Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    01/01/2023    21 recensioni
• Storia ispirata a Tokyo Revengers di Ken Wakui
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Dal testo:
Yusaku estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e si ritrovò in mano un vecchio modello che quasi non ricordava di aver posseduto. Dopotutto negli ultimi dieci anni la tecnologia aveva fatto così tanti passi in avanti che in confronto quello che teneva in mano era da considerarsi preistorico. Ma c'era solo una cosa che voleva fare, ed era la più semplice di tutte: sbloccò lo schermo e la data che gli si palesò davanti agli occhi fu l'ultima spinta che gli servì per andare fino in fondo, un dettaglio insignificante per il resto del mondo ma che per lui, invece, aveva un valore inestimabile.
Era il 24 dicembre 2012. Era il 24 dicembre 2012 e lui aveva davvero viaggiato nel tempo, Ryoken era ancora vivo e lui aveva la possibilità di salvarlo — e salvare il loro amore.
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Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La notte dei ricordi
Angolo Autrice in fondo alla pagina. Buona lettura!







La notte dei ricordi



Il vero messaggio del Natale
è che noi tutti
non siamo mai soli
Taylor Caldwell



(Riaffiora
tra la neve
il mio amore
per te)



1

Yusaku si concesse un lungo e profondo respiro, prima di aprire gli occhi. Quando lo fece, realizzò che tutto ciò che Yusei gli aveva detto era vero, anche se gli aveva creduto sulla parola e non necessitava di una prova tangibile per constatare la veridicità di quanto il suo migliore amico gli aveva confidato.
In ogni caso, la prova tangibile era comunque necessaria, poiché le mere parole non sarebbero bastate. Non quella volta. Erano state sufficienti dieci anni addietro, quando Ryoken aveva deciso di troncare di punto in bianco la loro relazione e l'aveva lasciato la sera della Vigilia di Natale, algido e imperscrutabile come una statua di ghiaccio
    (meravigliosa e raffinata ma, al contempo, asettica e inanimata)
e tremendo nel modo in cui aveva articolato ogni sillaba con una durezza che Yusaku non gli aveva mai visto manifestare — quantomeno, non nei suoi confronti.
Le parole erano state sufficienti dieci anni fa, quando Yusaku era rimasto talmente tanto sconvolto dal cambio di rotta che aveva preso la sua vita — una vita senza Ryoken — da chiudersi in se stesso e non aprirsi più al mondo per tantissimo tempo. Era solo un ragazzino di sedici anni, Ryoken era stato il suo primo e unico amore e l'idea di aver sbagliato tutto, di non essere stato un fidanzato all'altezza delle sue aspettative
    (quali aspettative?)
l'aveva attanagliato per settimane, mesi, anni interi, al punto tale che si era distaccato da tutto e da tutti, deluso, ferito e completamente affossato dai sensi di abbandono e incapacità che l'avevano accompagnato nel periodo più delicato della sua esistenza.
Così, mentre lui sprofondava sempre più in un abisso cupo e senza fine, Ryoken aveva fatto carriera e la sua figura aitante brillava ogni volta sempre più sugli articoli online e i notiziari di qualsiasi canale televisivo. Dopo dieci anni, Ryoken era salito ai vertici della SOL Society, deciso più che mai a restarci e a osservare il mondo dall'alto… solo che ormai era tutto inutile, non aveva più senso: era morto in circostanze alquanto misteriose — un incidente automobilistico, così avevano riferito al telegiornale.
E Yusaku ora si trovava impelagato in un viaggio nel tempo che, se fosse andato a buon fine, gli avrebbe permesso di cambiare tutto quanto.
    (Di ricominciare. E di dire a Ryoken che non era solo).


