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Autore: Joan Doe    12/01/2023    0 recensioni
Erik e Charles sono compagni di stanza al college. Erik, stufo di dover lavorare sodo per far fronte alle sue spese, trova modi alternativi per guadagnare denaro.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexander Summers/Havok, Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Charles Xavier la vita universitaria piaceva moltissimo.
Stancante, caotica, fottutamente stupenda.
Molti trovavano il suo entusiasmo stravagante nel migliore dei casi, strano nei martedì medi, assolutamente irritante ed ipocrita nel peggiore. Molti trovavano assolutamente assurdo che il rampollo di una famiglia di miliardari mostrasse tanto entusiasmo per cose che la gente comune doveva sopportare tutti i giorni. Poi la stravaganza si era travestita di sospetto e Charles era semplicemente stato bersagliato da una diffidenza che faticava a comprendere.
C'era voluta sua sorella Raven, dotata di molto più senso pratico e soprattutto portatrice di un cognome che non attirava tutta quell'attenzione, a spiegare che strillare eccitato di fronte ad una biblioteca o, peggio, alla fila di docce comuni del dormitorio non era il miglior passaporto per farsi degli amici.
Charles ci aveva pensato ed era giunto alla conclusione che sua sorella aveva, come sempre, ragione. Ma aveva deciso di rimanere il fanciullo entusiasta che era, perchè nessuno, e tanto meno le occhiate dei suoi compagni di corso, avrebbero potuto uccidere la gioia di avere finalmente una vita vera, fatta di brioche scadenti, feste universitarie e si, anche le docce comuni.
Charles non aveva mai avuto la possibilità di studiare come tutti gli altri. La sua vita era stata un susseguirsi di tutori, sempre pomposi, sempre dannatamente vecchi, che i suoi genitori gli mettevano intorno. Aveva fatto privatamente tutte i livelli scolastici, liceo compreso, senza aver mai nessuno con cui parlare. 
Poi, quando si era presentata la scelta di un'università, Charles aveva rifiutato tutte le offerte dei nomi prestigiosi che lo avevano contattato e si era per la prima volta opposto a sua madre.
La Columbia era prestigiosa, non così prestigiosa come Oxford o Harvard, ma Charles aveva tenuto il punto. Voleva vivere come una persona normale. Voleva abbandonare l'immensa villa di famiglia e vedere cosa il mondo poteva offrirgli, e voleva farlo partendo proprio da zero, come una persona comune. Dormitori studenteschi e tutto il resto. Voleva vivere la sua giovinezza per la prima volta.
Dopo aver affrontato le ire di Sharon Xavier e suo marito, le critiche e la diffidenza di qualche studente non potevano impressionarlo davvero.
Charles si sentiva fortunato. Non per i soldi. O la fama. Ma proprio perchè era dove voleva essere e stava facendo quello che voleva, per sè stesso e per la prima volta nella vita.
Per quel motivo il suo sorriso era permanente, anche quando, come in quel momento, cercava di guardare uno stupido film su Netflix e la banda del wifi era talmente scarsa che non era riuscito ancora a sentire una frase intera senza che questa fosse interrotta dal buffering.
In quel momento la porta si spalancò con violenza, battendo pesantemente sui cardini, e due giovani piuttosto alti entrarono nella piccola cucina, tenendo in equilibrio precario tra le braccia due pile infinite di libri.
Charles spense la televisione e si precipitò verso di loro con l'intento di aiutare, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu urtare la pila di quello più basso dei due, generando una pioggia di libri che ricoprì quasi interamente il pavimento dell'angusta cucina.
"Charles, che cazzo!"
"Scusa... - Charles si chinò immediatamente e cominciò ad impilare i volumetti davanti a sè, imitato da Hank, l'altro ragazzo, mentre Erik, il suo coinquilino, guardava entrambi con un'espressione truce e irritata. - Volevo aiutare..."
