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Autore: LaMicheCoria    12/01/2023    0 recensioni
“Pepper mi ha dato il benservito, quindi ora ascolterai il mio soliloquio deprimente senza emettere verbo e poi cancellerai con una passata di frasi fatte il mio insulso vomito di parole. Intesi?
[Stony] [Pepperony] [Pre-Civil War] [Pre-creazione BARF] [Partially NSFW]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cause Nobody Wants To Be The Last One There :.'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono,

Ma sono di proprietà dei rispetti autori.

La storia è scritta senza fini di lucro.



How Deep The Bullet Lies

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Un tocco e andrà in frantumi -Toccami, Rogers. Toccami e fammi a pezzi. Distruggi ogni parte di me, rimodellami, riplasmami, fa' ciò che vuoi, disegnami con le dita, con le mani, sotto i polpastrelli, sulla lingua, tra le tue gambe, sopra il tuo ventre.
C'è musica, sotto, forse un disco che ha messo mentre versava del Bourbon, del gin, forse caffè, forse della semplice acqua tonica.

Pepper mi ha dato il benservito, quindi ora ascolterai il mio soliloquio deprimente senza emettere verbo e poi cancellerai con una passata di frasi fatte il mio insulso vomito di parole. Intesi?”
Steve lo ha fatto entrare e gli ha indicato il divano. È stato allora che deve aver messo la musica -Tony non lo ricorda. Ricorda il bicchiere freddo tra le dita, un liquido al suo interno del cui sapore non ha memoria, e la puntina del giradischi che tracciava un solco profondo nel suo autocommiserante balbettio.
Parole, ritmo, sinfonie incise sul vinile appiattito. Incidi. Incidimi. Su questa pelle inspessita di scelte sbagliate e sproporzionato ego, su quest'ossatura d'insicurezza, su questa schiena su cui è possibile contare una vertebra per ogni omicidio, su di me, ovunque, incidi la sinfonia del tuo respiro, il ritmo del cuore, le parole del tuo desiderio.
C'era un pozzo, nel fondo di quel bicchiere, e Tony ci si è catapultato dentro. Non ha guardato quanto fosse profondo, non si è pulito le scarpe prima di varcare la soglia: si è tappato il naso, ha flesso le ginocchia ed è balzato in quel limo di colpevolezza e rimpianti.
Ah, se il pubblico sapesse a quali vette d'odio può arrivare l'ego di Tony Stark...! Eccolo, eccolo lì, che si strugge per una storia finita ancor prima d'iniziare, ecco che abbaia contro un giovane dagli occhi di veterano e inveisce e strepita e rantola e ringhia, perchè cosa, cosa ne vuole sapere, lui, cosa? Lui, che ha immolato il suo cuore per la patria, lui che non ha sentimenti, ma solo ideali, lui, che per il terrore di provare e perdere, mettersi in gioco e cadere, preferisce morire nei ricordi d'una vecchia malata dall'Alzheimer piuttosto che vivere nel futuro di chiunque.
Non ti voglio nel passato, non c'è spazio per te nel futuro. Ti voglio adesso, mi servi ora. Dammi qualcosa che non esiste, cosicché io non lo possa distruggere. Dammi un'ombra di sogno, per dimenticarla al mattino. Dammi fumo e menzogna, accecami gli occhi, la mente ed il cuore. Dammi un nulla che mai saprà concretizzarsi: non sarà mai mio e così vivrà in eterno.
Perché è questo che fa, Tony Stark.
Dategli qualcosa in mano e lo ridurrà presto a brandelli. Pari ad un bambino curioso, incapace di accettare il Creato così come è stato predisposto, lo mutilerà, lo spezzerà, lo strapperà, lo sviscererà, lo tagliuzzerà, lo polverizzerà in atomi e preda dell'ira, impotente, per la rabbia di non poterli scindere in parti ancora più piccole, microscopiche, li stringerà nel pugno e poi li getterà via. Capriccioso e distruttivo, meccanico di parti da lui stesso rotte, Futurista di disgrazie -Ecco chi è Tony Stark.
Nulla che passi dalle sue mani, nessuno che intersechi la propria vita alla sua ne uscirà mai integro e se non perderà la vita, perderà se stesso e se non perderà se stesso perderà chi gli è caro e se non perderà chi gli è caro perderà il proprio posto nel mondo.
Tony Stark è letale, gas nervino, veleno che respira nell'etere, infezione che circola nel sangue, fango e lordura, sozzume, peste, malattia.
Il Mercante di Morte, alla fine, non è che la Morte stessa.
La Morte di se stesso.
Tony Stark ha fame, ha sete, ha desiderio e brama, teme la solitudine, ma disprezza chi condivide la sua aria, si tiene lontano dalle relazioni, ma si sciacqua la bocca con sesso e umori, azzanna chiunque gli porga la mano e si stringe in un angolo gridando aiuto. Un bambino in una carapace da adulto, nascosto dentro le piastre di un'armatura, che si maschera nella carnascialesca pantomima dell'eroe universale.

