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Autore: MusicAddicted    01/01/2023    0 recensioni
Ogni talk show che si rispetti vuole un’intervista sensazionale… ma se l’intervistato non è d’accordo?
Beh, ci pensa una certa detective forzuta che all’inizio era ancora più contraria di lui!
Questa storia partecipa all’iniziativa '#7emezzoChallenge #FuoriChallenge’ del gruppo @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Day 24.
La prima parte delle ‘carte’ che ho chiesto prevedeva:
-La madre di X vuole che X faccia qualcosa, ma X non vuole farlo.
- Una sala da tè, un cliente abituale, musica
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa all’iniziativa '#7emezzoChallenge #FuoriChallenge’ del gruppo @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB

Day 24.
La prima parte delle ‘carte’ che ho chiesto prevedeva:

 

-La madre di X vuole che X faccia qualcosa, ma X non vuole farlo.
- Una sala da tè, un cliente abituale, musica

 

Pairing: suvvia, che lo sapete…

 

Setting: dopo l’episodio IX ‘AKA Sin Bin ‘ (ah, quante cose mi ispira quell’episodio!!) con qualche cambiamento, ovvio…

 

Disclaimer: Nulla di tutto ciò mi appartiene, solo le idee folli che partorisce la mia mente insana ^^’

 

Riassunto: Ogni talk show che si rispetti vuole un’intervista sensazionale… ma se l’intervistato non è d’accordo?
Beh, ci pensa una certa detective forzuta che all’inizio era ancora più contraria di lui!

 

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Chapter I: AKA No Sufentanil

“No, no, e ancora no, cazzo!” sfuria Jessica, posando pesantemente sulla scrivania il bicchiere di vetro che non si rompe per miracolo, prima di versarvi dentro dell’altro whisky.

 

La normale routine delle dieci mattina di ogni giornata di Jessica Jones, insomma.
 

“E invece lo farai!” si impunta Dorothy, scostando con uno sbuffo la sua frangia fresca di piega dal parrucchiere.
E di certo non uno economico.

“Tu non sei un cazzo di nessuno per dirmi cosa devo fare!”


“Sono tua madre!” tuona la donna.
 

Jessica deve ricorrere al suo già poco autocontrollo per non tirarle addosso la bottiglia.

“Stronzate! Hai solo firmato delle carte anni fa, questo è ben lontano dall’essere una madre!” le riversa addosso tutto il suo rancore della sua adolescenza da vessata ed emarginata. “E comunque ti dovresti sciacquare la bocca prima di darti una tale qualifica, non mi sembra proprio che tu abbia fatto un lavoro encomiabile con Trish!”

Stavolta è Dorothy a perdere le staffe.


“Screanzata! Non ti permettere di…”
 

La frase avrebbe potuto anche finirla, ma il fatto che le sue Louboutin non tocchino più terra la destabilizza non poco.
Jessica la sta sollevando per il bavero della sua giacca Vivienne Westwood.

“Non devo permettermi di fare… cosa?” la guarda la detective, con aria di sfida, compiaciuta dal silenzio timoroso della donna. “Sei tu che non ti devi permettere nemmeno di pensare di poterti avvicinare a Trish.” le intima, sbattendola contro la parete, ma senza troppa forza, prima di lasciarla andare.


“Appunto. Non ti chiedo certo di farlo per me, ma per Patsy.”

“La stessa Patsy che quasi si è sparata in testa perché uno stronzo le ha detto di farlo?” la mette in difficoltà Jessica.

O almeno  così crede.

“Ecco la parola chiave: quasi. Non è successo perché c’eri tu e non succederà nulla a Patsy, perché ci sarai tu a proteggerla, come sempre.”

“Ma come? Non ero la sua rovina, la cattiva strada, quella che le metteva in testa idee strampalate? Ora sono la sua protettrice?” la scruta scettica la detective.

“Jessica…”

 

“Dorothy, tu non puoi davvero volere che io rimetta Killgrave sul sentiero di Trish.”