Erik era diventato il suo coinquilino sin dal primo anno di università ed era uno dei motivi per cui la felicità di Charles splendeva come il sole ad agosto.
Diversi come il giorno e la notte, tra loro la chimica era scoppiata abbastanza presto. Erik era un ragazzo chiuso quanto Charles era estroverso e avevano background completamente diversi. Erik studiava ingegneria, mentre Charles Biologia. Erik proveniva da una famiglia povera di mezzi ed era riuscito ad iscriversi all'università solo grazie ad una borsa di studio per meriti sportivi mentre Charles bè... i soldi della sua famiglia avrebbero potuto comprare tutta l'università, campus e dormitoi compresi.
Era ormai arrivato all'ultimo libro quando non potè fare a meno di soffermarsi sulla copertina.
Era un romanzetto di quart'ordine, con una copertina morbida rossa con il disegno di una coppia stretta in un abbraccio sensuale. Bionda e seminuda lei, scuro e sensuale lui. Il disegno era rozzo. La carta del libro dozzinale. 
"Patto col diavolo.. - Charles si rigirò il libro tra le mani e diede al suo compagno di stanza uno sguardo stupefatto. - Ma davvero?"
A quel punto la curiosità prese il sopravvento e Charles cominciò a sfogliare gli altri libri raccolti, snocciolando i titoli ad alta voce, sempre più divertito.
"Seduzione greca. Passione sotto i riflettori. Ahahahahah.... L'isola delle tentazioni. - Sentì Hank tossicchiare ma non riusciva a fermarsi. Si stava decisamente divertendo troppo. - Questa poi... Il playboy venuto dall'Argentina?"
"Si va bene. - lo interruppe Erik ancora più infastidito, mentre prelevava i libri da terra ed interrompeva così la sua esplorazione. - Grazie per il contributo."
Charles rimase seduto per terra, continuando a ridere imperterrito, alternando momenti in cui non poteva far altro che tenersi la pancia, a momenti in cui sventolava la mano davanti al viso, cercando di abbassare la sua temperatura corporea.
Alla fine lo sguardo glaciale di Erik lo convinse a smettere ma non potè fare a meno di scrutare gli altri libri, ormai riposti ordinatamente sul piccolo tavolo della loro cucina. Era tutti romanzi dello stesso tipo e questo rendeva le cose ancora più strane perchè Charles conosceva Erik abbastanza bene da sapere che odiava la letteratura. Ne avevano discusso molte volte. Charles era appassionato di scienze naturali ma era anche un fervente lettore. Adorava i romanzi e ne leggeva un numero impressionante. Amava la letteratura inglese e conosceva a memoria tutte le opere di Shakespeare. Erik lo aveva scandalizzato completamente il secondo giorno della loro convivenza, confessando candidamente di non aver mai letto un romanzo in vita sua. Meglio i manuali o, al limite, i saggi. I romanzi erano, secondo lui, una perdita di tempo e completamente inutili, tanto che avevano avuto una discussione accesa finita con Charles che stringeva la sua copia di Romeo e Giulietta strillando: "William perdonalo perchè non sa quello che fa!!"
E allora perchè qualcuno che osava associare alla letteratura un aggettivo terrificante come inutile stava riempiendo casa con romanzi di dubbio gusto?
"Scusami... ma comprenderai il mio stupore, tenendo presente che hai riassunto Romeo e Giulietta come, e cito testualmente, una scopata finita male."
Vide Erik ed Hank scambiarsi un'occhiata estremamente sospetta.
"Hai detto che avremmo avuto bisogno del suo aiuto..." - commentò timidamente Hank, con le orecchie ancora di un adorabile rosso fuoco.
Erik sembrò soppesare l'idea.
Charles guardò Erik in attesa, capendo che Hank non avrebbe detto più niente.
"Ho parlato con Alex." - cominciò il ragazzo asciutto, come se la frase spiegasse magicamente tutto il mistero.
