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Autore: The Princess of Stars    06/01/2023    0 recensioni
Si dice che le nostre scelte vengano influenzate da quello che ci succede e chi ci sta intorno, i rapporti che creiamo e come affrontiamo le sfide. Sappiamo già come Nihal della Terra del Vento sia giunta a scegliere la via della guerra invece di un'esistenza semplice come pretesa dalla sua società. Ma come sarebbero andate le cose se, nel momento più buio della sua vita, Nihal avesse incontrato qualcuno che credesse davvero in lei fin da subito? Come si sarebbe sviluppato il loro rapporto? Ci sarebbe stato poi posto per Sennar? In questa storia vi racconterò di come Nihal divenne Cavaliere di Drago quando la sua strada si incrociò con quella Samael, un cavaliere ribelle che come lei cercava sé stesso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nihal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jona non capiva la tensione che di punto in bianco percepì in casa. Non capiva perché la sua mamma fosse triste. Gli parve strano non vedere Nihal e Samael in casa a fare colazione con loro, ma sua madre gli disse che Samael stava poco bene e Nihal era andata nel granaio a controllare le ferite. Trovò strana però la fretta di sua madre nel farlo lavare, vestire e accompagnarlo dal saggio.

Il cavaliere e la sua allieva non avevano chiuso occhio tutta la notte. Non avevano parlato. Nihal aveva lasciato che Samael si sfogasse in quel pianto liberatorio e di rabbia che da troppo tempo teneva chiuso in sé. Erano rimasti lì abbracciati, nessuno dei due aveva il coraggio di lasciare andare l’altro. C’era una sensazione nell’aria che non avevano alcuna intenzione di affrontare. Nel momento in cui si sarebbero staccati da quel contatto, la voragine che minacciava di separarli si sarebbe manifestata. Al momento quell’abbraccio era solo il lenzuolo con cui si stava coprendo quella distanza. Nihal aveva nuovamente innalzato la sua barriera con lui e Samael aveva ricostruito i suoi muri con lei. Questa paternità cambiava tutto per entrambi. Non erano pronti ad affrontare quella conversazione e non erano pronti ad isolarsi l’uno dall’altro per pensare e riflettere.
Erano rimasti lì seduti sul giaciglio improvvisato. Non si erano spostati minimamente. Samael sentiva la schiena fargli male per l’immobilità e la durezza della parete di legno a cui era appoggiato da ore, ma preferiva sopportare quel dolore piuttosto che rischiare di dover lasciare andare Nihal che ancora stringeva tra le braccia. La ragazza a sua volta non lo aveva lasciato, accarezzandogli ritmicamente i capelli con dolcezza benché ormai si fossero fermati i singhiozzi e le lacrime di entrambi. Ormai sentivano solo il respiro regolare dell’altro e il calore di quelle carezze che sembravano essere dei rampini lanciati per tenere insieme il loro legame che nuovamente era così teso da poter essere tagliato da un foglio di pergamena.

Nihal scostò lievemente la testa per guardarlo. Gli passò le mani tra i capelli, spostandoglieli dal volto per poi posarci delicatamente le mani, accarezzandogli il viso con la punta delle dita.  Le si strinse il cuore nel vedere il suo sguardo spento, unico spiraglio sul suo stato d’animo. Non poteva credere che fossero di nuovo da capo. Dopo che finalmente sembrava aver raccolto i cocci della sua vita ed era pronto a ripartire, Samael era nuovamente rotto come un vetro. Stavolta Nihal si sentiva impotente, poteva fare ben poco per lui se non stargli vicino… ma quanto era disposta a stargli vicino? Era disposta a rischiare di farsi davvero del male? Era disposta ad accettare qualunque fosse la scelta di Samael da quel momento in poi? Non lo sapeva.

Samael spostò lo sguardo dagli occhi viola e spezzati della ragazza ai suoi capelli che lentamente stavano ricrescendo. La mano che fino adesso le stava accarezzando la schiena si fece avanti spostandole una ciocca blu dal volto guardandola, studiando ogni suo minimo dettaglio che già conosceva a memoria. Nihal stava provando a dargli un sostegno, ma quando i loro occhi si erano incrociati fu lo sguardo smarrito e abbattuto della ragazza che gli spezzò il cuore. Lo guardava come se quella fosse stata l’ultima volta in cui sarebbero stati così vicino e quello gli fece male. Le accarezzò il viso, lisciandole i capelli lasciando che le dita le sfiorassero l’orecchio elfico con delicatezza. Nihal aveva sempre odiato le sue orecchie. Era il marchio distintivo della sua diversità, il marchio che la rendeva bersaglio del Tiranno. I suoi capelli blu e orecchie elfiche erano il motivo per cui Livon era stato ucciso. Odiava le sue orecchie e non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarle. Quel gesto spontaneo con quell’amore che le stava comunicando, stravolse completamente la sua visione di quel suo tratto distintivo. Erano tutto quello, ma per quel ragazzo erano semplicemente i tratti distintivi di Nihal, la semplice manifestazione del suo essere diversa dalla massa. Con quegli sguardi le barriere per un attimo si incrinarono nuovamente.