Lo sai, Rogers?” glielo ha sibilato a denti stretti, ad un soffio dalla sua bocca “Sai perché mi è così facile aggiusta le cose? Perché so esattamente come si fa a romperle.”
Trova il mio cuore, adesso, trova il punto focale di questa macchina di carne, trova il nodo delle vene, il nervo da cui si diparte ogni pensiero, la leva che apre e chiude i polmoni, il sistema centralizzato che controlla il contrarsi ed il distendersi dei muscoli. Trovalo. Trovalo e distruggilo. Trova il tasto RESET e premilo. Black Out. Riavvio.
E forse ne uscirà qualcosa di nuovo, qualcosa di migliore. Forse i sistemi andranno in raffreddamento e quando ripartiranno il malware se ne sarà andato e il mio software sarà di nuovo integro, il mio disco fisso pulito, virgineo, come fosse appena nato. E tu potrai riempirlo come vorrai e di ciò che ritieni giusto, potrai riempirlo di albe e di tramonti, di poesie, di quadri, di buono e cattivo, di bianco e di nero, di vecchie canzoni, di libri e riviste, macchine fotografiche, un sentiero tra le montagne, una scia di nuvole contro il cielo.

Steve lo riempie, Steve è con lui, dentro di lui, attorno a lui, Steve copre ogni falla della sua persona, ogni buco nero della sua esistenza e Tony grida, si aggrappa al tappeto con le unghie, serra le nocche, si morde la lingua, poi annaspa, geme, e grida e urla di nuovo.
Tony quasi piange e vorrebbe fosse solo dolore, quello, solo dolore fisico, di quelli che puoi annegare con l'alcool e con le pastiglie, di quelli che se ne vanno con una pomata all'arnica e la fisioterapia. Il dolore fisico è controllabile, al dolore fisico può essere dato rimedio, lo si può silenziare, può smettere, tacere.
Quel tipo di dolore, tuttavia, non ha cura. È il dolore che spacca in più punti il terreno arido che è dentro di lui.
Pepper lo ha innaffiato della sua presenza, ha gettato lacrime e amore in ogni crepa, ogni fogliolina che provava a nascere l'ha tenuta al seno perché crescesse, con la speranza di innestarne le radici in un punto, in un altro ed un altro ancora, fin dove l'occhio potesse guardare, fino a dove gli anni li avessero condotti assieme.
Tuttavia lento, ma inesorabile, Tony Stark ha strappato con le proprie mani ogni pianta, ogni fiore e l'amore di Pepper è seccato sotto il calore di un cuore finto, un artefatto di luce creata in laboratorio e sostanze chimiche.
E perché quel bollore cocente non la distruggesse, Pepper ha cercato salvezza lontano da lui.
Steve ha in sé il seme della grandezza, quel genere di grandezza che un uomo ispira senza doverla proclamare, quella grandezza che emana dagli occhi, dai gesti, dalle mani, dal tono di voce, da come reagisce nelle situazioni limite e come vive la quotidianità. In Steve il seme della salvezza ha la forma dei denti che gli mordono la gola, della punta del naso che gli sfiora la nuca, s'irrora e si dilata dentro di lui e ha la fattezze di un ansimo liquido, di un braccio ancorato sotto le costole, di una goccia di sudore che cola dalla tempia fino al mento, delle fasce tendinee del collo che si contraggono e si dilatano, si restringono, s'ispessiscono, si rilassano abbeverandosi di sorsate ineguali d'ossigeno.
Ancora, vorrebbe dire, Ancora. Straziami di nuovo. Fammi a pezzi. Ancora e ancora e ancora, fino a che di me non resteranno che atomi, fino a che non ci sarà un nuovo rimescolamento di pezzi e potrò comporre un nuovo puzzle del mio viso e avrà la forma che voglio, che desidero, e lo disegnerò a mio piacere e ci sarà una fonte sempre viva e ci sarà acqua che scorre e piante che crescono e semi che attecchiscono e la vegetazione della mia mente sarà rigogliosa, folta, e ci sarà profumo di completezza e una fauna di pensieri sempre diversa e rampicanti di buone intenzioni e querce secolari di obiettivi raggiunti.
Ma il seme di Steve non può dar forma ad alcuna cosa, se non al dolore che gli divide il cervello a metà.
Tony è arido.
Tony è vuoto come vuoto era l'appartamento in cui si è spenta l'eco dei passi di Pepper e lo stridere delle ruote della valigia, assottigliatosi nell'ombra dei cardini chiusi.
Steve lo guarda mentre si veste, mentre lo ignora, mentre finge di allacciarsi le scarpe con le dita che non trovano il nodo ed il polso che non smette di tremare. La testa rimbomba, il mondo è sfocato di vertigine e malessere. Tiene gli occhi sulla porta e si chiede cosa l'abbia spinto ad entrare

