James gli rivolse un sorriso e si sentì un completo imbecille. Sirius inarcò un sopracciglio.
«Può darsi, ma non dirò altro.»
James spalancò gli occhi e si aggrappò al suo braccio. E chi era costei? Non andava bene. Il loro gruppo non si sarebbe separato per problemi d’amore, questo lo aveva già deciso.
«E chi è lei?»
«Ho detto che non ne parlo. E poi perché dai per scontato che sia una lei?»
Sirius stesso si sorprese di essersi esposto così. Perché poi non è che i ragazzi gli piacessero in modo particolare, le sue attenzioni erano tutte su una persona. Erano su Remus, che con quella sua aria all’apparenza fragile, la sua dolcezza e sensibilità, lo aveva conquistato senza rendersene conto. Aveva conquistato quel suo cuore non poi così indomito. James rimase a fissarlo con gli occhi spalancati, gli occhiali gli scivolarono lungo il naso.
«Oh, ti prego! Dimmi che si tratta del nostro Remus!»
Sirius si ritrovò spiazzato, tanto da arrossire.
«Ma si può sapere come fai a saperlo?»
James alzò gli occhi al cielo.
«Beh, mi sembra evidente, voi due sembrate una coppia tanto quanto me e Lily. Ma si può sapere cosa stai aspettando a dirglielo? Guarda che anche tu gli piaci, eh. Quello ti muore dietro!»
Era stufo, James era uno pratico, voleva che quei due tonti dei suoi amici si dessero una mossa. Sirius parve sorpreso.
«Io piaccio a Remus?»
Il suo migliore amico lo guardò per qualche istante e poi si portò le mani sul viso, esasperato.
«Oh, per Merlino! Ma siete due idioti. Non lo vedi come ti guarda? Proprio come tu guardi lui. Questo si chiama saper leggere tra le righe. Ora basta, ti dichiarerai perché è frustrante stare al posto mio a guardarvi senza mai concludere, fai un atto di altruismo.»
James lo afferrò per una manica, ma Sirius oppose un po’ di resistenza. Tutta la spavalderia che lo contraddistingueva sembrava essere evaporata, per lasciar posto alla timidezza e l’insicurezza. Come poteva uno come lui pensare di stare con uno come Remus? Lui nelle relazioni era negato, si era lasciato innumerevoli cuori infranti alle spalle. Ma Remus, oh. Non avrebbe mai voluto ferirlo. Era così sensibile e buono e così una bella persona… ecco perché se n’era innamorato!
«Però…»
«Niente però. Adesso seguimi e basta.»
Sirius si rese conto di non avere scelta, e si rese anche conto che se non fosse stato adesso, non sarebbe stato mai più. Certo, avrebbe gradito sapere dove James lo stesse portando. Ebbe una risposta quando vide il ciliegio in fiore. Remus e Lily se ne stavano lì a parlare e Remus ebbe un sussulto nel vederli. Si mise in piedi, lisciandosi la divisa.
«Oh, James. Perché mi guardi così?» domandò Lily. Lui non rispose, l’afferrò per mano, tirandola con sé.
«Beh, noi vi lasciamo soli, e vedete di chiarirvi» disse con un tono che non permetteva repliche. Remus arrossì. Cosa c’era esattamente da chiarire? E perché Sirius sembrava più bello del solito, con quell’espressione ansiosa e il nervosismo malcelato?
«Amh… che succede?» domandò Remus, nervoso. Teneva tra le mai i fiori che Lily gli aveva dato poco prima, ben attento a non rovinarli. Aveva una delicatezza tutta sua. Sirius lo sapeva, perché amava guardarlo ogni attimo.
«Succede… succede che James non mi ha lasciato scelta, e forse è meglio così. Remus, tu… tu… ecco» si portò le mani sui fianchi, sospirando. «È difficile, accidenti. Io non sono bravo con queste cose.»
Remus sentì un leggero e caldo alito di vento sfiorare loro il viso. E sospirò, facendosi avanti. In qualche modo aveva intuito ciò che Sirius voleva dirgli. O forse era solo una sua speranza e si stava illudendo. Ad un certo punto pensò che non gli importava nulla e che voleva sposare l’idea di Lily di essere coraggioso. Non era in fondo anche lui meritevole di essere amato?
«T-tu mi piaci, Sirius!» balbettò ad un certo punto, rosso in viso e con gli occhi chiusi. Non si accorse di come Sirius prese a guardarsi intorno, quasi a voler essere certo che Remus stesse parlando con lui e non con un altro Sirius, Remus aprì gli occhi e si impanicò. Lo aveva detto davvero e non era stato nemmeno difficile. Il difficile però arrivava adesso.
«L’ho detto.»
«L’hai detto» confermò Sirius.
«Lo ha detto!» esclamarono James e Lily, nascosti qualche metro più in là, dietro un cespuglio.  Remus allora cercò di trattenere il tremore.
«Mi dispiace, io… quanto mi sento idiota! Ma non ne potevo più di tenermelo dentro. Per favore, dimmi che non ho rovinato niente. Anzi, non dire niente, probabilmente è meglio così.» Sirius aggrottò la fronte e lo afferrò per le spalle.
«Ma insomma, e la mia opinione non conta niente? Almeno fammi dire qualcosa» poi la sua espressione si addolcì di colpo. «Volevo solo dire che mi hai battuto sul tempo, perché ero venuto qui proprio per dichiararmi. Ma, come al solito, tu sei più bravo in tutto ciò che riguarda i sentimenti. Quindi ti rassicuro subito: non hai rovinato niente. Anzi.»
Remus cercò di rilassarsi, nonostante il tremore che aveva addosso.
«Quindi io ti piaccio? Ma proprio così come sono?» domandò. E sapeva che non avrebbe potuto essere diversamente. Perché Sirius, sin dall’inizio, aveva abbracciato tutto il suo essere, ma aveva ancora bisogno di rassicurazione. Sirius sorrise e scosse la testa.
«E perché non dovresti piacermi così come sei? Voglio dire, stai parlando con uno scapestrato che è stato buttato fuori e diseredato dalla sua famiglia, non proprio un tipo rispettabile. Sei sicuro di voler iniziare qualcosa di così importante con me?»
Anche se Sirius tendeva ad essere scherzoso, Remus sapeva quanto in realtà ne soffrisse. E infatti rimase serio mentre rispondeva.
«Sì, io sono sicuro se tu sei sicuro.»
Tale risolutezza fece arrossire Sirius, il quale tossì per dissimulare l’imbarazzo.
«B-bene, allora. Direi che è tutto a posto. Però magari possiamo spostarci da un’altra parte, dove due certe persone non ci spieranno.»
James si sollevò, con ancora le foglia incastrate tra i capelli.
«Noi non stavamo spiando. E comunque era ora!»
La mano di Lily raggiunse veloce il suo braccio.
«James, torna subito giù! Così rovini l’atmosfera!»
Remus rise, abbandonando finalmente l’ansia. Dopodiché si voltò verso Sirius e gli porse il fiore di ciliegio. Ne respirò il profumo. Se avesse dovuto dare un odore del primo amore, sarebbe stato sicuramente quello. Bello, puro e prezioso.
 