E in realtà qualcosa spiegava.
Charles sbuffò. Oddio Alex...
Alex Summer era un giovane studente di informatica, iscritto al primo anno. Erik ed Alex avevano entrambi una borsa di studio per meriti sportivi e arrotondavano lavorando in una piscina vicina al campus. Era, secondo loro, un lavoro degradante ed estremamente sottopagato. L'argomento preferito di entrambi, da quando lavoravano lì, era quantificare ogni loro acquisto con il numero di ore che avrebbero dovuto lavorare per pagarlo. Un caffè nel bar universitario corrispondeva esattamente a 16 minuti di lavoro. Un pranzo da Mc Donald almeno due ore e mezza.
"Erik ti prego.... " - gemette Charles, allungando le mani dietro la schiena per sostenersi, e decidendo di rimanere sul pavimento. Non era certo di voler proseguire quella conversazione ma era consapevole che non aveva molta voce in merito. Erik era così dannatamente testardo, soprattutto quando saliva su uno dei suoi treni lanciati a tutta velocità.
Non era la prima volta. In realtà era da settembre che questo succedeva con cadenza quasi settimanale. 
Prima tutto era concentrato sul gioco e le scommesse. Erik ed Alex avevano cominciato con innocenza, scommettendo sul calcio. Ogni sabato mattina andavano a bere il caffè in un bar e scommettevano sulle partite della domenica.
Non c'erano mai state vincite ecclatanti. Era buono già se rientravano delle loro spese. Così i due erano diventati più creativi, arrivando a scommettere su qualsiasi cosa. Per dare alla cosa una parvenza di scientificità, avevano imbarcato nell'impresa anche Hank, cui spettava il gravoso compito di stilare km di fogli exel con indagini di probabilità.
Era scontato dire che i successi sperati non si erano verificati.
Charles aveva assistito a quella frenesia, considerandola prima un interesse passeggero, poi con sempre maggiore apprensione. Ormai i calcoli di probabilità impegnavano così tanto il tempo di Erik che a malapena riusciva a seguire i suoi corsi.
Così aveva provato ad affrontare l'argomento. 
Ovviamente Erik all'inizio si era comportato da Erik. Glaciale, sfuggente, elusivo.
Charles aveva dovuto lavorare duramente, e con una giusta quantità d'alcol, per riuscire a fargli confessare che non ne poteva più di essere povero. Era stanco di accontentarsi, di sopravvivere, di dover sopportare stronzi bastardi come il suo capo che poteva vivere beato nella sua incompetenza solo perchè chi lavorava sotto di lui non era mai veramente libero di dire cosa pensava.
Charles non sapeva cosa aveva provocato tutto quell'impeto, ma aveva provato a risolverla alla sua maniera, offrendosi di pagare per le spese di Erik, di modo che lui potesse tirare il fiato e concentrarsi negli studi. Ma la reazione dell'amico era stata a dir poco indignata, come se Charles gli avesse appena proposto di sfilare nudo in sala mensa nell'ora di punta.
Charles non capiva. Per lui i soldi era solo soldi. Non aveva mai dato particolare valore ad essi. 
Ma Erik era importante per lui. Era stata la prima persona che l'aveva trattato come un normale coinquilino, senza fare mai accenno alla sua ricchezza o al suo status. 
Quindi aveva accettato di seguirlo nella sua pazzia, cercando di bilanciare l'influenza negativa di Alex, per quanto possibile.
Solo che Alex stava diventando sempre più creativo e Charles non era sicuro di volersi imbarcare in una nuova avventura partorita da quella mente malata.
"Abbiamo incontrato questo tizio, in palestra. - Charles guardò Erik sedersi sullo sgabello della cucina e decise di non interromperlo per scoprire subito quale sarebbe stato il suo supplizio. - Anziano. Un po' viscido. Fa lo scrittore. - Per la prima volta Erik lo guardò direttamente negli occhi. - Oddio, tu non lo definiresti mai tale, ma fa questi. E ci ha detto quanto lo pagano per farlo e allora.... - Charles scoprì che la sua mascella era caduta di un paio di metri. Erik era stato sorprendente altre volte, ma mai così sorprendente. - Mille dollari a libro, Charles! Sono tanti soldi!"