“Sei più calmo?” chiese Nihal con la voce appena sopra un sussurro. Samael annuì leggermente.

“Sì…” rispose anche lui a bassa voce “Tu?”

“Per quanto possibile… diciamo di sì” rispose accarezzandogli il viso “Te la senti di parlare un po’ con me?” Samael ricambiò la carezza.

“Cosa vuoi che ti dica che già non sai? Mio padre mi ha strappato la persona che amavo e con lei mi ha tolto anche mio figlio…” sospirò “…è strano dirlo…” si passò una mano tra i capelli, chiudendo un momento gli occhi e prendendo un respiro profondo. Nihal poteva vedere da come teneva serrata la mascella che nel profondo fosse non furioso, di più, ma quell’emozione era momentaneamente sopita dalla tristezza e sconforto di quella situazione.

“Forse non dovrei dirlo affatto…” sussurrò.

“Perché non dovresti? Jona è tuo figlio” fece Nihal, ingenuamente.

“I figli sono di chi se li cresce, Guerriera, non di chi li fa… tu lo dovresti sapere” rispose mesto Samael. Nihal si diede della sciocca “…e lo so bene anche io”
Nihal sollevò nuovamente lo sguardo nei suoi occhi quando sentì il gelo con cui pronunciò quelle parole. Samael stava guardando oltre le sue spalle un punto vuoto indefinito, ma la freddezza nei suoi occhi per un momento le fece paura. Troppe volte aveva visto quello sguardo. Lo aveva visto in battaglia, lo aveva visto quando il Tenente le aveva mancato di rispetto e lo aveva visto quando quei quattro ragazzi l’avevano aggredita. Gli prese il viso più saldamente voltandogli la testa verso di lei per riprendere la sua attenzione. Quando i suoi occhi si posarono di nuovo su Nihal quel gelo scomparve.

“Che cosa vuoi fare?” gli chiese Nihal guardandolo negli occhi.

“Non lo so, Guerriera”

“Non ti stavo chiedendo di Jona adesso”

“Non ti stavo rispondendo di lui” si guardarono. Non vedere più quella freddezza tranquillizzò leggermente la ragazza, ma temeva per lui.

“E per Jona?” chiese Nihal cauta. Samael sospirò.

“Devo parlare con Eleusi e chiarire con lei… e poi… non lo so” fece una pausa “Albedo è in via di guarigione, almeno finché lei non sarà in grado di volare e potrò io partire credo che dovremmo prenderci del tempo entrambi per riflettere” Nihal lo sentì sfuggirle dalle mani, ma annuì.

“Sì… lo penso anche io” disse mesta. Samael le accarezzò il viso e Nihal di risposta gli lasciò il volto e lo abbracciò. Samael le posò un bacio sulla spalla e accoccolò la testa alla sua.

“Tu te la senti di parlare con me?” chiese lui.

“Non saprei che dirti, Samael” fece Nihal abbattuta “Io mi sono trovata in mezzo a questa situazione… e non so se sono in grado di accettarla… hai detto la cosa giusta: abbiamo entrambi bisogno di riflettere”. Lo strinse più forte, comunicandogli così i suoi timori. Aveva visto troppe persone amate lasciarla e allontanarsi da lei, sia per loro scelta che per colpa sua. Soana era in viaggio per lei, Sennar aveva scelto di partire forse per non tornare più e lei lo aveva allontanato definitivamente con quel fendente, Livon era morto per lei, Fen era morto. Samael era l’unico che era sempre tornato. Era quasi morto, ma ce l’aveva fatta e adesso aveva paura di perderlo alle sue responsabilità di padre, e una parte egoista di lei aveva paura di perderlo ad Eleusi.
Samael voltò la testa verso di lei e la baciò, se dapprima quasi timidamente, quel bacio si fece presto più intenso; un tentativo silenzioso di dirle di non avere paura, che non se ne sarebbe andato. Cercò di farle capire quello che aveva paura di dirle.
Quello che più spaventava Nihal era la consapevolezza che Samael avrebbe fatto una scelta che da lì in poi avrebbe cambiato il suo modo di essere e avrebbe cambiato il suo modo di vederlo. Eventualmente stare con lui avrebbe voluto dire mettere un punto alla sua adolescenza e accettare di essere diventata una donna adulta. Non era certa di essere pronta a farlo.
 