 
Sirius guardava Remus, ignorando quasi del tutto i due sposi che volteggiavano felici e contenti. James e Lily si erano sposati quel giorno stesso, decidendo di ignorare che il loro mondo stesse cadendo in pezzi a causa della guerra. Si avvicinò a Remus, che se ne stava con aria timida a guardare i suoi due amici, felici come non mai. Lily, con il suo abito da sposa, era raggiante. James – per quanto cercasse di fare il duro – era stato emozionato tutto il tempo.
«Sono così felici da suscitare quasi la mia invidia. Un matrimonio di questi tempi… c’è chi darebbe dei loro pazzi, ma io sono d’accordo» affermò Sirius, osservandolo
«Anche io sono d’accordo. Mi piace pensare che l’amore vinca su tutto. In fondo, niente può fermare la vita che avanza, dico bene?» Remus incrociò il suo sguardo e poi lo distolse, arrossendo. Temeva di aver detto qualcosa di troppo sentimentale. Dopo tutto quel tempo insieme a lui, ancora non si abituava. Allo sguardo innamorato e spesso malizioso di Sirius, ai suoi tocchi, anche quando si trattava di un semplice sfiorarsi, come in quel caso. Sirius intuì il suo disagio. Adorava già Remus da molto tempo, ma adesso si ritrovava ad amarlo tanto che a volte temeva di impazzire. Era lui il più sentimentale dei due.
«Dici benissimo. Vuoi ballare?» domandò ad un tratto. Remus si indicò.
«Io?»
«Beh, e chi altri sennò? Non essere timido.»
«Non sono timido!»
Lo disse anche se poi affondò il viso sulla sua spalla, rosso per l’imbarazzo ma in egual modo felice. Come tutte le persone che avevano qualcosa da perdere, anche loro avevano paura dell’avvenire e del futuro. Nonostante ciò, il futuro era bello e dolce, caldo come una primavera.
 
