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Autore: E_AsiuL    10/01/2023    0 recensioni
Il rapporto tra il medico legale Tessa Beale e il detective Gabriel Giuliani non è mai stato idilliaco. Ma le cose potrebbero cambiare per via di un serial killer, il cui operato toccherà Tessa un po' troppo da vicino.
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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A/N: ogni tanto ritorno. Giuro che alla fine ci arriviamo!

15

Gabriel guardava la scrivania vuota del suo partner. Alex era stato sospeso una settimana prima e la Green non sembrava volerlo richiamare. Le indagini stagnavano, non sembravano trovare una pista, un’indicazione… niente. Avevano fatto diversi buchi nell’acqua anche relativamente ai modi in cui l’assassino si procurava le case in cui sequestrava e uccideva le sue vittime, dato che sembrava fare tutto online e il reparto informatico non riusciva a trovare una dannata traccia di quella bestia. Il detective si lasciò andare contro lo schienale della sedia, sospirando. Quasi due mesi e mezzo e tre vittime certe più tardi e non avevano in mano praticamente nulla.
E poi c’era Evans. Un medico legale che non accettava l’idea di fare indagini extra e sembrava avere fin troppa urgenza di riconsegnare le salme alle famiglie.
Nemmeno Finley, il ginecologo della moglie di Matusalemme, sembrava essere di grande aiuto. Non gli risultava nessuna paziente che avesse saltato controlli o che stesse pensando di interrompere la gravidanza.
Gabriel stava valutando l’ipotesi di distruggersi l’apparato digerente con quella brodaglia dal vago aroma di caffè che usciva dal distributore quando arrivò Greta. L’assistente della Beale – che ora si trovava a lavorare con Evans – non sembrava avere una bella cera: aveva ciocche di capelli che le aleggiavano intorno al viso come tentacoli di un polpo impazzito e le finivano sugli occhi sgranati. Si tormentava un labbro con i denti e si guardava intorno come un coniglio in autostrada. Quando vide Gabriel, andò dritta da lui.
«Detective!» lo chiamò quando lo raggiunse. «Ho bisogno di aiuto».
«E chi non ne ha…» mormorò sottovoce Gabriel. Si passò una mano sul viso. «Cos’è successo?»
Greta cercò di dare una forma ai tentacoli che le si agitavano intorno al viso. «Si tratta della dottoressa Beale…» cominciò. Gabriel si trattenne dal bestemmiare. Ovviamente c’entrava la Beale. Greta guardò la scrivania vuota di Alex. «Il detective Hasler non c’è?» chiese.
Gabriel scosse la testa. «Purtroppo no. Che problemi ci sono con la Beale, adesso?» quasi sospirò. La giornata era cominciata male e stava andando pure peggio.
«Non si presenta da due giorni. Non è rientrata dal periodo di malattia e non risponde al telefono. L’auto è nel nostro garage, ma…» spiegò.
Gabriel sollevò un sopracciglio: la Beale si era messa in malattia e, fin qui, tutto ok, era suo diritto. Doveva rientrare da due giorni, l’auto era nel garage dell’istituto di medicina legale, ma lei non era al lavoro… e nessuno se ne era accorto? Fantastico… Gabriel si massaggiò le tempie. «Andiamo dal Capo, prima che mi lasci sfuggire qualcosa che mia madre mi ha insegnato a non dire in presenza di fanciulle…»
 