"Erik... tu vuoi scrivere un libro?"
Sarebbe stato terribile scoppiare a ridere in quel momento vero?
"A settimana. Un libro a settimana, Charles."
Charles fece due respiri profondi e si arrampicò sul tavolo, per guadagnare un minimo di autorevolezza.
"Erik. Tu non scrivi nemmeno la lista della spesa... Fotografi le cose che devi acquistare. Registri le lezioni e rubi gli appunti agli altri. Da quando ti conosco non ti ho visto scrivere altro che formule e numeri."
Erik ed Hank lo guardarono in silenzio e Charles all'improvviso comprese.
"No. No. Nononono.. - Charles ebbe la visione di William Shakespeare che lo scrutava con un'espressione inorridita. - Ho già detto no? No!"
 
 
Diversi minuti e no più tardi i tre erano chini sul tavolino da cucina, con tre di quei romanzi in mano e l'espressione più sconvolta che mai.
Erik aveva tentato di mantenere un'espressione determinata fino alla fine, nel vano tentativo di convincere gli altri due che l'impresa non era impossibile.
"Erik sono un fottuto telepate. Non puoi sperare veramente di convincermi che questa roba non ti faccia schifo!"
"Mi fa anche schifo dover sottostare agli ordini di quello stronzo di Shaw. Ma è lavoro, si fa."
Shaw era il direttore della piscina dove lavoravano Erik e Alex. Uno stronzo, se ascoltavi Alex. Un pazzo con manie compulsivo-ossessive, con un insaziabile vena vendicativa, se ascoltavi Erik. Charles sospettava che l'uomo fosse una delle cause principali dell'ossessione di Erik di diventare ricco.
"Secondo me perdete il punto, ragazzi."
Hank parlava poco, ma di solito i suoi contributi erano abbastanza significativi, per cui entrambi gli rivolsero la loro massima attenzione.
"Non dobbiamo veramente leggere questa roba."
"Davvero?" - Charles rivolse ad Erik uno sguardo esasperato. E perchè diavolo non gliel'aveva detto prima?
"Si. Te ne ho parlato prima. - continuò Hank. Erik era decisamente troppo abbattuto per arrivare velocemente al punto. - Il signor Viscido ha detto cose molto importanti, tra un occhiata al tuo culo e l'altra. - Erik rimase impassibile, come se quelle attività fossero all'ordine del giorno nel posto dove lavorava. Charles aveva la certezza che fosse così. Poteva essere successo che accidentalmente una foto di Erik in costume da bagno fosse comparsa nel suo telefono. Ma era stato un caso, ovviamente. - Questi libri sono come puzzle. Hanno uno schema precostituito. Stesso numero di parole, stessi intrecci, stesse dinamiche. Hanno persino le stesse frasi. - Effettivamente Charles aveva delineato almeno otto modi di definire una vagina. E quei libri parlavano moltissimo di vagine. - Dobbiamo solo creare un algoritmo che crei l'intreccio e poi mischiare le parti. E il romanzo spazzatura è fatto!"
Charles si accorse di guardare Hank come se gli fosse spuntata una seconda testa. Cosa diavolo c'entrava un algoritmo con i romanzi rosa?
"Quindi non dobbiamo leggerli?"
"No.. dovete solo aiutarmi a riempire questa tabella. Una semplice raccolta dati. Se guardi bene, i libri sono divisi per collane: storico, passione, amore, giallo, gay. Dobbiamo trovare i dati di ciascuna categoria e poi sarò io a trovare l'algoritmo giusto per ognuna."