 
Quando Eleusi al tramonto rientrò a casa con Jona percepì il gelo tra la coppia. Nihal era dentro casa davanti al focolare, assorta nei suoi pensieri, Samael invece era con Albedo. Come avevano immaginato, nel momento in cui si erano lasciati da quell’abbraccio tra loro era caduto un muro eretto dalle loro paure e insicurezze. Samael era talmente concentrato su Albedo che non sentì nemmeno Jona saltellargli vicino.

“Ciao, Samael!” il ragazzo saltò come un gatto e la mano andò alla spada fortunatamente assente, poi vide Jona.

“Dei che colpo, Jona… Non ridere tu!” diede una pacca sul naso al drago che sembrava ridergli in faccia ancora più divertita.

“Scusa! Non volevo spaventarti” il bambino gli fece gli occhioni. Samael lo guardò e gli sorrise. La sua espressione ben presto si fece mesta, osservando quegli occhioni azzurri così simili ai suoi. Erano l’unico tratto visibile che fosse sangue del suo sangue, per il resto era uguale ad Eleusi. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva fantasticato su un loro figlio e adesso eccolo lì davanti a loro. Quello era il suo bambino… il loro bambino. Era il loro bambino e lui non sapeva che quello davanti a lui fosse suo padre. Alzò lo sguardo su Eleusi che era ancora rimasta sulla porta a guardarli. Riuscì a leggere mille emozioni in quegli occhi verdi in cui si era perso tante di quelle volte, ma più di tutte lesse paura.

“Samael, te la sei presa? Scusa, non volevo farti arrabbiare…” disse il bambino riottenendo l’attenzione del ragazzo.

“No, scusa, non mi sono arrabbiato… ero sovrappensiero, tutto qui” gli sorrise “Sei stato bravo, è un’ottima strategia contro un nemico”

“Davvero? È che all’improvviso sei diventato triste” fece incerto Jona.

“Tranquillo, pensavo. Tutto qui…”

“Quindi… posso giocare con Albedo?” chiese facendogli di nuovo gli occhioni da cucciolo, guardando il drago albino che già aveva aperto l’ala per fargliela usare come scivolo.

“Certo, piccoletto” Jona sorrise e si girò alzando le braccia parallelamente al terreno per farsi sollevare. Samael gli fece una carezza sulla testa e poi lo sollevò per la vita mettendolo sul dorso di Albedo.

Eleusi sospirò ed entrò in casa dove trovò Nihal che stava attizzando il fuoco sotto una pentola piena d’acqua per fare il brodo di pollo come avevano detto la sera precedente. Il silenzio tra le due si riempì subito con la sensazione di disagio che si andò a creare. Si guardarono, ma nessuna disse niente. In silenzio collaborarono per preparare la cena. La casa era silente, riempita solo dal suono di coltelli che tagliavano verdure, il profumo del brodo, il bollire della zuppa e il rumore in sottofondo di Jona che chiacchierava con Samael mentre giocava con lui su Albedo. Un rumore tanto gioioso quanto doloroso. Nihal vedeva Eleusi cercare sempre una scusa per andare a controllare e dare uno sguardo ai due solo per rattristirsi ulteriormente.

“Perché non lo hai detto a me? Mi hai curata, mi ospiti, mi ha invitata a rimanere, perché non mi hai detto la verità su Jona?” fu così, che Nihal decise di rompere il silenzio fissando lo sguardo su Eleusi che sobbalzò per un momento.

“Perché se Samael non fosse mai arrivato qui, questo disastro non sarebbe successo…” Nihal la guardò perplessa

“Che razza di risposta è? Lui qui ci è arrivato. Tanto valeva dirmelo” disse alterandosi lievemente.

“Nihal, come la vostra relazione e il tuo passato non è affar mio, lo stesso vale per te per quanto riguarda mio figlio e quello che penso sia meglio per lui” rispose severa la donna. Nihal non rispose subito, dopotutto le aveva celato molte cose e nonostante tutto Eleusi l’aveva accettata.

“Non cambia comunque il fatto che avrei voluto saperlo quando mi hai detto che Samael sarebbe rimasto bloccato qui” rispose Nihal incrociando le braccia.

“Se te lo avessi detto saresti rimasta?” Nihal fece per rispondere e poi tacque. No. Lo stava anche pensando se andarsene o meno. Continuare questa convivenza con l’amore perduto di Samael le sembrava essere assurdo, eppure cosa cambiava tra lei, Eleusi e Jona? Erano le stesse persone.

“Perché vuoi così tanto che rimanga?” chiese la ragazza stavolta con un tono più tranquillo e aperto al dialogo.

