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Autore: Mari Lace    24/12/2022    3 recensioni
Il sorriso che ottiene in risposta le suggerisce di aver sbagliato calcoli (d’altronde non è mai stata granché brava in matematica). “Una dominatrice del fuoco ci serve, in realtà.” L’espressione di Matt si fa pensosa. “Ho un’amica che non è proprio facile come allieva, ma ha davvero bisogno di una maestra di dominio.”
Gli serve? “È per questo che siete venuti qui?”
Matthew emette un suono che potrebbe voler dire tutto e niente. “Vieni con me, Jen,” l’invita ancora. “So che volevi usare la legge per aiutare le persone, ma con noi potresti usare il tuo dominio per aiutare le persone che la legge ha deluso.”

[Matt&Jen; Matt&Claire; ATLA!AU]
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna 🖊
Genere: Fantasy, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Temple, Foggy Nelson, Jennifer Walters, Matt Murdock, Wilson Fisk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un altro modo di vedere


 

Jennifer non sa spiegarsi perché ci sia uno sconosciuto sanguinante sul pavimento della sua cucina. Ha agito d’impulso e in modo del tutto incosciente.

Sospira, mescolando la minestra che ha messo a cuocere. Se le guardie del Signore del Fuoco dovessero trovarlo in casa sua… Jen scuote la testa. Finirebbe nei guai per averlo raccolto, medicato e nascosto, ma lo sapeva già benissimo quando ha deciso che non poteva lasciarlo in strada alla mercé dei soldati. Non le è sfuggito che i suoi abiti – quel che ne rimane – siano tipici del Regno della Terra. Non le sono sfuggite le bruciature sparse su tutto il suo corpo, alcune recenti ma altre meno. Nessuno potrebbe credere che non sapesse di aver aiutato un nemico della Nazione del Fuoco, e infatti non è così.

La verità è che Jen ha smesso da tempo di credere nelle azioni del Signore del Fuoco Wilson.

Un gemito la distrae dai suoi pensieri. Jen lascia il mestolo e si china accanto al ragazzo.

“Do… dove…?” Gli occhi dello sconosciuto sono aperti, ora, ma guizzano di qua e di là senza focalizzarsi da nessuna parte.

“Va tutto bene,” mente Jen, cercando di tranquillizzarlo. Non c’è niente che vada bene in quella situazione, però almeno per il momento dovrebbe essere al sicuro. Spera. “I soldati non sanno dove sei. Ti ho medicato come ho potuto. Il taglio sul fianco… Viene da un pugnale?”

Il ragazzo sbatte le palpebre tre volte di seguito. “Probabile. Chi… Chi sei tu?”

Jen si chiede se il ragazzo sia allarmato dalle sue vesti da dominatrice del fuoco, ma non sembra che le abbia notate. “Sono solo… Jen. Ti ho trovato ferito e ti ho portato a casa mia.”

“Jen,” ripete lui, come per assaporarne il suono. Alza il braccio – lo sforzo gli provoca una smorfia – e cerca di toccarla senza guardare. Le sue dita si fermano sulla stoffa della manica destra di Jen. “Sei…” si ferma, riprende fiato. “Sei una dominatrice del fuoco?”

Che senso avrebbe tentare di nasconderlo? “Sì. Cos’hanno i tuoi occhi? Sai dirmi quante dita ti sto mostrando?” chiede, portando la mano sinistra con due dita alzate davanti al suo volto.

Lui non le lascia la manica, anzi le stringe il polso. “Sono cieco.” La rivelazione sembra costargli.

Jennifer sbatte le palpebre, esita, ritira la mano. “Come?” Potrebbe aver sbattuto la testa, ma qualcosa nel modo in cui ha dichiarato di essere cieco – non di ‘non vederci’ – le fa pensare che non sia così. Inoltre la mancanza della vista non sembra sorprenderlo: la sua prima reazione è stata indagarla con il tatto, senza neanche provare a rintracciarla con gli occhi.

Ma come fa un ragazzo cieco a ridursi in questo modo, riuscendo tuttavia a sfuggire alle guardie?

Lui fa una smorfia e scuote la testa. “Perché mi hai aiutato?”

