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Autore: LittleGypsyPrincess    12/01/2023    0 recensioni
Il passato ritorna sempre. Le ferite che sembravano ormai cicatrici si riaprono portando Natasha in un turbine di dubbi e tristezza che non le consente di vivere a pieno la sua vita.
"L'unica cosa che aveva sempre fatto e sapeva fare era scappare. Non lo faceva perché codarda, ma perché era la cosa giusta. Non poteva restare. Non meritava di essere felice, ma lui invece sì e non poteva certo privarlo di ciò per un capriccio."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Laura Barton, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono ancora in ritardo, questa volta in un ritardo pazzesco, lo so! Sono un disastro!
Che dire se non buon anno e buona lettura! <3

Capitolo 3

"Cosa ti ha detto?" Chiese Stark, curioso di sapere se Clint avesse trovato davvero Natasha.

"Mi richiama per farmi parlare con lei, anche se non sono sicuro funzionerà. In fondo lei se n'è andata, non so perché ora dovrebbe volermi parlare." Steve si sedette, sconsolato. 

"Magari Barton le ha parlato"

"Sicuramente, credo conosca la situazione, però cosa può farci?" Si passò le mani sul volto.

"Sono molto legati, se c'è qualcuno che può farla ragionare è lui"

"Può davvero funzionare se devono farti ragionare su una storia? Semplicemente magari non…"

"Alcune volte le persone hanno bisogno di tempo, soprattutto qualcuno come lei. Se Barton pensa che lei possa ragionare, probabilmente è così" gli tirò una pacca sulla spalla per poi allontanarsi. 

"Lo spero. Grazie Tony"

Era dubbioso, la situazione sembrava surreale e le sue speranze erano davvero minime, però aveva un'opportunità e ci avrebbe messo tutto sé stesso per poterla abbracciare ancora. 

***

"Zia Nat?" 

"Vieni piccola" si alzò dal letto, cercando di ricomporsi un minimo. 

"Stai bene?" Chiese Lila, aprendo la porta della stanza.

"Sono stata meglio, ma nulla che un abbraccio dalla mia nipotina preferita non possa cancellare" la piccola sorrise lanciandosi tra le sue braccia.

"Chi ti ha fatto piangere? Papà?" 

"No, non è stata colpa sua, lui voleva solo aiutarmi"

"È stato un maschio? Sono cattivi!"

"Sì, ma lui non è cattivo" era proprio la sua troppa bontà ad averla fatta piangere, in un certo senso.

"Se ti ha fatto piangere lo è per forza! Nessuno deve farti piangere! Sei la migliore, non può non volerti bene!" Natasha sorrise davanti a tanta innocenza e dolcezza. "Questo non è vero, tesoro. Però apprezzo il pensiero"

"Sì che è vero! Ora chiediamo alla mamma, vieni, tanto è pronto il pranzo!" La piccola la prese per mano tirandola fino alla cucina.

"Mamma! Vero che zia Nat è la migliore? E nessuno le può non volere bene?"

"Verissimo." Laura si avvicinò a Natasha, ora mangiamo dopo ne parliamo ti va?"

La rossa annuì prendendo posto al tavolo.

Il pranzo fu piuttosto tranquillo, chiacchierarono di diverse cose  senza mai toccare temi particolarmente profondi o dolorosi. 

"Piccoli andiamo fuori a giocare a palla e allenarci un po'! Facciamo chi arriva prima in cortile!" Disse Clint, una volta finito di sparecchiare tutti insieme, scappando verso la porta seguito dalle due pesti. Era chiaro fosse giunto il momento di parlare con Laura. Natasha era sicura ci fosse lo zampino di Clint, però glielo doveva, in fondo era piombata completamente a caso a casa loro, senza preavviso, una spiegazione era il minimo.

"Siediti nat, ho fatto un po' di tè"

"È quello…"

"Assolutamente." Sorrise Laura

"Hai sempre avuto classe, tranne nei gusti amorosi, naturalmente" rispose la rossa sedendosi, adorava prenderla in giro a riguardo, in più poteva essere un ottimo aggancio per iniziare il discorso. Non aveva voglia di girarci intorno, sapeva la donna avrebbe chiesto cosa voleva sapere e lo avrebbe ottenuto, tanto valeva levarsi il peso. 

"Verissimo. Tu invece come te la cavi a riguardo?" Al sorrisino di Natasha, continuò "oh non mi dire che non me l'hai servita di proposito, perché non ci credo"

"Non avevo intenzione di insultare la tua intelligenza, sostenendo di non averlo fatto volontariamente. Cosa ti ha detto Clint? Non negare perché quello sarebbe un insulto alla mia di intelligenza"

"Solo che ieri notte sei arrivata qui devastata da un problema di cuore"

Natasha si perse a giocare per qualche secondo con il filo della bustina di tè nella sua tazza, poi rispose "È così. Non ti ha detto altro?" Alzò lo sguardo per vedere l'espressione della donna davanti a lei. "Sì, mi ha detto che sei scappata perché non credi di meritare questa persona, ma non ha detto chi sia. Non mi ha nemmeno detto se sia uomo o donna"

"Pensavo avessi avuto lo spoiler su chi è"

"No, ti va di partire dall'inizio?"