“Io non ho parlato di alcun sentiero. Io voglio che tu lo metta nella sua trasmissione.” precisa Dorothy, guardandola altezzosa e con sangue freddo.

“Cristo santo, Dorothy, ti sei bevuta il cervello?”

“E perché mai? Anzi, io sono lucidissima, al contrario di te, cara la mia ubriacona.” non perde occasione di scoccare la sua frecciatina la donna. “Pensaci bene, avreste solo da guadagnarci entrambe da questa situazione.

 

“Oh, ma davvero? Illuminami.” incrocia le braccia al petto Jessica.

“Te ne sei accorta da sola, no? Lui non ha più alcun controllo su di te. Sei l’unica persona sulla quale non può più esercitare il suo potere. Ora sei tu che hai le redini del comando. Sei tu che puoi condurre i giochi.” le fa notare Dorothy.

 

Il silenzio di Jessica è un chiaro invito a proseguire.

“Sono mesi che ti arrovelli per dimostrare ‘innocenza di quella ragazetta che ha ucciso i suoi genitori…”

“Che è stata costretta a uccidere i suoi genitori, da quello stronzo!” la corregge Jessica.

“Appunto; è quello che vuoi far sapere a tutti. Cosa ci sarebbe meglio di un’intervista? E, guarda caso, mia figlia, tua sorella, conduce proprio una trasmissione radiofonica”

“E, guarda caso, uno scoop del genere poi porterebbe tua figlia, mia sorella, alla ZCN che sogna da sempre…”

“Eh sì, c’è questa possiblità.” fa la finta tonta Dorothy. “O, andiamo, non capisci? Sarebbe una situazione Win-Win. Entrambe ci guadagnereste qualcosa.”

Jessica ci rimugina un po’ su.

 

“Peccato che questo tuo piano brillante non abbia tenuto conto di un piccolissimo dettaglio, quasi trascurabile: Killgrave ora, fra l’altro più che giustamente, ha paura di me e si nasconde. Come pensi di stanarlo?”

“Beh, se la memoria non mi inganna, lui è un assiduo ascoltatore del ‘Trish’s Talk’...” riflette Dorothy.


“Cosa?! Cazzo no, Dorothy, scordatelo! Dovrai passare sul mio cadavere!”


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“So che fra i miei ascoltatori ce n'è uno di molto speciale ed è a lui che voglio rivolgermi…” incalza Trish, messa al corrente del piano di Dorothy e, ovviamente, elettrizzata all’idea.


E contro due Walker galvanizzate una Jones deve arrendersi.
 

“No, cazzo, non ci credo che lo stia per fare davvero…” brontola Jessica, al di là del vetro.

 

“Jessica ti sta cercando, ma non è per il motivo che pensi. Lei vuole solo parlarti. Se ti fidi, se sei abbastanza coraggioso, e tu di certo non sei un codardo, contattala,” ultima il suo appello la speaker, decidendo che lusingarlo sia una strategia sempre efficace.


Si rende però conto che per chiunque altro sia all’ascolto quella sua digressione risulti un po’ troppo insolita, quasi un uso improprio del mezzo di comunicazione, ma sa anche come porvi rimedio.

“E con questo oggi inauguriamo la rubrica ‘Messaggi Privati’, una novità all’interno del ‘Trish’s Talk’: se conoscete qualcuno che ascolta spesso la mia trasmissione e volete dirgli qualcosa tramite la sottoscritta, contattate il nostro centralino, premurandovi di lasciare il vostro nome e soprattutto il vostro messaggio per la persona interessata,” trova una sensata soluzione, mentre l’assistente la guarda smarrita, ma lei le fa cenno di non preoccuparsi. “Vi lascio tutto il tempo per pensarci. Pubblicità.” annuncia, prima di posare le cuffie e alzarsi.

Esce dalla cabina, con Jessica e Dorothy che l’attendono.

“Tesoro, la rubrica che hai lanciato è un’idea favolosa; ma del resto sei figlia mia!” ridacchia Dorothy, soddisfatta.

 

“Io invece continuo a pensare che sia stata una cazzata colossale, del tutto inuti…”
 

Jessica non  ha il tempo di finire la frase, perché un messaggio su WhatsApp la interrompe.