Quasi sorride nel sentire ad alta voce la domanda che le gira in testa da un’ora. Sa però la risposta, per quanto la parte più logica del suo cervello si rifiuti di ammetterlo. “Ti ho visto e non ho dovuto pensarci. Non potevo lasciare che ti uccidessero.”

La presa sul suo polso si allenta. Jen si alza, costringendolo a lasciarla andare del tutto, e spegne il fuoco. La zuppa è pronta. “Credi di riuscire a sederti? Hai bisogno di mangiare.”

Il ragazzo geme, ma fa per alzarsi. Jen torna al suo fianco. “Piano,” ordina, passandogli un braccio attorno al busto per sostenerlo. Con un po’ di fatica, riesce a fargli poggiare la schiena contro il muro della cucina e gli porge una scodella piena di minestra calda. “Ti aiuterà a rimetterti in forze.”

Jen l’osserva mangiare in silenzio, il cervello affollato da mille domande. Quelle a cui non ha risposto e altre che non ha nemmeno avuto il tempo di porre. Alla fine si decide a pronunciare la più semplice. “Come ti chiami?”

Lui manda giù l’ultimo sorso di minestra. “Non so se dovrei dirtelo.”

Jen rotea gli occhi, un gesto che non suscita il minimo effetto sul ragazzo. “Non sai se puoi dire il tuo nome a qualcuno che si è esposto per salvarti la vita? Se le guardie ci trovano, non ci andranno leggere con me.”

Passano diversi secondi, ma alla fine lo vede annuire. “Aiutarmi è tradimento,” commenta, “e prima non stavi mentendo.” Prima che Jennifer possa chiedersi da dove gli venga quella certezza, lui inspira a fondo e aggiunge: “Il mio nome è Matthew.”

 

Matthew riesce a rimettersi in piedi già il secondo giorno ed è evidente che non voglia altro che uscire di lì e correre da qualche parte (Jen non sa ancora dove), tuttavia mostra abbastanza buonsenso da comprendere che sfidare le pattuglie di dominatori in giro a cercarlo senza essersi ripreso del tutto sarebbe un suicidio e si rassegna ad approfittare dell’ospitalità di Jennifer un po’ più a lungo.

“Come vanno le ustioni?”

Matt alza le spalle e porta un boccone di pane alla bocca; è il terzo pasto che consumano insieme seduti a tavola. “Non sono le mie prime e non credo saranno le ultime.”

Il modo in cui lo dice, senza la minima traccia di rammarico, colpisce Jen. Si chiede, non per la prima volta, che cosa l’abbia spinto a mettersi contro un nemico tanto più forte di lui. Lei stessa non concorda con le politiche del nuovo Signore del Fuoco, ma il pensiero di affrontarlo apertamente la terrorizza. Per lei già mettersi in gioco nascondendo un nemico della Nazione è un atto rivoluzionario. Il ragazzo di fronte a lei deve avere più o meno la sua età – Jen non ha chiesto, ma è chiaro che non possa avere più di vent’anni – ma, a giudicare dalle cicatrici di cui è costellato il suo corpo, rischia la vita da anni per opporsi al regime di Wilson. Che cosa lo motiva?

“Non mi hai mai spiegato come fai a orientarti. Non ti ho visto combattere, ma… Le tue ferite non sembrano solo da difesa.”

Matt sorride. “Ci sono altri modi di vedere,” replica senza elaborare. “Sottovalutarmi è un errore che voi dominatori fate spesso.”

Voi dominatori. “Non sembra ti abbiano sottovalutato, l’ultima volta.”

Un po’ si pente di non essersi trattenuta, vedendo il sorriso di Matt mutare in smorfia. “Erano troppi, l’ultima volta,” dichiara, disegnando cerchi nel piatto con il cucchiaio di legno. “Non sarebbe dovuto succedere.”

“Che cosa sarebbe dovuto succedere?”

Matt ingoia un boccone e non risponde. Jen cerca di non sentirsi ferita. Se i loro ruoli fossero invertiti, si dice, farebbe bene anche lei a non fidarsi. Non del tutto. Certo, i soldati sono i tipi da estorcere le informazioni più tramite tortura che attraverso elaborate strategie di simulazione, ma non può davvero biasimare Matt per essere cauto.