Allo sguardo confuso di Natasha, Laura continuò "come l'hai conosciuta questa persona?"

"Subito prima della battaglia di New York, quando… quando Clint era fuori uso"

"Oh quindi è un avenger! Aspetta un secondo…"

"Già" 

Chiaramente Laura aveva capito, sapeva bene che lei aveva conosciuto sia Stark che Banner ben prima della battaglia, mentre Thor era impegnato e decisamente non il tipo di Natasha. 

"Non posso proprio ricambiare le prese in giro sui gusti in amore! La tua classe nelle scelte non si smentisce mai, Nat!" 

"Peccato che sia infattibile" 

"Frena frena, partiamo dall'inizio, voglio sapere tutto! Quindi vi siete conosciuti lì e poi?"

"Abbiamo combattuto fianco a fianco nella battaglia e poi siamo stati riassegnati. Siamo finiti entrambi a Washington, a fare missioni brevi, ma in cui era richiesta la massima efficacia. Siamo diventati amici, in un certo senso, era tutto basato sulle prese in giro da parte mia sul fatto che non avesse una ragazza. Poi c'è stata quella missione, lo shield è caduto e entrambi abbiamo scoperto le carte. Me ne sono andata per un po', quando sono tornata alla Stark tower abbiamo ripreso la nostra amicizia da dov'era rimasta"

"E dov'era rimasta?"

"Ad un bacio fatto per nascondersi dall'hydra e ad un arrivederci un po' troppo… non so come definirlo."

"Quindi vi eravate già baciati!"

"Sì, C'è sempre stata una sorta di tensione, ho usato la scusa della copertura per baciarlo, l'ho provocato e sono caduta io nella mia stessa trappola. Quando me ne sono andata mi mancava, una parte di me avrebbe voluto baciare la sua bocca non la sua guancia al cimitero quando ci siamo salutati, ma ho rigettato quei sentimenti, ho nascosto i miei pensieri e me ne sono andata. Quando sono tornata ho cominciato nuovamente a cercargli una ragazza con la speranza che i miei sentimenti si sarebbero annullati, una volta visto che poteva essere felice senza di me"

"E lui?"

"Lui c'è stato quando l'ho ribaciato, è stato intenso, ma dolce. Come se non aspettasse altro, è sempre stato lì al mio fianco e mi ha fatto innamorare sempre di più. Ogni volta che tornava da un appuntamento, non andato come avrebbe dovuto, una parte di me era felice, perché poteva essere ancora un po' mio, anche se mi fingevo dispiaciuta per non farglielo sapere " 

Lasciò andare un sospiro, aveva aperto il suo cuore a Laura, da una parte si sentiva un po' più leggera per aver condiviso i suoi sentimenti, ma dall'altra sentiva il dolore farai più forte.

"Nat, capisco che tu abbia paura, per quanto non abbia passato quello che hai passato tu, anche io avevo paura all'inizio, lo sai. Però guarda, ne è valsa la pena."

"Io non sono come te, sai bene come mi hanno addestrata e…" sospirò, per poi continuare "Steve non è Clint. Lui non è come noi, non è una spia, ha dei valori diversi, più puri, più buoni. Noi siamo una macchia nera con una punta di bianco, lui è solo bianco"

"Tutti hanno delle ombre, una macchia nera per usare le tue parole. Forse tu sei la sua" 

"Non posso essere io. Non sarei solo una macchia, la mia oscurità si porta dietro ogni luce. Non voglio corrodere anche la sua"

"Questo non è vero, guarda i piccoli, loro ti adorano, credi davvero lo farebbero se fossi così come pensi? I bambini vedono la luce anche dove noi non la vediamo" 

"Loro non sanno chi sono davvero"

"E ti vogliono bene per quella che sei ora, Nat, ovvero la loro zia preferita che quando viene li fa divertire. Sei una persona meravigliosa"

"Non abbastanza per lui, poi si merita una famiglia, sai bene che io non posso dargliela"

"I bambini si possono adottare eventualmente, comunque non tutti li vogliono, hai mai pensato che magari a lui non importa?" 

"Importa a me, voglio che sia felice, se lo merita"

"Devi smetterla di pensare che tu non possa fare felice qualcuno. Probabilmente nemmeno Steve sarebbe d'accordo, anzi credo tu gli abbia spezzato il cuore"

"Meglio deluso oggi che condannato con me per la vita"

"Hai fatto così tanti progressi in questi anni, vorrei tanto poterti mostrare il nostro punto di vista, come ti vediamo noi. Farti fare ancora un passo avanti, aiutarti ad accettare la persona meravigliosa che sei, nonostante tutte le tue ombre, il tuo passato, le tue doti pericolose, è il tuo buon cuore quello che ha resistito ad ogni cosa orribile che ti hanno fatto. Quello è sempre stato lì, piano piano sta uscendo sempre di più, quando prendi confidenza e tiri via il tuo muro, le tue difese, permetti alle persone di vederlo. Probabilmente anche Steve l'ha visto e si è innamorato anche di quel lato di te."

