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Autore: Nao Yoshikawa    30/12/2022    1 recensioni
"Sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l'amore". Questo è quello che pensa Yumichika. Non un incantesimo, ma un filtro d'amore è quello che gli viene casualmente "offerto" da Kisuke Urahara. La soluzione più semplice e veloce per fare innamorare Ikkaku di lui. Ma quando il vapore di quel filtro si diffonde per tutta la Soul Society, cose TERRIBILI iniziano a succedere. Chi sarà vittima in questo strano gioco d'amore?
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Mayuri Kurotsuchi, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto è bene quel che finisce bene


Almeno per il momento, Shunsui era riuscito a seminare Nanao. Era una situazione abbastanza paradossale il fatto che lui sfuggisse alle attenzioni della sua cara luogotenente. Ma non avrebbe mai potuto pensare a lei come un’amante. Anche perché era impegnato da tanto tempo e da altrettanto tempo nel suo cuore c’era solo una persona. Jushiro gli era sembrato un po’ infastidito, ma di sicuro doveva essere stata sua impressione. Non era proprio da Ukitake arrabbiarsi facilmente.
Ma Shunsui si sbagliava: il capitano della tredicesima compagnia era arrabbiato eccome, più che altro era geloso e infastidito. Lui e Shunsui stavano insieme da una vita, ma nessuno ne sapeva niente. Lui per primo aveva sempre detto che non era necessario che tutti sapessero, però… adesso iniziava ad avvertirne il bisogno, di un riconoscimento, di dire ehi sì, noi stiamo insieme.
Tutto quello stress sarebbe stato dannoso per la sua salute! Stava cercando di bere un infuso per la sua tosse, quando Shunsui bussò contro la sua porte. Ovviamente Jushiro lo riconobbe subito.
«So che sei tu» sospirò. Shunsui allora aprì la porta scorrevole e sorrise, in imbarazzo.
«Volevo rispettare la tua privacy. Posso sperare che tu non voglia lanciarmi qualcosa addosso?»
«Non credo di averlo mai fatto. Ti sei liberato della tua luogotenente?»
«Per il momento sì. Non badare a quello che lei dice, non è in sé.»
«Infatti, bado di più a quello che dici tu. Vecchio e malato, quindi?» domandò. Shunsui si guardò attorno. Quando arrivavano i momenti di panico imbarazzo spesso diceva delle cose stupide, come quelle.
«… Scusa, a volte non collego la bocca al cervello, ma tutta questa situazione mi stressa.»
«A me invece ha fatto pensare» ammise Jushiro. «Noi stiamo insieme da tanti anni, non pensi sia il caso di renderla ufficiale? Le cose sono molto cambiate rispetto a quando eravamo giovani. Sì, magari qualcuno storcerà il naso. O magari salterà fuori che se lo aspettavano tutti.»
Dopotutto, lui e Shunsui stavano sempre insieme.
«Davvero tu vuoi renderla ufficiale?» domandò Kyoraku. Ne avevano parlato tante volte, ma non avevano mai agito. «Oh, vuoi essere riconosciuto come mio compagno, è adorabile.»
Jushiro arrossì.
«Non vedo cosa ci sia di male e…»
Le parole gli morirono in gola quando Shunsui si avvicinò per baciarlo, non sulle labbra ma sulla fronte. Quei piccoli gesti improvvisi lo scaldavano sempre.
«Hai ragione, non c’è niente di male. E va bene, allora facciamolo.»
«Eh? Ora, in questo momento? Con questa strana epidemia?»
«Quale momento migliore!»
 
