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Autore: Anonimadelirante    25/12/2022    1 recensioni
Nei libri della biblioteca di Leadworth, l’amore è nugoli di insetti nello stomaco, gote che rosolano come mele nelle bocche delle porchette alle fiere, polsi che tremano, cuori che fremono.
Mel non è del tutto sicura: avere roba che si muove nella pancia non è una gran bella sensazione, ad occhio e croce.

[...] Sul retro del suo cuore asimmetrico, Melody ha scritto: “Al Dottore Stropicciato dei sogni di Amy. Vieni a prendermi”.
(Secret Santa Challenge II @BellaLuna, Ferisce più la penna | Buon Natale, Duchessa712!)
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - Altro, Mels Zucker, River Song, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come si amano i tramonti

 

 

When you love the Doctor, it's like loving the stars themselves.
You don't expect a sunset to admire you back
And if I happen to find myself in danger, let me tell you, the Doctor is not stupid enough, or sentimental enough, and he is certainly not in love enough to find himself standing in it with me!
(Christmas Special 2015: The Husbands of River Song, Steven Moffat)

 

 


 


Non un cavallo bianco
(epilogo)

 

 


Seduta nelle fondamenta della Biblioteca, River chiude gli occhi, prende fiato e – per un attimo, un solo istante – si concede di dargli un’occhiata.
Lui è svenuto. Ammanettato abbastanza lontano dai cacciavite e dal diario perché non possa arrivarci neanche scalciando. Forse, se si rompesse il polso – ma sarebbe una sciocca ripetizione della loro storia e l’universo raramente è così pigro, mai quando si tratta di loro due.
Il Dottore non riuscirà a fermarla, questa volta. Quest’unica volta, l’unica che davvero conta.
Si permette di studiarlo, quindi, questo Dottore così giovane, così lontano, sconosciuto.
Non lo conoscerà mai, pensa, un dolore sordo che le deflagra nel petto.
Respira a fondo, una, due volte – come Rory diceva fosse importate fare per concentrarsi, Insomma Mel, sto frequentando un corso preparatorio all’università, fidati.
Lui, però, conoscerà lei.
L’ha amato riamata, ma sempre fuori sincrono: non sono mai stati adulti assieme, non sono mai stati adolescenti nello stesso momento – si sono alternati come su di un’altalena ed hanno urlato e riso e fatto a chi volava più in alto, a chi cadeva più rovinosamente.
Lo hanno fatto.
Lo faranno.


(E non è così che funzionano tutte le storie d’amore, in fondo?
La loro è speciale perché ha il privilegio di essere come tutte le altre.)

 


°

 


L’ultima volta che l’ha visto, aveva un taglio nuovo – i capelli non se li era tinti, però – ed un completo elegante, stirato. (Lei aveva lanciato un’occhiata di affettuosa gratitudine alla TARDIS, perché quella era stata chiaramente una scelta pilotata.)

 

 


Sulla terrazza del Ristorante al Termine dell’Universo (il proprietario si divertiva a chiamarlo così, quando si fermavano a fare colazione assieme allo staff, sentendosi ormai a casa, ed a casa per la prima volta da anni, forse da sempre), lei guarda lui guardare le Torri. È invecchiato. Dal loro primo appuntamento. Dall’inizio della notte: «Quanto, ancora?» gli chiede, bevendo un’infuso di stravonis curagis (d’importazione diretta dalle piantagioni di Beatleguese).
«Non lo sai?» replica lui, la voce stretta. «Non stai tendo il conto?»
«No» mente lei. «E non dovresti neanche tu. Non è come se finita questa notte, finirà tutto l’universo.»
«Sì, invece» la contraddice il Dottore, guardandola negli occhi per la prima volta da ore. «Sì, invece» ripete, ma più piano, più dolcemente. Le prende la tazza dalle mani, ne beve un sorso. «Non importa» mormora dopo un istante, rianimandosi con quella repentinità ai limiti della schizofrenia che gli è propria qualunque faccia indossi. «Non pensarci» decreta. Poi aggiunge, più piano, tranquillo, domestico: «Andiamo a letto?»
«Certo» sorride lei, avvicinandolo per la vita. Lo bacia. Francamente, pensava che si sarebbe stufato prima – che finito di mangiare, un giorno-notte qualunque in questi ventiquattro anni di tregua l’avrebbe presa per mano e le avrebbe proposto: «Andiamo?»
(Lei avrebbe detto: «Sì, certo, ovviamente. Fammi solo cambiare acconciatura.»)
Non è successo, però, ed è quasi l’alba. Un paio di giorni terrestri, al massimo.
Va bene, pensa. Il Dottore è sempre singolarmente drammatico e in realtà lei sa la data in cui questo universo collasserà su sé stesso – è un’archeologa ed è una Figlia del Vortice (deformazione professionale o naturale attitudine, quindi?) – e sa che non è così vicina come dice lui. Si tratterà di un’altra apocalisse, però, certo. È tutto qua, in fondo, la vita: nient’altro che una processione infinita di piccole apocalissi, finché tutto non finisce per davvero. Non con un botto, ma con un sussurro.
Qualunque apocalisse il Dottore tema, arriverà. Anticiparla non serve a nulla. Lo bacia più forte, perciò, e sorride: «Vai» dice. «Aspettami.»