“Non so cosa tu stia passando, ma non posso lasciarti andare così. Non so cosa cerchi, ma vedo che qui la vita insieme a me e Jona a te piace. Ti piace essere lontana dalla guerra” rispose Eleusi “Sei arrivata qui ferita, sperduta, sola e infelice. Non so se hai trovato la tua felicità qui, ma so che ora hai una serenità che ti sta aiutando. Hai salvato Jona, il minimo che possa fare per te è aiutarti in questo” fece una pausa accennando un sorriso “E poi… Jona ti adora ed è bello avere qualcuno con cui parlare, no?” Nihal abbassò la testa stringendo i pugni. Non voleva ammettere che Eleusi avesse ragione. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

“Tu lo ami ancora?” le chiese. Lo sguardo di Eleusi si fece triste.

“No, Nihal. Gli voglio bene e non lo dimenticherò mai, ma non sono più innamorata di lui” rispose a bassa voce, cercando di non farsi sentire fuori dalla casa “E anche se lo fossi ormai è tardi” aggiunse guardandola con un piccolo sorriso.

“Allora perché glielo hai detto? Se volevi evitare questa situazione ti sarebbe bastato non dirgli niente. Lui adesso sta solo male” incalzò Nihal ed Eleusi abbassò lo sguardo e il sorriso svanì.

“Perché non ce la facevo più… non ce la facevo più a guardarlo con Jona e vedere mio figlio con suo padre come avevo fantasticato con Samael quando stavamo insieme…” alzò lo sguardo verso Nihal con un fuoco ardente negli occhi “Io non sono Raven. Sapere di essere padre è un diritto di Samael. Non glielo posso negare, soprattutto quando lui e Jona vanno così d’accordo”

“Hai idea di quanto questo cambi le cose?” chiese Nihal

“Scusa, ma a te cosa cambia?” rispose perplessa Eleusi “Nessuno ti chiede nulla, se non di essere serena con mio figlio come hai fatto fino adesso” La donna si bloccò improvvisamente fulminata dalla realizzazione. Sospirò scuotendo la testa prima di guardare la mezzelfo “Sono innocua, Nihal”

“E io come faccio a saperlo?” la ragazza non aveva pensato quando le parole le uscirono da sole dalle labbra.

“Io la mia decisione l’ho presa. Non è con me che devi fare questo discorso, ma col tuo fidanzato” disse Eleusi con quel tono materno che riusciva sempre a calmare la ragazza.

“…non è il mio-” il sopracciglio alzato di Eleusi la interruppe. Abbassò la testa arrossendo.

“Siete la non-coppia più coppia che io abbia mai visto…”

“E’ complicato…”

“Allora hai un motivo in più per pensare e parlare con lui”

“Perché mi aiuti? Io sono un’intrusa. Lui è il padre di tuo figlio e l’uomo che volevi sposare. Dovresti odiarmi” chiese frustrata Nihal non capendo. Eleusi si avvicinò e posò la mano sulla sua guardandola negli occhi.

“Io sono sposata, Nihal” le disse senza la minima traccia di rancore “Sono sposata e ho accanto una persona a cui ho imparato a volere bene, di cui mi fido e con cui sto crescendo mio figlio. Quando Samael e io abbiamo provato a scappare insieme era diverso, Jona non c’era. Adesso ho delle responsabilità e dei doveri verso di lui e verso un uomo che mi rispetta e che sta rischiando la vita ogni giorno per me e il futuro di nostro figlio” le sorrise, spostandole dal viso una ciocca di capelli con l’affetto di una sorella maggiore “Tu non sarai mai un’intrusa, Nihal. Io il mio futuro lo vedo con la mia famiglia. Vi voglio bene ad entrambi e se tu e Samael vedete un domani insieme non posso che esserne felice” Nihal scosse la testa. Non sapeva più nemmeno lei perché stesse cercando lo scontro e di tutte le persone proprio con Eleusi.

“Il tuo silenzio lo ha ferito” disse a bassa voce, tuttavia con una punta di rimprovero. La donna sospirò abbassando colpevole la testa.