 
Sirius era adorabile con il piccolo Harry. Era un po’ spericolato di certo ed era sempre meglio che Remus – che dei due era il più attento a certe cose – lo tenesse d’occhio. Al bambino, tuttavia, piacevano le attenzioni del padrino, e come dargli torto?
«Temo che se Harry si fa anche solo un graffio, Lily ci ucciderà. A tutti e due» ci tenne a precisare Remus.
«Oh, non essere paranoico, io sono bravo con lui e piaccio ad Harry.»
Perché Remus aveva accettato l’idea del suo ragazzo di uscire? Va bene, erano due maghi capaci, niente di male poteva succedere, ma con un neonato non si poteva mai dire. Se fossero stati loro i genitori, di sicuro avrebbero avuto molto da discutere. Harry fece dei versetti entusiasti, agitandosi in braccio a Sirius. Tutto attirava la sua attenzione, dagli uccelli, ai fiori, ai rami degli alberi. Era di nuovo primavera, ma quell’anno non era fiorito nemmeno un ciliegio, aveva fatto troppo freddo.
«Ti piacciono i fiori, Harry? Sì, lo capisco, sono molto colorati» disse Sirius divertito, osservando il bambino che cercava di toccare dei coloratissimi fiori su un ramo. «Remus, perché sembri malinconico?»
Remus starnutì. Maledetta allergia, da un po’ di tempo non lo lasciava in pace.
«Pensavo.»
«Oh, no. Quando si pensa, non ne esce mai niente di buono» borbottò Sirius gonfiando le guance. Remus fece spallucce e si lasciò andare ad un sospiro.
«In certi casi è inevitabile. La guerra è guerra.»
«E l’amore è amore» disse Sirius. «Quello vince su tutto, l’hai detto tu. Piuttosto sentimentale da parte mia ripeterlo, ma capita quando si sta con uno come te.»
Remus arrossì, Sirius non aveva mai perso la capacità di imbarazzarlo. Poi sentì la sua mano sulla schiena e lo vide avvicinarsi. Sirius lo stava baciando, era sempre quello che prendeva l’iniziativa, soprattutto in pubblico. Remus invece poggiò la mano sul suo petto, ascoltando il suono rassicurante del suo cuore.
«Lo pensi davvero?» gli domandò poi.
«Che cosa?» Sirius aveva concentrato tutta la sua attenzione sulle labbra di Remus, ne voleva ancora di quei baci.
«Che l’amore vinca su tutto!» rispose lui, divertito.
«Ah. Sì, certo. Io non mento mai. Vedrai, passerà, saremo felici e un giorno magari potremmo sposarci anche noi!»
Remus ebbe la sensazione di sciogliersi sotto il sole primaverile. Un matrimonio? Non ci aveva mai pensato, ma perché no? Dopotutto era oramai certo che Sirius fosse la sua anima gemella. La metà perfetta della sua anima.
«Sirius Black, mi sorprendi. Non pensavo fossi così romantico!»
«Infatti non lo ero, è tutta colpa tua. O merito tuo. Punti di vista, immagino.»
Era bizzarro. Nonostante l’ombra della guerra, riuscivano ad essere felici e a ridere.
 
 
Ma qualche mese dopo, Remus non rideva più e avrebbe perso la capacità per molti anni a venire. James e Lily uccisi da Voldemort e Sirius arrestato come un traditore? Questo non era possibile, doveva essersi perso un pezzo. Ma non riusciva a pensare lucidamente, l’unica cosa che avvertiva era la disperazione, la rabbia e la delusione. Arrivare a dubitare di Sirius… no! Accidenti, il Sirius che conosceva non avrebbe mai fatto una cosa del genere, doveva essere stato incastrato. Ma adesso che cosa poteva fare? Adesso che era solo, adesso che si sentiva così debole e svuotato, cosa ne sarebbe stato di lui? In quei momenti di disperazione sentì di odiare Sirius e sentì di odiare anche sé stesso. Sarebbe stato così facile e bello non sentire nulla, essere apatico, così da non soffrire. E invece lui sentiva tutto, perché amava. Quando si aveva tanto da perdere, si finiva con il soffrire inevitabilmente.
Sirius, ti rivedrò? Ti rivedrò, io? E se sì, quando? Come? Ci sono troppe domande a cui non posso rispondere. Dicevi sul serio quando parlavi di sposarmi, un giorno?
James e Lily non ci sono più. Tu non ci sei più. Se le persone che amo finiscono con il lasciarmi, allora forse non dovrei più amare? O sono destinato a questo solo perché io sono sbagliato?
Perché, dopotutto, Remus Lupin non aveva mai abbandonato l’idea di essere sbagliato e immeritevole d’amore.
 