Proviene da un numero che non conosce, ma quello che c’è scritto è inequivocabile.

“‘Un uccellino alla radio mi ha appena detto che vuoi parlarmi, Jess.’” legge ad alta voce, per rendere partecipi anche le altre.

“Oh, cazzo, allora ha funzionato!”


“Avevi dubbi?” si pavoneggia la sorella.

“Anche se non fa mai errori da dilettante, dannazione, il gps non è attivo, potrebbe essere ovunque!” sbuffa la detective.


“Avanti, cosa aspetti a rispondergli?” la sprona la speaker.
 

“Giusto. Qualcosa come: ‘Sì, corretto; ma non per telefono. Scegli tu dove.’” propone la sua risposta, mentre la scrive.
 

Tuttavia, smette di rendere noto quanto sta accadendo non appena Killgrave emette il suo verdetto.

‘Vediamoci oggi. alle 5:00 p.m. Da The Pierre.’


‘La tua sala da tè preferita.’ digita subito Jessica.
 

‘Ma allora te lo ricordi!” è la gongolante risposta del persuasore, accompagnata anche da un’emoticon compiaciuta.


‘Ogni minimo, sordido, orribile, schifoso dettaglio vissuto con te è indimenticabile!’ replica la detective, con un’espressione schifata e un’emoticon che vomita.

‘Mia cara, io ho letto solo ‘indimenticabile’!’

“Allora, ti ha dato appuntamento?” la distoglie Trish, conscia che gli spot e la canzone che li segue stiano per terminare.

“Sì, oggi pomeriggio… altro che nascondersi, è più vicino di quanto credessi.” borbotta Jessica. “Però devo fissare delle regole.”

 

“Io torno in cabina, poi fammi sapere tutto.”

“Tutto fino a un certo punto, perché scordati di poter venire con me.” la mette in guardia Jessica, prima di continuare a messaggiare.

 

‘Ascoltami bene, bastardo: ci vedremo, ma a delle condizioni: niente bodyguard da soggiogare al tuo volere. Non torcerai un capello anche a un solo cliente della sala da tè, anzi, meglio se la sala la facciamo evaquare. Non servono nemmeno i camerieri, te lo preparo io il tuo cazzo di tè!’

‘Ah-ah, Jess, non giochi corretto: un bodyguard, uno solo, per la mia salvaguardia personale. Non deturpare la bellezza di quella sala da té, lasciala con i clienti e lo staff, non succederà loro nulla di male. Piuttosto vedi di attenerti tu a una condizione imprescindibile: niente Sufentanil.’

Jessica valuta il giusto modo di negoziare con lui, prima di rispondergli.

‘Non avrò con me nemmeno una goccia di Sufentanil con me e mi potrai perquisire personalmente se lo vorrai.. ah no, oops, c’è  la tua guardia che può farlo.’


Ed è abbastanza sicura di sapere quale sarà la conseguenza, come infatti legge pochi secondi dopo.

‘Come posso resistere a un’offerta tanto invitante? Non ci sarà nessuna guardia. Nessun ordine a nessun cliente. E basterà la metà della solita clientela presente.’ fa un’ulteriore negoziazione il persuasore.


‘Andata.’ è la telegrafica risposta con cui sigilla l’accordo Jessica.

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Alle 4:00 p.m. di quello stesso giorno, ciascuno a casa propria, si prepara a quell’incontro.


Killgrave dedica gran cura a quell’attività: un bagno prolungato, un barbiere reclutato per l’occasione, quanto al vestiario, preso da una qualche sorta di scaramanzia sceglie gli esatti abiti che aveva durante l’ultima cena della sua breve convivenza con Jessica nella sua casa d’infanzia.

 

Forse perché confida nel fatto che le cose stavolta finiscano diversamente.

Jessica, alzandosi dalla scrivania del suo ufficio dopo aver trangugiato almeno mezza bottiglia di whiskey da discount e un hamburger preso in un becero fastfood, altro non fa che mettersi la giacca di pelle e una sciarpa attorno, rimanendo coi suoi soliti jeans strappati e canotta bianca, forse anche macchiata da una salsa dell’hamburger, fregandosene altamente di quello che sa esser il dresscode di quella sala da tè.