 

“È un po’ troppo rossa,” l’informa Jen esaminandogli la ferita sul fianco. “Temo che sia infetta. Posso cercare delle erbe medicinali al mercato, domani.” Si rende conto del rischio già solo proponendolo – nonostante sia passata una settimana da quando ha trovato Matt, le pattuglie alla sua ricerca non accennano a diminuire. Il Signore del Fuoco sembra tenere davvero tanto alla cattura di questo particolare ribelle. È molto probabile che tengano d’occhio guaritori e spezierie.

Matt scuote la testa. “Devo raggiungere i miei amici.”

Jen sbatte le palpebre, stupita dalla dichiarazione non proprio in tema. “Mi fa piacere che tu abbia qualcuno da cui tornare, ma questo non cambia le tue condizioni. Posso pulirti nuovamente la ferita, intanto, ma non sono certa che basti.”

Matt fa un sorriso tirato. “Grazie, Jen.” Sono le due parole che gli ha sentito dire di più, negli ultimi giorni, eppure il cuore di Jennifer accelera sempre un po’ riconoscendo la sincerità del suo tono. Nessun altro l’ha mai ringraziata così. “Ho un’amica guaritrice. Devo raggiungerla, poi…” Matt sibila in reazione alla pezza imbevuta d’alcol che Jen usa per ripulirgli la ferita. “Mi sgriderà,” dice con un sorriso, “ma non sarà la prima volta che mi salva la vita.”

“Sembra una brava amica.”

“La migliore.”

Matt ha un’espressione nuova, che Jen impiega un po’ a decifrare: nostalgia. Dice che la sua amica può guarirlo e probabilmente è vero, ma è chiaro che il suo gruppo gli manchi. Jennifer prova un’inspiegabile fitta di disagio all’idea di lasciarlo andare e restare, sola, a vivere una vita priva di rischi. “Sai dove si trova ora?” chiede, applicando una benda pulita sul taglio. La distende e prega che non peggiori.

Matt annuisce. “Mi staranno aspettando.” La sua voce non esita mentre lo dice: ha completa fiducia nel fatto che i suoi amici non l’abbiano abbandonato.

Jen gli tende una mano per aiutarlo ad alzarsi e raggiungere il letto. Ovunque voglia andare Matt, non è ancora in grado di farlo. Lui dev’essere d’accordo, perché non protesta.

 

Trova Matt ai fornelli e lo guarda girare le uova in padella, affascinata. A giudicare dal sorrisetto soddisfatto che gli appare sul volto, Matthew in qualche modo nota la sua presenza.

Consumano il pasto in un silenzio teso, entrambi consapevoli di quel che sta per succedere ma restii a spezzare l’incantesimo riconoscendolo ad alta voce. Fino alla fine della colazione, almeno.

“Jen,” inizia Matt, giocherellando con la manica della tunica che Jennifer gli ha prestato. Era di Bruce, ma Bruce è sparito senza dirle dove sarebbe andato e se sarebbe mai tornato. Non crede che lo sapesse lui stesso. “Devo andare. Oggi.”

Jen inspira. Se lo aspettava, ma… “Le guardie ancora ti cercano,” prova a dire poco convinta.

Matthew scuote la testa. “Le eviterò,” afferma. “Posso farlo, hanno passi molto riconoscibili. Andrò stasera.”

Non le sta chiedendo il permesso – perché dovrebbe? –, la sta solo informando di ciò che ha già deciso. Jen manda giù a vuoto. Ha finito per affezionarsi al ribelle misterioso a cui ha deciso di salvare la vita. Dovrebbe sentirsi sollevata all’idea che stiano per separarsi, ma non è così. Neanche un po’. Annuisce, muta, anche se lui non può vederla.

“Jen…” riprende Matt, suonando esitante adesso. “Jen. Verrai con me?”

Jennifer sussulta, colta alla sprovvista dalla domanda. “Eh?”

Matt le sorride. “Andiamo, Jen. Ti ho sentita criticare Wilson, senza contare che io sono qui. Mi hai salvato la vita perché non credi nel governo della tua Nazione. Non ci credi e vuoi fare qualcosa per opporti, l’ho capito io e credo lo sappia anche tu. Qui puoi fare poco, ma… Potresti venire con me.”