Ichigo si trovava in trappola. Incrociare la sua spada con quella di Zaraki era inutile, poiché più combattevano, più Kenpachi finiva con l’eccitarsi. E soprattutto adesso la vittima era Ishida, il quale rischiava di farlo ammazzare.
«Stai indietro, Kurosaki. Ci penserò io.»
«Con tutto il rispetto, ma quelle tue frecce non lo scalfiscono neanche!» protestò Ichigo.
«Come, scusa?! Ma come osi?»
«BASTA!» tuonò Zaraki, guardandoli. «Allora, che cosa c’è fra voi due? Vi piacete?»
Diamine. Se avessero mentito sarebbero morti, se avessero detto la verità, sarebbero morti comunque. Che fare?
Ishida respirò profondamente, aggiustandosi gli occhiali.
«Sì, sono innamorato di questo idiota, è vero» dichiarò. A che serviva oramai nasconderlo? Ichigo arrossì, anche se avrebbe voluto dirgli idiota, ma che diamine dici?
Kenpachi lo esaminò a lungo, e poi guardò Ichigo.
«E tu?»
Ichigo deglutì. Più che avere difficoltà ad ammetterlo a Zaraki, aveva difficoltà ad ammetterlo a sé stesso. Però lui non era un codardo, quindi al diavolo la paura. Prese un profondo respiro e lo disse.
«L-la cosa è ricambiata. Sono innamorato di lui, è così»
Aveva chiuso gli occhi e aveva anche balbettato. Bene, ottimo! E così non stava vedendo Ishida, da pallido divenire rosso come un pomodoro.
«Kurosaki, tu…?» sussurrò. Quel cretino, erano dovuti arrivare a tanto? Per un attimo entrambi si erano dimenticati di Kenpachi, il quale aveva assunto un’espressione da pazzo omicida.
«Ah, è così? Allora morirete tutti e due!» gridò. Ichigo e Ishida si guardarono. E va bene, si erano detti, se dovevano perire per mano di Kenpachi, lo avrebbero fatto insieme. Almeno era un’idea romantica.
L’attacco di Zaraki però non arrivò a destinazione. Lo stesso Kenpachi era rimasto con la spada sollevata a mezz’aria. Guardò i due e poi fece una smorfia.
«Cosa stracazzo sto facendo?» si domandò.
 
 
«Non per dire, ma siamo sicuri che funzioni?» domandò Sado.
«Il capitano Kurotsuchi non mi ha detto altro. Si diffonde nell’aria, per cui lo sapremo a breve» spiegò Shinji.
 
Ichigo rimase immobile.
«… Kenpachi?»
Il problema era che quell’antidoto non cancellava di certo i ricordi di cosa si era appena fatto. E quando Zaraki si rese conto di cosa aveva combinato, desiderò sprofondare.
«Io vi ammazzo. COSA MI AVETE FATTO FARE!»
«Kurosaki, mi sa che è tornato in sé!» si rese conto Ishida, non sapendo se sentirsi più sollevato o spaventato.
«Cosa ti abbiamo fatto fare? Cosa hai quasi fatto a me? Io dovrei lamentarmi!» sbottò Ichigo. «Ma insomma, sono stato molestato in ogni mod-AH!»
Per poco la spada di Kenpachi non lo tagliò in due. Beh, almeno era tornato in sé e combatteva per il solo piacere di farlo.
«IO VI AMMAZZO, A TUTI E DUE!»
Yachiru da lontano, vide la scena e si rasserenò
«Oh, che bello. Kennuccio è tornato quello di sempre!»
 