Sola sulla terrazza, davanti alle Torri, sospira e guarda l’alba colorarsi lenta, ora dopo ora.
Dopotutto, non le sono mai piaciuti gli addii.

 

 

 

“Per sempre felici e contenti” è ellittico di: “fino a quel punto.”
(Chiara Valerio,
Buon vicinato)

 

 


È sola, vicino ad un Dottore che non è il suo Dottore, che la implora Non farlo non farlo ti prego non puoi non capisci cosa significa se lo sai vuol dire che noi siamo-- strattonandosi dolorosamente il polso ammanettato.
River lo guarda – il suo tramonto, la sua vita, il suo più grande amore – e sorride: «Shhh, adesso» mormora, morbida. «Spoiler

 


°

 


Nelle storie della Biblioteca, tutti vivono: c’è una donna vestita di bianco, ed amici con cui rievocare la loro ultima avventura. Ci sono tre bambini – un maschio e due femmine: una è vissuta per davvero, gli altri due sono nati dai sogni di una donna dai capelli rossi, che un giorno, per un breve, brillante momento, sarà la più importante dell’intero universo, ma che qui non è altro che un ricordo sbiadito, una storia anche lei.
Nelle fiabe che racconta loro la donna in bianco, rimboccando coperte colorate, accarezzando visi e baciando fronti, l’amore non rovescia lo stomaco per colpa del solletico dato dal turbinio impazzito di tarme da credenza di campagna, non brucia le guance di febbre, non strozza il respiro in gola.
Nelle storie della Biblioteca, l’amore ha l’odore del vento, fa il rumore del respiro del Vortice del Tempo. I principi e le principesse che vengono a salvarti arrivano quando meno te lo aspetti, e non arrivano mai in groppa a bianchi destrieri, ma sempre alla guida di astronavi leggermente bizzose, che possono viaggiare nel tempo e nello spazio, certo, ma soprattutto – sopra ogni cosa – che ti portano sempre dove dovresti essere. Al centro dell’azione, cioè.

 

 

 

 

 


(Joshua ed Ella la chiamano mamma.
La ragazzina che è vissuta, invece, la guarda con quegli occhi liquidi, profondissimi, tutte le storie dell’universo in un solo sguardo: «Come ti chiami?» le domanda.
Lei ci pensa per uno, due, tre istanti. Pensa alla figlia rapita che è stata. All’arma che Madame ha sperato diventasse, alla ladra, all’archeologa, alla studiosa, all’assassina.
Pensa alla moglie che ha voluto essere per così tanto tempo, alla moglie che è stata, agli amori, piccoli e grandi, che ha corrisposto. Pensa alla donna riflessa negli occhi del Dottore. Pensa al suo Dottore, al Dottore Stropicciato dei sogni di sua madre, a tutti i Dottori che è stato prima di lei, a quelli che sarà.
Ci pensa e le sorride, le accarezza il capo – nei suoi ricordi, un’immagine speculare: è lei la bambina seduta, e la donna che la spazzola ha un sorriso che sembra sporco di sangue, vestiti neri color carbone, una benda sull’occhio.
«Sono River Song. Puoi chiamarmi Mel, se vuoi» le dice, spiega.
La bambina nello specchio annuisce.)

 

 

 

«Don't the great tales never end?»
(JRR Tolkien, The two towers)

 

 





N/A: ringrazio BellaLuna per l'iniziativa, dolcissima, e mi scuso con Duchessa, che di certo avrebbe guadagnato se avesse ricevuto un altro Babbo Natale Segreto. Spero ti sia piaciuta, questa piccola fic su River, anche se in corso d'opera è diventata più una fic sulla dicotomia River-Mel che una storia piena d'ammmoreh col Doc. C'è anche quello, ovviamente, perché è River, ma. Ma soprattutto ci sono Amy e Rory e i diversi ruoli che assumono nel corso della vita di loro figlia è tutta colpa di Teresa Ciabatti, quindi.
Tanti auguri di Buon Natale e di un sereno anno nuovo, a te, a Bella Luna e a tutt* quelli che leggeranno :D

 

  
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