2

In ogni passo che compiva per raggiungere la sua destinazione vi trovava l'utilità — e la necessità sempre più impellente — di adattarsi e rendersi conto di aver viaggiato per davvero nel tempo. Ogni più piccolo dettaglio gli si impresse nelle iridi, scavando fin sotto la retina, e il freddo pungente di quella sera gli diede il benvenuto nella Den City di dieci anni addietro.
Un gelo che lui, la prima volta che visse questo momento, non aveva nemmeno avvertito poiché era troppo felice di vedere Ryoken, di trascorrere la Vigilia di Natale in sua compagnia e cenare in quel ristorantino italiano dove Ryoken aveva prenotato con diverse settimane di anticipo.
    (Com'è che era andata, invece?)
    (Taci, non lo voglio ricordare).
La sua mente lo importunava ogni volta che ne aveva l'occasione. E, in fin dei conti, era una punizione più che adeguata per aver odiato Ryoken per anni interi dopo la loro brutta rottura. Yusaku si era tramutato nella quintessenza del rancore che, al pari di un velo nero come la pece, gli si era pesantemente adagiato sugli occhi, impedendogli di vedere oltre la superficie e di scavare fino in fondo in quel terreno brulicante di menzogne, dolore e sacrifici sofferti.
Se solo non si fosse rinchiuso nella sua negatività, se solo avesse permesso al seme del dubbio di attecchire e piantare radici dentro di lui, se solo… se solo cosa, precisamente? Ormai quel che era fatto, era fatto, quantomeno prima che Yusaku scoprisse l'esistenza dei viaggi nel tempo, più un'altra serie di orrori che non voleva assolutamente far patire a Ryoken.
Non di nuovo.


3

Conosceva quella via a memoria, con tutte le sue luci e i profumi della caffetteria e i colori sgargianti che rendevano l'atelier di Den City uno tra i più rinomati di tutto il Giappone. Le scarpe affondavano un poco nella neve e lasciavano una lunga scia di impronte, una traccia del suo secondo passaggio che con la nuova nevicata di quella notte sarebbe sparito un'altra volta ancora.
Yusaku sapeva già che quella notte avrebbe nuovamente nevicato; ricordava bene le ore trascorse a fissare i fiocchi di neve, a smarrirsi in quel fitto coacervo di cristalli bianchi che, all'improvviso, avevano perso tutta la loro bellezza e tutta la loro armonia. Rammentava ogni istante trascorso a domandarsi cosa avesse sbagliato al punto tale da spingere Ryoken a troncare la loro relazione, quella a cui aveva

    (avevano)
dedicato anima e corpo, se il primo amore una volta perso lasciasse un vuoto incolmabile all'altezza del petto e facesse così male, se fosse davvero possibile guarire da un dolore simile, con lo scorrere del tempo.
Dopo dieci anni, quando il servizio della morte di Ryoken era stato trasmesso sui notiziari della sera, esattamente una settimana prima della Vigilia di Natale, Yusaku aveva compreso che no, era impossibile guarire da un'angoscia simile, perché nonostante fossero trascorsi tanti anni e nonostante il rancore per tutto quel tempo avesse preso il sopravvento, all'improvviso non aveva provato altro se non una profonda disperazione, come se un buco nero gli si fosse materializzato al posto del cuore e avesse iniziato a divorarlo dall'interno, organo dopo organo, vena dopo vena, muscolo dopo muscolo.
Si era reso conto troppo tardi di aver mandato all'aria la sua esistenza, di essersi lasciato andare nel modo peggiore possibile e di non aver nemmeno lottato fino allo stremo per il suo grande amore. Era rimasto così spaventato, annichilito e annientato dalle parole di Ryoken e dal suo sguardo di ghiaccio da credere che fosse realmente serio e non aver mai trovato il coraggio di reagire; aveva visto in quella rottura il suo miserabile punto di arrivo nel quale aveva piantato radici per poi iniziare lentamente a marcire nei dieci anni successivi.
Mai, neanche per un istante, aveva pensato che Ryoken gli avesse mentito in maniera tanto brutale al solo fine di proteggerlo. E mai aveva pensato che quelle spalle larghe, sulle quali amava tanto aggrapparsi quando si baciavano, si fossero armate di una forza sconfinata per sopportare il peso di qualcosa che, se avesse visto la luce del sole, avrebbe sconvolto il mondo intero.


