Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Spoocky    30/12/2022    1 recensioni
Erwin è sopravvissuto alla battaglia di Shiganshina ma ne porta dei segni profondi, a cui Hange e Levi cercano di porre rimedio.
Partecipa al 25daysofchristmas del gruppo NonsoloSherlock - Gruppo eventi multifandom.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi appartengono agli aventi diritto.

Buona Lettura ^^

Seduto nel retro del carro, Levi sobbalzò per l’ennesimo scossone e si voltò di scatto, inveendo contro Hange, che teneva le redini: “Vedi di rallentare, testa di merda! Adesso che sei pure guercia dovresti stare più attenta!”
Lei forse gli rispose, ma la sua attenzione era già altrove.
Seduto a gambe incrociate, Levi cullava in grembo il capo di Erwin, che si lamentava per il forte dolore causato dai sobbalzi del carro.
Il siero gli aveva restituito il braccio destro, ma la ferita all’addome non era ancora guarita. Lui ed Hange sospettavano che non l’avrebbe fatto mai del tutto, almeno finché lui non avesse voluto che si rimarginasse. Il suo dolore era più forte anche di quella maledizione ancestrale.
L’attuale ospite del Gigante Colossale era sopraffatto dai ricordi, propri e degli ospiti precedenti, al punto che la piaga che avrebbe dovuto ucciderlo era guarita abbastanza da mantenerlo in vita, ma rifiutava di rimarginarsi del tutto.

Sentendolo tremare e gemere di dolore, Levi gli scostò il ciuffo di capelli dalla fronte con una carezza, e prese a tergergli il viso con una pezzuola fresca: “Va tutto bene, vecchio mio. Ci siamo quasi.”
Prima ancora di rendersene conto, l’attirò a sé, stringendolo tra le braccia e chinandosi su di lui come per proteggerlo. Gli doveva tutto, Erwin l’aveva salvato in ogni modo in cui una persona avrebbe potuto essere salvata, e stava soffrendo perché non riusciva a perdonare sé stesso. Arrivare a quel traguardo era l’ultima speranza per lui di guarire.
I sobbalzi del carro stavano infatti diminuendo e nell’aria s’iniziava a percepire l’odore tipico di quel posto.
 


Hange rallentò con gradualità, cercando di evitare una frenata brusca. Il carro si fermò nel punto oltre al quale ai cavalli sarebbe stato impossibile procedere. Era importante evitare ad Erwin qualsiasi sforzo non indispensabile.
Il nuovo comandante del Corpo di Ricerca s’affacciò sul retro del carro: “Siamo arrivati, Erwin. Come ti senti?”
Stremato dal viaggio, l’uomo le rispose con un gemito, portandosi una mano alla coperta che gli avvolgeva l’addome.
“Fammi vedere.” Con delicatezza, gli scoprì l’addome e gli aprì la camicia, esponendo i bendaggi insanguinati “Devo cambiare la medicazione. Abbi pazienza, farò in fretta.”
In pochi secondi, la piaga venne messa a nudo, costringendo il ferito a stringere i denti per il dolore. Come sempre, la ferita era pulita, i labbri netti e l’emorragia contenuta. Sapevano per esperienza che, se avessero cercato di suturarla, i punti si sarebbero dissolti in meno di un’ora, quindi Hange si limitò a coprirla con dei tamponi di garza prima di rinnovare la fasciatura con delle bende pulite.
“Coraggio, vecchio.” L’incoraggiò Levi, aiutandolo a mettersi seduto “Abbiamo fatto tutto questo per te.”
Erwin era tanto provato da non opporre resistenza quando gli coprirono gli occhi con una benda scura, e si affidò in tutto alle loro mani.

Scalzo, si soffermò a tastare l’erba con i piedi, ed inalò in profondità quell’aria fresca che aveva un odore così particolare, come salato, che non aveva mai sentito in vita sua. Hange lo sorreggeva sul fianco sinistro, Levi a destra, e si lasciò condurre tenendo le mani nelle loro, docile nonostante il cuore che gli pompava nel petto, sempre più veloce.
L’erba si diradò in una polvere morbida e sottile, ogni tanto sentiva sotto i piedi dei frammenti solidi o qualcosa di freddo ed appiccicoso, che lo faceva sobbalzare. Non gli stavano mettendo fretta, anzi, lasciavano che procedesse con calma, un passo alla volta, man mano che si sentiva sicuro.
Ad un certo punto, sentì una specie di fanghiglia e, poi, dell’acqua fredda che gli lambiva i piedi ad un ritmo regolare, bagnandolo fino alle caviglie.
Si bloccò, stringendo forte le mani degli altri due.
“Va tutto bene, Erwin. Tranquillo.” Lo rassicurò Hange, carezzandogli la schiena per calmarlo “Respira, respira con calma. Va tutto bene.
“Quando vuoi, vecchio. Fammi un segno e ti tolgo la benda.”
Erwin diede un cenno col capo, e sentì che gli sfilavano la benda.

Una luce aranciata fece breccia tra le sue palpebre chiuse. Prima di aprirle, si prese il tempo di respirare, di capire cosa stesse accadendo attorno a lui.
Il calore del sole sul viso, la brezza fresca che lo accarezzava, i versi di alcuni uccelli che sentiva stridere in cielo, la fanghiglia sotto i piedi e l’acqua che gli lambiva le caviglie. Non riusciva a capire di cosa si trattasse, finché, di colpo, ebbe un’intuizione.
Aprì gli occhi, per capire se fosse ciò che immaginava. Quando recuperò dall’abbaglio iniziale, vacillò e sarebbe caduto in ginocchio se Levi ed Hange non l’avessero sostenuto.
Davanti a lui, a perdita d’occhio, s’estendeva una massa d’acqua cristallina, increspata dalle onde, su cui il sole dipingeva riflessi cangianti.
Il sogno di una vita, il sogno di suo padre, era vero. Era tutto reale.
Non riuscì a trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrergli sul viso in silenzio.
 


Il sole era ormai calato, quando tornarono al carro.
Erwin era esausto, ma per la prima volta da mesi, forse da che lo conoscevano, sembrava davvero sereno. “Grazie.” Sussurrò loro prima di lasciarsi adagiare nel giaciglio che gli avevano preparato sul fondo del veicolo.
Un fruscio dalle coperte e, nel buio, Levi afferrò qualcosa che emise uno strillo penetrante. Hange intervenne con una lanterna, e mostrò un coniglio selvatico, un giovane adulto, stretto nella morsa del capitano: “Ma guarda tu questo bastardo.” Imprecò lui, e fece per scagliarlo fuori.
“Lascialo, Levi.” Gl’intimò Erwin, con un filo di voce “Dallo a me.”
Scettico, il capitano glielo porse, e l’animale si lasciò prendere in braccio. Mentre l’ex comandante lo carezzava sulla schiena e dietro le orecchie, sembrò rilassarsi fino a rannicchiarsi con le orecchie piatte sulla schiena.
Pur disapprovando, Ackermann non volle intervenire oltre, specie quando vide Erwin addormentarsi con una sorta di sorriso sul volto.
Non poteva saperlo, ma, sotto la medicazione, i margini della ferita avevano iniziato a rimarginarsi.
 
- The End -

 
  
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