C’era anche un’altra persona che fino a quel momento non aveva assistito in modo diretto a quanto era successo, eppure la colpa era sua, in quanto creatore del filtro d’amore. Se stava tutto tornando come prima, allora Mayuri doveva aver pensato ad un antidoto. Sorrise al pensiero, se lo aspettava. Kisuke Urahara vide Yumichika camminare con energia, arrabbiato, con Ikkaku che gli correva dietro.
«Yumichika, allora è vero? Tu sei innamorato di me?»
«Ma quanto sei noioso! Che importanza ha? Non te ne importa niente!»
«E piantala!» Ikkaku afferrò i suoi polsi, costringendolo a guardarlo. «Senti, mi dispiace, io con questo genere di cose non sono bravo! Vado in panico, non sono stato nemmeno bravo a fartelo capire.»
Yumichika arrossì.
«A farmi capire cosa?»
«… Che sono innamorato di te da quando ti conosco!»
Ikkaku lo aveva gridato e nel dirlo era arrossito così tanto. Yumichika lo guardò, poi si guardò un attimo attorno e tornò infine a guardare lui.
«Stai scherzando, vero? Cioè, io ho combinato un casino atroce per far sì che ti innamorassi di me, nella Soul Society c’è un caos indicibile, tutto questo solo perché sei un cretino e non sei capace di dire le cose come stanno!»
Quella non era proprio la reazione che Ikkaku aveva preventivato. Sentirsi dare del cretino, ma insomma!
«G-Guarda che nemmeno tu mi hai detto chiaramente le cose come stanno.»
«Certo che no, dovevi farmelo capire in qualche modo, altrimenti non potevo espormi.»
Ikkaku sospirò.
«Non puoi far fare solo a me il lavoro difficile.»
Yumichika si imbronciò, ma si rilassò quasi  subito, sorridendo. Oh, sì, di sicuro un giorno ci avrebbero riso sopra. Per amore si arrivavano davvero a fare cose molto stupide.
«Adesso però devi baciarmi» gli disse. Ikkaku non se lo fece ripetere due volte: lo afferrò e lo baciò come se dovesse essere l’ultima cosa da fare al mondo. Senza alcun pudore e senza alcuna vergogna.
«Oh, ma tu guarda!» esclamò Shinji, appena arrivato. «Finalmente quei due si sono trovati. Beh, era ora.»
«Non penso che dovremmo guardare» commentò Sado.
«Ah, tu non pensi? Io invece penso ch-»
«ATTENZIONE!» gridò ad un tratto quella che sembrava la voce di Ichigo. E in effetti non si trattava di un’illusione: Ichigo e Ishida stavano ancora venendo inseguiti da Zaraki.
«SE QUALCUNO NON MI DICE COSA STA SUCCEDENDO, GIURO CHE VI FACCIO TUTTI A FETTE!» gridò Kenpachi.
«È tornato in sé!» esclamò Ishida col fiato corto. «Ma non so se la cosa mi rende felice o no!»
In mezzo a tutto quel caos, Ukitake e Shunsui erano appena arrivati.
«Ma tu guarda, c’è una festa per caso?» domandò Shunsui. Poi sentì chiaramente la sua luogotenente chiamarlo.
«Capitaaanooo. Io… oh! Ma cosa…?» Nanao si era aggrappata al suo braccio, ma dopo un attimo aveva battuto le palpebre, tornando in sé. «Cosa sto facendo?»
«Ciao, cara Nanao, sei tornata in te!» disse Shunsui sollevato. In tutto ciò, Zaraki continuava a gridare di volere una spiegazione.
«C’entrare voi? Mi avete fatto fare la figura del cretino, qualcuno dovrà pagare per questo!»
«Ehi, guarda che io non c’entro niente! Magari è uscita fuori la tua vera essenza» disse Shinji.
«Hirako, non mi pare un’idea saggia!» protestò Ichigo.
Finalmente Kisuke Urahara decise di farsi vedere. Dopotutto era colpa sua, era giusto prendersi le sue responsabilità.
«Salve, signori. Temo di essere io il responsabile dietro questo trambusto.»
«Urahara!» esclamò Ichigo. «Brutto bastardo, allora ti sei deciso a tornare, ovviamente dopo che abbiamo risolto il casino da te causato!»
«Tecnicamente, questo disastro l’ha causato il signor Ayasegawa»
«Non pensarci nemmeno, tu me l’hai servita su un piatto d’argento, evidentemente avevi qualcosa in mente!» disse Yumichika. Va bene, lui aveva agito, però era stato tentato. A quel punto Kisuke dovette arrendersi. Anche perché doveva ancor arrivare la vera furia, quella di Mayuri.
«Allora ti sei fatto vedere, maledetto imbecille disgraziato!» gridò Mayuri. Kisuke sorrise.
«Hai risolto la faccenda facilmente.»
«Non provare a lusingarmi, non funziona. E tu dovresti essere un genio? Quel filtro d’amore è la cosa più stupida e letale a cui si possa pensare, come ti è venuto in mente?!»
Kisuke sorrise, colpevole. Era ovvio che l’avesse pensata per somministrarla a qualcuno.
 «Beh, io… ero giovane e innamorato, avevo pensato che non sarebbe successo niente se l’avessi usata sulla persona che amavo. Anche se alla fine non l’ho mai fatto, non mi è sembrato giusto.»
«Ah, non ti è sembrato giusto? Tsk, agire in maniera più normale ti sembrava noioso?»
«… Non so se con te il metodo normale avrebbe funzionato.»
Come? Cosa? Kisuke aveva appena dichiarato di essere stato innamorato di lui? E aveva osato dirlo davanti a tutti?
«Aspetta, ma che…?» Ichigo fece per parlare, ma Shinji lo zittì.
«Questa me la voglio vedere tutta.»
Nessuno aveva mai visto Mayuri Kurotsuchi così in difficoltà.
«Hai perso completamente la ragione? Mi stai dicendo che tu volevi provarla su di me? Un motivo in più per ammazzarti, allora.»
«Hai ragione, è stato stupido. So che sono passati più di cent’anni, ma mi permetti di rimediare? Ovviamente, se tu non mi vuoi, non c’è nessun problema.»
Sì, Kisuke Urahara era impazzito. E per diversi motivi. Quella non era una conversazione da fare davanti a tutti quegli impiccioni.
«Tu… tu sei un uomo sgradevole, insopportabile e sopravvalutato. E…» abbassò la voce. «Dimmi una cosa. Per caso il tuo filtro d’amore non funziona su chi è già innamorato?»
Kisuke sorrise.
«Ovviamente.»
«Capisco. Allora mi dispiace deluderti, ma temo che non avrebbe funzionato su di me a prescindere» questo glielo disse a bassa voce, con un certo tremore, come se non sapesse se ucciderlo o fare chissà altro. Kisuke intuì.
«Lo sapevo.»
Quello fu il dialogo più sconvolgente a cui avessero mai assistito. L’unico non sorpreso sembrava Shinji.
«Oh, e finalmente. Ci avete messo un secolo per dichiararvi, eravate palesi sin dall’inizio.»
«Hirako, sta zitto perché ti conviene» disse Mayuri, non riuscendo comunque a staccare gli occhi da quelli di Kisuke. Lo avrebbe ucciso, sì. Forse, l’indomani.
«Ma che sta succedendo?» domandò Ichigo, sconvolto.
«Eh! Succede che ci hanno battuto sul tempo» disse Shunsui. «Ero venuti qui a dichiarare il mio amore per il capitano Ukitake e per dire che non abbiamo più intenzione di nasconderci!»
Ukitake arrossì. Ah, così? Detta proprio in quel modo.
«Ma…»
«Oh, vi assicuro che novità!» esclamò Shinji. «Anche voi eravate palesi sin dall’inizio. Vi sembriamo forse scemi?»
Zaraki borbottò qualcosa. Era disgustato da tutto quell’amore, e poi era ancora in imbarazzo.
«Tsk, al diavolo, io me ne vado!» borbottò. Aveva bisogno di tempo da solo.
«Niente baci?» domandò Yumichika, anche se in realtà lui Ikkaku se l’era già spupazzato.
«Io non bacio in pubblico» disse Mayuri.
«Ah no? Quindi in privato sì» rispose Kisuke. «Posso accompagnarti nel tuo laboratorio?»
Mayuri alzò gli occhi al cielo.
«Non essere disgustoso. Però, se proprio ci tieni, non ti dirò di no.»
Che equivaleva a un sì, prendimi, sono tuo.
 