4

Quando giunse a destinazione, l'aria tardò ad arrivare ai polmoni. Il paesaggio che gli si dipanò davanti agli occhi era il medesimo di dieci anni addietro
    (la stessa piazzetta avvolta dal candore della neve, gli stessi lampioni che illuminavano quell'area semicircolare, la stessa ringhiera dalla quale ci si poteva affacciare per ammirare il mare)
e Ryoken era lì, era proprio lì, ed era più bello di tutti quegli elementi messi assieme, semplicemente avvolto in un cappotto scuro e il collo protetto da una sciarpa blu che si intonava perfettamente ai suoi occhi azzurro chiaro
    (Ryoken aveva gli occhi grandi come il mondo, così trasparenti da vederci il fondo)
e i capelli bianchi, candidi come la neve immacolata che sarebbe scesa nuovamente quella stessa notte e le ciocche viola che gli incorniciavano il viso… Ryoken era un meraviglioso spettacolo della natura ed era vivo
    (cielo, era vivo!)
e si guardava intorno alla ricerca di Yusaku, con una punta di impazienza nello sguardo, o forse era più agitazione, paura, una lieve sfumatura di dolore — era incredibile come Yusaku avesse iniziato a notare e catalogare tutti questi nuovi dettagli che la prima volta non aveva ravvisato e suvvia, come dargli torto, mai avrebbe immaginato un risvolto tanto drastico per quella che doveva essere la sua prima Vigilia di Natale in compagnia del suo ragazzo.
Quando Ryoken si accorse di lui e incrociò lo sguardo col suo, il mondo iniziò a girare al contrario, i muscoli tremarono e le ossa cedettero; il respiro gli si spezzò in gola, un'ondata di infinita malinconia lo avvolse e Yusaku in quel momento avrebbe voluto ripetergli, cantargli e sussurrargli per ore intere solo una frase: “Ti amo”.


5

    «Yusaku… perché stai piangendo?»
La situazione si stava già svolgendo in modo diverso rispetto alla prima volta: l'espressione di Ryoken era immediatamente mutata nella rappresentazione perfetta della preoccupazione, cancellando ogni traccia di durezza e distacco emotivo dallo sguardo e dai lineamenti del volto.
La genuinità con cui Yusaku aveva reagito alla sua vista l'aveva talmente preso in contropiede che non gli aveva dato la possibilità di iniziare il discorso con quella frase, quella che avrebbe segnato l'inizio della fine: “Yusaku, devo dirti una cosa”.
Yusaku stava piangendo. Le lacrime calde che sgorgavano dai suoi occhi lucidi diventavano fredde un istante dopo
    (mai lasciare le lacrime incustodite nelle gelide serate invernali)
e lui non faceva assolutamente niente per fermarle, per asciugarsi le gote, per impedire che qualche goccia salata si adagiasse maldestramente sulla sciarpa.
    «Ryoken…» sussurrò, quasi avesse timore che parlando a voce un po' più alta quella seconda possibilità svanisse nel nulla e ripiombasse bruscamente in un futuro senza di lui. La vista si era fatta brumosa, ma non fu necessario vedere per percepire la mano di Ryoken sulla gota. Era avvolta da un guanto, ma andava bene lo stesso, perché Ryoken aveva accorciato le distanze tra di loro, si era avvicinato di sua spontanea volontà e si stava preoccupando come solo lui sapeva fare. Era completamente diverso rispetto alla prima volta e Yusaku non poté fare a meno di pensare a quanto quelle premure gli fossero mancate.
    «Sei vivo…» mormorò così piano che Ryoken poté cogliere solo il lieve tremore delle labbra — e, nel farlo, deglutì un po' a fatica, quasi avesse provato dentro di sé l'atavico desiderio di baciarle e perdersi nella loro morbidezza tremebonda.
Gli asciugò le lacrime con garbo e Yusaku si lasciò coccolare da quelle premure mentre i loro respiri impacciati si incontravano a metà strada, due nuvolette bianche che ne diventavano una più grande e compatta.
    «Ora me lo dici perché stai piangendo?» tentò nuovamente Ryoken, sempre più in difficoltà. Più rimaneva accanto a Yusaku, più diventava difficile indossare quella maschera di asettica indifferenza.
Yusaku tremò, ricacciò indietro le lacrime, ingoiò un magone che quasi gli impediva di respirare e ripeté ancora una volta: «Sei vivo…»