"Siiiiiiii! - nella foga di abbandonare quella tortura, Charles lanciò la sua copia sopra il tavolo, provocando una caduta a valanga che sparpagliò di nuovo tutte le copie sul pavimento. Fu allora, per sfuggire all'ennesima occhiata assassina di Erik, che si accorse di tre volumi, nascosti sotto tutti gli altri, che erano notevolmente diversi. Avevano la copertina nera, elegante dove gli altri sembravano solo sciatti, con dei disegni accurati che erano quasi foto. Tre oggetti. Uno su ogni copertina. Una cravatta, una maschera elegante che ricordava vagamente quelle del carnevale di Venezia ed una chiave finemente decorata. Charles poteva quasi dire di essere incuriosito. - E questi?"
Hank gli diede un'occhiata breve, mentre apriva il suo lap top. Erik era ancora impegnato a raccogliere gli altri libri dal pavimento.
"Oh quelli no. Dovrai leggerli temo."
"Perchè io?"
"Perchè ti sei vantato di avere un'ottima lettura veloce. - ringhiò Erik, emergendo da sotto il tavolo. - Perchè noi ci occuperemo della raccolta dati di tutti gli altri. E soprattutto.. - Charles non sapeva se fosse normale trovare la voce arrabbiata del proprio coinquilino vagamente eccitante. - ...perchè farti gestire solo tre libri ci terrà al sicuro dalla tua goffaggine."
Charles deglutì.
"Ok."
 
 
"Ahahaha..."
Erik ed Hank sollevarono la testa dallo schema che stavano guardando.
"Ahahahahahaha..."
Erik ed Hank si guardarono l'un l'altro.
"Oddio.. non ci posso credere.. Ahahahahahhahahahahahah!"
Erik ed Hank raggiunsero il divano rovinato dove Charles stava comodamente sdraiato, con il primo romanzo appoggiato alle ginocchia.
"Tutto bene, Charles?"
Charles inclinò la testa sul bracciolo dietro di lui e rivolse ai suoi due amici uno sguardo estremamente divertito.
"Si.. si.. Ahahahahahahah! - deglutì una volta come se cercasse di riprendere a respirare. - Tutto benissimo."
Erik si avvicinò, trovando tutto leggermente inquietante.
"Posso chiederti perchè trovi un porno così divertente?" - con la coda dell'occhio vide Hank annuire debolmente.
"Oh Erik questo è molto più di un porno. - Charles sventolò la mano e interruppe la lettura. - Questa è probabilmente la più grande... immensa... stratosferica.... stronzata della storia!"
"Stronzata?" - la voce congiunta dei due ragazzi, convinse Charles ad acquistare una posizione seduta e ad interrompere definitivamente la lettura.
"Si. Si. La cosa più ridicola che abbia mai letto e di cose ridicole in vita mia ne ho lette un sacco."
"La cosa ridicola vale 21 milioni di copie nel mondo e 500.000 dollari di anticipo con la Blow Press, Charles...."
"Non ci credo."
"E' stato tradotto in 27 paesi Charles..."
"Non è assolutamente possibile."
"Ha venduto più del settimo libro di Harry Potter, Charles."
Erik a quel punto sbarrò gli occhi, perchè l'amico si mosse dal divano con una velocità che pr un momento lo fece quasi librare in aria. Il ragazzo raggiunse una delle loro librerie e si mise ad accarezzare dei libri con il più puro dolore dipinto sul volto.
"J.R. non ascoltare. Sono tutti brutti e cattivi. - poi rivolse loro lo sguardo più infuocato che Erik avesse mai visto in un ragazzo che sembrava partorire solo arcobaleni ed unicorni. - Non puoi essere serio! Sai di cosa parla? Di una vergine di 21 anni con la sensualità di un tostapane rotto che decide di avere la sua iniziazione sessuale con un amante del sadomaso."
"Non è che i porno abbiano bisogno di tutta sta trama Charles... Nei film che vedo io è quasi un handicap.."