 
E così, l’epidemia si era conclusa, era stata breve ma intensa. Ora però c’era da rimettere a posto i vari pezzi.
«Non te lo dirò un’altra volta. Se devi dirle qualcosa, dillo e basta» Toshiro aveva trascinato con sé Izuru di violenza.
«Ma perché? Pensavo tu ce l’avessi con me per quello che ho fatto!»
Era andato a letto con Rangiku. E cosa avrebbe pensato lei? Che era un pervertito, un approfittatore?
Toshiro arrossì.
«D’accordo, forse sono stato un po’ precipitoso. Ti conosco, quindi immagino che non te ne saresti mai approfittato. Devi provare qualcosa di forte per lei. O almeno così mi auguro» il capitano gli lanciò un’occhiataccia, ma Izuru non si fece impressionare. Toshiro aveva centrato il segno e aveva capito che il suo non era stato un semplice cedere agli istinti.
«Pensate bene, capitano» disse infatti. Toshiro annuì e bussò alla porta dell’appartamento di Rangiku. Quest’ultima aprì la porta, era finalmente tornata in sé. E per la prima volta Toshiro la vide arrossire non appena i suoi occhi si furono posati su quelli di Izuru.
«I-Izuru» balbettò. Toshiro alzò gli occhi al cielo. Bene, lui non veniva preso in considerazione, proprio come si aspettava.
«…Vi lascio da soli» borbottò, scorbutico. Di lui poteva fidarsi e magari poteva anche dare la sua benedizione, per un’eventuale relazione.
«Rangiku» Izuru si avvicinò a lei. «Stai bene?»
Voleva accarezzare i suoi capelli e baciare le sue labbra. Rangiku annuì.
«Sono tornata del tutto in me. A quanto pare, eheh… ci siamo divertiti parecchio.»
Non aveva perso tempo, a quanto poteva vedere.
«Già, a proposito di quello… volevo dirti che mi spiace se in qualche modo ti ho offesa, giuro che non volevo usarti! Ma tu sei così bella, mi piaci tanto che io… io non ho potuto resistere!» ammise, prendendo tutto il suo coraggio. Al diavolo, era un luogotenente, non un codardo. Rangiku lo guardò con gli occhi lucidi.
«Sentirmi usata? Mi è piaciuto tantissimo. Ammetto che non ti avevo mai visto sotto questa luce, ma da quando siamo stati insieme, io… non riesco a togliermi te dalla testa.»
Izuru ingoiò a vuoto.
«Ma quel filtro…»
«Mi ha spinta verso di te, ma adesso non sono influenzata da niente. Allora, umh… magari possiamo uscire per un appuntamento! Lo so, abbiamo già bruciato le tappe, ma almeno non ci sarà imbarazzo. Allora… vuoi uscire con me?» domandò ritrovando la sua solita aria allegra e affabile. Izuru la fissò per qualche istante, scioccato. Lui, che si era sempre considerato timido, insulso e per niente speciale, aveva attirato le attenzioni di lei. E lo aveva fatto per davvero, ora non c’erano strani filtri d’amore in mezzo. Si irrigidì e prese la sua mano.
«S-sarebbe un onore, per me!» e dicendo ciò baciò il dorso di quella stessa mando. Rangiku si ritrovò ad arrossire e poi a sorridere. Oh, avrebbe avuto tanto di cui parlare con Toshiro e lei era entusiasta di scoprire cosa il futuro aveva in serbo per loro.
 