 


E quando fa il suo ingresso le sembra esattamente identica all’ultima volta che l’ha vista con i suoi colori caldi e raffinati, i divani in pelle bianca, le poltroncine di design moderno, color sabbia coi bordi marrone scuro, i colonnati sofisticati, il parquet dove riecheggiano i suoi passi, in legno scuro come quello dei tavoli, ognuno ornato di un fiore in un piccolo vaso e una candela che ben si intona alle luci soffuse.
 

Guardandosi intorno, Jessica si accorge anche che Kiilgrave, già seduto ad aspettarla, ha stranamente  mantenuto la parola data: c’è solo la metà della gente solitamente presente, fra la quale però è rimasto il pianista, perché la musica in quell’ambiente non deve mai mancare.
Ma soprattutto, non c’è nessuna bodyguard.

 

Jessica ha calamitato l’attenzione dell'affascinante persuasore non ha appena ha varcato la soglia: la naturale bellezza della ragazza, il suo portamento fiero e lo sguardo così determinato sono tali da lasciargli passare in secondo piano l’outfit atroce con la quale ha osato presentarsi a lui.

“Jessica!” la saluta festoso lui, alzandosi e gongolando un po’.

 

E la detective ha subito un senso di deja vu, le sembra di essere di nuovo in quel commissariato, con lui pronto a farle quella dichiarazione, ma la differenza è che in sala ognuno dei presenti continua la sua attività, non c’è l’ombra di un’arma e nessuno attenta alla vita dell’altro.

 

A Jessica quella normalità, seppur apparente, non dispiace.
 

“Una promessa è una promessa mia cara.” si limita a dire Killgrave, avanzando verso di lei, che capisce a cosa lui stia alludendo.
 

Alza le mani in segno di resa, confermandogli con un cenno che può procedere con la perquisizione.

“Che sia una cosa rapida e indolore!” sbuffa lei. “E con ‘indolore’ intendo che se solo ti azzardi a mettere una mano dove non devi, ti strappo tutte le falangi!” lo mette in guardia con un ringhio.

 

Killgrave non si lascia intimorire e comincia a frugare le tasche della giacca, poi quelle dei jeans, senza trovare traccia di Sufentanil.
 

“Però ti conosco, potresti nasconderne una siringa tra i capelli.” la guarda sospetto lui.

“Hai ragione, potrei.” lo invita a verificare Jessica, con la sua risposta, altro tentativo che non porta ad alcuna scoperta, ma che rievoca dei ricordi per entrambi, piacevoli per uno, tremendi per l’altra.

 

Troppe volte quelle dita affusolate sono scorse fra quella setosa massa corvina, spesso con l’intento di scostarli per lasciare il collo scoperto per dei baci o qualche audace leccata.

Niente di questo però si verifica.

 

“Negli anfibi…” si china Killgrave per mettere in pratica quanto dice. “No, non c’è niente nemmeno qui, per forse nel reggiseno…” azzarda con uno sguardo che a Jessica non piace per niente.
 

“Io. Non. Credo. Fottutamente. Proprio!” lo fa desistere lei, con uno sguardo che minaccia morte.

Per tutta risposta, Killgrave la fa accomodare al tavolo, allungandole la lista dei tè.


“No, te lo scordi, io non la voglio quella brodaglia insulsa, preferisco rimpinzarmi lo stomaco!” fa spallucce lei, prendendo prelibatezze a caso dall’alzatina in ceramica, incurante se sia dolce o salato.
 

“Peggio per te, mia cara, non sai cosa ti perdi.” replica Kevin, facendo un cenno alla cameriera perché le porti quello che lei sa già essere il suo tè preferito e questo non perché lui abbia usato il suo potere persuasivo su di lei, ma semplicemente perché lui è un cliente abituale.
 

“Perché ho il sospetto che tu non ti stia riferendo solo al tè?” lo guarda sospettosa Jessica, addentando un tramezzino.