Puoi rimanere qui a dormire.” lo avverte l'altro e Tony lo ignora di nuovo “Apro il divano-letto...”
Riposo, soldato.”
Persino parlare gli risulta difficile. Le parole sono acido, le sillabe escrescenze sulla lingua e sul palato. Afte. Bubboni infetti entro cui pulsano rancori, rimpianti e non-detti.

Ti ringrazio per avermi fatto il favore di stare zitto, almeno, ma non farti strane idee. Dimentica tutto. Tra noi non c'è stato niente.”
Tony scaccia il pensiero che ci sia stato qualcosa. Fosse anche una connessione, fosse anche una scintilla di comprensione della reciproca solitudine.
Parlano entrambi la lingua degli esuli, dei pariah, degli sconfitti, ma a differenza sua Steve ha imparato nuovi idiomi e seppur con accento diverso, sa colloquiare col resto del mondo. Ne trae persino conforto. Un senso di vicinanza. Di completezza, quasi.
La notte è un ventre di conchiglia contro cui un bambino ha gettato un pugno di lumini e vetrini colorati. Le macchine tagliano la strada a metà, coi fanali che lasciano strisciate umide al loro passaggio, rosse, gialle, bianche. Sul filo dell'orizzonte le teste dei passati sono grani di un rosario iniziato all'alba dei tempi e mai concluso.
Tony Stark sospira -Si convince che sia un respiro di sollievo, quello.
E si chiede, cosa sarebbe successo se avesse fermato Pepper e le avesse detto di restare. Se le avesse preso le mani e le avesse chiesto scusa. Se le avesse parlato, invece di rimanere in silenzio, a contare i passi che l'allontanavano invece di riportarla da lui.
E si domanda, cosa sarebbe successo se avesse accettato l'invito di Rogers a rimanere. Se fosse rimasto a dormire sul divano letto e quando gli incubi si fossero ripresentati non li avesse semplicemente raccontati a Steve, mentre questi ascoltava accanto alla finestra, l'anta scostata appena a far uscire il fumo della pipa.
Ma tutte quelle possibilità avrebbero certamente portato a qualcosa e quel qualcosa Tony l'avrebbe certamente rovinato, fatto a pezzi. Distrutto.
Non c'era cura, per uno come lui.
Però c'era la tecnologia.
La tecnologia può restituirgli immagini e ricordi. In uno scenario artefatto, su di un palcoscenico mnemonico avrebbe fatto la scelta giusta, senza ripercussioni, senza lacrime. Una finta concretizzazione di buone intenzioni, da cui nessuna tumefazione maligna avrebbe potuto avvelenare la linfa vitale delle altre persone.
Una ricostruzione fittizia di finti scenari, vite mai vissute, torti raddrizzati, traumi risanati.
Un niente che la sua mente poteva riplasmare in ologrammi di qualcosa a realtà aumentata.
E se poteva curare lui, se poteva sanare le fratture che scomponevano la sua persona in dieci, cento, mille pezzi sbagliati, chissà quante altre persone avrebbe aiutato.
Quante cose avrebbe aggiustato.
Anche senza Pepper.
Anche senza Steve.
Avrebbe costruito il proprio giardino con innesti meccanici. Piante bio-alimentate in laboratorio. Fauna in provetta. Flora bunsen. Acqua chimicamente pura. Avrebbe scelto cosa far crescere e come farlo crescere. Avrebbe curato i ricordi malandati. Spruzzato naniti neuro-trasmettitori sulle foglie mangiate dagli insetti.
Nessuno si sarebbe fatto del male.
Cosa poteva andare storto, in fondo?
Non avrebbe creato nulla da distruggere.





Sto cercando di impedirti di dividere gli Avengers!”

Lo hai fatto tu quando hai firmato.”



















Note dell'Autrice.

E niente.
Una parte con lo scrivere una PWP e poi si intrufola un po' di flusso di coscienza e si arriva a una storia pre-Civil War e la creazione del BARF.
No, ma tutto okay.


   
 
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