“Lo so…”

“Cerca di non fargliene ancora quando parlerete. Ti chiedo solo questo”

Era proprio quello che Eleusi non voleva più fare. Le parole del cavaliere le rimbombavano nella testa dalla sera prima. Lei e Samael non si rivolsero la parola per un paio di giorni, se non per il minimo indispensabile e per non far percepire la tensione a Jona. Lo stesso con Nihal che dopo quel discorso con Eleusi, sebbene rincuorata, dall’altro lato continuava a sentirsi un’intrusa in quella famiglia spezzata. In quei giorni di silenzio e riflessione capì perché cercasse tanto il conflitto con Eleusi: voleva un motivo per allontanarsi e, sì, fuggire. Invece Eleusi con la sua comprensione e maturità le aveva spalancato due portoni: allontanarsi e rinchiudersi nella sua solitudine, oppure restare e continuare questo percorso di riflessione che in quella casa aveva trovato. La situazione al momento era pesante, ma Nihal non poteva e non voleva rinnegare il bene che il tempo con Eleusi e Jona le stava facendo. Stava tagliando la legna con Jona quando venne folgorata dalla realizzazione di quale fosse la scelta di Eleusi in tutta quella situazione. Si sentì una bambina per non averlo capito prima e una stupida immatura per non volerlo vedere. Provò per quella giovane madre un rispetto e un’ammirazione che non aveva mai provato per nessuno. Nonostante fosse lei la guerriera, lei quella che aveva ucciso molti fammin, lei quella che cavalcava un drago e affrontava il nemico a testa bassa, di fronte a quella donna si sentì infinitamente piccola. Davanti alla realtà della purezza d’animo e dei sentimenti di Eleusi ebbe paura.
 
Eleusi in quei due giorni di silenzi rifletté su quello che avrebbe dovuto dire a Samael. Le sue parole prima di andare nel granaio tuttavia le martellavano la mente creandole un senso di disagio e facendola sprofondare nei sensi di colpa. Tu mi hai ammazzato aveva detto. Ne era consapevole, ma con quel silenzio si sentiva allo stesso livello di Raven, eppure Nihal aveva detto una cosa giusta: se avesse voluto mantenere il segreto senza ferire nessuno avrebbe dovuto fare silenzio. La mezzelfo le aveva chiesto di nuovo se amasse ancora Samael, ma stavolta le aveva mentito. Tra loro tre c’era un tacito accordo: proteggere Jona e la sua serenità. A giro uno di loro avrebbe tenuto il bambino occupato e durante i pasti cercavano il più possibile di distrarlo provando a fare conversazione come se non fosse successo nulla. Eleusi guardava spesso suo figlio e Samael. Vederli insieme, vedere Samael essere un padre in maniera così spontanea e naturale aveva smosso qualcosa in lei, qualcosa che pensava di aver superato. La sua famiglia con la persona che amava era davanti ai suoi occhi eppure era ormai un sogno inafferrabile. Guardava Nihal e la guardava con Samael e sentiva al cuore una feroce morsa che glielo graffiava e stritolava con artigli affilati.
No. Io non sarò Raven. Al quel pensiero si aggrappava stretta, decisa a non vacillare mai.
 
Samael era furioso con il mondo. Odiava suo padre con tutto sé stesso. Era arrabbiato con Eleusi e allo stesso tempo grato per avergli detto la verità. Era felice di giocare con Jona, ma si sentiva morire. Voleva stringere tra le braccia Nihal, dirle che i suoi sentimenti per lei non erano cambiati ma contemporaneamente la voleva distante per poter riflettere con chiarezza. La sentì più distante che mai in quei giorni, proprio come temeva, ma si obbligò a lasciarle i suoi spazi.
Jona gli si era nuovamente addormentato in braccio quella sera, mentre Nihal gli raccontò del suo primo addestramento con Samael. Quel racconto riuscì a strappare un sorriso anche ad Eleusi. Il cavaliere avrebbe voluto ritirarsi presto per liberare tutti dal quel clima di tensione, ma Jona aveva insistito affinché rimanesse e gli raccontasse qualche altra storia sui cavalieri di drago.  Quando Samael si sedette davanti al focolare il bambino non aveva perso un secondo per mettersi comodo in braccio a lui. Nihal sorrise quando si accorse che il piccolo si fosse addormentato, cullato dai battiti del cuore di Samael e le carezze sui capelli, quando vide la mano cadere dalla scaglia di drago che aveva al collo il padre.

Già… il padre… pensò e quell’associazione con quella parola e Samael le parve troppo strana, per quanto vera. Posò lo sguardo sull’uomo e lo vide assente, rendendosi conto in quel momento di non essere mai stata interrotta da lui, tanto era concentrato sul figlio ignaro. Gli accarezzava i capelli ritmicamente e con dolcezza, totalmente immerso in quel momento. Il sorriso intenerito della mezzelfo andò a scemare man mano che si rese conto che quei momenti erano tutto quello che Samael potesse avere. Eleusi si era allontanata a quel punto, ma l’occhio vigile si posava spesso sui due. Vederli così le faceva tenerezza, ma allo stesso tempo le dava troppo dolore. Samael sembrò riprendersi dal momento, fece un sorriso a Nihal e si alzò col piccolo.