 

“Perché ormai mi conosci.” le sorride lui.
 

“Vorrei non averne avuto mai l’occasione!” bercia lei, continuando a mangiare.


Intanto per la stanza si diffonde un piacevolissimo arpeggio di note che si susseguono velocissime, frutto delle mani del pianista che su quei tasti sanno scorrere con abile maestria.

Kevin sembra cogliere un guizzo nella sua più che gradita ospite, un guizzo quasi impercettibile, ma non per lui.

 

Chopin, opera 25 n.1 il La Bemolle Maggiore. Non avevi ancora avuto occasione di sentirla” anticipa la sua tacita domanda.
 

“Come se facesse una qualche differenza. Per me una strimpellata al pianoforte vale l’altra!” fa spallucce lei, con il suo costante atteggiamento di menefreghismo puro.

“E invece ti importa eccome, Jessica, perché io ormai conosco te.” le dà scacco matto lui.

La cameriera arriva al tavolo, portando la teiera, rigorosamente in porcellana, con dentro il tè nero che ha lasciato in infusione con foglie intere, nel pieno rispetto della più rigorosa delle tradizioni British.

 

Predispone anche un piattino su cui poggiare la raffinata tazza, una lattiera, una zuccheriera d’argento, un altro piattino con le fettine di limone, il cucchiaino e dei tovaglioli.

Quasi come se fosse una gazza ladra, l’attenzione di Jessica è calamitata dalla zuccheriera, anche se cerca di non darlo a vedere.

 

“Allora, Jessi, non mi hai ancora detto a cosa devo il piacere di questo incontro.” incalza lui, sorseggiando il tè dopo tutto il rituale di preparazione.

“Per parlare, te l’ho detto” rimane vaga lei.

“Oh sì, già, giusto, e credo di sapere anche di cosa.” la guarda sornione lui.

“Ah sì? Hai forse incrementato i tuoi poteri e sei anche diventato indovino?” da sfoggio del suo sarcasmo la bella detective.

 

“Hope.” la colpisce con la sua perspicacia, tanto che lei rimane con in mano a mezz'aria la fetta di Victoria Sponge Cake che si è appena presa.
 

- Cazzo! In effetti sì, quello che ho in mente aiuterebbe anche Hope, ma lui non può sapere quello che ho in mente… vero?-

si domanda, decidendo che le è passato l'appetito e lasciando cadere la torta sul piatto.

 

 “So quanto a cuore ti sta quella ragazzina scialba, per lei faresti tutto, perfino mostrarti gentile con me… non che ora tu lo sia.” lancia la sua lieve accusa il persuasore, percorrendo il bordo della tazza con il pollice, forse immaginando che al suo posto ci sia la sensuale bocca di Jessica.

- Quanto mi mancano i tuoi baci, Jessica, farei qualsiasi cosa per riceverne ancora uno… uno che non ti posso comandare…  - si perde nelle sue fantasie lui.

“Perché? Perché non ho accettato di bere quella sbobba fumante?” sbuffa lei, riportandolo alla realtà.


“Per quanto per la mia gente, quindi anche per me, quella sia una grave offesa, no, Jess, non è per quello. È che da quando sei qui non mi ha ancora sorriso nemmeno una volta.” si imbroncia lui, riprendendo a bere.

- I tuoi sorrisi mi mancano quasi più dei tuoi baci. Ho detto ‘quasi’.-

 

“Tu prova a riuscire a controllarmi di nuovo e poi ne riparliamo, stronzo!” replica lei, senza filtri, come sempre.
 

Per tutta risposta, Kevin ridacchia.
 

“Non cambi mai, Jessie, ma forse è proprio quello che più mi piace di te.”

“E comunque hai ragione, c’è qualcosa che voglio da te, ma non è Hope.” decide di andare al nocciolo della questione lei.

 

“Sono tutt’orecchi, Jessica!” l’ascolta intrigato lui, tra un sorso e l’altro.
 

“Un’intervista. Tua. Nel programma di Trish.” rivela lei, senza troppi giri di parole.
 

