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Autore: Soul Mancini    24/12/2022    2 recensioni
“Sai che cosa si dice? Se la prima farfalla che vedi durante l’anno è bianca, allora sarà un anno fortunato. Questa è la prima che vediamo, quindi saremo molto fortunati!”
“E tu ci credi?”
“Sì.”
I due si scambiarono un sorriso complice e, almeno per un attimo, si sentirono fortunati per davvero.
- Dedicata a PersejCombe, di cui sono stata sorteggiata come Babbo Natale segreto ♥
- Partecipa alla "Secret Santa Challenge II Edizione" e alla challenge "To Be Writing", entrambe indette da Bellaluna sull forum "Ferisce più la penna".
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Needles'
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Borboleta branca
 
 
 
 
 
 
 
Bahia, 1972
 
 
Non si vedevano quasi mai delle farfalle da quelle parti. Tra i mille luoghi meravigliosi e ricchi di fiori colorati in cui potevano vagare, quei meravigliosi insetti non avevano certo interesse a posarsi su rifiuti accartocciati e pareti incrostate di graffiti sbiaditi, a volteggiare per strade polverose e ostili.
Erano le stesse vie di cui il piccolo Ethan non aveva nessun timore. Quella mattina lui e Olivia erano usciti per andare a fare alcune compere sotto incarico della madre, ma non appena avevano varcato la soglia di casa il bambino aveva subito lasciato la mano della sorella maggiore per fuggire via. Non gli importava di disobbedire, di perdersi, di essere da solo per le strade malfamate di Bahia.
Eppure, quando due ali leggiadre e chiare che parevano fatte di burro avevano attirato la sua attenzione, Ethan si era fermato e si era scordato di tutto il caos che aveva attorno. Seguì con interesse quell’elegante danza che poche volte aveva riempito i suoi occhioni neri nell’arco di quattro anni.
Era una farfallina bianca, così fuori luogo tra quelle facce corrucciate e le esclamazioni rozze che riempivano l’aria. Nessuno faceva davvero caso a lei, che tuttavia tentava di attirare l’attenzione posandosi sui vestiti leggeri e rincorrendo qualche passante.
Ethan era incuriosito, aveva una strana voglia di inseguirla e vedere dove l’avrebbe portato. Il bianco di quelle morbide ali era talmente luminoso che gli veniva impossibile distogliere lo sguardo e concentrarsi su qualcos’altro.
D’un tratto il bimbo si sentì afferrare per una mano e sobbalzò, ma ben presto si rese conto che si trattava di Olivia.
“Ecco dov’eri finito! Devi smetterla di scappare e lasciarmii indietro, mamma mi sgrida se ti perdo di vista!” lo rimproverò la ragazzina in tono apprensivo, per poi seguire lo sguardo del suo fratellino. Un sorriso meravigliato si dipinse sul suo viso arrotondato. “Una farfalla bianca!”
“Qui non ci sono mai” mormorò Ethan, facendo un paio di passi avanti per non perdere di vista l’insetto.
Ma ormai quest’ultimo era volato lontano, in fondo alla strada, evitando graziosamente tutti gli ostacoli lungo il suo percorso. I due bambini affinarono la vista per capire dove fosse finita, ma era troppo tardi.
“Sai che cosa si dice?” esordì Olivia, il sorriso nella voce.
Ethan si voltò a osservarla e la trovò bella, con gli occhi scuri che brillavano e l’abitino bianco come le ali della farfalla che le accarezzava la pelle.
Non rispose, ma rimase in ascolto.
Lei allora proseguì: “Se la prima farfalla che vedi durante l’anno è bianca, allora sarà un anno fortunato. Questa è la prima che vediamo, quindi saremo molto fortunati!”
“E tu ci credi?” le domandò lui, un po’ dubbioso e un po’ fiducioso.
“Sì.”
I due si scambiarono un sorriso complice e, almeno per un attimo, si sentirono fortunati per davvero.
Poi Ethan liberò la mano dalla stretta della sorella e corse via per la strada, lasciandola di nuovo indietro e ridendo tra sé.
Forse, se avesse corso abbastanza in fretta, anche lui avrebbe spiccato il volo come quella farfallina dalle ali candide.
 
 
 
 
 