 
«CAPITANO, SONO DAVVERO DISPIACIUTO!»
Se Renji avesse potuto autoflagellarsi, lo avrebbe fatto. Byakuya però non voleva che ricorresse a certe pratiche barbare, era già abbastanza vederlo prostrato di fronte a lui.
«Renji, ti prego di alzarti. Non ce l’’ho con te per avermi deliberatamente ignorato per tutto il tempo, né per aver perso tempo in favore della tua nuova relazione. Non eri in te» disse Byakuya, composto, palesemente con un po’ di rancore in corpo.
«Sono felice che abbiate compreso la situazione, capitano! Perché giuro, in condizioni normali, io non mi sarei mai sognato, e dico MAI, di dirvi certe cose.»
Oh, che emicrania atroce, pensò Byakuya. Avrebbe avuto bisogno di una vacanza.
«Lo credo bene, mi auguro che non accada più niente del genere. E adesso…» chiuse gli occhi. «Quanto ancora vuoi rimanere lì ad origliare, Yamada?»
Hanataro in effetti era stato uno di quelli a sotterrarsi in senso letterale, non sottoterra ma sotto il suo letto. Si era detto che non sarebbe più uscito di casa per la vergogna, però poi si era anche detto che non poteva sparire. D’accordo avere paura, ma lui e Renji avevano comunque condiviso dei momenti molto intimi.
Hanataro sbucò pian piano, impaurito.
«C-chiedo scusa.»
E poi anche lui aveva risposto in malo modo al capitano Kuchiki, temeva la sua ira. Byakuya però non era in collera con lui, anche se comunque lo guardava male. Renji era arrossito nel vederlo. Oh, quanto era stato melenso con lui!
«Lascia stare, Yamada. Abarai si è già scusato abbastanza per tutti e due. Comunque adesso ho altro da fare, per cui vi lascio soli.»
Renji si inchinò. E quando rimase solo con Hanataro, perse improvvisamente l’uso della parola.
«Abarai. Renji… amh… come dovrei chiamarti ora?» domandò Hanataro.
«Ecco… non lo so! Giuro che non ti chiamerò più Fiorellino. Oh, è stato così imbarazzante!» disse Renji schiaffandosi una mano sul viso. Hanataro sorrise, quasi… intenerito? Certo, ora che erano entrambi lucidi era un po’ strano pensare a quello che avevano fatto, però era stato piacevole per un po’ non provare imbarazzo.
«A me quel soprannome non dispiaceva, dopotutto mi chiamo Hanataro» disse con un sorriso. Renji lo guardò e venne da sorridere anche lui. L’effetto del filtro oramai era svanito, però sarebbe stato troppo triste tornare a essere come prima, far finta che niente fosse successo. Perché per quanto facessero fatica ad ammetterlo, a entrambi erano piaciuti quei momenti. Ora si stavano guardando negli occhi, in un modo così intimo che sarebbe risultato naturale distogliere lo sguardo. Hanataro però si fece coraggio, stringendo i lembi del suo kimono. Quel filtro aveva tirato fuori la sua parte più coraggiosa, quello che lo aveva portato addirittura a mettersi contro il capitano Kuchiki. Ma quel coraggio non poteva essere sparito, no?
«Renji… se qualche volta volessi venire a trovarmi, o volessi uscire con me… mi farebbe piacere.»
Renji si guardò attorno, come a voler essere certo che Hanataro stesse proprio parlando con lui.
«Ma… tu… io… davvero?»
Hanataro annuì. Da dove tirava fuori tutto quel coraggio?
«Sì, beh. Ho scoperto che vorrei continuare a vivere certi momenti con te. Magari possiamo crearne di nuovi. P-possiamo andare con calma però, non c’è bisogno di correre» specificò. Ma in verità gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Renji sorrise, ringalluzzito. Mai avrebbe creduto che potesse piacergli un uomo, Hanataro soprattutto. L’amore funzionava in modo davvero strano.
«Mi farebbe davvero piacere, Fiorellino.»
 