“Lo porto a letto” sussurrò il giovane. Eleusi fece per dire qualcosa, ma venne silenziata da un singolo pungente e severo sguardo del cavaliere. Se Samael avesse utilizzato la magia, Nihal era certa che dia suoi occhi sarebbe partita una saetta, tanto era stata imperativa quella singola espressione. Eleusi sospirò e annuì leggermente con il capo. Il cavaliere portò il bambino nella cameretta, ma il suo sguardo si fermò a lungo sulla madre prima di entrare nella stanza. Era arrivato il momento. Allungò lo sguardo verso la porta e vide Samael rimboccare con cura le coperte al bambino per poi chinarsi e posargli un bacio delicato sulla fronte, proprio come Livon aveva fatto con lei tante volte quando era bambina.
Samael uscì dalla stanza e Nihal si alzò.

“Vado a vedere come stanno le ferite di Albedo” disse e fece per prendere il mantello e andare verso la porta.

“No, non preoccuparti. Vado a farle qualche coccola e controllo le ferite. È facile che ci metta un po’” disse Samael posando momentaneamente lo sguardo su Eleusi, mandandole un chiaro messaggio. Volse lo sguardo sulla mezzelfo “Tu riposati pure, Guerriera”

“Vengo con te. Rimango io la guaritrice” fece Eleusi, prendendo il mantello e avviandosi verso la porta.

“D’accordo. Buonanotte” fece Nihal. Samael per andare verso la porta le passò vicino, abbozzò un sorriso e le fece una carezza fugace sul viso, apprezzando il gesto di Nihal nel dargli spazio. Poi uscì insieme alla padrona di casa. Nihal si cambiò e si mise sul giaciglio.
Fuori dalla casa l’unico suono udibile era il fischiare del vento e il respiro di Albedo che guardava contrariata Eleusi, ma non fece nulla per farla allontanare, essendo Samael presente. Controllarono le ferite e nessuno dei due ruppe il silenzio se non per informare l’altro di quello che vedeva.

“Sta guarendo in fretta. E’ possibile che a breve possa ritentare di muovere le ali” disse Eleusi.

“Ottimo. Hai sentito, Albedo?” disse accarezzando il drago albino “A breve torneremo a volare” Il drago sembrò soddisfatto della cosa.

“Ci vuole ancora del tempo, soprattutto qui dove c’era la scheggia” disse Eleusi indicandogli il punto all’attaccatura dell’ala.

“Almeno lei comincia a non stare più male” disse Samael volgendo lo sguardo sulla donna che abbassò il suo. Il ragazzo diede una leggera pacca sulla zampa posteriore del drago che portò la coda al fianco, permettendo al cavaliere di usarla come panca. Eleusi la guardò intimidita, infatti Albedo le ringhiò leggermente.

“Albedo…” avvisò il cavaliere. Il drago smise di ringhiare. Le accarezzò il fianco “Brava”, fece cenno ad Eleusi di sedersi con lui e la ragazza si mise comoda e riparata. Cadde un silenzio pieno di imbarazzo, disagio e dispiacere. Fu il cavaliere a rompere il silenzio.

“Da quanto tempo sapevi di essere incinta prima che accadesse tutto?” chiese senza mascherare la tristezza e l’impotenza nella voce.

“Ero di un mese e una settimana quando venni a prenderti in Accademia” rispose Eleusi “Lo scoprii pochi giorni prima di partire” non incontrò il suo sguardo.

“Perché non mi hai detto niente?” alla ragazza scappò una risata mesta.

“Il motivo è molto più sciocco di quanto tu possa pensare” rispose “Volevo farti una sorpresa. Stavamo per iniziare la nostra nuova vita insieme, ci saremmo sposati e avevamo preso in considerazione l’idea di avere un bambino. Per me Jona significava un nuovo inizio con la mia famiglia, quella che mi ero costruita e per cui avevo combattuto. Volevo dirtelo una volta arrivati nella nostra nuova casa…” lasciò sospesa la frase, non serviva altro.

“Sarei stato l’uomo più felice del Mondo Emerso… Nelle lettere che mi hai mandato, hai provato a dirmelo?”

“…sì…tra le altre cose…” Samael sospirò, passandosi una mano tra i capelli

“Perché me lo hai detto adesso? Da quando sono arrivato qui non hai fatto altro che cercare di tenermi separato da Jona. Se non volevi che lo sapessi, perché lo hai fatto?”

“Perché non ce la faccio più a vederti comportarti con quella naturalezza come un padre dovrebbe fare con suo figlio. Raynard è un bravo padre e Jona lo adora-”

“Tuo marito è il suo eroe, non lo adora” commentò Samael dandosi una pugnalata da solo.

