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Autore: Soul Mancini    02/01/2023    4 recensioni
Zia Maura approfitta di un raro pomeriggio libero dal lavoro per coinvolgere il piccolo Ives nella preparazione di una torta. Il bimbo, entusiasta, vuole mettere tutto il suo impegno per preparare un dolce che possa piacere a tutti: una torta di famiglia.
Inconvenienti e disastri inclusi, ovviamente!
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Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Needles'
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Family cake
 
 
 
In ginocchio sulla sedia e coi gomiti poggiati sul piano del tavolo, il piccolo Ives osservava sua zia rimestare l’impasto della torta all’interno di un insalatiere in vetro. La donna maneggiava con energia e sapienza la frusta da cucina, amalgamando per bene tutti gli ingredienti, e di tanto in tanto si voltava verso il nipote per chiedergli di versare qualche ingrediente nella ciotola.
Ives si scostò il ciuffo corvino che gli copriva l’occhio sinistro, poi lanciò uno sguardo alla bustina contenente la farina di cocco e infine lo spostò sulle gocce di cioccolato depositate in un piattino.
Quando la zia Maura aveva annunciato che quel pomeriggio sarebbe rimasta a casa – come spesso capitava durante il periodo natalizio –, lui ne era stato subito contento; avevano deciso di preparare insieme una torta, dato che solo loro due sarebbero rimasti a casa, e avevano optato per i gusti preferiti di lui e Maggie – sua cugina.
Ci dobbiamo mettere il cocco perché è il mio gusto preferito,” aveva detto mentre saltellava per tutta la cucina, “e le gocce di cioccolato che piacciono a Maggie! Così sarà la torta preferita di tutti e due!
“Tesoro, versa un po’ di farina di cocco. Occhio a non farne cadere troppa, altrimenti l’impasto non la assorbirà per bene” lo richiamò all’attenzione la donna.
Lui afferrò la bustina ed eseguì, poi sollevò gli occhioni azzurri nella sua direzione. “Zia Maura?”
“Dimmi.”
“Qual è il tuo gusto preferito?”
Lei parve sorpresa da quella domanda e i suoi lineamenti marcati si contrassero in un’espressione pensosa. “Mmh… non saprei. L’arancia mi piace molto.”
Il bambino sorrise raggiante e lasciò cadere l’involucro che aveva in mano – un po’ di cocco si sparse sul tavolo. “Allora possiamo metterci anche un po’ di arancia!”
“E perché mai? Non ci sta affatto bene con gli altri ingredienti, sai?”
“Ma io voglio fare una torta che abbia i gusti preferiti di me, Maggie e te! Così sarà la torta della nostra famiglia!” spiegò lui, mettendosi in piedi sulla sedia con entusiasmo.
Zia Maura sgranò gli occhi e lo sostenne per un braccio. “Scendi di qui, altrimenti ti farai male!”
“Però ci mettiamo anche l’arancia?” domandò nuovamente lui, sbattendo le ciglia un paio di volte.
Lei gli sorrise intenerita. “E va bene, aggiungiamo un po’ di scorza…”
“Sì! Sarà la torta più buona del mondo!” esultò Ives, rimettendosi in ginocchio sulla sedia.
La donna afferrò un’arancia dalla fruttiera e prese a grattugiarne la scorza dentro il recipiente, stando ben attenta a non esagerare: non era sicura che quel sapore si accostasse bene al cocco.
Quando prese nuovamente a rimestare l’impasto con la frusta, notò che il suo nipotino la stava fissando con sguardo ammirato.
“Zia Maura?” la richiamò infatti dopo qualche istante con la sua voce sottile.
“Che c’è?”
“Posso provare anch’io a girare l’impasto?”
Lei gli sorrise. “Ci vuole un bel po’ di forza per riuscirci, soprattutto adesso che abbiamo aggiunto quasi tutta la farina!”
“Ma io sono fortissimo!” si pavoneggiò lui, tastandosi il braccio in cerca dei suoi bicipiti quasi inesistenti.
Zia Maura rise. “D’accordo, ti faccio provare! Ora fai attenzione: questo è il giusto movimento” spiegò pazientemente, ripetendo lentamente quel gesto che, dopo anni e anni spesi in cucina, le veniva estremamente naturale.
Ives la osservò attentamente, sforzandosi di memorizzare ogni singolo dettaglio.
“È un movimento circolare, brusco e veloce” spiegò la donna, prima di spingere appena l’insalatiere in direzione del nipote e porgergli la frusta. “Prova.”
Lui la afferrò senza esitazioni, sul viso arrotondato aveva l’espressione di chi è sicuro di riuscire in ciò che fa.
Maura sorvolò sul fatto che, brandendo l’utensile da cucina, Ives avesse sparso alcune gocce di impasto sul tavolo e sulla propria maglietta, e scrutò con interesse il bimbo alle prese con la loro torta di famiglia.
Dopo aver rimestato il composto un paio di volte, Ives sembrava già affaticato e sfoggiava una deliziosa smorfia sorpresa; probabilmente non si aspettava che fosse così difficile. A Maura veniva da ridere a vederlo così, tutto impiastricciato e con un insalatiere più grande di lui davanti a sé.
“Se non ce la fai, posso continuare io” gli propose.
“Sì che ce la faccio!” ribatté lui, testardo come era sempre stato. Ormai era diventata una sfida personale.
Ci provò ancora per qualche minuto, seppure i suoi movimenti fossero piuttosto lenti ed esitanti; una volta rischiò di farsi sfuggire la frusta da cucina di mano, successivamente fu sul punto di scaraventare la ciotola con tutto il suo contenuto a terra. In generale riuscì a imbrattare ogni superficie della cucina, sotto i suggerimenti e i rimproveri bonari della zia che però non sortivano nessun effetto.
“Finito!” esclamò, osservando fiero il composto color crema che tutto sommato aveva un aspetto omogeneo.
“Veramente dobbiamo finire di versare questa farina, ne è rimasta un po’ nel bicchiere” gli fece notare Maura, accennando all’oggetto posato sul tavolo.
Il bambino sollevò i suoi occhioni azzurri al cielo. “Bisogna metterla tutta per forza?”
“Certo, questo è ciò che ci dice la ricetta. La farina serve a indurire l’impasto…”
“Ma è già duro!”
“Te l’ho detto, se non ne hai più voglia posso riprendere io.”
Lui mise su un broncio pensoso, spostò lo sguardo dalla zia all’impasto. Poi, con un sorrisetto furbo, in un movimento fulmineo immerse l’indice della mano destra nell’insalatiere e se lo portò alle labbra mentre saltava giù dalla sedia come un ladruncolo colto sul fatto.
Maura non ci avrebbe fatto poi tanto caso se non fosse stato per il fatto che, nella foga di scappare via, il bimbo aveva urtato il bicchiere poggiato nei pressi della ciotola e tutta la farina contenuta in esso si era rovesciata, finendo sul tavolo, sulla sedia e sul pavimento.
Non poteva essere un caso, il contenitore non era così vicino a lui. L’aveva fatto apposta, per divertimento, perché qualche volta gli piaceva creare scompiglio e attirare l’attenzione.
“Ives!” tuonò lei mentre suo nipote, incurante, scompariva oltre la porta della cucina e l’aria si riempiva della sua risata. Sospirò e si passò una mano sulla fronte: quel diavoletto sapeva essere carino e dolce, ma bastava un momento di distrazione e lui era in grado di combinarne di tutti i colori.
“Hai riempito tutto di farina!”
“Tanto non serviva per la torta, era già abbastanza dura” fu la risposta beffarda di Ives che risuonò tra le pareti della stanza accanto.
“Non pensare di passarla liscia” lo minacciò la donna, ma prima di elaborare una qualsiasi punizione per lui c’era una torta da infornare.
Continuando a borbottare tra sé e sé, aggiunse il lievito e distribuì l’impasto all’interno di una teglia imburrata; il forno era già caldo, pronto ad accogliere il dolce.
Maura si guardò attorno sconfortata: la cucina era un disastro, quella torta le sarebbe costata più fatica del previsto. Per un attimo si diede dell’idiota ad aver proposto quell’idea: lavorava dalla mattina alla sera per tutto l’arco dell’anno, aveva una casa da tenere in ordine, una figlia e un nipote da crescere totalmente da sola, e nonostante l’enorme stanchezza che provava non avrebbe avuto modo di riposarsi nemmeno nell’unica serata libera che era riuscita a ottenere.
Recuperò scopa e paletta e con un sospiro si mise a spazzare la farina che imbiancava il pavimento. Trascorsero diversi minuti prima che si accorgesse dei due occhioni celesti che la osservavano nella penombra, a un passo dalla soglia della cucina.
“Zia Maura?” sussurrò Ives quando la zia finalmente volse lo sguardo verso di lui.
“Sì?” rispose lei, glaciale.
“Se vuoi posso pulire io…”
Il cuore di Maura perse un battito e sulle sue labbra si dipinse un sorriso spontaneo. Senza aggiungere altro, gli fece cenno di avvicinarsi e, quando il bimbo giunse accanto a lei con passo incerto – probabilmente aveva paura della ramanzina –, lei si chinò per prenderlo in braccio e stringerlo a sé. Non le importava che fosse impiastricciato di cibo dalla testa ai piedi. Lui ricambiò con foga, aggrappandosi a lei con tutta la forza che aveva.
Ives era un bambino speciale, l’aveva sempre pensato: non stava mai fermo, ne pensava mille nel giro di un secondo e qualche volta dava l’impressione di essere dispettoso e perfino arrogante, ma alla fine aveva un cuore d’oro e si rendeva conto lui stesso dei suoi errori.
“Puoi pulire, ma solo se ti comporti bene e non ne combini un’altra delle tue.”
“Va bene.”
Si scambiarono un sorriso complice, mentre attorno a loro cominciava a spargersi il delizioso profumo della loro torta di famiglia – calda e soffice come il cuore di quel bimbo dal ciuffo corvino e gli enormi occhi celesti.
 