6

In un primo momento, Ryoken non seppe cosa rispondere. Poi allontanò la mano dalla gota di Yusaku e fece qualche passo indietro, senza però mutare l'espressione del viso, che proprio non riusciva più a indossare quella maschera di asprezza fasulla, poiché i lineamenti si erano ammorbiditi troppo ed erano diventati ormai incompatibili con essa.
Era evidentemente confuso. «Sì… sono vivo» rispose con un filo di incertezza nel tono di voce. «Sembri… sembri quasi sollevato—»
    «Sono sollevato» lo interruppe Yusaku mentre cercava di impedire a nuove lacrime di rigargli il volto. Le labbra, frattanto, si erano incurvate in un sorriso pregno di affetto. «Non immagini quanto… in questo momento credo di essere la persona più felice del mondo!»
Non era da lui lasciarsi andare a esternazioni tanto plateali, ma quella non era la normalità, era l'assurdo che si stava poco per volta rimodellando e il fatto che Ryoken fosse vivo e che avesse ancora diciotto anni allo stesso modo in cui lui, in quel preciso istante, ne avesse ancora sedici, era qualcosa che gli serrava la bocca dello stomaco e al contempo lo faceva sentire leggero come un fiocco di neve.
Ma sapeva anche che doveva affrontare la realtà di quel presente, e che doveva farlo nell'immediato. E fu proprio per questo motivo che il suo sorriso assunse una sfumatura affranta, pregna di malinconia.
    «Mi vuoi lasciare, vero?» domandò con disarmante pacatezza. «È per questo che mi hai dato appuntamento qui, giusto?»
Ryoken quasi sgranò gli occhi oltre il limite consentito e il respiro gli si spezzò in gola. «Cosa… come fai a saperlo?»
La sua ammissione fu come una pugnalata al cuore; nonostante lo sapesse già e nonostante avesse scoperto che Ryoken aveva agito in quel modo per proteggerlo, l'idea che gli avesse dato appuntamento per troncare la loro relazione era troppo dolorosa da accettare, da rendere reale.
    (Ma lui, in fin dei conti, aveva sfidato le leggi del tempo per tracciare un nuovo sentiero, e questo sentiero voleva percorrerlo tenendo Ryoken per mano).
    «Aspetta… te l'ha detto Yusei?»
L'espressione di Ryoken si indurì di colpo, e questa volta Yusaku poté scorgere parte dello stesso, identico sguardo che gli aveva riservato la prima volta. Era altresì vero, però, che in questa circostanza Ryoken non aveva più il coltello dalla parte del manico e questo risultava ai suoi occhi come un imprevisto che non aveva calcolato. E fu proprio lì che Yusaku decise di colpire, cercando però di non fargli male — per quello avevano già sofferto entrambi abbastanza.
    «Sì, me l'ha detto Yusei. Ma non oggi. Me lo ha detto…»
    (Si rese conto solo in quel momento di quanto assurde fossero le parole che stavano per evadere dalla sua bocca. Ma erano la verità. L'immutabile e inscindibile verità).
    «Me l'ha detto nel futuro».