 
Byakuya raggiunse la sorella. Rukia stava guardando il gruppo id Ichigo senza riuscire però ad avvicinarsi. I suoi occhi erano su Orihime, era tornata in sé e questo avrebbe dovuto farle piacere, eppure non riusciva ad essere del tutto felice.
«Non preoccuparti, ciò che non ti uccide, ti fortifica» le disse Byakuya. Rukia gli sorrise.
«Lo so. Sapevo a cosa andavo incontro. Beh, è stato bello vivere nell’illusione. Ma tu davvero ci avresti accettato?»
Byakuya non la guardò, sembrava essere un po’ arrossito.
«Mi sembra ovvio. L’amore è amore, non posso certo andarci contro. Fa quello che ti rende felice senza guardare al resto»
E Byakuya era sincero. Voleva che sua sorella fosse felice nel modo in cui voleva. Rukia sentì gli occhi divenirle lucidi. Apprezzava le sue parole, ma almeno al momento non avrebbe potuto essere felice come voleva. Però andava bene così.
Guardò di nuovo Orihime e si accorse di come quest’ultima si stesse incamminando verso di lei. Non sembrava in imbarazzo.
«Rukia! Ci vediamo presto, non è vero?» domandò, allegra.
«Umh… immagino di sì. Spero non a causa di qualche evento spiacevole» disse, considerando che ogni volta che si ritrovavano insieme, era sempre per far fronte a qualche minaccia.
«Oh, no! Intendevo sole, io e te! Dovremmo uscire insieme, andiamo a mangiare qualcosa!»
Rukia guardò Byakuya e poi di nuovo Orihime,
«Davvero vuoi? Non ti imbarazza quello che è successo tra noi?»
Orihime finse di pensarci su.
«Mmmh, no. Anzi, proprio perché è successo, voglio assolutamente andare ad un appuntamento con te. Lo so, sono una ragazza e sono umana. Ma perché non provare? A te va bene, vero fratello
Byakuya sgranò gli occhi. Altro che filtro d’amore, quella ragazza lo avrebbe sorpreso a priori! Si schiarì la voce.
«Come ho detto a Rukia, lei deve essere felice nel modo che vuole. Vuoi bene a mia sorella?»
«Eccome! E mi piace tanto. Probabilmente mi è sempre piaciuta, ma c’è voluto un filtro d’amore per accorgermene. Che imbarazzo, eheh!» Orihime si mise a ridere, mentre Rukia arrossiva. Lei piaceva ad Orihime, lei le aveva proposto un appuntamento. Non se lo aspettava, e non si aspettava niente, eppure…
«I-io… ecco… sì. Usciamo insieme, qualche volta!» esclamò. Orihime arrossì e poi, decidendo per una volta di essere sfacciata, le posò un bacio sulle labbra. Byakuya distolse lo sguardo. Che impertinente!
«Scusa, ma non ho potuto resistere! Allora ci vediamo, eh!»
Rukia rimase immobile, come paralizzata. L’aveva baciata? L’aveva baciata!
«Emh… va bene…»
Byakuya sospirò.
«Di certo con una ragazza così non ci si annoia.»
No, di certo no.
 