Kevin per poco non si strozza con l’ultimo sorso di tè che ha appena preso.
 

“È uno scherzo, vero, Jess? Oh, andiamo, dev’essere per forza uno scherzo. Sì, certo, il programma di Patsy fa acqua da tutte le parti e deve rimpolpare il suo auditel, ma non col sottoscritto.” sentenzia lui, tornando al suo consueto aplomb.

 

“E perché no?” persiste Jessica, sporgendosi un po’ più verso di lui.
 

“Perché se c’è una cosa che odio più di quanto ami te… quella è espormi! L’ho già fatto al commissariato, quella sera, ma avevo i miei buoni motivi, tra cui salvarti … cosa per cui fra l’altro non ho ancora sentito un ‘Grazie’ da parte tua!” fa il sostenuto lui.
 

Jessica deve ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non ribaltare il tavolo addosso a lui.

“Il giorno che sentirai quella parola da me l’inferno congelerà!” gli ringhia contro.

 

“Allora troveremo altri metodi per scaldarci.” controbatte lui, sensuale e caparbio e stavolta è lui che ci spinge più verso di lei, seppur nei limiti.


“Tornando al discorso principale, non mi sembra niente di così esorbitante. Cos’è? Il potente manipolatore di menti ha forse paura che il suo segretuccio venga allo scoperto?” lo punzecchia la detective

“Jessica, non ti permetto…” usa il suo miglior tono di avvertimento Killgrave.

 

“Tu non puoi non permettermi niente, bastardo. E farai quell’intervista!” si impunta lei, battendo le mani sul tavolo, ma senza troppa forza, anche per non attirare troppo l’attenzione su di loro

 

“Mai, dovrai passare sul mio cadavere!” sbotta Killgrave, alzandosi di scatto, in procinto di andarsene, ma Jessica è più veloce.


Soprattutto lo è nell’afferrare la zuccheriera e colpirlo in testa.


“Per quanto sia allettante l’immagine del tuo cadavere e io che ci cammino sopra, stronzo, per tua fortuna, non è necessario, mi accontento di te svenuto. Solo perché mi servi vivo.” si rivolge al corpo tramortito del persuasore, che ora giace sull'elegante parquet che non gli ha certo reso l’impatto morbido.

Estrae dalla tasca della giacca il suo cellulare e digita un numero fin troppo familiare che non esita ad accettare la sua chiamata.

“Jess?”


“Trish. Sono con lui, beh… non che al momento lui sia molto con me.” ridacchia la detective. “Missione compiuta. È tutto pronto là?” si accerta.

“Sì, Jess, abbiamo fatto riparare il vetro, ora è tutto pienamente operativo.” conferma tronfia la speaker.

 

“Ottimo, fatti trovare là, ci sto andando anche io.” da le sue indicazioni Jessica, prima di riattaccare.


Nella sala da tè la musica non si è arrestata e tutti continuano nelle loro attività, i commensali a chiacchierare, i camerieri a servire, come se non fosse successo niente.

Forse perché hanno capito che è meglio non farsi troppe domande.
Per questo nessuno reagisce quando vedono quella ruspante ragazza, apparentemente così esile, caricarsi sulle spalle senza alcuno sforzo quell’elegante uomo, ora privo di sensi.

“E comunque, bastardo, non puoi dire che io non abbia rispettato i patti,” lascia la sala da tè col suo bottino Jessica, aprendo la porta principale con un calcio. “Si era detto niente Sufentanil!”

 

TBC

 

Sì lo so, ho quelle 214 cosucce da continuare, fra cui 3 long J/K , ma è più forte di me, dovevo iniziare il nuovo anno così ^^
 

Non so nemmeno dove mi porterà questa storia, né quanto sarà lunga, potrebbe finire col prossimo capitolo oppure chissà… decideranno i personaggi, come sempre.. e mentre loro ci pensano forse ne approfitterò per tornare anche su tutti i work in progress… qualche preferenza? ^^’


Intanto… buon 2023, a chiunque passi a leggere <3 

   
 
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