7

L'aveva ammesso. L'aveva ammesso e ora, paradossalmente, non sarebbe più potuto tornare indietro, nonostante indietro ci fosse già tornato. Osservò la reazione di Ryoken, scrutò ogni più piccolo mutamento nell'espressione del viso e poté constatare che fosse alquanto interdetto dalle sue parole — e come dargli torto.
    «So che tu e Yusei siete migliori amici,» parlò Ryoken lentamente, quasi volesse scandire al meglio ogni parola per infondere un po' di concretezza in quella conversazione che stava diventando veramente surreale, «ma non sei costretto a inventare simili assurdità per difenderlo».
Yusaku arricciò le labbra e, come se mille spilli di ghiaccio avessero iniziato a punzecchiargli la bocca dello stomaco con perfida insistenza, parlò tutto d'un fiato: «Quindi i viaggi nel tempo sarebbero una cosa assurda, mentre invece fare esperimenti sugli esseri umani per creare delle intelligenze artificiali munite di libero arbitrio è da considerarsi un'attività all'ordine del giorno?»
Ryoken parve diventare un tutt'uno con la neve: bianco e immobile, proprio come la distesa che li circondava e che faceva da sfondo in quella notte che si stava snodando pian piano per la seconda volta nella storia dell'universo.
Yusaku estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e si ritrovò in mano un vecchio modello che quasi non ricordava di aver posseduto. Dopotutto negli ultimi dieci anni la tecnologia aveva fatto così tanti passi in avanti che in confronto quello che teneva in mano era da considerarsi preistorico. Ma c'era solo una cosa che voleva fare, ed era la più semplice di tutte: sbloccò lo schermo e la data che gli si palesò davanti agli occhi fu l'ultima spinta che gli servì per andare fino in fondo, un dettaglio insignificante per il resto del mondo ma che per lui, invece, aveva un valore inestimabile.
Era il 24 dicembre 2012. Era il 24 dicembre 2012 e lui aveva davvero viaggiato nel tempo, Ryoken era ancora vivo e lui aveva la possibilità di salvarlo — e salvare il loro amore.
    «Io lo so. So tutto. So perché hai intenzione di lasciarmi e so a quale destino hai deciso di andare incontro. Ma posso assicurarti che Yusei è stato zitto per dieci anni interi e che io ho scoperto tutto quanto solo una settimana fa… nel futuro. Nel 2022, per l'esattezza».
Se qualsiasi altra persona l'avesse sentito parlare in quel momento, avrebbe pensato che fosse pazzo. Ma non Ryoken. Ryoken si stava rendendo conto pian piano di tutta la verità che sorreggeva le parole di Yusaku. E in questa nuova linea temporale, anziché troncare di punto in bianco la loro relazione senza neanche dargli l'opportunità di replicare, decise di ascoltarlo.