Jen posa la forchetta. Le gira la testa. “Posso accompagnarti, aiutarti a trovare la tua amica.”

Matt scuote la testa. “C’è qualcosa che ti impedisce di unirti a me – a noi?”

La domanda la colpisce, perché la verità è che Jen non ha niente del genere. Non davvero. Da quando ha rinunciato agli studi di legge, tira avanti aiutando i suoi genitori con la loro bottega, ma sa di non essere necessaria. Se proprio servisse, poi, potrebbero sempre chiedere al cugino Ched. Scuote la testa. “Pensi che i tuoi amici vorrebbero una dominatrice del fuoco con loro?” chiede; se non trova da sola una ragione per restare, magari può portare lui a dargliela.

Il sorriso che ottiene in risposta le suggerisce di aver sbagliato calcoli (d’altronde non è mai stata granché brava in matematica). “Una dominatrice del fuoco ci serve, in realtà.” L’espressione di Matt si fa pensosa. “Ho un’amica che non è proprio facile come allieva, ma ha davvero bisogno di una maestra di dominio.”

Gli serve? “È per questo che siete venuti qui?”

Matthew emette un suono che potrebbe voler dire tutto e niente. “Vieni con me, Jen,” l’invita ancora. “So che volevi usare la legge per aiutare le persone, ma con noi potresti usare il tuo dominio per aiutare le persone che la legge ha deluso.”

Jennifer è a corto di scuse. Afferra il bicchiere e manda giù il resto del succo in un’unica sorsata. Quando lo mette giù, ha deciso, e il terrore non è l’unica cosa che prova all’idea.

 

Matt si muove agile e silenzioso tra i vicoli del villaggio, evitando le guardie come le aveva detto di poter fare. Ne attacca una sola, riuscendo a stordirla tanto rapidamente da impedirle di emettere il minimo suono. Jen è impressionata. Lo stile di combattimento di Matt è diverso da qualsiasi abbia mai visto. Pensava che l’Agni Kai fosse elegante, ma i movimenti del ribelle scorrono fluidi come l’acqua, appaiono leggeri come l’aria e, a giudicare dalla guardia stesa a terra, hanno la potenza di una roccia. Chi sei, Matthew?

Jennifer si lascia guidare fuori dal villaggio cercando di non pensare a come reagiranno i suoi genitori quando troveranno la sua lettera. Avrebbe voluto salutarli di persona, ma non c’era tempo. Non sa cos’avrebbe fatto se avessero tentato di fermarla. Chissà se Bruce ha provato qualcosa di simile, anni prima? Lei è l’unica a cui abbia detto addio prima di sparire.

“Allontanati da lui!”

L’urlo e la lingua d’acqua che la circonda all’improvviso congelano Jen sul posto. Inspira, preparandosi a evocare il fuoco per difendersi, prima di assimilare l’ordine che ha ricevuto.

“È un’amica, Claire,” dice Matt, spostandosi di fronte a lei con le mani alzate. “Mi ha aiutato.”

Una ragazza emerge dall’ombra di un albero. Non lascia cadere l’acqua intorno a Jen. “È una dominatrice del fuoco, Matt.”

Matthew sbuffa. “Lo so,” replica incrociando le braccia. “Può insegnare a Jessica. Mi ha aiutato,” ripete, “Claire. Fidati di me?”

Claire sospira, ma cede e riconduce l’acqua nella borraccia che porta legata in vita. Corre poi verso Matt, studiandolo con occhio critico. “Dove sei stato? Eravamo preoccupati.”

È strano essere ignorata di colpo. Jennifer non può vederlo, ma immagina il sorriso a mo’ di scusa di Matt. Lo conosce da solo due settimane, ma le sono bastate per familiarizzare con le sue espressioni.

Claire passa le mani dietro la testa di Matt; Jennifer impiega un po’ a capire che sta tastando alla ricerca di eventuali ferite. Lui non si oppone al controllo. Jen si avvicina, sperando di non suscitare un nuovo attacco.

“L’hai medicato tu?”

Annuisce. “Ho fatto quel che ho potuto, ma il taglio mi preoccupa.”