 
«Io lo sapevo che saresti tornato. Non ho dubitato mai. Beh, in realtà qualche volta sì.»
Erano passati dodici anni da quando aveva visto Sirius. La prigionia ad Azkaban non aveva intaccato la sua bellezza sfacciata. Certo era diverso da come lo aveva lasciato. Erano diversi entrambi, erano cresciuti, diventati due uomini. Sirius era tornato dalle tenebre. Sirius che non era il traditore dei Potter, ma solo una vittima delle circostanze, era stato incastrato e aveva perso dodici anni della sua vita.
«Sono felice di sentirtelo dire. Temevo mi avresti odiato.»
«Mentirei se ti dicessi che qualche volta non ti ho odiato. Mi sono sentito abbandonato.»
Parlare con Remus era doloroso. Erano stati anni così pieni di solitudine, senza più i suoi amici e di quello che – ne era sicuro – doveva essere l’amore della sua vita. Sirius smise si sorridere e assunse un’espressione dispiaciuta.
Dispiaciuto lo era per il tempo che avevano perso, che era stato loro tolto. Dispiaciuto perché, in circostanze normali, la loro sarebbe stata una comune storia d’amore. E invece c’erano in mezzo morte e guerra.
«Non c’è stato giorno in cui io non abbia pensato a te. Una delle cose che mi ha permesso di non arrendermi alla follia. Ma ero sicuro che fossi andato avanti. Che ci sarebbe stato qualcun altro.»
Remus alzò o sguardo verso di lui. Non poteva esserci nessun altro. Poteva solo essere Sirius, così diverso da lui e proprio per questo – paradossalmente – così capace di capirlo. Fece spallucce.
«Non apro il mio cuore facilmente, lo avevo fatto per te.»
Sirius sorrise, soddisfatto. Aveva temuto che tutto fosse sfumato, dopo dodici anni sarebbe anche stato normale. Ma, mentre gli gettava le braccia attorno alle spalle, capì che non era così, che Remus non aveva mai smesso di guardarlo in quel modo.
«E io sono qui. Sono tornato per restare» gli sussurrò ad un orecchio. Remus chiuse gli occhi e tutt’ad un tratto si sentì debole. Si sentì richiamato da lui, dalle sue labbra, il suo copro e la sua anima. Lo baciò ed ebbe una certezza: nel loro caso il tempo non era stato capace di distruggerli.
 
Non il tempo, ma la morte, forse quella sarebbe stata capace eccome. Non era una prigione da cui si potesse scappare, oltre ad essere permanente. Sirius era stato ucciso e questa volta nessuno gliel’avrebbe restituito. Quello di Remus era un dolore sordo, così forte da inibire perfino i suoi sensi. Se prima aveva avuto la speranza di poterlo rivedere, anche quella speranza era stata spezzata. Sembrava che il destino si fosse accanito su di loro.
Quando questa guerra sarà finita, andiamo a vivere insieme, io, tu ed Harry,
Era stato un bel sogno, seguito da un brusco risveglio.
Remus adesso era da solo ad osservare i rami spogli di un albero. Perché i fiori di ciliegio non sbocciavano più? Forse era meglio così. Sarebbe stata come un’offesa, un inno alla vita e la speranza in un momento sbagliato. Per Remus, era sempre stato Sirius a portare gioia e luce. Adesso si sentiva spoglio come quel ramo. E non serviva nemmeno più piangere, non ci riusciva più. Avvertiva solo il vuoto. Ma non si sarebbe lasciato cadere così, non era quello che Sirius avrebbe voluto. Lui avrebbe lottato per rendere quel mondo migliore. Doveva essere l’unico sopravvissuto per questo motivo. Il dolore lo avrebbe lacerato giorno dopo giorno, ma da quel dolore avrebbe tirato fuori una nuova forza.
 
Ed era stato così per un periodo, fin troppo breve. Remus era morto così, in battaglia. Ucciso nel tentativo di fare qualcosa. Si era portato dietro la volontà di chi non c’era più, la volontà di James, Lily, di Sirius.
Ma adesso erano di nuovo insieme. Se per ognuno il Paradiso poteva avere un aspetto diverso, quello suo e di Sirius aveva l’aspetto di un giardino dove i ciliegi erano sempre in fiore. I petali di fiori cadevano sui loro capelli e sulla loro pelle, le loro dita erano intrecciate. Non c’era dolore, né sofferenza, né rimpianto. C’erano solo loro per sempre, il profumo dei fiori. Il loro lungo perdersi e ritrovarsi si era concluso.

Nota dell'autrice
Questo è il mio regalo per Catherine94. Quando ho letto che volevi angst e malinconia, l'ho preso molto sul serio e infatti la storia è estremamente malinconica, ecco il perché dei fiori di ciliegio, che con la loro simbologia si abbinano in modo perfetto al contesto della storia. Pur amando io molto Sirius e Remus, ho scritto molto poco su di loro e anche in modo secondario. Questa è di fatto la prima storia così incentrata su di loro, con James e Lily come coppia secondaria, che li aiutano un po' a sbloccarsi. Per me Lily e Remus sono tipo BROTP assoluta, opposti ma paralleli a Sirius e James. Personamente mi è venuto il magone a scrivere il pezzo finale, mi sono rammollita AHAHAH.
Ma spero che questo pensiero le piaccia e che, in generale, sia stata una bella lettura. Buon Natale a tutti :*
Nao
   
 
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