8

    «Nel 2022, una settimana prima della Vigilia di Natale, tu… tu non ci sarai più. Yusei mi ha raccontato che il tuo piano è sempre stato quello di entrare nella SOL Society e indagare su alcuni degli esperimenti che stanno portando avanti già da un po' nella Sezione Speciale. In particolare il Progetto Hanoi… il cui capo è tuo padre».
Si fermò un attimo, perché dare una voce a quella verità fu davvero difficile. Yusei gli aveva detto che Ryoken aveva sempre sospettato di suo padre e che era deciso a scoprire quali fossero le sue reali intenzioni legate allo studio e alla creazione delle intelligenze artificiali. Solo che in questo preciso istante della linea temporale, Ryoken era ancora agli inizi e dalla sua parte possedeva solo dei sospetti che necessitavano di essere verificati. Ma doveva sapere. Aveva tutto il diritto di conoscere fino in fondo la verità.
    «Nel momento in cui tuo padre ha cominciato a lavorare sulle intelligenze artificiali, diverse persone hanno iniziato a sparire in circostanze misteriose, quasi sempre giovani studenti delle superiori. Quello che tu ancora non sai è che il Progetto Hanoi vede coinvolto anche lo studio dei viaggi nel tempo: tutto si basa sul voler trasferire queste intelligenze artificiali nel passato in modo tale che possano modificarlo e ripristinare l'equilibrio nel mondo. Non ci saranno più guerre, la parola “inquinamento” perderà il suo significato, i deboli non saranno più sopraffatti… ma tutto questo a un prezzo elevatissimo da pagare».
Faceva male. Faceva troppo male. Se pensava a Ryoken, intento ad affrontare tutto questo da solo — perfino Yusei era stato coinvolto il meno possibile —, non poteva fare a meno di provare un dolore lancinante al centro del petto, come un perpetuo, tremendo e annichilente attacco di panico.
Le lacrime riaffiorarono, questa volta pungenti e dolorose, fidate compagne della disperazione. Più si avvicinava alla verità, più faticava a respirare. Sperò solo che le corde vocali non si spezzassero all'improvviso. Per il resto, avrebbe sopportato qualunque cosa.
    «Volevi proteggermi, vero? È per questo che mi hai lasciato: per impedire che rapissero anche me per i loro esperimenti. Perché in cuor tuo sapevi già che le due cose fossero collegate, “era una orrenda e insopportabile sensazione che ti strisciava sottopelle”, come hai detto a Yusei, e se ti avessero scoperto, avrebbero ottenuto il tuo silenzio e la tua collaborazione colpendo me. Ricordo ogni singola parola di ciò che mi hai detto quando mi hai lasciato e se mi chiedessi di ripetere il tuo intero monologo qui, in questo preciso istante, lo farei. Perché voglio guardarti negli occhi mentre ti racconto tutte le menzogne a cui ho creduto per dieci anni, le stesse che mi hanno portato a odiarti…»
    («Yusaku, devo dirti una cosa. Credo sia meglio finirla qui. Ho capito di non provare più nulla per te, anzi, a dirla tutta forse non ho mai provato veramente qualcosa nei tuoi confronti. Non fai per me. Penso sia meglio non vederci e non frequentarci più, non ho intenzione di portare avanti questa farsa. Buona vita»).
    «… le stesse che hanno rimbombato nella mia mente per tutto questo tempo».
All'improvviso realizzò la pesantezza di quelle parole. Tutto ciò che aveva detto gravava sulla sua vita ormai da tanto, troppo tempo. Per dieci anni aveva convissuto con un dolore che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico; per dieci anni Ryoken aveva combattuto da solo contro il suo stesso padre e la sua intera organizzazione al solo scopo di proteggere il passato, il presente e il futuro del mondo… e Yusaku.
“Non ha smesso di pensare a te neanche per un istante” gli aveva confidato Yusei il giorno stesso in cui l'aveva aiutato a scappare. Nel giro di un quarto d'ora aveva perso Ryoken e, allo stesso tempo, aveva scoperto che per tutti quegli anni aveva combattuto per proteggerlo da un destino altrimenti crudele e spietato.
    «Ti chiedo scusa per averti odiato… e ti ringrazio, dal più profondo del mio cuore, per avermi sempre protetto. Quindi ora, ti prego, lascia che sia io a proteggere te. Permettimi di darti una mano…»
Ryoken si avvicinò nuovamente a lui, poggiando le mani sulle sue spalle. Yusaku tremò da capo a piedi, ma non per il freddo, bensì per i marosi che si scatenavano in ogni cellula del suo corpo ogniqualvolta Ryoken lo toccava. Si guardarono negli occhi e Yusaku poté scorgere in quelli di Ryoken una serietà fuori dal comune.
    «Yusaku… non ti permetterò di affrontare quell'inferno».
    «E io non permetterò a te di affrontarlo da solo di nuovo. Anche perché tra dieci anni tu non ci sarai più e subito dopo essersi sbarazzati di te, quelli della Sezione Speciale verranno a cercare me. Se Yusei non mi avesse aiutato a scappare, a quest'ora non sarei nemmeno qui».
Abbassò lo sguardo e deglutì a fatica. «Per una settimana intera Yusei mi ha aiutato a memorizzare tutto il necessario per fermare quelli della Sezione Speciale» disse, indicando col dito la tempia sinistra. «So come funziona ogni singolo esperimento legato alle intelligenze artificiali, ricordo a memoria i nomi di tutte le vittime, so come funzionano i viaggi nel tempo… tutto. Ho memorizzato tutto ciò che tu e Yusei avete scoperto in questi dieci anni e sono pronto a rivelarti ogni più piccolo dettaglio a riguardo».
Una lacrima sfuggì al suo controllo e per un attimo temette di crollare.
    «Ho la testa piena di orrori. Ma il peggiore fra tutti è un futuro in cui tu non ci sei».
E alla fine si lasciò andare.