«Quindi è per questo che su di te non ha funzionato? Tu sei già innamorato di qualcuno?» domandò Ichigo rivolto a Shinji. Il capitano della quinta compagnia si imbronciò, serio.
«Non lo saprai mai» disse, non riuscendo a nascondere un velo di malinconia, che riuscì subito a scacciare. «E poi non ha funzionato nemmeno su di te e Ishida, visto che vi amate follemente»
Ichigo e Ishida si guardarono. Era proprio necessario metterla in questi termini?
«Ora non esageriamo…» disse il Quincy. Ichigo, per tutta risposta, gli circondò le spalle con un braccio. Era sopravvissuto a Zaraki, non aveva più paura di niente.
«Effettivamente non hai torto, Hirako. Infatti voglio chiedere a Ishida se vuole abbandonare la posizione di amico e magari puntare a qualcosa di più in alto.»
Ishida lo guardò come se fosse impazzito. Ichigo tremava ed era in imbarazzo, eppure era determinato.
«Ah, è così?» domandò Shinji. «E Ishida che dice?»
Il Quincy deglutì. Accidenti, ma come osava coglierlo di sorpresa in questo modo?
«… Dico che mi va bene…. Ma comunque noi non eravamo certo amici!»
«Oh, stai zitto Uryu!» borbottò Ichigo stringendolo a sé più forte. Sado sospirò.
«Sono contento per voi, ma sono ancora più contento di tornare a casa. È stato stressante.»
«Ah, per te è stato stressante?» domandò Ichigo. «Pensa per me…»
 