 
 
 
♦♦♦
 
 
Mi presento a questo nuovo anno con qualcosa che nuovo non lo è per niente ^^ avevo cominciato questa shottina più di due anni fa, poi per carenza di ispirazione l’ho abbandonata e quasi dimenticata, ma recentemente riaprendo la cartella della serie me la sono ritrovata di fronte e mi sono detta: perché non tentare?
Ho bisogno di qualche momentino fluff del genere, in cui poter parlare del mio adorato Ives, un po’ nanetto pestifero e un po’ zuccherino dolcissimo :3
Non ho effettivamente mai approfondito tanto il rapporto con zia Maura (anche perché lei molto spesso è al lavoro e non ha tanto tempo da dedicare a suo nipote), ma volevo evidenziare quanto lei lo abbia a cuore e gli voglia regalare un’infanzia felice come può!
Per chi non segue la serie, spiego brevemente questo punto: Ives, avendo perso la madre da piccolissimo e non sapendo chi sia suo padre, è stato preso in carico e cresciuto da zia Maura (sorella di sua madre) e vive con lei, Maggie (la cugina qualche anno più grande di lui) e il compagno di Maura (da cui però lei si separa quando Ives è ancora molto piccolo).
Grazie di cuore per essere giunti alla fine, spero che questo piccolo momentino vi abbia strappato un sorriso!
Alla prossimaaaa
 
 
   
 
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