“Ma non l’ho mai visto così espansivo con lui come lo è con te” confessò Eleusi “Mio marito a volte fa fatica a stargli al passo e non sempre ci sa fare o riescono a capirsi, nonostante l’impegno che ci metta. Tu invece neanche sapevi la verità e avete avuto subito una connessione. Tu l’hai trattato fin da subito come un figlio e nemmeno te ne sei accorto” finì con un altro sorriso mesto.

“A me è venuto spontaneo trattare Jona così perché prima per me era il tuo bambino” rispose Samael guardandola “Io forse non mi sarò accorto di come mi sono comportato con Jona, ma a te palesemente non è chiaro il bene che mi hai fatto e quanto tu tuttora sia importante per me” prese un respiro “Tu mi hai insegnato ad amare, mi hai fatto capire che anche io esisto e valgo qualcosa. Mi hai insegnato che anche io sono importante e sono abbastanza. Tu avrai sempre un posto speciale nel mio cuore” il piccolo sorriso che apparve sulle sue labbra gli illuminò brevemente il volto “Sei il mio primo amore e il fatto che Jona fosse tuo figlio… non lo so… mi ha… mi ha fatto tenerezza. Era… il tuo cucciolo e-”

“-Samael, ti prego. Non rendere questo discorso più difficile di quanto non sia già” interruppe la donna, chiudendosi maggiormente nel mantello.

“Sto dicendo la verità. Ma il fatto che Jona sia mio figlio cambia tutto”

“Non cambia nulla, Samael. Questa è la mia famiglia: Jona, Reynard e io. E dopo aver salvato Jona, per quanto mi riguarda -non mi interessa che sia la tua nuova compagna- se lo vorrà c’è un posto anche per Nihal. Ma tu non puoi piombare nella vita di mio figlio e distruggere questo equilibrio suo e mio!” la voce di Eleusi si fece severa sebbene allo stesso tempo spaventata. Samael si incupì.

“Tu non puoi darmi una notizia del genere e pretendere che io faccia finta di niente! Jona è mio figlio, per tutti gli Dei!”

“Jona un padre lo ha già, Samael” ribatté Eleusi con altrettanta decisione “Che ci piaccia o meno condivide il tuo sangue, ma per lui suo padre è Raynard e tu l’hai capito molto bene. Sai perfettamente che non puoi sconvolgergli la vita in questo modo se gli vuoi bene davvero” Cadde un profondo silenzio in cui i due non si guardarono.

“Io la mia decisione l’ho presa… quando Albedo si riprenderà, voglio che tu te ne vada” disse Eleusi decisa, ma incapace di guardarlo negli occhi “Mi dispiace, Samael…”

“Non puoi portarmi via mio figlio…”

“Lo ha già fatto tuo padre… Jona è figlio di Raynard, è lui che lo sta crescendo. È lui che Jona chiama papà… e io non lo lascerò mai. Non dopo la devozione e l’amore che ci ha dimostrato”

“Non ti sto chiedendo di lasciare tuo marito. Io voglio solo la possibilità di vedere Jona. Non ho intenzione di sconvolgervi la vita, ma almeno permettimi di venirvi a fare visita qualche volta. Il tempo di un thè e me ne andrò”

“No, Samael. Io non ti voglio fuori dalla nostra vita… ma tu devi uscirne per Jona, per il suo bene, per la sua serenità. Ti prego” le parole facevano fatica ad uscirle dalla bocca, ma Eleusi aveva preso una decisione e sarebbe arrivata fino in fondo.

“Se lo volessi veramente saresti stata zitta, non mi avresti detto la verità e poi pretendere che io ignori la cosa. Perché mi apri una porta e poi me la sbatti in faccia? Pensavi che sarei scappato ad una notizia del genere? Pensi davvero così male di me?” lo stava ferendo e se ne accorse.

“No! Tu sei una persona meravigliosa-”

“-Allora perché mi dici che abbiamo un figlio e poi mi respingi?!”

“Perché non posso perdere anche questa famiglia!” Silenzio e i loro sguardi si incrociarono. Eleusi vide lo smarrimento di Samael e lui vide la sua disperazione “Raven ci ha strappato la nostra, la vita mi ha portato via i miei genitori e nonostante tutto sono stata fortunata ad aver sposato un uomo buono come Raynard. Crede che non lo sappia, ma io lo vedo che a volte ha dei dubbi su Jona, ma non gli importa perché lui ama questa famiglia, io amo questa famiglia e sebbene non è come l’avevo pianificata noi tre siamo felici insieme. E tu non puoi capire quanto sia difficile guardarti con Jona come la famiglia che ho perso lì davanti a me come un’opportunità d’oro da cogliere e un attimo dopo vederti guardare Nihal come guardavi me e ricordarmi che il nostro tempo è finito” Eleusi vide la realizzazione negli occhi di Samael e si rese conto di cosa gli avesse appena detto. Abbassò lo sguardo imbarazzata.