Ma Charles non gli aveva prestato la minima attenzione.
"E secondo te questo misterioso tizio dedito al sadomaso chi sarà mai? - fece una pausa, solo per aumentare la teatralità del momento. - Un imbianchino? Un idraulico? Un simpatico elettricista? No ovviamente. E' ovviamente un cazzo di miliardario, figo, prestante, algido con tanti problemi per un'infanzia disastrata, che lo porta ad innamorarsi di un cazzo di tostapane!"
Erik strinse le labbra. Sapeva perfettamente che mettersi a ridere avrebbe solo aumentato il delirio di Charles. E lui era sempre quello che aveva avuto quella grande idee. Doveva almeno mantenere il punto. Certo che non era mica facile.
"Per non parlare di questa fissazione per lei che si morde il fottuto labbro. - Erik scese a guardare le labbra rosse del suo coinquilino. Già.. che stupide queste fissazioni. - O di lei che vomita perchè non sa nemmeno ubriacarsi come si deve. E lui che fa? Lo sai che fa? No. Certo che non lo sai. Non la prende a calci in culo. No. Le tiene i capelli. Mentre vomita. Ma andiamo.. che razza di padrone sadomaso è uno che ti tiene i capelli mentre vomiti?!"
Ok. La situazione stava decisamente degenerando.
"Forse è meglio che torniamo a lavorare sul tuo algoritmo Hamk."
Erik non ne aveva veramente voglia. Al momento una doccia era decisamente più allettante che rimettere la testa su quegli stupidi libri. Ma sentiva l'esigenza di arrivare almeno ad un obiettivo. Non poteva fermarsi proprio allora.
La cosa venne interrotta da un concitato bussare alla porta.
"Missione annullata!" - urlò Alex, entrando e aprendo con decisione il frigorifero.
"Come annullata? - Erik guardò il biondo con tutto il furore di cui era capace. - Ci stiamo lavorando da 4 fottute ore, Alex!"
4 ore in cui avrebbe potuto farsi una doccia, andare a correre, studiare. Qualsiasi altra cosa insomma.
"Il signor Viscido non collaborerà, Erik. Senza di lui non ha nemmeno senso provare. - Alex si aprì una birra e si appoggiò al frigorifero con aria contemplativa. - Ma non è tutto perduto. Ho già un altro piano."
Erik si accigliò. Il signor Viscido aveva promesso che avrebbe fatto da tramite con il suo editore. Ovviamente senza di lui la cosa non poteva andare in porto.
"Perchè quello stronzo ha cambiato idea? Era d'accordo quando sono andato via."
"Non ha cambiato idea. - Alex lo guardò pensieroso. - Ma aveva omesso volutamente che c'era un prezzo. E io l'ho mandato affanculo, amico. Per te!"
Erik si sedette, profondamente deluso. Questa volta pensava di aver trovato la soluzione. Forse avrebbe solo dovuto rassegnarsi a rimanere in balia di stronzi come Shaw o come quel vecchiaccio schifoso.
"Ma ho un nuovo piano amico. - Alex lo raggiunse e cominciò a dargli pacche sulla spalla. Erik non era sicuro di voler essere toccato in quel modo. Fottuto coglione. - Questa volta funzionerà!"
"Non funzionano mai, Alex!"
"Questa volta si! - Alex era troppo sorridente. Di solito i tentativi abortiti lo lasciavano depresso per almeno una giornata. Guardò il ragazzo biondo camminare con grazia verso il frigorifero e poi esibirsi in una graziosa piroletta, girandosi ad affrontarli tutti. - Ci buttiamo nel porno vero!"
Il silenzio si insinuò in tutto l'appartamento. Un tonfo disse che Hank aveva deciso di abbandonarli. Finchè la voce di Charles, con il suo elegante accento britannico, ruppe il silenzio.
"Alex! E che cazzo!"
 
  
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