9

    «Sono qui, Ryoken. Sono qui per starti accanto e non lasciarti mai più andare. Sono qui perché ho bisogno di te allo stesso modo in cui tu hai bisogno di me. Sono qui perché ti amo, perché tra dieci anni tu non ci sarai più e io non voglio che questo accada, non voglio che ti facciano del male e non voglio che tu soffra. Non sei solo, Ryoken, e non lo sarai mai più. Mettitelo bene in testa».
    (Permettimi di aiutarti allo stesso modo in cui tu hai aiutato me. Permettimi di salvare il nostro amore).
Le mani di Ryoken si spostarono dalle sue spalle al suo volto. Con garbo e dolcezza, in una muta dimostrazione di affetto.
    «Non ho mai conosciuto questo Yusaku» sussurrò. «Un Yusaku che dice sempre quello che pensa senza più tenersi tutto dentro; un Yusaku che mette in mostra tutta la sua bellissima emotività senza aver paura di essere giudicato…»
    «Sinceramente, nemmeno io. Ci sono voluti dieci anni e, cosa ancora peggiore, c'è voluta la tua morte per farlo emergere, ma… ora questo Yusaku è qui. Ed è qui per te». Trattenne a stento un singulto, prima di proseguire: «Non mandarmi via, Ryoken. Non di nuovo…»
Ryoken chiuse gli occhi, respirando a fondo l'aria fredda di quella sera, quasi volesse diventare una cosa sola con la neve, il suo elemento naturale per eccellenza. Quando li riaprì, Yusaku poté scorgere nelle sue iridi azzurre una sfumatura di gratitudine e, al contempo, delle increspature di dolore di cui desiderava ardentemente liberarsi.
    «Mentre ti aspettavo, ho pensato e ripensato a tutte le menzogne che avrei dovuto dirti per… per lasciarti. Più le frasi si imprimevano nella mia mente e più mi sentivo perso, privato della cosa — della persona — più bella che la vita mi abbia mai donato. Sembra assurdo, perché in fondo siamo ancora due ragazzini, ma ho sempre pensato che ciò che ci unisce sia qualcosa di unico nel suo genere. Non ho deciso di spezzare il nostro legame a cuor leggero, Yusaku. Il solo pensarci mi devasta… perché anche io ti amo. E questa sera non ho smesso neanche per un istante di sperare che qualcosa mi impedisse di concretizzare la mia scelta…»
Le sue labbra
    (dolci, invitanti, irresistibili)
iniziarono a tremare e il suo intero corpo le seguì a ruota.
Yusaku avvertì quel fremito eterno sulle gote, nei punti esatti in cui le mani di Ryoken erano ancora posate. «Questo qualcosa è arrivato, Ryoken. Non devi più farti carico di tutto quanto da solo. Dopotutto sono il tuo fidanzato, no? Con me puoi parlare di ogni cosa senza alcuna paura. Avrai sempre il mio supporto».
Questa volta fu il suo turno di poggiare le mani sulle gote di Ryoken. Quest'ultimo lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, esausto ma, al contempo, sollevato di essersi finalmente lasciato andare alle sue vere emozioni. I suoi meravigliosi occhi azzurri erano velati dalle lacrime.
    «Ryoken, dimmi che cosa desideri».
    «Salvami, Yusaku. Ti prego… resta al mio fianco».