 
Los Angeles, 2002
 
 
Si vedevano sempre tantissime farfalle da quelle parti. Soprattutto in primavera, quegli splendidi insetti che parevano avere le ali di burro erano attirate dalle aiuole stracolme di fiori variopinti.
Ethan non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma quello era uno dei motivi per cui sceglieva sempre quel parco per accompagnare Taylor.
Non appena erano giunti presso il grande prato lui aveva lasciato la bimba libera di correre e giocare, senza però mai perderla d’occhio. Taylor si era subito levata le scarpe per lasciare che i giovani fili d’erba le accarezzassero la pelle, aveva regalato un enorme sorriso a suo padre ed era corsa via, attirata dai colori dai fiori che costeggiavano il grande spiazzo verdeggiante.
Ethan non poteva fare a meno di osservarla ammirato, come se davanti ai suoi occhi vi fosse un’opera d’arte di inestimabile valore: era bellissima nella sua maglietta bianca a maniche lunghe e nei suoi piccoli jeans scuri, un pomposo elastico celeste a raccogliere i capelli castano chiaro identici a quelli della madre – Bess non lo sfoggiava mai, abituata com’era a tingerli di blu.
Si muoveva leggera come la brezza di inizio aprile, si sorprendeva di ogni cosa, rideva perché semplicemente era felice e di tanto in tanto attirava l’attenzione di Ethan per mostrargli le sue nuove scoperte o porgli qualche domanda. Sotto i raggi dorati del sole pomeridiano, Taylor sembrava quasi brillare di luce propria.
Certe volte si domandava se veramente quella bimba così graziosa fosse sangue del suo sangue, a volte gli pareva solo un sogno. Non era solito esternare le sue emozioni, ma al suo cuore non poteva mentire: quella bambina gli aveva salvato la vita, era la ragione per cui si alzava ogni mattina e viveva. Per qualche strano motivo il destino aveva voluto che proprio lui, la persona meno adatta a fare il genitore, che già da bambino era stato un criminale per via del mestiere illegale di suo fratello maggiore, che da ragazzino era già piombato nel tunnel dell’alcolismo, sperimentasse un amore così puro e totalizzante.
Si sarebbe fatto ammazzare pur di garantire a Taylor l’infanzia spensierata che a lui non era stata concessa.
“Papà, guarda! Una farfalla!” esclamò d’un tratto la bimba, distogliendolo dai suoi pensieri. I suoi grandi occhioni neri, colmi di sorpresa e meraviglia, si erano calamitati su due piccole ali splendenti che volteggiavano a qualche metro da loro, presso un’aiuola stracolma di fiori rossi e gialli. Il bianco di quell’elegante creatura rifletteva la luce del sole, quasi accecando Ethan con quel bagliore.
“Stiamo fermi, altrimenti si spaventa e scappa” suggerì Ethan, posando una mano sulla spalla della figlia.
“Che bella” sussurrò Taylor dopo qualche istante di silenzio.
“Sai.” Lui si accovacciò al suo fianco con movimenti lenti, in modo da poter essere al suo livello. “In Brasile esiste la credenza della borboleta branca.”
Taylor gli lanciò un’occhiata confusa, attenta però a non perdere di vista l’animaletto intento a esplorare in lungo e in largo tutti i fiori nelle vicinanze.
“In portoghese significa farfalla bianca. Si dice che, se la prima farfalla che vedi un anno è bianca, sarà un anno fortunato” spiegò pacatamente, mentre il volto di Olivia si materializzava nella sua memoria. Ricordava che era stata proprio lei a raccontargli quella leggenda, l’unica persona che si fosse mai preoccupata di rendere la sua infanzia un po’ più magica.
Taylor sorrise entusiasta. “Davvero?”
Lui si strinse nelle spalle. “Così dicono.”
“E tu ci credi?”
Ethan guardò intensamente sua figlia negli occhi. “Sì.”
Lei era sul punto di aggiungere qualcos’altro, ma ben presto si accorse che la farfalla si stava allontanando e si staccò subito da lui, partendo all’inseguimento dell’insetto per non perderlo di vista. “Papà, la voglio prendere! La voglio prendere in mano!”
Lui si lasciò sfuggire un sorriso genuino mentre si rimetteva in piedi – solo lei era in grado di farlo sorridere così tanto.
Ethan era sempre stato abituato a non credere a niente, nell’arco della sua vita aveva imparato che il mondo era un brutto posto e non c’era nulla in cui sperare, perché a illudersi ci si faceva male.
Ma, come aveva imparato in una lontana mattinata di trent’anni prima, a volte anche le creature più meravigliose vengono a far visita ai luoghi più tristi e dimenticati per portare un po’ di speranza.
Minha borboleta branca” si ritrovò a sussurrare, il cuore colmo di gratitudine verso quella vita che tanto gli aveva tolto, ma altrettanto gli aveva donato.
 
 
 
 
 
 
♦♦♦
 
 
Ragazzi! Non ci credo nemmeno io che sono qua ad aggiornare questa serie dopo l’anno che ho appena vissuto T.T ♥
Non avete nemmeno la più pallida idea di quanto questo mi renda FELICE, è anche e soprattutto una soddisfazione personale… e poi quanto mi sono mancati questi personaggi, quanto mi è mancato Ethan, quante cose ho in mente per lui che devo ancora raccontare… non l’ho mai dimenticato, anche quando quello di mettermi a scrivere era l’ultimo dei miei pensieri. Chi mi conosce e ha letto qualcosa della serie sa quanto ci sono legata e vederlo così felice dopo tutto ciò che gli ho fatto passare mi riempie il cuore di una gioia indescrivibile *-*
Ebbene sì, già avevo svelato che avrebbe avuto una figlis, ma quest’oggi ho deciso di far venire allo scoperto il nome della madre ^^ siete scioccati?
Non vorrei dilungarmi troppo, quindi… dedico questa storia a PersejCombe, di cui ero il Babbo Natale segreto! Spero che la storia ti sia piaciuta nonostante non conosci il resto della serie – comunque ho cercato di renderla il più accessibile possibile – e non sia nulla di che, purtroppo ti è capitata una Mamma Natale povera di ispirazione e che si sta tirando fuori a fatica da un blocco dello scrittore gigantesco T.T ma leggendo le indicazioni che avevi lasciato per la challenge ho subito pensato di trattare qualche legame familiare, che è anche uno dei miei temi preferiti! Spero di aver fatto centro :3
Infine: la leggenda brasiliana della farfalla bianca esiste davvero, è una superstizione originaria del luogo e ho ben pensato di sfruttarla, visto che Ethan è appunto nato in Brasile (per poi fuggire all’età di cinque anni e trasferirsi a Los Angeles insieme ai fratelli maggiori).
Appunto, l’ultima frase che Ethan pronuncia è in portoghese e significa “la mia farfalla bianca”.
Ringrazio immensamente chiunque sia giunto fin qui e spero che questa storia vi abbia lasciato qualcosa ♥
Buon Natale e buone feste a tutti, vi auguro di cuore di iniziare il 2023 con una farfalla bianca *-*
 
 
   
 
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