In lontananza, infatti, si sentivano le imprecazioni di Zaraki.
«Dai, Kennuccio. Non fare così, oramai è andata. E comunque non ti hanno visto in molti» tentò di rassicurarlo la sua luogotenente.
«Già, infatti. Non siete stato certo il solo a fare qualcosa di imbarazzante» disse Yumichika a braccia conserte.
«Tu farai meglio a tacere, maledetto bastardo. Tutto ciò è successo per colpa tua, perché dovevi conquistare quest’altro cretino qui!» borbottò Zaraki. Ikkaku arrossì.
«E dai… mi sento già abbastanza stupido di mio.»
Yumichika sorrise, donandogli un bacio su una guancia.
«Non fare così, ti ho perdonato. Ma comunque abbiamo del tempo da recuperare.»
Yachiru li guardò con gli occhi lucidi, mentre Zaraki dovette trattenersi dal tagliarli in due con la sua spada.
«Se non la finite immediatamente. vi ammazzo. E se vi sento ancora parlare di quello che è successo, vi ammazzo due volte!»
 
«Vi prego di perdonarmi, capitano Ukitake!»
Nanao Ise non si era mai sentita tanto in imbarazzo come in quel momento. Oh, che ne era della sua dignità e professionalità? Mettersi a minacciare un capitano e comportarsi da oca starnazzante era terribile! Per fortuna il capitano non sembrava serbare rancore nei suoi confronti.
«V-va tutto bene Nanao, non c’è bisogno di inchinarsi, ti prego!» disse infatti Jushiro, con un certo imbarazzo. «L’importante è che sia tutto finito, è stata un’esperienza da non ripetere.»
«Già, ma è stato divertente vederti morirmi dietro, dolce Nanao!» disse Shunsui. «Sei stata molto carina e tenera.»
Nanao gli diede una gomitata sul costato, aggiustandosi gli occhiali.
«Ad ogni modo, voi siete una bella coppia. Non mi sorprende nemmeno tanto che siate finiti insieme. Direi che era quasi scontato.»
Così era andata come si aspettavano: un po’ tutti si immaginavano quel risvolto, incredibile a dirsi.
 
Era arrivato il momento di tornare a casa. Kisuke Urahara sembrava essersi dissolto nel nulla, ma Nemu aveva rassicurato Ichigo e gli altri dicendo lui e il nobile Mayuri si sono chiusi in laboratorio e non vogliono essere disturbati.
Ichigo non aveva voluto sapere ulteriori dettagli.
«Ah, beh. Alla fine non è andata poi così male» commentò Shinji ad alta voce. «Sono perfino nate alcune coppie inaspettate.»
«… Non dirlo a me» proferì Histugaya accanto a lui, mentre osservava il gruppo di Ichigo allontanarsi. «Di certo non dimenticherò quest’esperienza.»
«L’amore è una cosa complicata, eh?»
Toshiro sospirò.
«Senza contare che ho sempre detestato i melograni.»

 
Fine

 
Nota dell'autrice
Ebbene sì, alla fine Kisuke aveva realizzato quel filtro per Mayuri, li shippo troppo quei due geni. È stato previdente, visto che tante belle coppie sono nate. Tranne per Kenpachi, lui non vuole saperne niente, è stato traumatizzato a vita. Ma per il resto, può essere l'inizio di qualcosa di davvero bello e profondo. Scrivere questa storia è stato un vero divertimento, spero vi abbia fatto sorridere. Alla prossima (:
Nao
   
 
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