10

Baciare nuovamente Ryoken fu come tornare a respirare dopo dieci anni di agonizzante apnea. Lo baciò come se fosse la prima volta, e in un certo senso era così: quella Vigilia di Natale, per lui – per loro – significava un nuovo inizio.
I loro respiri erano diventati un'entità unica, i loro petti aderivano perfettamente, l'abbraccio che li univa un filo rosso impossibile da spezzare. Le loro lacrime si confondevano con la neve che, contro ogni previsione, aveva iniziato ad adagiarsi sul mondo con largo anticipo, come un bellissimo miracolo che solo la Vigilia di Natale poteva portare con sé.
Quando si staccarono per riprendere fiato, si ritrovarono entrambi con le gote arrossate e le lacrime fresche che rigavano i loro volti. Si guardarono negli occhi, stretti nel loro dolce abbraccio, e alla fine un piccolo sorriso affiorò sulle loro labbra.
    «Ti racconterò tutto quello che so» disse Yusaku. «Ma non ora. Abbiamo ancora quattro mesi di tempo prima che tu entri a far parte ufficialmente della SOL Society e… almeno per questa sera vorrei stare con te senza pensare ad altro, o quantomeno provarci».
All'improvviso, Ryoken parve ricordarsi di un dettaglio importante. Si morse il labbro inferiore e, subito dopo, abbassò lo sguardo. «Ho annullato la prenotazione al ristorante… mi dispiace Yusaku, so che ci tenevi tanto, è solo che non pensavo che–»
    «Che sarei tornato indietro nel tempo per impedirti di lasciarmi e darti invece una mano col tuo piano che prevede di salvare il mondo intero?»
    «Per l'appunto».
E per la prima volta in quella Vigilia di Natale, entrambi non poterono fare a meno di ridere.
    «Detta così suona come una cosa davvero assurda, anche se in fondo si tratta della verità» osservò poi Ryoken.
   «Già. In ogni caso non ti preoccupare, potremo sempre andarci l'anno prossimo. Questa serata per me è speciale già così».
Ryoken sorrise. «Allora posso offrirti qualcosa di caldo?»
Yusaku ricambiò il sorriso. «Molto volentieri».
Prima di incamminarsi mano nella mano verso la caffetteria più vicina, si baciarono un'altra volta ancora. Tra la neve che scendeva leggiadra sull'intera città durante la prima Vigilia di Natale che festeggiavano insieme.
La prima di tante.



N.d.A.

Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento organizzato da Fanwriter.it – ho prenotato il giorno 1 gennaio 2023, quindi buon anno a tutti quanti!

Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento organizzato dal forum Siate Curiosi Sempre – ho scelto il prompt no.23, ovvero la citazione di Taylor Caldwell che trovate all'inizio. La citazione tra parentesi, invece, è mia.
A proposito del forum, è un posticino dedicato a chi ama la scrittura e la lettura che gestisco proprio io; se volete dargli una possibilità e darci un'occhiata, non potrò che esserne felice!

Tornare da Ryoken e Yusaku dopo così tanti mesi di inattività è stato come riprendere a respirare dopo una lunghissima apnea, proprio come ho scritto a un certo punto nella storia – mi sono mancati tantissimo… mamma mia quanto li amo.
E a proposito di citazioni, ringrazio Mr. Rain per avermi ispirato questo pezzo: (Ryoken aveva gli occhi grandi come il mondo, così trasparenti da vederci il fondo) con la canzone A forma di origami.

La storia è ispirata a Tokyo Revengers, Manga di Ken Wakui che sono davvero felice di aver recuperato – e a tal proposito, ho in mente un sacco di Chifuyu/Kazutora da scrivere e pubblicare.
Se si tratta di viaggi nel tempo io impazzisco, sono una tematica che adoro e in generale mi piace proprio il concetto di rivivere un avvenimento passato e fare in modo che le cose vadano diversamente per migliorare il futuro.
Un altro elemento che ho ripreso da Tokyo Revengers è il fatto che Ryoken decide di troncare la sua relazione con Yusaku la sera della Vigilia di Natale, allo stesso modo in cui succede tra Takemichi e Hinata.
Di riferimenti al canon di VRAINS invece non potevano mancare gli esperimenti sulle intelligenze artificiali condotti dal padre di Ryoken a discapito di persone innocenti – Kiyoshi Kogami top genitore dell'ultimo decennio proprio – e il rimando ai dieci anni che hanno visto Ryoken e Yusaku divisi.
Insomma, quando Yu-Gi-Oh! VRAINS incontra Tokyo Revengers salta fuori questo e spero che sia un buon risultato.
Mi auguro che la lettura sia stata di vostro gradimento e che non si sia rivelata un mattone di oltre 4k parole, ecco.

Scrivere questa One Shot è stato proprio bello, era da tempo che non mi sentivo tanto ispirata.
Inoltre, sono completamente in love con la fanart che ho inserito a inizio storia, quanto sono belli Ryoken e Yusaku, quanto?
Iniziare anche questo nuovo anno con loro non può che rendermi felice.
Grazie per essere arrivati fino a qui!

M a k o

   
 
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