"Non lo so, non so cosa pensare" 

“Prova a pensarci, a riflettere su come sarebbe stare con lui, al fatto che probabilmente gli stai spezzando il cuore. Promettimi che ci penserai, Nat. Non è finita, puoi tornare indietro, tornare da lui”

Natasha annuì, alzandosi, “posso anche pensarci, ma so che la scelta che ho fatto è la migliore per lui.”

“Ma è anche la migliore per te?”

“ Non posso fargli del male”

“Non hai risposto alla mia domanda.”

“Non so nemmeno come ho fatto ad innamorarmi una volta, non credo di poterlo fare due, se è quello a cui ti riferivi, però è meglio così. Vederlo felice sarà la mia felicità.”

“Non sarà così, per nessuno dei due, pensaci Nat”

*** 

Il pomeriggio passò tranquillo, dopo la chiacchierata con Laura, Natasha si era distratta giocando con i due bambini e aiutandoli con lo studio. Aveva tenuto il cervello il più impegnato possibile, ma questo non aveva impedito, in alcuni momenti, di pensare a quanto le avesse detto la donna qualche ora prima. Una parte di lei non riusciva a smettere di imporsi che quella che stava facendo fosse la cosa giusta, tuttavia in un’altra area del suo cervello si stava, lontanamente, insinuando il dubbio sul fatto che così facendo nessuno di loro due sarebbe stato davvero felice. Forse davvero Steve la vedeva come la vedevano Lila e Cooper. Lui sapeva cosa aveva fatto, almeno in parte, eppure non aveva mai dubitato di lei e  si era sempre fidato, erano addirittura diventati amici. Aveva cercato di allontanare quei pensieri, però al pensiero di non vederlo mai più  le mancava, anche se non l’avrebbe mai ammesso, sapeva le sarebbero mancati  i suoi occhi azzurri, la sua dolcezza e perfino la sua ingenuità. 

"Nat puoi venire un attimo?"

***

Steve non la smetteva di camminare avanti e indietro per la stanza, senza mai perdere di vista il telefono, ripetendo nella sua mente quello che si era preparato. Clint gli aveva detto di essere conciso dunque non voleva perdersi, aveva paura che improvvisare lo avrebbe fatto divagare dal punto. 

18 e 23 finalmente il telefono iniziò a squillare, un numero sconosciuto e non rintracciabile. Clint. 

"Pronto?"

Silenzio. 

Poi un singhiozzo 

"Nat?"

"Ssteve?" Un sussurro

"Nat! Dove sei? Come stai?" Non era quello che si era prefigurato di dire, ma sentirla piangere gli aveva spezzato il cuore.

"Lasciami andare Steve" un altro singhiozzo. 

"Steve conciso!" Urlò Clint che stava tenendo Natasha ferma contro un muro, in modo che non scappasse, sapeva che lei era sempre stata più forte di lui dunque non sarebbe durata tanto. 

"Nat ti amo, ti prego non scappare. Non posso lasciarti andare, non posso dimenticarti, non posso vivere senza di te. Ti prego non lasciarmi anche tu, ho solo te in questo mondo, in questo tempo sei l'unica che mi capisce davvero. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra. Torna da me"

"Non posso, non posso rovinare anche te" sussurrò, tra i singhiozzi. Aveva smesso di dimenarsi tra le braccia di Clint, ormai era accasciata a terra, le lacrime che le rigavano il volto dal secondo in cui aveva sentito la sua voce. 

"Sono già rovinato, senza di te è solo peggio. Torna da me, se provi quello che provo io torna"

"Non ti merito, non posso darti quello che vuoi" 

"Voglio solo te. Non mi importa di nient'altro. So che anche tu lo vuoi, non è così?"

Un flebile "sì" contornato dai singhiozzi riempì il cuore di Steve di gioia. Non aveva creduto fino in fondo che lei ricambiasse, ma si era fidato di Clint e aveva fatto bene.

"Ma non posso avere quello che voglio" disse poi secca, lanciando il telefono che andò in frantumi staccando così la chiamata. 

"Mi devi un telefono" disse Clint uscendo dalla stanza e lasciandola sola, prima che lo uccidesse.

"IO TI AMMAZZO ALTRO CHE TELEFONO" gli urlò dietro, per poi riprendere a piangere rannicchiata in un angolo. Faceva male, troppo male. Sentiva un buco dentro, come se le avessero sparato e risucchiato via gli organi. La voce di Steve era così sincera, così triste. Avrebbe solo voluto correre tra le sue braccia e dirgli che lo amava. Lo amava da impazzire, lo amava così tanto da fare male. Avrebbe voluto strapparsi via la pelle, i capelli, tutto pur di non sentire più quel dolore così acuto dentro. Avrebbe preferito morire piuttosto che sopportare il male fisico che farlo soffrire comportava. Appoggiò la testa alle ginocchia, strette contro il suo corpo, lasciando andare l'ennesimo singhiozzo, lasciandosi cadere nel dolore più puro. Come poteva qualcosa di così letale e corrosivo essere per bambini?

  
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