Claire sospira di nuovo. “Sei un idiota, Matt.” Si volta verso di lei e Jennifer si chiede che cosa veda. Una nemica o qualcuno che ha aiutato il suo amico? “Grazie.” Jen la vede poi sussurrare a Matt, troppo piano perché possa distinguere le parole. Lui annuisce e replica nello stesso tono.

Matt si volta verso di lei. “Vieni, ti portiamo al campo.” Le sorride, e Jen si permette di pensare che forse andrà tutto bene. Forse imbarcarsi in quest’avventura non è stato un enorme, incosciente errore, come non lo è stato salvarlo.

 

Sono passati tre mesi da quando Jennifer ha deciso di seguire un ribelle ferito sapendo poco più del suo nome. Se qualcuno le avesse detto che salvargli la vita sarebbe stato il primo passo per diventare una degli insegnanti dell’Avatar, non pensa ci avrebbe creduto.

Sono passati tre mesi e Jennifer adesso sa che Matthew non scherzava affatto dicendo che la sua amica non è un’allieva facile. Solo che la sua amica è l’Avatar Jessica, e per qualche scherzo del destino insegnarle a dominare il fuoco è ora un problema di Jen.

“Tutto bene?”

Jen alza lo sguardo e vede Matt sedersi accanto a lei. Le porge una borraccia d’acqua fresca e lei accetta grata. “C’è mancato poco che Jessica mi desse fuoco ai capelli, oggi. E alla tenda di Foggy.”

Matt ride. “Ci hai salvati tutti, allora. Foggy non avrebbe mai smesso di lamentarsi e raccontarci la storia di ogni cimelio che fosse andato bruciato.”

Questo strappa un sorriso anche a lei. Foggy è stato il più accogliente e loquace degli amici di Matt; Karen e Claire hanno impiegato di più a fidarsi, Jessica tuttora si nasconde dietro una facciata ostile. “Pensa se avesse perso il coltello di suo padre,” dice.

Matt emette un gemito. “Se dovessi sentire la storia del macellaio ancora una volta…”

Jennifer beve, trattenendo una risata. Le lezioni con Jessica la mettono a dura prova, ma Matthew riesce sempre a rimetterla di buon umore. Lascia spaziare il suo sguardo sul bosco davanti a loro: il Regno della Terra ha dei paesaggi mozzafiato. Stringe la borraccia e piega la testa, posandola sulla spalla di Matt.

Non è successo subito, ma Jen ormai si sente davvero parte del gruppo di ribelli. È strano e terribile pensare che potrebbe perderli in un battito di ciglia; l’eclissi solare si avvicina e con essa il loro piano di attacco, ma ci sono ancora troppe incognite. Riuscirà Jessica a…? Jen chiude gli occhi e sospira. Annegare nei dubbi non risolve nulla.

Matt le passa un braccio attorno alle spalle e la stringe a sé. “Andrà bene, Jen. Deve.”

Lei sa che ne è meno sicuro di quanto voglia far credere, ma annuisce contro la sua spalla. Matt ha ragione, in fondo: deve andare bene, e loro devono riuscire a crederci.

“Sarà meglio. È colpa tua se sono qui.” Grazie per aver creduto in me quando non lo facevo neanch’io.

Matt ride, e Jennifer pensa che è davvero un bel suono. “Grazie per aver detto di sì.”

 

 

 

 

 

 

NdA

Se me l’aveste chiesto a inizio mese, vi avrei detto che Matt è un dominatore dell’aria (e attraverso l’aria legge posizioni e movimenti delle persone intorno a lui). E invece niente, appena mi sono messa a ragionarci seriamente ho deciso che il bello di Matt nel canon è il suo non avere veri e propri poteri (super-sensi, sì, ma l’abilità nel combattere gli viene dall’allenamento, non dai sensi di per sé) e che volevo mantenerlo. (Quando tiene la mano attorno al polso di Jen, le sta assolutamente ascoltando il battito.) Jennifer è una dominatrice del fuoco perché è l’elemento più instabile e potenzialmente pericoloso, trovo che possa traslare bene il concetto di un hulk. Non credo ci sia bisogno di spiegare perché Claire domina l’acqua. Jessica Avatar invece ha stupito anche me, ma ci vedevo meglio lei che Foggy o Karen.

Grazie a chiunque abbia letto fin qui!

Buona vigilia,

Mari

  
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