“Eleusi io…”

“Mi passerà, Samael… L’errore è stato il mio che ho creduto di averti superato quando sei ancora un capitolo aperto che vorrei chiudere. Adesso che sai però non posso farlo senza di te” Il giovane sospirò coprendosi il volto nelle mani prima di passarle tra i capelli. Posò lo sguardo su Eleusi che sembrò essersi dimenticata di essere seduta sulla coda di Albedo e si posò con la schiena e la testa sul fianco del drago, che per un attimo parve contrariato, ma oltre ad un’occhiataccia non fece nulla. Samael tentò di prenderle la mano. Eleusi non fece resistenza, ma non riuscì a guardarlo.

“Trovare insieme una soluzione per fare la cosa migliore per Jona, può darti una chiusura?” La donna annuì in silenzio, asciugandosi una lacrima silenziosa sul volto.

“Se non vuoi che sappia la verità lo capisco e lo rispetto. Non dirò nulla a Jona…” Samael sospirò, sforzandosi a scendere a quel compromesso ingiusto “Io però non posso andarmene da qui e fare finta di nulla. Posso aiutarvi economicamente”

“No, Samael. Lo so che puoi, ma se dovessi iniziare a sostenerci così lo sapranno tutti e anche mio marito avrebbe la conferma che teme”

“Non parlo di cifre esorbitanti. Quanto basta per Jona, almeno per potervi dare un sostegno finché non sarà grande. Non lo farei solo per Jona ma anche per quello che stai facendo per me e Nihal fino adesso”

“Samael, davvero. Ti ringrazio, ma ce la caviamo così e poi come lo giustificherei a mio marito?” Il cavaliere sospirò.

“Va bene… Permettimi almeno di farvi visita una di volta al mese. Una giornata mi basta, giusto per stare un po’ con Jona e vedere come state”

“Va bene per la visita, ma non puoi farlo così spesso” rispose Eleusi con un sospiro sconfortato.

“Parliamo di dodici giorni su un anno. Come fai a definirlo spesso?” quel rifiuto un po’ lo ferì.

“E mio marito? Te l’ho detto prima, anche se non me lo ha voluto dire apertamente io lo so che ha dei dubbi. Sa che ho avuto una relazione prima di sposarlo. Siamo stati separati per sette anni, poi arrivi qui e improvvisamente torni una volta al mese? Inoltre, sei stato visto al villaggio. A meno che Nihal non intenda rimanere, non avresti motivo di venire” disse pragmatica Eleusi, mantenendo lo sguardo basso. Samael le strinse un po’ la mano.

“Sei visite?” rilanciò.

“Sei visite. Non più di sei visite l’anno” Samael annuì.

“Va bene. Però adesso ho io una richiesta” disse l’uomo guardandola. Solo allora Eleusi riuscì ad alzare lo sguardo verso di lui “Lasciami passare questi giorni con lui. Questo periodo prima che Albedo riprenda il volo sarà la mia unica opportunità di passare del tempo con Jona essendo me stesso, senza maschere. È l’unica opportunità che ho per stare con lui e fare il padre… visto che non lo posso più essere…”

I pochi attimi di silenzio che seguirono si dilungarono in un’eternità in cui Samael trattenne il fiato ed Eleusi pensò molto bene alla sua risposta. La giovane lo guardò e nuovamente le sue iridi verdi si focalizzarono sugli occhi azzurri con cui aveva sognato di passare il resto della sua vita. Un sogno che aveva definitivamente chiuso in un cassetto ad essere dimora di polvere. Jona è stato il dono più bello che Samael le avesse fatto e per le circostanze era costretta a non poterlo condividere con lui. Si sentì un mostro. Doveva fare la cosa migliore per suo figlio, ma allo stesso tempo non poteva negare tutto al padre di suo figlio. Samael si era perso tutto. Si era perso la gravidanza, si era perso la nascita di Jona, si era perso i suoi primi passi e le prime parole. Si sarebbe perso tutti gli eventi della sua crescita.

“Non fargli promesse che non puoi mantenere” gli disse fissandolo seria negli occhi e stringendogli la mano.

“Non le ho mai fatte. Non inizierò adesso” rispose altrettanto serio. La donna distolse lo sguardo e si accostò a lui posandogli la testa sulla spalla. Samael accoccolò la testa alla sua.

“Mi dispiace tanto, Samael… non sai quanto…” Il giovane le posò un bacio sulla testa per poi riaccoccolarsi a lei.

“Anche a me, Eleusi… anche a me…” Rimasero in silenzio, i loro occhi parlarono per loro.

Quello era il punto che dovevano mettere.

Era finita, ora davvero.
  
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