«Fammi capire. La macchina della dottoressa Beale è nel parcheggio dell’istituto di medicina legale da più di una settimana e nessuno se ne è accorto?» sbottò Roxy, reiterando il punto per la terza volta. Le prime due non si era trattenuta dall’esprimersi con molta poca signorilità. Greta si limitò ad annuire. «Come avete pensato fosse andata a casa, volando?» chiese, sarcastica.
Greta guardò il pavimento. «Personalmente, credevo fosse andata via con il detective Hasler. Non sarebbe stata la prima volta che passava a prenderla e lasciava l’auto da noi» ammise. «Ci siamo preoccupati quando abbiamo provato a contattarla e non abbiamo avuto risposta. Il dottor Evans ha minimizzato dicendo che probabilmente ancora non se la sentiva e qualche altro commento dei suoi sul fatto che una donna fragile non dovrebbe fare questo mestiere» sbuffò. «Ma io non sono convinta, Capitano. Ho paura» deglutì rumorosamente.
Roxy si massaggiò le tempie. Aveva paura anche lei. Il silenzio di sua sorella era stato fin troppo strano. Anche se Tessa l’aveva mandata al diavolo le aveva chiesto di non rompere e si sarebbe fatta viva lei. Roxy si era trattenuta dall’andare a casa sua e probabilmente aveva sbagliato.
Roxy inspirò, massaggiandosi la radice del naso tra pollice e indice, gli occhi chiusi.
«Capo, che facciamo?» le chiese Gabriel, mentre Greta si tormentava di nuovo il labbro con i denti. Il detective guardò di sottecchi l’assistente del medico legale ed ebbe di nuovo davanti agli occhi l’immagine del coniglio in autostrada, magari davanti a un tir.
Roxy riaprì gli occhi e guardò il detective. «Chiama Hasler. E poi andiamo a sfondare la porta», borbottò. «E Greta, io e te dobbiamo fare quattro chiacchiere sulla solerzia con cui stai denunciando la scomparsa del tuo capo…»
 
E io come glielo dico che la sua ex è scomparsa?, pensò Gabriel, mentre ascoltava il telefono squillare a vuoto. Alex sembrava non essere intenzionato a rispondere.
«Eddai, coglione…» mugnugnò.
«È sempre un piacere, Gabriel» gli rispose Alex, mentre Giuliani era sul punto di riagganciare.
«Alza quel culo patetico dal divano, vestiti e vieni qui», gli ingiunse Gabriel, senza perdersi in convenevoli. Il tempo era poco e lui aveva cominciato ad avere qualche sospetto non molto piacevole sulle sorti della Beale.
Dall’altro capo, Alex sospirò. «Ti ricordo che la Green mi ha sospeso», ribatté.
«E adesso ti rivuole qui», Gabriel fece una pausa. «La Beale è scomparsa».
«Sto arrivando».
 
«…e Greta, qui, si è degnata di venirci a comunicare che la dottoressa Beale è irreperibile da un paio di giorni» spiegò il Capitano Green, una volta che Alex fu arrivato. Roxy, però, sfogava la propria frustrazione su Greta: era stata lei la prima a non insistere, quando Tessa si era resa irreperibile.
«Il fatto che la dottoressa non sia raggiungibile e non abbia comunicato il prolungamento dell’assenza ha qualche rilevanza?» chiese Alex, cercando di trattenersi dall’alzarsi, mettersi in macchina e andare a sfondare la porta di Tessa.
Roxy fissò la scrivania. A quel punto, era inutile continuare a tacere. Inspirò a fondo. «Ce l’ha, detective», rispose fra i denti. Si trattenne dall’aggiungere che ne aveva anche troppa. «La dottoressa Beale era seguita dalla clinica del dottor Finley, mi stupisce che non abbiate trovato il suo nome nell’elenco dei pazienti», spiegò.
Gabriel e Alex si guardarono: l’avevano visto, il nome, certo. Ma Gabriel non aveva nulla da sospettare e tantomeno lo aveva Alex. Tessa gliel’avrebbe detto, se avesse sospettato di essere incinta, giusto?
«Si è sentita male sulla scena, le dava fastidio l’odore», commentò Gabriel, ricordando l’ultima vittima esaminata dalla Beale e di come il medico legale fosse corsa a vomitare.
«Non è incinta. Me l’avrebbe detto», affermò Alex, scuotendo la testa. Anche solo per torturarmi… aggiunse fra sé.
«Sicuro che te l’avrebbe detto?» gli chiese il collega. «Avevate rotto, di nuovo», puntualizzò.
«Sì…» cominciò Alex, pronto a negare l’evidenza. «2400…» gli tornò in mente all’improvviso. Il biglietto, la busta senza mittente, la grafia netta e precisa. E quella volta che Tessa gli aveva spiegato come interpretare quello stesso, identico numero nei risultati delle analisi.
Gabriel sollevò un sopracciglio. «Ti ho già chiesto se era il conto del bar e hai detto di no».
Alex scosse la testa. «No. Cazzo, Tess è incinta». Fece due rapidi calcoli. «Di almeno…»
«…intorno alle sei settimane», confermò Roxy. «E non voleva tenerlo».
  
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